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Il Duomo di Ravenna: visita alla Cattedrale, cuore religioso della città

La cattedrale metropolitana di Ravenna, l'antica Basilica Ursiana, il Duomo della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo è la chiesa barocca più importante, sede vescovile e ospita numerose opere d'arte.

Tripudio di mosaici e monumenti, Ravenna mescola sapientemente la tradizione greco romana con l’iconografia cristiana e le influenze veneziane con le suggestioni di Bisanzio.

Perla della Romagna, questa città nata su palafitte al margine meridionale della laguna formata dal delta del Po è uno dei centri artistici più celebri e singolari di tutt’Italia.

Fra gli itinerari religiosi che accompagnano alla scoperta della spiritualità del centro ravennate uno in particolare parte da piazza Duomo su cui si affaccia la cattedrale dedicata alla Santa Resurrezione. Il suo aspetto settecentesco è il risultato di complesse vicende architettoniche: la chiesa primitiva venne eretta per volontà del vescovo Orso nel V° secolo. Più volte rimaneggiato, l’edificio fu poi demolito nel 1733 e ricostruito, a partire dall’anno seguente e sino al 1743, su disegno di Gianfrancesco Buonamici.

Sede vescovile dell’arcidiocesi di Ravenna-Cervia, il duomo, conosciuto come cattedrale metropolitana della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, è il principale luogo di culto della città. Alla fine degli anni’20 del 1700, Maffeo Nicolò Farsetti divenuto arcivescovo di Ravenna, decise di far costruire attorno al vecchio nucleo dell’originaria chiesa una nuova cattedrale in stile barocco. Fu proprio il religioso ad affidare l’ambizioso progetto all’architetto di Rimini Buonamici che peraltro aveva già lavorato alla locale basilica di San Vitale. Ad ispirare la realizzazione del nuovo edificio fu un’altra chiesa, quella dedicata a Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio: ottenuta l’approvazione nel 1734 e demolita parte dell’antica chiesa, venne finalmente posata la prima pietra. Era il 30 Luglio di quello stesso anno.

Aperto al culto nel 1745, il duomo fu però consacrato solo qualche anno più tardi dall’arcivescovo Ferdinando Romualdo Guiccioli: neppure trent’anni dopo, alcuni difetti di costruzione richiesero importanti interventi di restauro fino a quando nel 1780-82 l’arcivescovo Antonio Cantoni chiese di trasformare la pianta ottagonale originale della cupola in una a forma ellittica e in stile neoclassico (il progettista fu tale Giuseppe Pistocchi).

La facciata barocca del duomo, che sorge dunque sull’antica basilica Ursiana, si presenta con un portico risalente al 1745 che apre su ogni fiancata con un’arcata e con tre sul lato anteriore: se quelli laterali si poggiano su dei pilastri, quella al centro ha come base due colonne in granito rosa alte poco meno di 5 metri e provenienti proprio dalla chiesa originaria. In alto invece si può osservare un finestrone di forma rettangolare racchiuso fra due lesene corinzie.

Più arretrato rispetto alla facciata e addossato alla navata sinistra si innalza per 35 metri il campanile, con forma cilindrica. Ad impreziosire la torre campanaria vi sono quattro livelli di finestre: sette monofore al piano inferiore che lasciano poi spazio a bifore e vani murati (secondo livello) e a sei trifore al terzo. Sulla sommità, dove vi è anche la cella campanaria, ricostruita dopo un incendio nel 1658, si trovano infine altre sei finestre a tre luci ognuna.

Ad occuparsi della costruzione della cupola, che si erge fra la navata centrale del duomo e il transetto, fu il Pistocchi che ne modificò la forma abbellendola con una lanterna che tutt’oggi la sormonta portandola a raggiungere i 47 metri di altezza.

All’interno, in stile barocco e con pianta a croce latina, la pavimentazione è in opus sectile ed è circa 3,50 metri sopraelevata rispetto a quello che fu il pavimento della basilica fatta erigere dal vescovo Orso. Le tre navate, di cui la centrale coperta da una volta a botte lunettata e le laterali che si sviluppano alternando tre campate a pianta quadrata e cinque campate a pianta rettangolare, ospitano delle cappelle illuminate da aperture finestrate e con preziosi confessionali in stile neoclassico.

Fra le opere d’arte a carattere religioso presenti nel Duomo spiccano la pala d’altare raffigurante San Cristoforo, realizzata da Antonio Rossi; il sarcofago di Sant’Esuperanzio con le spoglie dell’omonimo vescovo e quelle dell’arcivescovo Massimiano; la pala di Jean Baptiste Wicar con Gesù fra i santi Antonio e Giacomo; l’ambone del vescovo Agnello, realizzato per la basilica Ursiana, suddiviso e incorporato nel passaggio dietro il coro del Duomo e poi riportato all’antico splendore nei primi anni del 1900.

Edificata nel 1620 su progetto di Carlo Maderno, la Cappella del Santissimo Sacramento, a croce greca, è una delle più sfarzose della cattedrale di Ravenna. Al suo interno vi sono la pala Mosè e la raccolta della manna nel deserto di Guido Reni, autore anche di altri dipinti che adornano la cappella fra cui Redentore e arcangeli in gloria affrescato sulla cupola.

Costruita a spese dei cittadini di Ravenna dopo il voto fatto alla Vergine per aver salvato la città dalla peste nel 1629, la Cappella della Madonna del Sudore accoglie un’immagine sacra che stando alla tradizione avrebbe sudato sangue in due occasioni: la prima volta quando un soldato ubriaco colpì il dipinto e successivamente nel 1512. L’altare in marmi policromi è di Pietro Bracci mentre il dipinto che raffigura la Madonna in Gloria fra i cori di angeli è a firma di Giovanni Battista Barbiani.

Altrettanto pregevoli dal punto di vista artistico e storico sono due sarcofagi, entrambi del V° secolo, ospitati l’uno nel braccio sinistro e l’altro in quello destro della Cappella della Madonna del Sudore: il primo accoglie le reliquie di San Barbaziano, confessore di Galla Palcidia, e si presenta a forma di arca in marmo greco decorata a bassorilievo; il secondo, conosciuto come del beato Rinaldo, racchiude le spoglie dell’arcivescovo di Ravenna Rinaldo da Concorezzo morto nel 1321 e tumulato in questo sarcofago risalente al 420.

In marmi policromi, fra cui spiccano porfido verde e bianco di Carrara, nel 1760 venne fatto costruire dal Guiccioli l’altare maggiore che al suo interno custodisce le reliquie di alcuni vescovi della città. A meritare attenzione sono anche gli stalli lignei del coro con la cattedra realizzata in occasione del pontificato di Giovanni Paolo II°, l’altorilievo di San Marco Evangelista, l’altare di marmo con la pala Madonna con Bambino fra i vescovi Orso e Rinaldo, la lunetta raffigurante Elia nel deserto ancora a firma del bolognese Guido Reni e l’organo a canne Mascioni del 1936.

La cattedrale, in piazza Duomo 1, si trova in pieno centro a Ravenna. Si consiglia di raggiungere l’edificio religioso con i mezzi pubblici: tutte le linee fermano infatti a circa 200 metri dall’ingresso. Per chi preferisce muoversi in auto sono comunque disponibili comodi parcheggi nelle immediate vicinanze della cattedrale.

Ingresso gratuito e accessibile ai portatori di disabilità motorie. Orari: dal lunedì al venerdì 8-12 e 15.30-18; sabato e festività religiose 8-12 e 15.30-19.

Sito di riferimento www.duomoravenna.it

 Pubblicato da il 21/03/2015 - 14.938 letture - ® Riproduzione vietata

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