Bryce Canyon National Park (Utah): visita al parco e le sue hoodoos
Bryce Canyon, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Bryce Canyon dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Il Bryce Canyon National Park è un avvincente parco nazionale americano situato nella parte sud-occidentale del paese, all’interno dello stato dello Utah e nei pressi del confine con l’Arizona. Il parco, gestito da uno dei più importanti enti del settore, il National Park Service, si estende per quasi 15.000 ettari di superficie intorno al celebre Bryce Canyon che, nonostante il nome possa trarre in inganno, non è propriamente un canyon, ma bensì una specie di gigantesco anfiteatro generatosi dall’erosione della parte orientale dell’altopiano Paunsaugunt. L’altitudine media è piuttosto elevata ed in generale il parco si sviluppa a quote comprese tra 2400 e 2700 metri, ragion per cui buona parte della flora, ma anche della fauna, che vive all’interno dell’area protetta presenta caratteristiche ed i requisiti tipici di un clima rigido.
Occupata già a partire dalla fine dell’era glaciale, quando tribù preistoriche utilizzavano quest’area per procacciarsi il cibo, la zona del Bryce Canyon National Park ha visto succedersi numerosi occupanti nel corso della storia. Testimonianze abbastanza chiare e certe si hanno sui secoli di occupazione da parte degli indiani Paiute, che tuttavia non vi si insediarono mai in maniera permanente, anche se i primi veri e propri colonizzatori del canyon furono i mormoni, che vi stabilirono a partire dal 1850. Ebenezer Bryce e la sua famiglia sono passati alla storia come gli ideali fondatori del primo centro abitato ufficialmente riconosciuto, Clifton, sorto nel 1874 nel luogo in cui si intersecano il fiume Paria con Henrieville Creek. L’istituzione del parco avvenne il 25 febbraio 1928, quattro anni dopo l’approvazione da parte del Congresso della costituzione del Parco nazionale dello Utah, con la quale si invitava il governo statale ad acquistare tutti i terreni limitrofi al Bryce Canyon così da poterli tutelare tramite la creazione del parco. La persona che più si impegnò per raggiungere tale obiettivo fu J.W. Humphrey, supervisore del servizio forestale locale, grazie al quale l’opinione pubblica e le amministrazioni cominciarono a interessarsi al problema. Un altro anno importante per la storia del Bryce Canyon National Park è il 1931, durante il quale, in seguito all’intervento in prima persona del presidente Hoover, l’estensione del parco venne ampliata agli attuali 14.500 ettari.
L’immagine più conosciuta del Bryce Canyon National Park è senza dubbio quella che ritrae le sue spettacolari guglie, i cosiddetti hoodoos, frutto dell’erosione da parte degli agenti atmosferici come pioggia, vento e ghiaccio nei confronti delle rocce sedimentarie lacustri e fluviali. Questi pinnacoli, la cui altezza varia da un minimo di 1,70 a un massimo di 30 metri, sono composti da una particolare tipologia di roccia chiamata Formazione Claron, un composto roccioso nel quale si riscontra la presenza di arenaria, siltite e calcare. Meravigliose sono le calde tonalità che vanno dal rosso all’arancione fino al rosa che assumono le rocce in base alla luce.
Altre originali composizioni rocciose scolpite dalla millenaria erosione atmosferica sono le pinne e gli archi. Le prime sono stretti muri di roccia separati da fratture vere e proprie o sottili giunti, progressivamente ingranditi dalle piogge e dal ghiaccio, che vengono a formare i cosiddetti slot canyon. Alla formazione di queste enormi fenditure ha concorso anche l’attività sismica che ha imperversato per millenni in una regione attraversata dalle faglie di Paunsaugunt e di Ruby, attualmente dormienti, ma anticamente demiurghi dei giunti più profondi e quindi spettacolari del parco. Gli archi o finestre sono invece fori naturali che si generano lungo le fratture delle pareti di roccia più sottili. Queste bucature, per essere considerate tali, devono possedere un diametro all’intradosso di almeno 90 centimetri. Il più grande arco attualmente presente all’interno del Bryce Canyon National Park è il Natural Bridge, generatosi praticamente a metà della strada principale con la quale si è soliti visitare il parco, anche se in realtà la presenza di questi archi è da aggiornare periodicamente, in quanto la continua erosione degli agenti atmosferici arriva, prima o poi, a provocare il crollo della volta superiore e la conseguente trasformazione di un arco in un hoodoo. Meno spettacolare delle precedenti conformazioni, ma di grande valore storico e scientifico, è il Grand Staircase, una gigantesca sequenza di strati sedimentari che si estende dal Bryce Canyon National Park fino al Parco Nazionale di Zion, andando ad interessare marginalmente anche il Grand Canyon.
Una volta raggiunto il parco ci si potrà incamminare lungo alcuni dei numerosi sentieri che lo attraversano, diversi tra loro sia in lunghezza che in difficoltà. Tra i più interessanti e suggestivi spiccano: il Rim Trail, che con i suoi 17,7 chilometri è anche uno dei più lunghi, un percorso abbastanza semplice grazie al quale si potranno ammirare gli hoodoos dall’alto; il Queen’s Garden, un sentiero di quasi 3 chilometri che permette di accedere al canyon in relativa tranquillità; il Navajo Trail, lungo 2,2 chilometri ma leggermente più difficile del precedente, con il quale si scende nell’anfiteatro e si possono vedere Two Bridges, Thors Hammer e il Wall Street; lo Swamp Canyon Trail, piuttosto lungo e difficile, con 7,2 chilometri di sentiero attraverso una delle aree meno conosciute del parco; il Riggs Spring Loop, lungo 14,2 chilometri e molto difficile a causa della ripidezza di molti tratti che attraversano incantevoli foreste di pini e abeti nei pressi di una fonte sorgiva; e l’Under-The-Rim Trail che, anche a causa dei suoi 36,9 chilometri di lunghezza, risulta forse il più difficile in assoluto. Vi sono inoltre determinate strade alle quali è consentito accedere a cavallo o in mountain-bike. Per avere delucidazioni a riguardo ci si deve recare al centro informazioni, aperto come il parco tutti i giorni dell’anno tranne che per Natale e il Ringraziamento.
Il clima è marcatamente influenzato dall’altitudine e dalla particolare collocazione geografica del parco, situato in una regione arida e desertica. Questo quadro abbastanza complesso comporta, oltre a precipitazioni abbastanza scarse che a stento raggiungono i 400 mm di pioggia all’anno, un notevole sbalzo termico tra estate e inverno. Se si vanno ad analizzare gennaio e luglio, i mesi rispettivamente più freddo e caldo, si nota come la media delle massime passi da 4 a 28 gradi, mentre la minima da -13 a 9 gradi. Uno degli aspetti più positivi del clima della zona riguarda il tasso di umidità, perennemente molto basso.
Come arrivare? Per quanto riguarda i trasporti, l’aeroporto più vicino è il Cedar City Regional Airport, un centinaio di chilometri a est del parco e pochi chilometri a nord del centro abitato, lambito anche dall’autostrada interstatale I-15, una delle più importanti arterie carrabili dello stato. Per arrivare sino alle porte del parco bisogna poi immettersi nella UT-14.
Occupata già a partire dalla fine dell’era glaciale, quando tribù preistoriche utilizzavano quest’area per procacciarsi il cibo, la zona del Bryce Canyon National Park ha visto succedersi numerosi occupanti nel corso della storia. Testimonianze abbastanza chiare e certe si hanno sui secoli di occupazione da parte degli indiani Paiute, che tuttavia non vi si insediarono mai in maniera permanente, anche se i primi veri e propri colonizzatori del canyon furono i mormoni, che vi stabilirono a partire dal 1850. Ebenezer Bryce e la sua famiglia sono passati alla storia come gli ideali fondatori del primo centro abitato ufficialmente riconosciuto, Clifton, sorto nel 1874 nel luogo in cui si intersecano il fiume Paria con Henrieville Creek. L’istituzione del parco avvenne il 25 febbraio 1928, quattro anni dopo l’approvazione da parte del Congresso della costituzione del Parco nazionale dello Utah, con la quale si invitava il governo statale ad acquistare tutti i terreni limitrofi al Bryce Canyon così da poterli tutelare tramite la creazione del parco. La persona che più si impegnò per raggiungere tale obiettivo fu J.W. Humphrey, supervisore del servizio forestale locale, grazie al quale l’opinione pubblica e le amministrazioni cominciarono a interessarsi al problema. Un altro anno importante per la storia del Bryce Canyon National Park è il 1931, durante il quale, in seguito all’intervento in prima persona del presidente Hoover, l’estensione del parco venne ampliata agli attuali 14.500 ettari.
L’immagine più conosciuta del Bryce Canyon National Park è senza dubbio quella che ritrae le sue spettacolari guglie, i cosiddetti hoodoos, frutto dell’erosione da parte degli agenti atmosferici come pioggia, vento e ghiaccio nei confronti delle rocce sedimentarie lacustri e fluviali. Questi pinnacoli, la cui altezza varia da un minimo di 1,70 a un massimo di 30 metri, sono composti da una particolare tipologia di roccia chiamata Formazione Claron, un composto roccioso nel quale si riscontra la presenza di arenaria, siltite e calcare. Meravigliose sono le calde tonalità che vanno dal rosso all’arancione fino al rosa che assumono le rocce in base alla luce.
Altre originali composizioni rocciose scolpite dalla millenaria erosione atmosferica sono le pinne e gli archi. Le prime sono stretti muri di roccia separati da fratture vere e proprie o sottili giunti, progressivamente ingranditi dalle piogge e dal ghiaccio, che vengono a formare i cosiddetti slot canyon. Alla formazione di queste enormi fenditure ha concorso anche l’attività sismica che ha imperversato per millenni in una regione attraversata dalle faglie di Paunsaugunt e di Ruby, attualmente dormienti, ma anticamente demiurghi dei giunti più profondi e quindi spettacolari del parco. Gli archi o finestre sono invece fori naturali che si generano lungo le fratture delle pareti di roccia più sottili. Queste bucature, per essere considerate tali, devono possedere un diametro all’intradosso di almeno 90 centimetri. Il più grande arco attualmente presente all’interno del Bryce Canyon National Park è il Natural Bridge, generatosi praticamente a metà della strada principale con la quale si è soliti visitare il parco, anche se in realtà la presenza di questi archi è da aggiornare periodicamente, in quanto la continua erosione degli agenti atmosferici arriva, prima o poi, a provocare il crollo della volta superiore e la conseguente trasformazione di un arco in un hoodoo. Meno spettacolare delle precedenti conformazioni, ma di grande valore storico e scientifico, è il Grand Staircase, una gigantesca sequenza di strati sedimentari che si estende dal Bryce Canyon National Park fino al Parco Nazionale di Zion, andando ad interessare marginalmente anche il Grand Canyon.
Una volta raggiunto il parco ci si potrà incamminare lungo alcuni dei numerosi sentieri che lo attraversano, diversi tra loro sia in lunghezza che in difficoltà. Tra i più interessanti e suggestivi spiccano: il Rim Trail, che con i suoi 17,7 chilometri è anche uno dei più lunghi, un percorso abbastanza semplice grazie al quale si potranno ammirare gli hoodoos dall’alto; il Queen’s Garden, un sentiero di quasi 3 chilometri che permette di accedere al canyon in relativa tranquillità; il Navajo Trail, lungo 2,2 chilometri ma leggermente più difficile del precedente, con il quale si scende nell’anfiteatro e si possono vedere Two Bridges, Thors Hammer e il Wall Street; lo Swamp Canyon Trail, piuttosto lungo e difficile, con 7,2 chilometri di sentiero attraverso una delle aree meno conosciute del parco; il Riggs Spring Loop, lungo 14,2 chilometri e molto difficile a causa della ripidezza di molti tratti che attraversano incantevoli foreste di pini e abeti nei pressi di una fonte sorgiva; e l’Under-The-Rim Trail che, anche a causa dei suoi 36,9 chilometri di lunghezza, risulta forse il più difficile in assoluto. Vi sono inoltre determinate strade alle quali è consentito accedere a cavallo o in mountain-bike. Per avere delucidazioni a riguardo ci si deve recare al centro informazioni, aperto come il parco tutti i giorni dell’anno tranne che per Natale e il Ringraziamento.
Il clima è marcatamente influenzato dall’altitudine e dalla particolare collocazione geografica del parco, situato in una regione arida e desertica. Questo quadro abbastanza complesso comporta, oltre a precipitazioni abbastanza scarse che a stento raggiungono i 400 mm di pioggia all’anno, un notevole sbalzo termico tra estate e inverno. Se si vanno ad analizzare gennaio e luglio, i mesi rispettivamente più freddo e caldo, si nota come la media delle massime passi da 4 a 28 gradi, mentre la minima da -13 a 9 gradi. Uno degli aspetti più positivi del clima della zona riguarda il tasso di umidità, perennemente molto basso.
Come arrivare? Per quanto riguarda i trasporti, l’aeroporto più vicino è il Cedar City Regional Airport, un centinaio di chilometri a est del parco e pochi chilometri a nord del centro abitato, lambito anche dall’autostrada interstatale I-15, una delle più importanti arterie carrabili dello stato. Per arrivare sino alle porte del parco bisogna poi immettersi nella UT-14.
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