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Visitare la Bologna sotterranea

Tra torri, chiese e palazzi storici, esplorare Bologna con il naso all’insù viene del tutto naturale. Chi l’ha detto però che la città si sviluppa soltanto in direzione verticale? Se abbassiamo lo sguardo verso terra scopriamo che là dove il sole non batte si cela un mondo misterioso, fatto di canali, rifugi e scavi archeologici, difficile da immaginare passeggiando per le strade della città.
Bologna offre ben 5 possibilità di osservarla da un punto di vista insolito, e approfondire alcuni aspetti del suo passato più o meno recente.

1. Gli scavi archeologici di Salaborsa


La biblioteca Salaborsa non è soltanto uno dei poli culturali più importanti di Bologna; questa struttura in vetro e ghisa, costruita a fine Ottocento, è anche custode di un notevole patrimonio archeologico. Se ne accorge subito il visitatore che, entrando, dirige lo sguardo verso il basso: il pavimento in cristallo di Salaborsa lascia infatti intravedere gli scavi archeologici sottostanti, meravigliosa testimonianza di varie epoche e destinazioni d’uso del luogo. Aggirandovi tra le rovine di antichi edifici (con ingresso ad offerta libera) scoprirete che al di sotto di Salaborsa si trovava in passato una grande basilica civile romana, risalente al II secolo a.C., i cui resti sono tuttora visibili. Sono state rinvenute inoltre tracce di abitazioni medievali e di una cisterna costruita nel Cinquecento, quando l’area dell’attuale biblioteca era adibita a Orto Botanico. Strato per strato, visitare gli scavi di Salaborsa sarà come sfogliare un libro di storia locale.

2. I canali di Bologna


Un altro modo di visitare Bologna “dal basso”, per alcuni forse inaspettato, è calarsi nel letto dei suoi canali sotterranei. Se avete sbirciato attraverso la Finestrella di via Piella ne avrete già visto uno, il Reno, che come gli altri 4 canali di Bologna (Navile, Savena, Cavaticcio e delle Moline) attraversano la città grazie ad un’opera di deviazione del fiume Reno e del torrente Savena avvenuta nel Medioevo. Per portare acqua in una città priva di corsi naturali, tra il XII e il XVI secolo si creò una rete di canali artificiali che consentisse da un lato di disporre di riserve idriche, dall’alto di alimentare il commercio della seta e del grano. Oggi i canali ci sono ancora ma purtroppo sono stati coperti; solo alcuni tratti sono rimasti visibili. La buona notizia, però, è che il Consorzio Canali di Bologna una volta all’anno li mette in secca per le ordinarie operazioni di manutenzione e pulizia, e con l’occasione organizza alcune visite guidate molto suggestive nei sotterranei, lungo il corso del canale Reno.

Una storia a parte merita il Torrente Aposa, l'unico corso d'acqua naturale di Bologna che percorre la città da sud a nord. Come nel caso dei canali artificiali, anche l'Aposa fu sfruttato per scopi produttivi, prima che il mutamento degli interessi cittadini lo trasformasse in un collettore di acque reflue. Tombato nei secoli scorsi, tra il 1997 e il 2000 il torrente ha subito un processo di bonifica parziale che ha portato all'apertura di due ingressi in Piazza Minghetti e Piazza San Martino, con accesso diretto all'alveo del fiume e all'intradosso del ponte romano sotto via Rizzoli, che consentiva il passaggio della via Emilia sopra al corso d'acqua (oggi purtroppo chiuso al pubblico).

3. I rifugi antiaerei



Oltre a preservare i resti di un lontano passato e a nascondere una rete di canali artificiali, i sotterranei di Bologna ospitano anche le tracce di eventi più vicini a noi: ci riferiamo ai rifugi e le gallerie antiaeree della Seconda Guerra Mondiale. Per proteggersi dalle bombe lanciate dagli Alleati nei primi anni ‘40 del Novecento, i bolognesi costruirono centinaia di ricoveri, gallerie e rifugi sia di natura pubblica che privata. Camminando per il centro storico, è facile imbattersi ancora oggi nella segnaletica utilizzata per evidenziare la presenza di tali ambienti sotterranei, basta cercare una delle tante “R” nere su campo bianco dipinte su pilastri e facciate dei palazzi, oppure ancora le “US” (uscite di sicurezza) o le “I” di idranti.
Attualmente i rifugi sono chiusi al pubblico. Tuttavia, per visitarli è possibile partecipare a uno dei tour organizzati dall’Associazione Amici delle Acque e dei Sotterranei di Bologna, specializzata nella valorizzazione di ambienti sotterranei; in alternativa ci si può recare sotto al Pincio, il colle su cui sorge il Parco della Montagnola. In questi spazi si trovano oggi i negozi della velostazione Dynamo, ospitati all’interno di un ex rifugio antiaereo che assieme alla vicina ghiacciaia del XIV secolo (oggi trasformata in un ristorante) formavano uno dei ricoveri più grandi della città, in grado di offrire riparo fino a 2500 persone. Da vedere in occasione di mostre ed eventi, quando i lunghi tunnel di Dynamo vengono aperti al pubblico e illuminati, creando giochi di luce e ombre e atmosfere molto suggestive.

4. Le tre cripte di Bologna


Ecco un’altra faccia poco conosciuta della città. Le cripte sono ambienti sotterranei per eccellenza, naturalmente oscuri e per questo vagamente misteriosi; non a caso il termine stesso deriva dal greco “nascondere, celare”. Se l’idea di conoscerne tutti i segreti vi stuzzica vi consigliamo di fare un salto a visitare la Cripta di Santo Stefano, quella di San Zama e la cripta della Chiesa dei Santi Vitale e Agricola in Arena.
L’importanza di questi luoghi è legata in particolare alle reliquie e alle sepolture dei primi vescovi bolognesi che custodiscono o custodivano in passato; la Cripta di San Zama, ad esempio, ha la particolarità di aver accolto le spoglie di tutti i vescovi cittadini fino all’VIII-IX secolo, mentre nella cripta della Chiesa del Crocifisso, all’interno del complesso di Santo Stefano, si trovano i resti dei protomartiri Vitale e Agricola, uno schiavo e il suo padrone martirizzati a Bologna all’inizio del IV secolo. In quest’ultima, leggenda vuole che sorga una colonna della stessa altezza di Gesù Cristo (1.70m), trasportata fin qui dalla Terrasanta per opera di Petronio, il santo patrono di Bologna,. Al di sotto della Chiesa dei Santi Vitale e Agricola in Arena, invece, si trova un’antica cripta romanica a tre absidi semicircolari, che dopo gli espropri napoleonici venne trasformata in una grotta con finte stalattiti facente parte della dimora privata dei coniugi Martinetti.
Non tutte le cripte sono aperte al pubblico negli orari di visita delle chiese; tuttavia, per visitarle potete partecipare al tour delle tre cripte di Bologna.

5. Conserva di Valverde o Bagni di Mario


Infine, i Bagni di Mario. Nonostante il nome “termale”, questo luogo non ha nulla a che fare con la salus per aquam romana: la dicitura deriva dalla errata attribuzione ottocentesca della Conserva, identificata con un centro termale risalente all’epoca di Caio Mario. In realtà, scendendo al suo interno ci ritroviamo in un ambiente destinato alla raccolta delle acque (da qui il termine Conserva) provenienti dalla collina di Valverde, opera del 1563 di Tommaso Laureti. Dalla Conserva, le acque giungevano sino alla Fontana del Nettuno e alla vicina Fontana Vecchia, sul lato della Salaborsa che dà su via Ugo Bassi, a circa 2 km di distanza. La visita alla Conserva si concentra nella sua sala superiore, di forma ottagonale, dove si respira un’atmosfera rarefatta. Nelle otto piccole vasche che si aprono a raggiera, l’acqua veniva raccolta e depurata, per poi essere incanalata verso il livello inferiore e da lì dirigersi verso le fontane del centro.
Il sito è aperto tutti i giorni (9:30-13:00 e 14:30-18:00), previo acquisto di un biglietto d’ingresso a 5€. È inoltre possibile partecipare a una delle visite guidate organizzate.
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