Kon-Tiki Museet, ad Oslo la visita al museo sulla epica impresa della zattera
Kon-Tiki Museet è il museo di Oslo sulla spedizione del Kon-Tiki, una zattera che attraversò il pacifico per dimostrare la possibilità di collegamento nell'antichità tra le popolazioni del sudamerica e quelle della Polinesia.
Il Museo Kon-tiki (Kon-tiki Museet in norvegese) si trova nell'isola di Bygdøy a Oslo, capitale della Norvegia, ed è dedicato all'omonima spedizione organizzata nel 1947 da Thor Heyerdahl. La spedizione del Kon-tiki è una storia che merita di essere conosciuta ma, se non ne avete mai sentito parlare, vi basterà visitare questo luogo per restarne affascinati, soprattutto se lo visitate con dei bambini. Se trascorrete qualche giorno nella capitale norvegese,questa è una delle attrazioni da non perdere ad Oslo.
Poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Heyerdahl, antropologo convinto dell'erroneità delle convinzioni dell'epoca sulla diffusione della popolazione umana nei continenti, volle dimostrare che la scoperta, e la successiva colonizzazione, delle isole del Pacifico poteva essere stata effettuata da popolazioni precolombiane del Sud America giunte via mare.
Per rendere l'operazione credibile, nella costruzione della barca della spedizione vennero utilizzati materiali e tecniche dell'epoca preistorica, ricostruite in base a quanto descritto dai colonizzatori spagnoli in merito alle imbarcazioni trovate in Sud America al loro arrivo. A onor del vero, per motivi di sicurezza, si fece ricorso anche a qualche strumento di tecnologia più moderna come radio, orologi, carte nautiche e sestanti.
Per racimolare i fondi necessari per l'impresa si fece ricorso a donazioni private e il Perù concesse gratuitamente un'area nel porto dove costruire la barca. Più che una barca si trattava di una zattera, costituita da 9 tronchi di alberi di balsa di circa 14 metri l'uno fissati da traversi di circa 5,5 metri. L'imbarcazione era completata da un albero a forma di A di quasi nove metri e una cabina, in bambù intrecciato, di 4,2 x 2,4 metri, dal tetto di foglie di banano. La propulsione era data da un terzetto di vele, la più grande di 4,6 x 5,5 metri, e da un grande remo in legno di mangrovia di quasi sei metri.
Un altro aspetto critico era quello dell'alimentazione per un lungo periodo. L'equipaggio alla partenza aveva con sé quasi una tonnellata di acqua - contenuta in tubi di bambù -, noci di cocco, patate e frutti, oltre alle razioni K fornite dall'esercito americano. Si contava di poter pescare dei pesci e di raccogliere l'acqua piovana dalle piogge occasionali, cosa che si riuscì a fare con discreto successo.
L'equipaggio era costituito da sei componenti, tutti norvegesi tranne uno svedese. La barca salpò il 28 aprile 1947 e venne trainata da un rimorchiatore per 50 miglia dalla costa, per intercettare la corrente di Humboldt, che avrebbe dovuto fare la maggior parte del lavoro. Per tutto il viaggio si tennero contatti radio con i radioamatori nordamericani e sudamericani: le radio dell'epoca, voluminose e pesanti, andavano a batterie ma avevano anche un generatore a manovella.
La zattera riuscì, dopo due tentativi falliti su altre isole, a far sbarcare gli uomini su un'isola disabitata dell'arcipelago delle Tuamotu il 7 agosto, dopo 101 giorni di navigazione e circa 3800 miglia marine percorse, benché nel farlo si sia infranta nella barriera corallina che la circondava. L'equipaggio rimase illeso e trasportò tutto il materiale sulla terraferma. Qualche giorno più tardi, i naufraghi vennero raggiunti da pescatori locali che avevano visto i rottami della zattera.
L'impresa venne raccontata in un libro che ebbe un buon successo, al punto da dover essere ristampato. Venne prodotto anche un filmato, che vinse nientemeno che l'Oscar per il miglior documentario nel 1951. Per non farsi mancare nulla, venne anche girata una serie televisiva.
Heyerdahl in seguito organizzò altre imprese similari, sempre coronate dal successo. Nel 1970, su un'imbarcazione di papiro, attraversò l'Oceano Atlantico dal Marocco alle Antille. Sette anni più tardi navigò dall'Iraq alle Maldive e poi fino alla Penisola Arabica con una barca fatta di giunchi. Queste sue imprese non solo lo resero famoso, ma fecero sì che le sue teorie sbaragliassero quelle dell'epoca. In realtà, le ricerche genetiche condotte molto più tardi, rivelarono erronea la sua credenza che gli abitanti della Polinesia fossero di origine amerindia, ma di sicuro fecero comprendere che le emigrazioni erano possibili via mare anche in epoche anteriori a quelle prima ipotizzate.
Il museo ospita la zattera con cui fu compiuta l'impresa, opportunamente restaurata dopo il naufragio, e altre cimeli delle altre spedizioni di Heyerdahl. Venne aperto dallo stesso Heyerdahl e per 40 anni è stato diretto da uno dei componenti dell'equipaggio del Kon-tiki. La struttura attuale è stata costruita nel 1957 e ampliata nel 1978. Ogni giorno, a mezzogiorno, viene proiettato il documentario vincitore del premio Oscar. Nel museo è contenuta anche la vasta biblioteca di Heyerdahl, dichiarata dall'UNESCO patrimonio da conservare per via dei preziosi documenti fotografici e filmati.
Informazioni utili
Kon-tiki Museet, Bygdøynesveien 36, 0286 Oslo
Orario: il museo osserva i seguenti orari di apertura: Da novembre a febbraio dalle 10:00 alle 16:00; da marzo a maggio dalle 10:00 alle 17:00; da giugno ad agosto dalle 09:30 alle 18:00; da settembre a ottobre dalle 10:00 alle 17:00.
Costo:Il biglietto per gli adulti è di 90 corone norvegesi, 40 per I bambini dai 6 ai 15 anni, 180 per una famiglia (composta da 2 adulti ei massimo 5 bambini), 60 per studenti, pensionati e gruppi di almeno 10 persone.
Sito web anche in inglese: www.kon-tiki.no/en/
Vi piacciono le barche? Sempre ad Oslo visitate il Museo delle Navi Vichinghe!
Poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Heyerdahl, antropologo convinto dell'erroneità delle convinzioni dell'epoca sulla diffusione della popolazione umana nei continenti, volle dimostrare che la scoperta, e la successiva colonizzazione, delle isole del Pacifico poteva essere stata effettuata da popolazioni precolombiane del Sud America giunte via mare.
Per rendere l'operazione credibile, nella costruzione della barca della spedizione vennero utilizzati materiali e tecniche dell'epoca preistorica, ricostruite in base a quanto descritto dai colonizzatori spagnoli in merito alle imbarcazioni trovate in Sud America al loro arrivo. A onor del vero, per motivi di sicurezza, si fece ricorso anche a qualche strumento di tecnologia più moderna come radio, orologi, carte nautiche e sestanti.
Per racimolare i fondi necessari per l'impresa si fece ricorso a donazioni private e il Perù concesse gratuitamente un'area nel porto dove costruire la barca. Più che una barca si trattava di una zattera, costituita da 9 tronchi di alberi di balsa di circa 14 metri l'uno fissati da traversi di circa 5,5 metri. L'imbarcazione era completata da un albero a forma di A di quasi nove metri e una cabina, in bambù intrecciato, di 4,2 x 2,4 metri, dal tetto di foglie di banano. La propulsione era data da un terzetto di vele, la più grande di 4,6 x 5,5 metri, e da un grande remo in legno di mangrovia di quasi sei metri.
Un altro aspetto critico era quello dell'alimentazione per un lungo periodo. L'equipaggio alla partenza aveva con sé quasi una tonnellata di acqua - contenuta in tubi di bambù -, noci di cocco, patate e frutti, oltre alle razioni K fornite dall'esercito americano. Si contava di poter pescare dei pesci e di raccogliere l'acqua piovana dalle piogge occasionali, cosa che si riuscì a fare con discreto successo.
L'equipaggio era costituito da sei componenti, tutti norvegesi tranne uno svedese. La barca salpò il 28 aprile 1947 e venne trainata da un rimorchiatore per 50 miglia dalla costa, per intercettare la corrente di Humboldt, che avrebbe dovuto fare la maggior parte del lavoro. Per tutto il viaggio si tennero contatti radio con i radioamatori nordamericani e sudamericani: le radio dell'epoca, voluminose e pesanti, andavano a batterie ma avevano anche un generatore a manovella.
La zattera riuscì, dopo due tentativi falliti su altre isole, a far sbarcare gli uomini su un'isola disabitata dell'arcipelago delle Tuamotu il 7 agosto, dopo 101 giorni di navigazione e circa 3800 miglia marine percorse, benché nel farlo si sia infranta nella barriera corallina che la circondava. L'equipaggio rimase illeso e trasportò tutto il materiale sulla terraferma. Qualche giorno più tardi, i naufraghi vennero raggiunti da pescatori locali che avevano visto i rottami della zattera.
L'impresa venne raccontata in un libro che ebbe un buon successo, al punto da dover essere ristampato. Venne prodotto anche un filmato, che vinse nientemeno che l'Oscar per il miglior documentario nel 1951. Per non farsi mancare nulla, venne anche girata una serie televisiva.
Heyerdahl in seguito organizzò altre imprese similari, sempre coronate dal successo. Nel 1970, su un'imbarcazione di papiro, attraversò l'Oceano Atlantico dal Marocco alle Antille. Sette anni più tardi navigò dall'Iraq alle Maldive e poi fino alla Penisola Arabica con una barca fatta di giunchi. Queste sue imprese non solo lo resero famoso, ma fecero sì che le sue teorie sbaragliassero quelle dell'epoca. In realtà, le ricerche genetiche condotte molto più tardi, rivelarono erronea la sua credenza che gli abitanti della Polinesia fossero di origine amerindia, ma di sicuro fecero comprendere che le emigrazioni erano possibili via mare anche in epoche anteriori a quelle prima ipotizzate.
Il museo ospita la zattera con cui fu compiuta l'impresa, opportunamente restaurata dopo il naufragio, e altre cimeli delle altre spedizioni di Heyerdahl. Venne aperto dallo stesso Heyerdahl e per 40 anni è stato diretto da uno dei componenti dell'equipaggio del Kon-tiki. La struttura attuale è stata costruita nel 1957 e ampliata nel 1978. Ogni giorno, a mezzogiorno, viene proiettato il documentario vincitore del premio Oscar. Nel museo è contenuta anche la vasta biblioteca di Heyerdahl, dichiarata dall'UNESCO patrimonio da conservare per via dei preziosi documenti fotografici e filmati.
Informazioni utili
Kon-tiki Museet, Bygdøynesveien 36, 0286 Oslo
Orario: il museo osserva i seguenti orari di apertura: Da novembre a febbraio dalle 10:00 alle 16:00; da marzo a maggio dalle 10:00 alle 17:00; da giugno ad agosto dalle 09:30 alle 18:00; da settembre a ottobre dalle 10:00 alle 17:00.
Costo:Il biglietto per gli adulti è di 90 corone norvegesi, 40 per I bambini dai 6 ai 15 anni, 180 per una famiglia (composta da 2 adulti ei massimo 5 bambini), 60 per studenti, pensionati e gruppi di almeno 10 persone.
Sito web anche in inglese: www.kon-tiki.no/en/
Vi piacciono le barche? Sempre ad Oslo visitate il Museo delle Navi Vichinghe!