La Pilotta, la visita allo storico palazzo in centro a Parma
Il Palazzo della Pilotta ospita la Galleria Nazionale di Parma ed č uno dei giardini pių famosi del centro di Parma.
In città la chiamano così perché a Parma le cose piace farle in grande: per questo anche le piazze hanno un nome nobile anzi, ducale, come si addice alla “petite capitale”, amata da Maria Luigia e Stendhal. Si perché, anche se fino a qualche decennio fa, prima dell’isola pedonale che oggi si allunga a tutto il centro, ci si arrivava in auto, oggi la “pilotta” è un unicum, composto dal palazzo in mattoni antichi e dal bel prato antistante, dove spesso la sera d’estate si tira tardi prendendo il fresco suonando, chiacchierando, e, perché no, giocando ovviamente a pallone.
Come un grande prato verde, un giardino nel mezzo della città: ecco in sintesi “la pilotta” che prende il nome dal gioco della “pelota”, come si chiamava, con voce basca, il gioco della palla. All’anagrafe questo “polmone verde” a due passi dal teatro Regio e dalla stazione ferroviaria, sarebbe piazzale della Pace, ma per tutti e sempre e soltanto la Pilotta. Fuori, una varia umanità a tutte le ore. Dentro, nel palazzo, alcuni dei gioielli più preziosi della città.
Il palazzo, infatti, ha mura che già da sole sono un monumento: sopravvissute anche ai bombardamenti dell’ ultima guerra mondiale, nessuno ha più voluto ricostruirle per intero, per mostrar meglio l’orgoglio parmigiano. Ferito, ma mai domo. Il palazzo affonda le sue radici nel XVI secolo quando a volerlo fu Ranuccio Fanese, uno dei più illustri signori che la storia di Parma ricordi. Inglobando la chiesa di San Pietro Martire, Ranuccio ebbe una grande idea: a lui, in fondo, una nuova residenza non serviva, ma pensò di fare di questo edificio un grande “contenitore di servizi”. Ecco dunque la chiesa, poi le scuderie, i fienili, la caserma e il teatro farnese, un capolavoro ligneo che il mondo ci invidia. Un bel centro “multi servizi”, diremmo noi oggi.
Nel 1583 si passò alla costruzione della galleria porticata in asse con il ponte che scavalcando “la” Parma – qui il nome del torrente è femminile – conduceva alla residenza ducale, immersa nel parco. Oggi in quella residenza sono ancora alcuni uffici del celebre Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, mentre il parco è sempre li, per la gioia di runners e bambini. Nei primi decenni del Seicento furono realizzate le altre corti porticate, Guazzatoio e Rocchetta. Già sotto i Farnese il palazzo cominciò così a crescere acquisendo la biblioteca e la quadreria reale, i reperti che arrivavano dalla cittadina romana di Velleia.
Un corpus di capolavori che tutt’oggi è il nucleo centrale della Biblioteca palatina e del Museo archeologico che si visitano al primo e al secondo piano della Pilotta, dopo aver varcato l’arco e superato lo scalone monumentale voluto da Simone Moschino che lo dotò anche di una cupola che ricorda quella del palazzo dell’Escorial. Il palazzo della Pilotta, e non solo per la guerra, qualche colpo lo ha poi accusato nel tempo. Prendi la chiesa: oggi sopravvive solo nella sua “pianta” antica. Via le pareti, le mura, le navate e il tetto: a ricordare quel che fu ci sono alberi al posto delle colonne e dovrebbe esserci l’acqua nella superficie delle antiche navate. Anche se non sempre il sistema funziona, il luogo è comunque suggestivo.
Poco lontano ecco quel che resta del monumento a Verdi, anch’esso centrato dalle bombe. Un tempo rappresentava tutte le 27 opere del maestro con delle allegorie volute da Lamberto Cusani e Ettore Ximenes agli inizi del Novecento. Oggi, trasportato proprio nella Pilotta, si conserva solo nella sua parte centrale.
INFO: La Pilotta è in piazzale della Pace, 5 a Parma. Senza biglietto si visitano lo scalone e le parti esterne dei primi due piani, oltre al ponte e al parco ducale e al grande prato dove sorgono sia i resti del monumento a Verdi sia la vecchia chiesa.
Con il biglietto (euro 6) si accede alla alla Galleria nazionale, al Teatro Farnese e ( solo un breve sguardo ai locali storici) alla Biblioteca palatina
Martedì - sabato 8.30-19, domenica e festivi 8.30-14
chiuso: lunedì
In occasione di Expo sabato sera fino alle 22
Tel 0521 233 309
www.parmabeniartistici.beniculturali.it
Con un altro biglietto si accede al Museo archeologico ( euro 4)
Martedì - venerdì 9 - 16.30
sabato - domenica 13 - 19 Chiuso l'ultima domenica di ogni mese
Tel 0521 233 718
www.archeobologna.beniculturali.it/parma
Come un grande prato verde, un giardino nel mezzo della città: ecco in sintesi “la pilotta” che prende il nome dal gioco della “pelota”, come si chiamava, con voce basca, il gioco della palla. All’anagrafe questo “polmone verde” a due passi dal teatro Regio e dalla stazione ferroviaria, sarebbe piazzale della Pace, ma per tutti e sempre e soltanto la Pilotta. Fuori, una varia umanità a tutte le ore. Dentro, nel palazzo, alcuni dei gioielli più preziosi della città.
Il palazzo, infatti, ha mura che già da sole sono un monumento: sopravvissute anche ai bombardamenti dell’ ultima guerra mondiale, nessuno ha più voluto ricostruirle per intero, per mostrar meglio l’orgoglio parmigiano. Ferito, ma mai domo. Il palazzo affonda le sue radici nel XVI secolo quando a volerlo fu Ranuccio Fanese, uno dei più illustri signori che la storia di Parma ricordi. Inglobando la chiesa di San Pietro Martire, Ranuccio ebbe una grande idea: a lui, in fondo, una nuova residenza non serviva, ma pensò di fare di questo edificio un grande “contenitore di servizi”. Ecco dunque la chiesa, poi le scuderie, i fienili, la caserma e il teatro farnese, un capolavoro ligneo che il mondo ci invidia. Un bel centro “multi servizi”, diremmo noi oggi.
Nel 1583 si passò alla costruzione della galleria porticata in asse con il ponte che scavalcando “la” Parma – qui il nome del torrente è femminile – conduceva alla residenza ducale, immersa nel parco. Oggi in quella residenza sono ancora alcuni uffici del celebre Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, mentre il parco è sempre li, per la gioia di runners e bambini. Nei primi decenni del Seicento furono realizzate le altre corti porticate, Guazzatoio e Rocchetta. Già sotto i Farnese il palazzo cominciò così a crescere acquisendo la biblioteca e la quadreria reale, i reperti che arrivavano dalla cittadina romana di Velleia.
Un corpus di capolavori che tutt’oggi è il nucleo centrale della Biblioteca palatina e del Museo archeologico che si visitano al primo e al secondo piano della Pilotta, dopo aver varcato l’arco e superato lo scalone monumentale voluto da Simone Moschino che lo dotò anche di una cupola che ricorda quella del palazzo dell’Escorial. Il palazzo della Pilotta, e non solo per la guerra, qualche colpo lo ha poi accusato nel tempo. Prendi la chiesa: oggi sopravvive solo nella sua “pianta” antica. Via le pareti, le mura, le navate e il tetto: a ricordare quel che fu ci sono alberi al posto delle colonne e dovrebbe esserci l’acqua nella superficie delle antiche navate. Anche se non sempre il sistema funziona, il luogo è comunque suggestivo.
Poco lontano ecco quel che resta del monumento a Verdi, anch’esso centrato dalle bombe. Un tempo rappresentava tutte le 27 opere del maestro con delle allegorie volute da Lamberto Cusani e Ettore Ximenes agli inizi del Novecento. Oggi, trasportato proprio nella Pilotta, si conserva solo nella sua parte centrale.
INFO: La Pilotta è in piazzale della Pace, 5 a Parma. Senza biglietto si visitano lo scalone e le parti esterne dei primi due piani, oltre al ponte e al parco ducale e al grande prato dove sorgono sia i resti del monumento a Verdi sia la vecchia chiesa.
Con il biglietto (euro 6) si accede alla alla Galleria nazionale, al Teatro Farnese e ( solo un breve sguardo ai locali storici) alla Biblioteca palatina
Martedì - sabato 8.30-19, domenica e festivi 8.30-14
chiuso: lunedì
In occasione di Expo sabato sera fino alle 22
Tel 0521 233 309
www.parmabeniartistici.beniculturali.it
Con un altro biglietto si accede al Museo archeologico ( euro 4)
Martedì - venerdì 9 - 16.30
sabato - domenica 13 - 19 Chiuso l'ultima domenica di ogni mese
Tel 0521 233 718
www.archeobologna.beniculturali.it/parma