La Cattedrale di San Giorgio, l'arte e la storia della chiesa madre di Ferrara
La Cattedrale di San Giorgio a Ferrara č il luogo di culto principale della cittā, mirabile esempio di stile romanico e gotico dell'Emilia-Romagna.
Frutto dell’armoniosa commistione stilistica tra romanico e gotico, la Cattedrale di San Giorgio è il luogo di culto principale della città di Ferrara. L’edificio, imponente e affiancato da un campanile monumentale in marmo candido, dista poche centinaia di metri dal Castello Estense, allungandosi parallelamente a Piazza Trento e Trieste. Ai suoi piedi amano incontrarsi i cittadini per scambiare due chiacchiere le mattine di mercato, mentre nella piazza antistante batte il cuore della movida universitaria ogni mercoledì sera. A seconda del periodo dell’anno, le vie e le piazze limitrofe alla cattedrale sono animate da manifestazioni di vario genere, dal tradizionale mercatino natalizio alle variopinte esibizioni di strada del Buskers Festival.
Commissionata in età comunale da Guglielmo II degli Adelardi (1120-1185), la cattedrale è una splendida sintesi di stili diversi. La facciata, romanica nella parte inferiore, gotica nel registro superiore, è impreziosita dal ricco portale centrale e dal protiro, a sua volta sormontato da una loggia che accoglie la quattrocentesca statua della Madonna e la complessa e raffinata decorazione trecentesca de “il Giudizio universale”. Da notare, sulla destra, la statua raffigurante Alberto V d’Este, il signore ferrarese che, nel 1391, ottenne da Bonifacio IX l’autorizzazione a fondare l’Università. Infine un attimo di attenzione ai piccoli telamoni che da secoli sostengono il portale di ingresso; solo osservandoli con cura riuscirete a rispondere all’impertinente domanda “quale delle due metà del Duomo pesa di più?” che ogni ferrarese che si rispetti potrebbe rivolgervi.
Particolarmente suggestivo è il fianco destro dell’edificio, quello che prospetta su Piazza Trento e Trieste, l’antica Piazza delle Erbe, dove sbocca una delle strade più caratteristiche della città: via San Romano. Al piano terra si estende l’antica loggia dei Merciai, progettata nel 1473 per trovare una destinazione alle cosiddette “botteghe degli Strazzaroli”, che fin dalla fine del XIII secolo avevano cominciato a addossarsi alla cattedrale.
Dalla parte opposta della facciata, accanto all’abside, sorge invece l’incompiuto campanile, parzialmente disegnato da Leon Battista Alberti tra il 1441 ed il 1442. Per completare la visita dell’esterno non resta che girare alle spalle dell’edificio e imboccare la bella via Guglielmo degli Adelardi, una stradina dal sapore medievale sempre piena di vita parallelamente alla quale corre una lunga scritta incisa sulla pietra degli Statuti del Comune collocata alla base della cattedrale.
L’interno, preceduto da un atrio impreziosito da antichi manufatti in pietra e marmo, tra i quali la trecentesca arca sepolcrale del giureconsulto Bonalbergo di Bonfado, fu ridotto nel 1712 da cinque a tre navate e si compone di una mescolanza abbastanza disarmonica, ma proprio per questo affascinante, di epoche e stili. Appena entrati, sulla destra, l’affresco quattrocentesco della “Madonna delle Grazie” è ospitato da un sontuoso altare in marmo policromo opera di Agapito Poggi, mentre poco più avanti, nella terza cappella della navata di destra, spicca la “Vergine in gloria con le Ss. Barbara e Caterina” del Bastianino (1528-1602).
Sparsi in altre cappelle del lato destro della basilica ci sono i “Ss. Lorenzo e Francesco” dello Scarsellino (1550-1620), “S. Caterina in adorazione della Trinità” di Giovanni Francesco Surchi e l’immagine duecentesca della “Vergine della Colonna”, incoronata nel 1626; tra quelle di sinistra, invece, spiccano “Incoronazione della Vergine” di Francesco Francia (1450-1517), “Madonna in trono e santi” del Garofalo (1481-1559) ed un grande fonte battesimale lavorato da maestri bizantini nel corso del XII secolo.
Raggiunto il braccio destro del transetto l’attenzione è catturata dall’altare dominato da una raffigurazione particolarmente intensa del “Martirio di San Lorenzo” eseguita dal Guercino (1591-1666), mentre al suo fianco campeggia il gruppo bronzeo del “Cristo crocifisso, la Vergine e i Ss. Giovanni, Giorgio e Maurelio” di Nicolò Baroncelli e Domenico di Paris.
Nella parte bassa dell’abside, progettato da Biagio Rossetti alla fine del Quattrocento, corre il coro ligneo commissionato da Ercole I d’Este a Bernardino Canozi da Lendinara nella prima metà del XVI secolo, ma è alzando lo sguardo che si noteranno i ricchissimi stucchi tardo cinquecenteschi che accompagnano lo sguardo fino al vero e proprio catino absidale, teatro di un visionario “Giudizio universale” dipinto tra il 1577 ed il 1580 dal Bastianino.
Commissionata in età comunale da Guglielmo II degli Adelardi (1120-1185), la cattedrale è una splendida sintesi di stili diversi. La facciata, romanica nella parte inferiore, gotica nel registro superiore, è impreziosita dal ricco portale centrale e dal protiro, a sua volta sormontato da una loggia che accoglie la quattrocentesca statua della Madonna e la complessa e raffinata decorazione trecentesca de “il Giudizio universale”. Da notare, sulla destra, la statua raffigurante Alberto V d’Este, il signore ferrarese che, nel 1391, ottenne da Bonifacio IX l’autorizzazione a fondare l’Università. Infine un attimo di attenzione ai piccoli telamoni che da secoli sostengono il portale di ingresso; solo osservandoli con cura riuscirete a rispondere all’impertinente domanda “quale delle due metà del Duomo pesa di più?” che ogni ferrarese che si rispetti potrebbe rivolgervi.
Particolarmente suggestivo è il fianco destro dell’edificio, quello che prospetta su Piazza Trento e Trieste, l’antica Piazza delle Erbe, dove sbocca una delle strade più caratteristiche della città: via San Romano. Al piano terra si estende l’antica loggia dei Merciai, progettata nel 1473 per trovare una destinazione alle cosiddette “botteghe degli Strazzaroli”, che fin dalla fine del XIII secolo avevano cominciato a addossarsi alla cattedrale.
Dalla parte opposta della facciata, accanto all’abside, sorge invece l’incompiuto campanile, parzialmente disegnato da Leon Battista Alberti tra il 1441 ed il 1442. Per completare la visita dell’esterno non resta che girare alle spalle dell’edificio e imboccare la bella via Guglielmo degli Adelardi, una stradina dal sapore medievale sempre piena di vita parallelamente alla quale corre una lunga scritta incisa sulla pietra degli Statuti del Comune collocata alla base della cattedrale.
L’interno, preceduto da un atrio impreziosito da antichi manufatti in pietra e marmo, tra i quali la trecentesca arca sepolcrale del giureconsulto Bonalbergo di Bonfado, fu ridotto nel 1712 da cinque a tre navate e si compone di una mescolanza abbastanza disarmonica, ma proprio per questo affascinante, di epoche e stili. Appena entrati, sulla destra, l’affresco quattrocentesco della “Madonna delle Grazie” è ospitato da un sontuoso altare in marmo policromo opera di Agapito Poggi, mentre poco più avanti, nella terza cappella della navata di destra, spicca la “Vergine in gloria con le Ss. Barbara e Caterina” del Bastianino (1528-1602).
Sparsi in altre cappelle del lato destro della basilica ci sono i “Ss. Lorenzo e Francesco” dello Scarsellino (1550-1620), “S. Caterina in adorazione della Trinità” di Giovanni Francesco Surchi e l’immagine duecentesca della “Vergine della Colonna”, incoronata nel 1626; tra quelle di sinistra, invece, spiccano “Incoronazione della Vergine” di Francesco Francia (1450-1517), “Madonna in trono e santi” del Garofalo (1481-1559) ed un grande fonte battesimale lavorato da maestri bizantini nel corso del XII secolo.
Raggiunto il braccio destro del transetto l’attenzione è catturata dall’altare dominato da una raffigurazione particolarmente intensa del “Martirio di San Lorenzo” eseguita dal Guercino (1591-1666), mentre al suo fianco campeggia il gruppo bronzeo del “Cristo crocifisso, la Vergine e i Ss. Giovanni, Giorgio e Maurelio” di Nicolò Baroncelli e Domenico di Paris.
Nella parte bassa dell’abside, progettato da Biagio Rossetti alla fine del Quattrocento, corre il coro ligneo commissionato da Ercole I d’Este a Bernardino Canozi da Lendinara nella prima metà del XVI secolo, ma è alzando lo sguardo che si noteranno i ricchissimi stucchi tardo cinquecenteschi che accompagnano lo sguardo fino al vero e proprio catino absidale, teatro di un visionario “Giudizio universale” dipinto tra il 1577 ed il 1580 dal Bastianino.