Bitti (Sardegna): cosa vedere nel borgo della Barbagia
Bitti, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Bitti dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Un borgo autentico d’Italia (fa parte dell’associazione che li raggruppa tutti) lo troviamo in provincia di Nuoro in Sardegna, là al centro della Barbagia più prolifica e selvaggia, costellata di sugherete, morbidi rilievi e colli come il Sant’Elia, il Monte Bannitu e il Buon Cammino.
Questo borgo è Bitti, paese di 3.000 abitanti che sfrutta agevolmente il territorio d’insorgenza disponendosi ad anfiteatro intorno a un nucleo storico attorniato di case e nel quale si assiepano tante antichissime costruzioni in pietra, in armonia con le oltre venti chiese atte a testimoniare una profonda fede religiosa della popolazione locale. Capofila dello stuolo sacro è la Chiesa di San Giorgio, seguita dalle chiese della Madonna della Pietà, San Michele, Madonna delle Grazie e Santa Ruche, tutte edificate nel Seicento secondo lo stile barocco popolaresco.
La natura interessa qualunque angolo dell’hinterland, fruibile percorrendo i vecchi sentieri calcati al tempo dai carbonai e oggi emozionanti strade da vivere a piedi, a cavallo o in bicicletta incontrando attrazioni che si contraddistinguono come eleganti preziosismi, parliamo della cascata S’Illorai fra i dirupi e il fantastico sito archeologico di Romanzesu, villaggio-santuario che occupa una superficie di 7 ettari boschivi, distante dal paese circa 13 km. Il complesso, scoperto negli anni ’80, conta alcune decine di capanne e 5 emergenze monumentali la cui funzione era quasi sicuramente cerimoniale, compresi un tempio a pozzo e un misterioso labirinto. Da anni si lavora per iscrivere il tutto entro i confini di un parco archeologico tutelato e salvaguardato. Tappe fondamentali per gli appassionati di vetuste vestigia le Tombe dei Giganti di Guore e Solle nonché il Santuario della Madonna del Miracolo.
Il Museo della Civiltà Contadina e Pastorale e il Museo Multimediale del Canto a Tenores raccontano rispettivamente le radici e il folklore di Bitti: il primo è un viaggio nella memoria e nella storia che include utensili d’uso quotidiano e strumenti usati nell’agricoltura, un’esposizione ospitata in un caratteristico edificio con scale in granito e pavimenti e soffitti in legno, stabile del quartiere Monte Mannu. È interessante indagare altre sezioni museali che riguardano vecchie botteghe e mestieri caduti oramai nell’oblio del tempo, le tecniche di tessitura e l’arredamento autoctono.
Il secondo museo è il frutto di secolari studi sulla polifonia dell’isola e la musica interpretata con una modalità canora unica (il canto a tenore è dichiarato dall’UNESCO “Patrimonio intangibile dell’umanità”). In una delle sale è stato installato un sistema di totem atto a riprodurre le 4 principali voci corali: bassu, contra, boche e mesu boche. Nel borgo sono due i gruppi che tengono vive le consuetudini antiche, i Tenores de Bitti Remunnu ‘e Locu e i Tenores di Bitti Mialinu Pira.
Bitti e soprattutto la sua cucina hanno molto da dire, perché ogni prelibatezza gastronomica corrisponde a un tassello di tradizione in cui molti protagonisti convivono, dal pane carasau famoso in tutto il mondo ai formaggi pecorini e caprini passando da carni gustose, il maialino sardo e la salsiccia accompagnata da ottimi vini.
Usanza curata nei minimi dettagli, Su Nenneddu è l’evento organizzato dal Coro Polifonico Oches de s’Annossata: vede sfilare per le strade del paese il simulacro del Bambin Gesù, al quale gli abitanti di Bitti rendono omaggio cantando e gustando dolci e vini. Tra i tanti appuntamenti non si perda il Carnevale Bittese, grande sfilata in costume tradizionale. A parteciparvi sono le delegazioni di tutti i rioni bittesi, ovvero i Sos ichinatos, in totale 65. Lo spettacolo di colori che ne consegue incanta gli spettatori insieme alle bellezze del borgo, splendide fanciulle chiamate a sfilare per offrire ulteriore ricchezza a una kermesse straordinaria nel suo genere. Le Cortes de Natale vanno in scena nel periodo dell’Avvento.
Questo borgo è Bitti, paese di 3.000 abitanti che sfrutta agevolmente il territorio d’insorgenza disponendosi ad anfiteatro intorno a un nucleo storico attorniato di case e nel quale si assiepano tante antichissime costruzioni in pietra, in armonia con le oltre venti chiese atte a testimoniare una profonda fede religiosa della popolazione locale. Capofila dello stuolo sacro è la Chiesa di San Giorgio, seguita dalle chiese della Madonna della Pietà, San Michele, Madonna delle Grazie e Santa Ruche, tutte edificate nel Seicento secondo lo stile barocco popolaresco.
Storia
Come tante aree dell’isola, anche quella relativa a Bitti venne antropizzata molti secoli fa, nel 3.000 a.C. e addirittura prima, con i Balari che precedettero i Romani per poi esserne assoggettati. Nel Medioevo nacque l’insediamento urbano sotto l’egida del Giudicato di Gallura, successivamente sopraggiunse il dominio pisano, antecedente il Giudicato di Logudoro e la definitiva abolizione del feudalesimo. Leggenda vuole che il nome derivi dal sardo sa bitta, con cui si indica la cerbiatta uccisa da un cacciatore mentre si abbeverava alla fonte che dovrebbe ora essere la Fontana de Su Cantaru.Cosa vedere a Bitti
Il passato si è scolpito dentro e fuori Bitti lasciando tracce inconfondibili che rimandano perciò a un’antichità tangibile, di spessore. L’ambiente qui si è fuso con le creazioni arcaiche, le sculture granitiche, la suggestiva ricchezza del paesaggio dominante. L’oasi del Littos riassume buona parte di questo concetto, un lembo di macchia mediterranea che ammalia per la freschezza dei suoi piccoli laghi, la lussureggiante vegetazione e l’imponente Monte Tepilora identificabile grazie alla sua peculiare forma triangolare.La natura interessa qualunque angolo dell’hinterland, fruibile percorrendo i vecchi sentieri calcati al tempo dai carbonai e oggi emozionanti strade da vivere a piedi, a cavallo o in bicicletta incontrando attrazioni che si contraddistinguono come eleganti preziosismi, parliamo della cascata S’Illorai fra i dirupi e il fantastico sito archeologico di Romanzesu, villaggio-santuario che occupa una superficie di 7 ettari boschivi, distante dal paese circa 13 km. Il complesso, scoperto negli anni ’80, conta alcune decine di capanne e 5 emergenze monumentali la cui funzione era quasi sicuramente cerimoniale, compresi un tempio a pozzo e un misterioso labirinto. Da anni si lavora per iscrivere il tutto entro i confini di un parco archeologico tutelato e salvaguardato. Tappe fondamentali per gli appassionati di vetuste vestigia le Tombe dei Giganti di Guore e Solle nonché il Santuario della Madonna del Miracolo.
Il Museo della Civiltà Contadina e Pastorale e il Museo Multimediale del Canto a Tenores raccontano rispettivamente le radici e il folklore di Bitti: il primo è un viaggio nella memoria e nella storia che include utensili d’uso quotidiano e strumenti usati nell’agricoltura, un’esposizione ospitata in un caratteristico edificio con scale in granito e pavimenti e soffitti in legno, stabile del quartiere Monte Mannu. È interessante indagare altre sezioni museali che riguardano vecchie botteghe e mestieri caduti oramai nell’oblio del tempo, le tecniche di tessitura e l’arredamento autoctono.
Il secondo museo è il frutto di secolari studi sulla polifonia dell’isola e la musica interpretata con una modalità canora unica (il canto a tenore è dichiarato dall’UNESCO “Patrimonio intangibile dell’umanità”). In una delle sale è stato installato un sistema di totem atto a riprodurre le 4 principali voci corali: bassu, contra, boche e mesu boche. Nel borgo sono due i gruppi che tengono vive le consuetudini antiche, i Tenores de Bitti Remunnu ‘e Locu e i Tenores di Bitti Mialinu Pira.
Bitti e soprattutto la sua cucina hanno molto da dire, perché ogni prelibatezza gastronomica corrisponde a un tassello di tradizione in cui molti protagonisti convivono, dal pane carasau famoso in tutto il mondo ai formaggi pecorini e caprini passando da carni gustose, il maialino sardo e la salsiccia accompagnata da ottimi vini.
Eventi, sagre e manifestazioni
Le occasioni per assaporare queste perle coincidono con numerosi eventi e manifestazioni, ricorrenze quali la Festa di Sant’Antonio Abate il 16 gennaio e i suoi tanti falò accesi davanti alle chiese di San Giorgio e del Santissimo Salvatore. Il periodo pasquale, molto sentito, inanella alcuni momenti veramente emozionanti, tanti riti della Settimana Santa, S’iscavamentu e S’incontru. La Festa patronale di San Giorgio Martire cade ogni anno il 23 aprile, mentre la seconda e terza domenica di maggio sono riservate a omaggiare per un periodo di 12 giorni l’Annunziata nell’omonimo Santuario.Usanza curata nei minimi dettagli, Su Nenneddu è l’evento organizzato dal Coro Polifonico Oches de s’Annossata: vede sfilare per le strade del paese il simulacro del Bambin Gesù, al quale gli abitanti di Bitti rendono omaggio cantando e gustando dolci e vini. Tra i tanti appuntamenti non si perda il Carnevale Bittese, grande sfilata in costume tradizionale. A parteciparvi sono le delegazioni di tutti i rioni bittesi, ovvero i Sos ichinatos, in totale 65. Lo spettacolo di colori che ne consegue incanta gli spettatori insieme alle bellezze del borgo, splendide fanciulle chiamate a sfilare per offrire ulteriore ricchezza a una kermesse straordinaria nel suo genere. Le Cortes de Natale vanno in scena nel periodo dell’Avvento.