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Il Duomo di Modena: la sua storia e cosa vedere

Uno dei simboli della Piazza grande, il Duomo di Modena, spettacolare per il suo interno romanico č una delle attrazioni culturali della cittā emiliana.

Il Duomo di Modena è un esempio unico e inestimabile di arte romanica nel mondo oltre che, dal 1997, un monumento riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, insieme alla torre civica Ghirlandina e all’adiacente Piazza Grande.
Costruito per volontà del comitato dei cittadini, formato dagli esponenti delle classi sociali più abbienti, per affermare i valori della comunità modenese del tempo, fu progettato dall’architetto Lanfranco che insieme allo scultore Wiligelmo e, in seguito, ai Maestri Campionesi realizzarono un’opera che tuttora riesce a sorprendere per la sua straordinaria bellezza e particolarità.

Considerato “la casa di San Geminiano” poiché è stato realizzato anche per custodire le spoglie del santo, vescovo e patrono della città, morto nel 397, il Duomo di Modena è tanto caro ai modenesi quanto importante per la storia religiosa dell’intera Emilia e patrimonio culturale di grande interesse per il nostro paese e per tutta Europa.
Impossibile non rimanere profondamente meravigliati dall’imponenza di quest’incredibile costruzione, non importa quanto spesso ci si passi davanti: fermarsi ad ammirare questo splendore è uno dei passatempi preferiti sia dei cittadini modenesi sia dei turisti in visita alla città.

La storia della Cattedrale metropolitana di Modena

La prima pietra per la sua realizzazione fu posata il 9 giugno del 1099. I lavori, per i quali si utilizzarono materiali recuperati da edifici della Mutina romana, iniziarono dalle absidi e procedettero contemporaneamente con la demolizione della cattedrale esistente. Durarono circa 85 anni, dal 1099-1106, anno in cui fu consacrata l’abside maggiore e le reliquie del santo collocate nella cripta. Per la consacrazione definitiva, però, si dovrà aspettare ancora la fine di altri interventi, nel 1184.

Com’è riportato in un codice dell’archivio capitolare, un manoscritto noto come “Relatio”, la scelta dell’architetto Lanfranco non fu casuale ma quasi “provvidenziale”. Questo “mirabile artista”, come qui è descritto, è stato in grado di realizzare un’opera di enorme grandezza e di aprire la strada a una nuova architettura capace d’influenzare l’arte romanica del periodo successivo. L’opera architettonica di Lanfranco è completata e valorizzata dall’armoniosa scultura di Wiligelmo che, insieme ai Maestri Campionesi subentrati in seguito, sono gli artefici delle splendide decorazioni scultorie.

L'esterno del Duomo di Modena

Vi consiglio di iniziare la vostra visita dall’esterno partendo dalla facciata in Corso Duomo per poi proseguire verso Piazza Grande. Guardando la facciata vi accorgerete che è divisa in tre sezioni corrispondenti alle tre navate interne. Un loggiato, poi, prosegue per tutta la larghezza, alleggerendone il peso. Al centro, in alto, il grande rosone, opera dei Maestri Campionesi (insieme alle porte laterali e alla Porta Regia sul lato), fa bella mostra di sé e dà luce all’interno del Duomo.

Sopra le due porte laterali e ai fianchi di quella centrale potrete osservare le quattro lastre dei Rilievi della Genesi opera di Wiligelmo. Una sorta di “bibbia di pietra” in cui si alternano con un ritmo narrativo davvero intenso le storie di Adamo ed Eva e del peccato originale, del sacrificio di Caino e Abele e della costruzione dell’arca di Noè.

Come ben spiega il teologo Augusto Bergamini: “[…] per cogliere appieno il senso di questo capolavoro, alle disposizioni d’animo dell’artista e dello storico si deve aggiungere quella del credente o, almeno, lo sforzo di collocarsi nell’ottica del credente. In realtà il Duomo è, prima di tutto, il segno della vita di fede e di culto della comunità cristiana modenese, che ne ha voluto la costruzione. […] Così l’architettura e la scultura sono poste al servizio della comunità dei credenti […]”.

Questo è particolarmente evidente anche osservando altri dettagli della facciata dove la scultura non si limita ad avere un ruolo puramente decorativo ma, attraverso le riproduzioni tra il sacro e il profano, mostra la spiritualità dell’uomo del tempo illustrandone fede, speranze, paure e dubbi. Molto belle ed efficaci in tal senso sono le sculture presenti sul Portale Maggiore che ritraggono la lotta continua tra il bene e il male, tra fede e peccato, quest’ultimo rappresentato dai leoni - presenti a fianco di tutte le porte - draghi e centauri, spaventosi abitanti di un bosco insidioso che a sua volta vuole simboleggiare le difficoltà che s’incontrano nella vita, durante il nostro cammino sulla terra.
Un cammino che ha da sempre la salvezza come obiettivo finale: ecco che, allora, sugli stipiti del portale, non mancano scene felici di vendemmia e rappresentazioni di patriarchi e profeti che predicono la venuta di Cristo; come se la porta del Duomo fosse il confine tra salvezza e dannazione.

Ora, guardando alla sinistra del Portale Maggiore, poco più in basso del loggiato, troverete una lapide sostenuta dalle due figure profetiche di Enoch ed Elia. Tra le ultime scritte, si può ben scorgere il nome di Wiligelmo: per la prima volta nella storia dell’arte medioevale il nome di un artista è associato alla sua opera. Esiste, poi, anche un'altra iscrizione, questa volta in onore di Lanfranco, su un'altra lapide collocata nell'abside centrale: una vera e propria rarità per il tempo.

Proseguite sul lato del Duomo che si affaccia su Piazza Grande dove si trovano altri due portali: la Porta dei Principi, che riprende la struttura del Portale Maggiore e dà il benvenuto ai fedeli, che si preparano al battesimo, narrando tra le altre la storia di San Geminiano, e la Porta Regia, accesso imponente realizzato dai Maestri Campionesi in un secondo momento. Quest’ultima spicca su tutti gli altri ingressi per la sua architettura piuttosto che per le sue decorazioni.

Se guardate in alto, sopra questo portale, nella loggia, noterete un oggetto davvero curioso a forma d’arco: riuscite a indovinare che cosa è? Credo sia impossibile anche solo immaginarlo… è un grande osso di balena, documentato in Duomo dal 1518, probabilmente ritrovato durante gli scavi e scambiato al tempo per “osso di drago”.

Dato che siete ancora da questo lato, non perdetevi le Metope: otto rilievi (quattro per lato in realtà) – oggi copie degli originali custoditi al Museo Lapidario del Duomo - posti al termine dei contrafforti laterali del tetto, che raffigurano creature fantastiche, dalle sembianze a volte umane a volte no. La più nota è quella de “il Potta”, in origine un ermafrodito seduto a gambe aperte, fino a quando un colpo di fucile sparato dalla piazza non ne ha mutilate le parti maschili.

Superate le absidi, in fondo, andando dall’altro lato vicino all’entrata della Ghirlandina, troverete la Porta della Pescheria, il cui nome deriva da una bottega che al tempo era nelle vicinanze. I sui stipiti sono decorati sia con dodici personaggi, che rappresentano i dodici mesi dell’anno, intenti ai lavori nei campi, sia con alcuni animali al limite tra la realtà e la fantasia, protagonisti di antiche fiabe classiche, che spuntano tra i folti intrecci vegetali. Sull’architrave, infine, c’è una scena della vicenda di Re Artù forse scolpita ancora prima che i racconti tramandati a voce fossero riportati in forma scritta.

Gli interni del Duomo di modena

Una volta entrati nel Duomo c’è ancora tanto da scoprire.
L’interno ha una pianta a tre navate, separate da archi e colonne, con il presbiterio - la parte in cui si trova l’altare – sopraelevato, e sotto la cripta. È probabile che sarete subito colpiti dal contrasto di luce tra dentro e fuori: la luminosa facciata di marmo si contrappone notevolmente con l’ambiente interno, in cui la luce fatica a filtrare. L’atmosfera è solenne, l’architettura imponente, la sensazione è che ogni cosa converga verso il grande crocefisso di legno sospeso sull’altare.

Camminando, potrete ammirare le diverse sculture realizzate in terracotta, tecnica molto diffusa in Emilia, di Antonio Begarelli, artefice del Presepe che trovate nella navata meridionale, e Guido Mazzoni, scultore de “la Madonna della pappa”, situata nella cripta, capolavoro del Rinascimento modenese, chiamata così perché nel gruppo di sculture c’è una serva che soffia su un cucchiaio di minestra per raffreddarla prima di porgerla a Gesù.
Subito all’ingresso, sulla destra, trovate la Cappella Bellincini con i suoi affreschi, sulla sinistra, invece, potrete ammirare la maestosa scultura di terracotta conosciuta con il nome di “Altare delle statuine” di Michele da Firenze. Nella navata centrale c’è il pulpito realizzato da Enrico da Campione e sul presbiterio la statua di San Geminiano, compiuta da Agostino di Duccio, che raffigura il salvataggio di un bambino caduto dalla Ghirlandina e afferrato dal santo per i capelli. Dietro al presbiterio, potete scorgere, ancora, l’edicola originale con San Geminiano, la cui copia è collocata sopra la Porta dei Principi. Molto bello è sicuramente anche il pontile scolpito dai Campionesi, che è formato sia da bassorilievi sia da capitelli. 

Infine, se scendete le scale, avrete accesso alla cripta, dove sono custodite le spoglie del patrono che ogni 31 gennaio vengono mostrate ai fedeli. Qui, per secoli, sono stati sepolti personaggi illustri della storia della città le cui lastre tombali sono collocate sia sul pavimento sia alle pareti.

Come arrivare in Cattedrale

Il Duomo di Modena è in Corso Duomo, in pieno centro di Modena, in una zona a traffico limitato, quindi ci si può arrivare solo a piedi o in autobus. Se arrivate in auto potete parcheggiare a pagamento al Novi Park, in Parco di Piazza d’Armi Novi Sad.

Informazioni utili per visitare il Duomo di Modena

Gli orari di apertura sono:
  • da martedì a domenica e ogni 31 gennaio (giorno del patrono): dalle 7.00 alle 19.00
  • il lunedì dalle 7.00 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19.00
Link utili:
www.duomodimodena.it
www.unesco.modena.it
Info e Accoglienza Turistica: www.visitmodena.it

 Pubblicato da il 02/03/2017 - 27.109 letture - ® Riproduzione vietata

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