Gesico (Sardegna): visita al comune della Trexenta
Gesico, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Gesico dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
È antico, piccolo ed è un vero gioiello che sa coniugare i più begli aspetti della locale realtà sarda. Gesico depone tutta la sua incontrovertibile bellezza rurale nell’iridescente Valle del Rio Mannu, adombrata dalla possanza rocciosa del Monte San Mauro entro la sub regione nota come Trexenta fra i confini del sud Sardegna.
Questo paese non arriva a 1.000 abitanti e questo dato demografico lo caratterizza più come villaggio che la storia ha voluto così magnanimamente conservare insieme a tutti quei nuraghi che ne tempestano lo sfondo paesaggistico tratteggiando il viatico archeologico imperante sull’intera superficie isolana. I pianori e le docili colline formano un tessuto dove l’agricoltura ha attecchito perfettamente nell’arco di molti secoli di agreste attività riuscendo peraltro a preservare gli elementi propri di un Sito d’Interesse Comunitario che cinge a sé la biodiversità e l’eterogeneità delle specie floro-faunistiche. Facile rendersi conto, contro ogni aspettativa, che il territorio in questione non va immaginato come una steppa accaldata dal sole né un secco fazzoletto di terra: la Trexenta è invece un bel comprensorio e Gesico vi si tuffa godendo di ogni aspetto positivo.
La struttura n° 2 è la Parrocchiale di Santa Giusta, figlia del Cinquecento la cui facciata mostra un’esplicita veste romanica e un campanile che fedelmente riproduce lo stile pisano sebbene l’interno chiesa mantenga i connotati dell’ambiente gotico-aragonese ospitante ben otto altari barocchi in marmo policromo più ovviamente il maggiore fiancheggiato da sontuose opere d’arte, di cui fa parte il crocifisso ligneo che lo sovrasta, il Cristo Nero.
La Chiesa di Sant’Amatore è stata nominata nel 1995 santuario nazionale, l’impianto primigenio appartiene al XII secolo e l’interno serba nell’ordine un sarcofago marmoreo d’epoca tardo-romana e le reliquie di Sant’Amatore deposte in un’urna d’argento.
Da vedere assolutamente la Chiesa di Santa Maria d’Itria, duecentesca. Per arrivare a 7 occorre contare anche i resti delle chiese di San Rocco, Santa Lucia con annessa necropoli tardo-punica e San Sebastiano. Ci troviamo in aperta campagna e di questo occorre approfittare per esplorare un po’ di passato sparso, rappresentato con vigore dal nuraghe Sitziddiri.
Nel centro storico ch’è poi la parte più intima del borgo si possono ammirare ovunque degli artistici murales che vivacizzano le piccole strade e i vicoletti.
Questo paese non arriva a 1.000 abitanti e questo dato demografico lo caratterizza più come villaggio che la storia ha voluto così magnanimamente conservare insieme a tutti quei nuraghi che ne tempestano lo sfondo paesaggistico tratteggiando il viatico archeologico imperante sull’intera superficie isolana. I pianori e le docili colline formano un tessuto dove l’agricoltura ha attecchito perfettamente nell’arco di molti secoli di agreste attività riuscendo peraltro a preservare gli elementi propri di un Sito d’Interesse Comunitario che cinge a sé la biodiversità e l’eterogeneità delle specie floro-faunistiche. Facile rendersi conto, contro ogni aspettativa, che il territorio in questione non va immaginato come una steppa accaldata dal sole né un secco fazzoletto di terra: la Trexenta è invece un bel comprensorio e Gesico vi si tuffa godendo di ogni aspetto positivo.
Cosa vedere a Gesico
La ricchezza non si limita all’ambito naturalistico, perché qui la cultura popolare e l’antropizzazione hanno fatto pienamente il loro corso facendo sorgere piccole meraviglie specialmente nello sfumato contesto architettonico. Gesico, a tal proposito, è soprannominato “il paese delle sette chiese” poiché all’alba della sua esistenza si presentavano agli avventori sette edifici religiosi. Tra questi spiccano oggi composite costruzioni come la Chiesa di San Mauro, di edificazione seicentesca ma rispettosa del vecchio impianto risalente al XIII secolo.La struttura n° 2 è la Parrocchiale di Santa Giusta, figlia del Cinquecento la cui facciata mostra un’esplicita veste romanica e un campanile che fedelmente riproduce lo stile pisano sebbene l’interno chiesa mantenga i connotati dell’ambiente gotico-aragonese ospitante ben otto altari barocchi in marmo policromo più ovviamente il maggiore fiancheggiato da sontuose opere d’arte, di cui fa parte il crocifisso ligneo che lo sovrasta, il Cristo Nero.
La Chiesa di Sant’Amatore è stata nominata nel 1995 santuario nazionale, l’impianto primigenio appartiene al XII secolo e l’interno serba nell’ordine un sarcofago marmoreo d’epoca tardo-romana e le reliquie di Sant’Amatore deposte in un’urna d’argento.
Da vedere assolutamente la Chiesa di Santa Maria d’Itria, duecentesca. Per arrivare a 7 occorre contare anche i resti delle chiese di San Rocco, Santa Lucia con annessa necropoli tardo-punica e San Sebastiano. Ci troviamo in aperta campagna e di questo occorre approfittare per esplorare un po’ di passato sparso, rappresentato con vigore dal nuraghe Sitziddiri.
Nel centro storico ch’è poi la parte più intima del borgo si possono ammirare ovunque degli artistici murales che vivacizzano le piccole strade e i vicoletti.