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Lalibela (Etiopia): alla scoperta delle sue chiese rupestri e monolitiche

Lalibela, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Lalibela dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Ci sono luoghi che nel mondo si elevano su tutti per il loro fascino particolare, là dove natura o storia hanno lasciato memorie indelebili di un passato glorioso. In particolare qui in Etiopia c'è una località che possiede un fascio unico ed eterno, una città dove natura e storia si sono compenetrate in modo intimo e sacro. Parliamo ovviamente di Lalibela, una destinazione resa unica e straordinaria per le sue chiese rupestri, letteralmente scavate dentro alla roccia, dall'alto verso il basso, sicuramente uno dei luoghi più affascinanti di tutta l'Africa e del mondo intero.

Lalibela si trova lungo la cosiddetta Rotta Storica del'Etiopia, un percorso che si snoda sugli altopiani del Nord, toccando luoghi di grande fascino come il Lago Tana, le Cascate del Nilo Azzurro e la città di Gondar con il celebre castello. Chi fosse interessato a percorrere questo affascinate itinerario può prendere contatto con I Viaggi di Maurizio Levi, mentre le informazioni sui voli per l'Etiopia le trovate sul sito dell'Ethiopian Airlines.

Chi giunge a Lalibela può inizialmente rimanere deluso. Se gli scenari di montagna sono comunque spettacolari, la città è dominata dalla cerchia di montagne dominate dal picco di Abuna Yosef, è imponete la ex capitale imperiale ora appare più che altro come un villaggio disordinato, ricco di tanta umanità, ma anche eloquente sulle condizioni di vita di molti suoi cittadini. Certo non sono i tempi di metà degli anni '70, quando la regione di Lalibela fu sconvolta da una carestia senza precedenti, che mise in ginocchio la popolazione oltre che il regno di Hailè Selassiè, ma la difficoltà di vivere in alta montagna, con l'agricoltura resa difficile da rocce e terreni poco fertili appare evidente. Qui però arriva un pò di turismo, con i viaggiatori richiamati dalle 11 chiese rupestri, di cui 4 monolitiche che sono state inserite nel 1978 tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità dell'UNESCO.

La presenza di queste numerose chiese rupestri la si comprende rivedendo la storia di questa città. Innanzitutto il suo nome, Lalibela, deriva dalla figura di Gebre Mesqel Lalibela, che fu imperatore d'Etiopia tra il 12° e 13° secolo. Prima l'impero etiope aveva avuto centro ad Axum, dove si era insediata la cosiddetta linea salomonica, nata dalla progenie avuta tra la Regina di Saba e appunto il Re Salomone del popolo ebraico, ma poi era caduto in rovina. Ma con la figura imponente di Lalibela (e in effetti sembra fosse alto intorno ai 2 metri) l'impero etiope risorge davvero a nuovo splendore.
Grazie a lui la capitale viene spostata nella città di Roha, che trovandosi in alta montagna risultava maggiormente difendibile dalle pressioni arabe che premevano dalle coste eritree. Roha cambierà il nome, sostituendolo con quello del suo illustre concittadino cui nome divenne quello dello stesso condottiero, e cioè Lalibela. Il nome ha una etimologia collegata ad una leggenda: significa in lingua Agule api riconoscono la sua sovranità” dato che si narra che da bambino il futuro imperatore venisse ricoperto, nella culla, da uno sciame di api, da qui appunto il soprannome di Lalibela, una sorta di investitura voluta dalla natura. Il futuro re rischiò poi nuovamente la vita, dato che fu anche avvelenato, ma sopravvisse miracolosamente, accrescendo ulteriormente il suo mito di re benvoluto da Dio.

Una volta imperatore Lalibela decise di improntare il suo regno sulla difesa della cristianità dell'Etiopia, minacciata dall'espansione araba nel corno d'Africa, facendo costruire delle chiese scavate nella roccia, ed unite da cunicoli e tunnel, in modo che fossero meglio difendibili. Inoltre per alleggerire i suoi sudditi dall'impegno del pellegrinaggio in Terra Santa, decise inoltre di costruire una nuova Gerusalemme una riproduzione dei luoghi principali della Palestina, in modo che i fedeli potessero compiere la loro visita senza rischiare la vita in un lunghissimo e pericoloso viaggio in Terrasanta.

Esattamente come venissero costruite queste 11 chiese rupestri / monolitiche è ancora sconosciuto, non esistono progetti, e i ritrovamenti archeologici non permettono di ricostruire con precisione le fasi costruttive. C'è quindi incertezza sui tempi con cui vennero scavate; se la leggenda parla di una rapida costruzione, con l'aiuto degli angeli, è comunque molto improbabile che la costruzione di questo complesso possa essersi esaurita tra il 12° e 13° secolo. Secondo alcuni studi è probabile che i primi scavi, con lo scopo di creare palazzi e non chiese, siano iniziati alla fine del regno di Axum, intorno al sesto e settimo secolo, e si siano prolungati fino ad almeno il 14° secolo. Di certo il lavoro è stato complesso, e potete vedere alcuni degli attrezzi utilizzati nel museo attiguo alla biglietteria: vichiederete come sia stato possibile fare tutto questo con dei così piccoli scalpelli!

La vista delle chiese rupestri.
Prima di raccontarvi le cose meravigliose che andrete a vedere, dobbiamo preparavi ad uno shock iniziale: le coperture a protezione di alcune chiese, installate dall'UNESCO. Dovete sapere infatti che le rocce scavate per costruire le chiese sono delle “ignimbriti” cioè rocce piroclastiche, delle specie di tufi compatti. Quindi facili da scavare ma anche facilmente erose dagli agenti atmosferici: le chiese più antiche tendono quindi a sgretolarsi sotto l'azione delle piogge più intense. L'UNESCO che ha preso sotto tutela il sito dal 1978, da qualche anno ha provveduto a coprire alcune chiese. Suparata al biglietteria ed arrivati sul sito di Bete Maryam si rimane letteralmente sbigottiti nel vedere la prima delle 5 coperture che sono state approntate all'uopo. Dire un pugno nell'occhio sarebbe fare un complimento: sono stati realizzati dei plinti dentro la trincea di scavo della chiesa da cui si aprono a raggiera degli enormi pali zincati, che tengono sospesa sulla chiesa una grande copertura colore beige. Si prova un certo dolore a vedere questo scempio paesaggistico, ed anche se si comprende la nobile causa, ci si chiede subito se i soldi si potevano spendere in un modo meno invasivo. Fortunatamente poi il ricordo della copertura incombente sfuma, e viene soverchiato dal fascino ancestrale dei luoghi, quando ci si addentra nei cunicoli che collegano le varie chiese. le chiese vengono chiamate tutte "Bete" che significa casa, seguito dal nome del Santo o della Vergine.

La biglietteria dove comprare i tagliandi di ingresso si trova praticamente al centro di Lailbela. Per visitare tutte le 11 chiese si può acquistare un biglietto unico dal costo di 100 Birr (circa 4 euro). Vicino alla biglietteria si trova il Museo, molto interessante, ma ricordate che dentro è vietato fotografare. Una nota pratica: per entrare dentro le chiese si devono togliere le calzature. Portatevi con voi un paio di calze di scorta molto spesse, da impregnare con repellente per insetti, dato che dentro le chiese camminerete su dei tappeti, dove è facile siano annidate dalle pulci. Usciti da ciascuna chiesa vi toglierete i calzini riponendoli in una sacca separata dal resto del vostro equipaggiamento. Dentro alle chiese vi verrà mostrata la croce della casa, e potete fotografare sia la croce che il sacerdote, però senza flash e lasciando una offerta come ringraziamento.

Le chiese sono suddivise in 3 gruppi principali: il gruppo settentrionale, vicino alla biglietteria, dove si trovano 6 cheise rupestri, compresa la grande Bete Medhane Alem (​la casa del Salvatore del mondo), che ospita la Croce di Lalibela, e si pensa che possa essere la più grande chiesa monolitica del mondo, ed è probabilmente una copia di Santa Maria di Sion ad Axum. Essa è legata con un percorso tra le rocce alla Bete Mariam (la casa di Maria), che è probabilmente la più antica delle chiese, Bet Ghel e Bete Mikael (la casa di San Michele) ed a Bete Golgotha (che dovrebbe contenere la tomba del re Lalibela), la Cappella Selassie e la tomba di Adamo.

Il cosiddetto Fiume Giordano (una canalone tra le rocce) separa le chiese settentrionali e l'occidentale Casa di San Giorgio dal gruppo orientale: quest'ultimo comprende quattro chiese e cioè Bete Amanuel (Casa di Emanuele, forse l'antica cappella reale), Bete Merkorios (che può essere una ex prigione), Bete Abba Libanos e Bete Gabriel-Rufael (forse un ex palazzo reale).

Il Gruppo Occidentale è invece formato esclusivamente da Bete Giyorgis ​(la casa di San Giorgio), l'ultima chiesa costruita dal punto di vista cronologico, quella che si presenta meglio conservata, e che si può meglio ammirare dal punto di vista del panorama. La vista dall'alto della sua pianta a croce, scavata nella roccia, è sublime, ma fate attenzione, manca ogni forma di protezione!

Nota: rimandiamo alle singole pagine sulle chiese principali (seguite i vari link) per una descrizione dettagliata delle singole "Bete".

Le guide ufficiali sono disponibili presso l'ufficio turistico in Lalibela, e costano intorno ai 150 birr al giorno. Ovviamente sarete avvicinati da tantissime guide improvvisate e senza licenza che sono ovviamente da evitare.
Orari: le chiese sono aperte dalle 9:00 alle 13:00 e poi dalle 14:00 alle ore 17:30 (Ultimo accesso alle ore 17)

Gli eventi a Lalibela
Segnaliamo innanzitutto il giorno di sabato, dedicato al mercato settimanale, momento in cui vedere tutto il fascino dell'Etiopia rurale, uno spaccato straordinario sugli usi e costumi delle popolazioni che vivono sull'altopiano, intorno a Lalibela. Ma senza dubbio uno dei momenti topici a Lalibela, e in tutta la comunità cristiana dell'Etiopia, è la festa del Timkat, che ricorda il Battesimo di Gesù nel Giordano, ma coincide con l'Epifania Etiope. La festa a gennaio dura almeno 3 giorni e le chiese si riempiono di pellegrini. Se la visita risulta più complicata, con le code per entrare nelle chiese, lo spettacolo della fede sincera del popolo etiope, il colore bianco predominante dei vestiti dei pellegrini, che affollono queste straordinarie chiese scavate nella roccia, è una esperienza davvero indimenticabile.

Il periodo migliore per visitare Lailbela e percorrere la Rotta Storica è quello della stagione secca, quello che va da fine autunno a fine primavera. Durante questo semestre le precipitazioni sono scarse od assenti, il clima è quindi secco. Le temperature sono gradevoli di giorno, ma alla sera in virtù dell'aria secca e l'altitudine elevate può fare freddo, con valori anche inferiori ai 10 °C. Occorre quindi adottare un abbigliamento leggero, ma con la possibilità di utilizzare una felpa o un pile, oppure una giacca a vento leggera, in caso di clima ventilato.

Arrivare a Lalibela
Lalibela è servito da un piccolo aeroporto posto in valle a circa 25 km dalla città, circa mezz'ora 45 minuti di distanza. La strada è asfaltata. E' servito con almeno un volo giornaliero di Ethiopian Airlines, con aereo a turboelica. Si può raggiungere Lalibela anche i autobus, con collegamento diretto da Addis Abeba. Si tratta di un viaggio di due giorni con sosta notturna a Dessiè. Per chi invece utilizza l'automobile​, da Addis Abeba (685 km) si impiega circa 10-11 ore, a seconda della stagione. Il viaggio da Gondar (360 km) richiede circa 8 ore, dato che e si snoda anche su delle strade sterrate, quando si attraversano i monti del Simien.

Maggiori Informazioni
Per chi volesse organizzare un viaggio in Etiopia, sia di gruppo che di coppia può contattare il tour operator milanese I Viaggi di Maurizio Levi. Può collegarsi al sito www.deserti-viaggilevi.it , mandare una mail a info@deserti-viaggilevi.it oppure telefonare allo 02 34934528.

Per chi ha intenzione di volare in Etiopia, la compagnia Ethiopian Airlines effettua collegamenti diretti da Milano Malpensa e Roma Fiumicino. Maggiori informazioni sul sito www.ethiopianairlines.it/
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