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L'isola Tiberina sul Tevere a Roma, fra storia e leggenda

L'Isola Tiberina le cui origini fanno parte di una leggenda con i suoi ospedali e ristoranti racconta la storia pił antica di Roma. Qui c'era il tempio di Esculapio,sostituito dalla Basilica di San Bartolomeo. Qui si trovava la celebre colonna infame.

Tra le mille sorprese che la città di Roma è in grado di regalare al visitatore ve ne è una particolarmente suggestiva: l’isola Tiberina. Sembra strano infatti, ma lungo il Tevere e proprio nel cuore della città, è possibile ammirare un piccolo ma grande gioiello artistico dalla storia millenaria. Il suo stesso nome, Tiberina, deriva dall’antica parola Tiber, cioè Tevere, e questo rivela fin da subito il suo speciale rapporto con il fiume, rafforzato anche dalle curiose leggende sulla sua stessa fondazione.

Secondo gli antichi infatti, l’isola si creò precisamente nel 509 a.C., quando i Romani cacciarono Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma, e dispersero nelle acque del fiume alcuni covoni di grano di sua proprietà, che stipandosi, generarono così la stessa isola. E sempre una leggenda si cela dietro la particolare forma dell’isola, quella di una nave. Si racconta infatti che una tremenda pestilenza colpì la città e che solo l’arrivo a Roma del potente dio della medicina Esculapio, avrebbe potuto porre fine al temibile flagello. Fu così che una delegazione romana, con una grande triremi, salpò verso la città greca di Epidauro per “prendersi” il dio che, trasformato in serpente, salì sulla nave e approdò proprio sull’Isola. I romani capirono così di dover costruire, proprio in quel punto, un grande tempio votato ad Esculapio e all’isola fu data, in ricordo dell’evento, la forma di una nave! Scendendo infatti lungo la banchina, è possibile scorgere dal lato della chiesa di San Bartolomeo, alcuni curiosi blocchi di travertino disposti a formare la prua di una nave, sui quali si trova scolpito il serpente Esculapio.

L’antico santuario di epoca romana oggi non è più visibile, poiché si trova ormai al di sotto della Basilica di San Bartolomeo, ma la sua presenza testimonia di fatto la lunga vocazione ospedaliera dell’intera isola, che ancora oggi infatti, nonostante le sue ridotte dimensioni, ospita ben due ospedali: quello Israelitico e il “Fatebenefratelli”. Il primo è posto all’interno dell’antico monastero francescano, visibile a lato di S. Bartolomeo: trasformato in un ospizio dedicato ai più bisognosi, in epoca moderna, fu utilizzato dagli ebrei del vicino Ghetto come sinagoga durante il periodo di occupazione tedesca. Il secondo invece ha un nome assai curioso e si riferisce direttamente al suo fondatore, San Giovanni di Dio, un frate portoghese che si racconta amasse passeggiare per le vie di Granada, vestito con il solo saio, rivolgendo ai passanti un insolito richiamo: “Fate bene, fratelli”!

Sempre in epoca romana, oltre al tempio di Esculapio, vi erano anche il tempio dedicato a Giove dei Giuramenti – visibile in parte nei sotterranei del Fatebenefratelli - e quello di Fauno, oggi sostituiti dalle chiese di San Bartolomeo all’Isola e di San Giovanni Calibita. Ciò che sull’isola resta invece ancora oggi ben visibile fin dall’epoca romana - pur con gli ovvi successivi rifacimenti - sono i due ponti che collegano l’isola alla terra ferma, Ponte Cestio e Ponte Fabricio. Quest’ultimo è anche detto “ponte dei quattro capi” perché in passato era munito di una serie di erme quadrifronti in marmo, che richiamano il dio Giano, protettore delle porte e dei passaggi: oggi, di questa antica decorazione, restano visibili solo due pilastrini, risparmiati dai lavori di rifacimenti della balaustra del ponte in epoca moderna.

Ma le sorprese che l’isola è in grado di offrire non finisco qui. Da Ponte Fabricio è infatti visibile una bella torre medievale appartenuta alla potente famiglia dei Caetani, detta anche la Torre della Pulzella perché nella muratura fu incastona una incantevole testa marmorea di fanciulla di epoca romana!
Uno degli ultimi monumenti edificati sull’isola è invece l’opera voluta da papa Pio IX nella metà dell’800 e realizzata da Ignazio Jacometti proprio di fronte alla basilica di San Bartolomeo, che andò a sostituire la cosiddetta “colonna infame”, sulla quale veniva affissa una tabella in cui erano indicati i “banditi che nel giorno di Pasqua non partecipavano alla messa eucaristica”. La colonna però fece una brutta fine: nella metà dell’800 infatti si spezzò per l’urto violento di un carro - per sbaglio o volutamente non è dato saperlo - e fu così sostituita dal monumento voluto dal papa che presenta sui quattro lati le statue dei Santi Bartolomeo, Francesco di Assisi, Paolino da Nola e Giovanni di Dio.

L’isola di Roma è quindi un piccolo luogo carico di suggestioni e sorprese, dalla lunga storia e che turisti e romani amano frequentare soprattutto in estate, quando lungo le sue banchine trovano posto stand e locali: tra musica, spettacoli e deliziose pietanze torna così ad essere la vera e unica protagonista  tra le attrazioni di Roma!

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 Pubblicato da il 15/04/2016 - 56.601 letture - ® Riproduzione vietata

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