L'Arco di Augusto a Rimini: il pił antico tra gli archi trionfali romani
La storia dell'Arco Trionfale di Augusto risale al primo secolo avanti Cristo. Si trova in corrispondenza dell'inizio della via Emilia, Durante il medioevo venne aggiunta la merlatura in laterizi.
A lato della sponda dell’Adriatico, sulla destra del fiume Marecchia, dove si incontrano le vie consolari Popilia, Emilia e Flaminia, sorge la città romagnola di Rimini che alla grande importanza storica e monumentale da sempre rivestita nei secoli ha saputo sapientemente unire anche la modernità di quartieri litoranei, con attrezzature d’avanguardia, che da decenni ne fanno una delle stazioni balneari più frequentate di tutt’Europa.
Fra i più prestigiosi centri artistici e culturali d’Italia, si può dire che la fama di Rimini in epoca pre romana e romana così come nel Medioevo, nel Rinascimento e nei tempi più moderni sia stata letteralmente creata dagli importanti monumenti sorti sul suo territorio. Più volte danneggiata da distruzioni, anche seriamente come nell’ultima guerra mondiale, la città è sempre stata ricostruita risorgendo ancora più suggestiva e ricca di testimonianze storiche.
Con il ponte di Tiberio, giunto in perfetto stato di conservazione, l’arco di Augusto è uno dei simboli della città tanto da esserne presente anche nello stemma araldico dove è rappresentato, senza merlature medievali, proprio sopra il ponte di Tiberio e su uno sfondo color argento.
Costruito in onore di Cesare Ottaviano Augusto nel 27 a.C., l’imperatore a cui il Senato consacrò il monumento, l’imponente arco della Rimini di età romana è un insieme di grandiosità e di armonia architettonica, sobrio e solenne al tempo stesso.
Realizzato con blocchi in pietra d’Istria, quello che viene considerato il più antico degli archi romani superstiti giunto sino ai nostri giorni, ha un’altezza di 10,40 metri e una profondità di 4,10 metri con apertura del fornice di quasi 9 metri, mai chiuso poiché la politica di Augusto, in quell’epoca rivolta alla famosa Pax Augustea, non richiedeva la chiusura di porte in quanto non vi era minaccia di attacchi da parte del nemico.
La tradizione vuole che sulla sommità del monumento vi fosse in origine una quadriga in marmo guidata dallo stesso Augusto. Secondo altre fonti invece sulla sommità dell’arco ci sarebbero stati i bronzi dorati da Cartoceto, gruppo equestre di due cavalieri, due cavalli e due donne in piedi che rappresentano l’unico esempio di scultura bronzea dorata di epoca romana.
Negli anni dal 1937 al 1939 alcuni interventi di ristrutturazione rivelarono che l’arco era di fatti una porta urbana collegata sui due fianchi alle mura della città, protetta da due torri a pianta quadrilatera di cui oggi restano le fondamenta assieme ad altre poligonali risalenti ad epoca più tarda. Purtroppo, nonostante i pareri negativi di importanti archeologi, questo sistema murario in gran parte attribuito al III° secolo a.C. venne abbatttuto in maniera avventata privando così la città di una antica e preziosa testimonianza.
Durante il Medioevo l’arco di Augusto, conosciuto anche con il nome di Porta Aurea per la doratura dell’epigrafe dedicatoria, fu smantellato nella parte superiore: questo episodio si fa risalire al 538 quando i greci di Belisario si difesero disperatamente dai goti di Vitige.
La merlatura attuale dell’arco risale al periodo medievale quando la città di Rimini fu sotto i ghibellini; più recentemente invece, in epoca fascista, al monumento fu assegnata la funzione di arco trionfale in quanto con le mura distrutte precedentemente l’arco si trovò ad essere isolato.
La facciata rivolta verso Roma, che è anche la meglio conservata, è impreziosita da belle decorazioni che ornano capitelli, semicolonne corinzie e trabeazione. Sull’attico dell’arco è incisa, anche se in maniera incompleta, l’iscrizione onoraria che recita “Il Senato e il Popolo Romano – all’imperatore Cesare Augusto figlio del Divo Giulio – comandante supremo dell’esercito per la settima volta – console per la settima volta e designato l’ottava, quando la via Flaminia e le altre – celeberrime strade d’Italia per sua deliberazione e volontà furono restaurate”.
Nei pennacchi vicini ai capitelli sono inseriti quattro clipei, due per fronte, in cui sono rappresentati i busti delle divinità tutelari della colonia. Nella fronte dell’arco orientata verso Roma si trovano Giove, a sinistra, con il simbolo del fulmine e Apollo, a destra, protettore della casa augustea con cetra e corvo. Nella parte verso la città di Rimini vi sono invece Nettuno, raffigurato a sinistra, con il tridente, e la Dea Roma a destra con il gladio e un trofeo d’armi.
Nel serraglione al di sopra dell’apertura dell’arco si trova il muso di un toro in rappresentanza della potenza di Roma ma anche a testimonianza di come Rimini fosse diventata colonia romana.
Studi recenti hanno dimostrato che a realizzare l’arco sia stato un architetto del luogo così come la stessa decorazione ornamentale pare sia da attribuirsi a manovalanza artistica locale.
Per raggiungere l’arco di Augusto, che s’innalza maestoso nell’odierno Corso d’Augusto, si può percorrere in auto Via Tripoli per poi proseguire su Via XX Settembre a cui il monumento fa da suggestivo sfondo oppure in bicicletta o a piedi attraversando le piste ciclabili che da Piazza Kennedy si snodano lungo il parco Cervi.
Fra i più prestigiosi centri artistici e culturali d’Italia, si può dire che la fama di Rimini in epoca pre romana e romana così come nel Medioevo, nel Rinascimento e nei tempi più moderni sia stata letteralmente creata dagli importanti monumenti sorti sul suo territorio. Più volte danneggiata da distruzioni, anche seriamente come nell’ultima guerra mondiale, la città è sempre stata ricostruita risorgendo ancora più suggestiva e ricca di testimonianze storiche.
Con il ponte di Tiberio, giunto in perfetto stato di conservazione, l’arco di Augusto è uno dei simboli della città tanto da esserne presente anche nello stemma araldico dove è rappresentato, senza merlature medievali, proprio sopra il ponte di Tiberio e su uno sfondo color argento.
Costruito in onore di Cesare Ottaviano Augusto nel 27 a.C., l’imperatore a cui il Senato consacrò il monumento, l’imponente arco della Rimini di età romana è un insieme di grandiosità e di armonia architettonica, sobrio e solenne al tempo stesso.
Realizzato con blocchi in pietra d’Istria, quello che viene considerato il più antico degli archi romani superstiti giunto sino ai nostri giorni, ha un’altezza di 10,40 metri e una profondità di 4,10 metri con apertura del fornice di quasi 9 metri, mai chiuso poiché la politica di Augusto, in quell’epoca rivolta alla famosa Pax Augustea, non richiedeva la chiusura di porte in quanto non vi era minaccia di attacchi da parte del nemico.
La tradizione vuole che sulla sommità del monumento vi fosse in origine una quadriga in marmo guidata dallo stesso Augusto. Secondo altre fonti invece sulla sommità dell’arco ci sarebbero stati i bronzi dorati da Cartoceto, gruppo equestre di due cavalieri, due cavalli e due donne in piedi che rappresentano l’unico esempio di scultura bronzea dorata di epoca romana.
Negli anni dal 1937 al 1939 alcuni interventi di ristrutturazione rivelarono che l’arco era di fatti una porta urbana collegata sui due fianchi alle mura della città, protetta da due torri a pianta quadrilatera di cui oggi restano le fondamenta assieme ad altre poligonali risalenti ad epoca più tarda. Purtroppo, nonostante i pareri negativi di importanti archeologi, questo sistema murario in gran parte attribuito al III° secolo a.C. venne abbatttuto in maniera avventata privando così la città di una antica e preziosa testimonianza.
Durante il Medioevo l’arco di Augusto, conosciuto anche con il nome di Porta Aurea per la doratura dell’epigrafe dedicatoria, fu smantellato nella parte superiore: questo episodio si fa risalire al 538 quando i greci di Belisario si difesero disperatamente dai goti di Vitige.
La merlatura attuale dell’arco risale al periodo medievale quando la città di Rimini fu sotto i ghibellini; più recentemente invece, in epoca fascista, al monumento fu assegnata la funzione di arco trionfale in quanto con le mura distrutte precedentemente l’arco si trovò ad essere isolato.
La facciata rivolta verso Roma, che è anche la meglio conservata, è impreziosita da belle decorazioni che ornano capitelli, semicolonne corinzie e trabeazione. Sull’attico dell’arco è incisa, anche se in maniera incompleta, l’iscrizione onoraria che recita “Il Senato e il Popolo Romano – all’imperatore Cesare Augusto figlio del Divo Giulio – comandante supremo dell’esercito per la settima volta – console per la settima volta e designato l’ottava, quando la via Flaminia e le altre – celeberrime strade d’Italia per sua deliberazione e volontà furono restaurate”.
Nei pennacchi vicini ai capitelli sono inseriti quattro clipei, due per fronte, in cui sono rappresentati i busti delle divinità tutelari della colonia. Nella fronte dell’arco orientata verso Roma si trovano Giove, a sinistra, con il simbolo del fulmine e Apollo, a destra, protettore della casa augustea con cetra e corvo. Nella parte verso la città di Rimini vi sono invece Nettuno, raffigurato a sinistra, con il tridente, e la Dea Roma a destra con il gladio e un trofeo d’armi.
Nel serraglione al di sopra dell’apertura dell’arco si trova il muso di un toro in rappresentanza della potenza di Roma ma anche a testimonianza di come Rimini fosse diventata colonia romana.
Studi recenti hanno dimostrato che a realizzare l’arco sia stato un architetto del luogo così come la stessa decorazione ornamentale pare sia da attribuirsi a manovalanza artistica locale.
Per raggiungere l’arco di Augusto, che s’innalza maestoso nell’odierno Corso d’Augusto, si può percorrere in auto Via Tripoli per poi proseguire su Via XX Settembre a cui il monumento fa da suggestivo sfondo oppure in bicicletta o a piedi attraversando le piste ciclabili che da Piazza Kennedy si snodano lungo il parco Cervi.