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Il Duomo di Mantova, la visita alla cattedrale di San Pietro apostolo

Il Duomo di Mantova lega il suo destino a quello di GIulio Romano che ne modificò gli interni per renderlo simile a San pietro a Roma, prima dell'intervento di mIchelangelo. E' la cattedrale cittadina, abbellita da un imponente campanile romanico.

Piazza Sordello è stata per molti secoli il fulcro della vita politica, religiosa e artistica della città di Mantova. Questo incantevole luogo urbano è coronato da edifici di grande interesse architettonico fra cui il Duomo, edificio d’origine medievale ma ricostruito a più riprese, che si staglia a nord est con una facciata imponente del XVIII° secolo.

Principale luogo di culto di Mantova, la cattedrale dedicata a San Pietro Apostolo ha una lunga storia alle spalle. Singolare, tra l’altro, è il fatto che l’edificio sia intitolato a un santo differente dal patrono della città mantovana, Sant’Anselmo. La sepoltura di quest’ultimo si trova nel Duomo, sotto la mensa dell’altare maggiore, e ai fedeli viene esposta il 18 Marzo di ogni anno.

Fatta riedificare da Matilde di Canossa su ciò che rimaneva di una costruzione paleocristiana, la chiesa in stile romanico subì un importante intervento di ampliamento all’inizio del XV° secolo grazie all’intervento voluto da Francesco I Gonzaga. A impreziosire il luogo di culto venne costruita una facciata in marmo, con pinnacoli e rosoni, progettata dai fratelli Jacobello e Pierpaolo dalle Masegne, scultori e architetti veneti. A firma di Jacobello furono anche due file di cappelle in architettura gotica, con guglie in marmo e in cotto, che in quegli anni affiancarono il duomo. Ancora oggi questa struttura è visibile osservando il lato destro del duomo che si differenzia per il colore rosso mattone.

A metà ‘500 Giulio Romano, architetto e pittore dell’Urbe, si occupò di una nuova riprogettazione della cattedrale che riprese le armonie delle basiliche paleocristiane: facciata e pareti perimetrali rimasero in sostanza le stesse mentre l’interno subì una trasformazione consistente che la rese molto simile proprio alla versione paleocristiana della Basilica di San Pietro a Roma. Con la scomparsa di Giulio Romano nel 1546 gli interventi subirono un’interruzione prolungata per poi riprendere con Giovan Battista Bertani che modificò però il progetto soprattutto nella costruzione del presbiterio.

Esternamente il duomo si presenta con una facciata a salienti, cioè con spioventi disposti a differenti altezze, completamente in marmo: a volerla così fu il vescovo Antonio Guidi di Bagno e a realizzarla fu l’ingegnere romano Nicolò Baschiera fra il 1756 e il 1761. Al centro della facciata, dove si aprono tre portali, vi è un frontone di forma triangolare.

Sul lato destro si eleva lo slanciato campanile romanico, l’unico superstite della struttura originaria: la torre campanaria accoglie un concerto di sette campane di cui la più grande venne realizzata da Giuseppe Ruffini mentre delle altre se ne occupò una ditta veronese agli inizi del XIX° secolo. Due curiosità caratterizzano questa costruzione: un grazioso reperto in marmo che ritrae la testa di una matrona romana alloggiato all’altezza della cella campanaria e l’asimmetria degli archi che si presentano prima come trifore a tutto sesto e poi a forma di grande bifora costituita da due archi, soluzione che permette alla campana maggiore di muoversi liberamente.

Altrettanto suggestivo è l’interno del Duomo di San Pietro Apostolo: a croce latina, è suddiviso in 5 navate separate da 4 file di colonne in stile corinzio. La navata centrale e le laterali esterne sono coperte da un soffitto piatto mentre le altre due navate hanno una copertura con volta a botte. Dalle navate laterali più esterne si accede a una serie di cappelle con altari decorati da tele.

A impreziosire la cattedrale vi sono opere pittoriche di grande pregio fra cui La Trinità con la Vergine e San Giovanni fra gli angeli, affresco di Antonio Maria Viani nel catino absidale; un dipinto su tela raffigurante Santa Margherita realizzato da Domenico Brusasorci; San Luigi Gonzaga di Ippolito Andreasi.

Si segnalano inoltre un sarcofago di epoca paleocristiana, la Cappella dell’Incoronata (dove un’iscrizione del 1052 ricorda Bonifacio di Canossa), la sacrestia abbellita dalla volta affrescata da un allievo di Andrea Mantegna e l’altare maggiore in marmo con un bel crocifisso in legno.

L’organo a canne della chiesa mantovana, opera della ditta lombarda Benzi Franceschini, risale al 1915 anche se da quella data è stato più volte restaurato. Questo strumento utilizza ancora oggi la cassa in legno, con decorazioni e doratura, del precedente organo della prima metà dell’Ottocento disegnata all’epoca da Giambattista Marconi.

Questo suggestivo luogo di culto ospita inoltre le spoglie di importanti personaggi che hanno legato il loro nome a quello della città mantovana: da sant’Anselmo, patrono cittadino, al beato Giacomo Benfatti, vescovo nel 1304, sino a Luigi Gonzaga, fondatore dell’omonima dinastia. Senza dimenticare Bonifacio di Canossa, padre della contessa Matilde, e Barbara di Brandeburgo, moglie di Ludovico III° Gonzaga.

Orario di apertura: tutti i giorni dalle 7 alle 12 e dalle 15 alle 19. Ingresso libero.

Sito di riferimento: http://www.diocesidimantova.it

 Pubblicato da il 01/10/2016 - 14.880 letture - ® Riproduzione vietata

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