Donnavventura 2011: il bilancio dei primi due mesi di spedizione
Dal Madagascar a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti e in Oman: la spedizione di Donnavventura porta quest’anno il Team alla scoperta dell’Oceano Indiano. Un susseguirsi di esperienze mozzafiato lungo un percorso vario, che darà luogo alla più lunga spedizione della storia del format: da ferragosto alla vigilia di Natale.
Ripercorriamone la prima parte. Tappa iniziale della carovana è il Madagascar, un Paese con realtà ancora arcaiche, con una natura aspra e una vegetazione spesso impenetrabile. Per le neo-reporter l’impatto è forte. La prima giornata in terra malgascia vola velocemente e si chiude con le ragazze che, un po’ affaticate dal viaggio, chiudono gli occhi sognando ciò che vedranno l’indomani.
Si parte dalla capitale Antananarivo, o meglio Tana. La prima mattinata è dedicata alla scoperta degli aspetti più autentici del luogo, con la squadra che si “mescola” alla popolazione locale mentre allestisce bancarelle di ogni tipo. Tutto è davvero emozionante e c’è chi addirittura si commuove, come Margherita.
Al salone Mitsubishi-Sicam, il Team è atteso dal presidente dell’Organizzazione Nazionale del Turismo Malgascio insieme ad altri responsabili e ai vertici della Mitsubishi per una conferenza stampa. Il Team incontra anche il console generale d’Italia in Madagascar, Cinzia Catalfamo, residente a Tana, che racconta la sua esperienza in un’ intervista realizzata da Chiara. La prima isola di avanscoperta è Sainte Marie. Qui il Team è alla ricerca delle balene, insieme a ricercatori osservatori dell’associazione CETA MADA, che opera in queste acque occupandosi dello studio dei cetacei e, in particolare, delle balene, specialmente in questo periodo della riproduzione. La giornata è fortunata e moltissime megattere sono avvistate, fotografate e riprese dalle Donnavventura. Lasciando l’isola di Sainte Marie è davvero giunto il momento di partire alla scoperta del Madagascar. Si saluta la capitale dal Café de la Gare, mentre i Pick up sono pronti, caricati con le casse e tutte le attrezzature. E’ il momento! I motori rombano, le luci dei fari alti si accendono e il lampeggiante dell’auto di scorta avverte che bisogna lasciar passare l’insolito convoglio. Tutti voltano lo sguardo verso la carovana di Donnavventura, attratti anche dai fischi dei poliziotti che bloccano il passaggio ad altri mezzi.
Ora, fuori dalla città, non sono soltanto il paesaggio e la natura che cambiano col passare dei chilometri, ma anche la strada si fa più impervia. Sempre più spesso il Team attraversa ponti malmessi e percorsi sterrati, in cui i pick-up quasi scompaiono circondati da una polvere di terra color rosso acceso. Ed ecco che fra una risaia e l’altra iniziano a spuntare, in tutta la loro maestosità, i primi baobab. La carovana, dopo chilometri e chilometri di pista arriva finalmente a una nuova sosta, un lodge in mezzo al parco Kirindy, dove le Donnavventura si fermano per la notte. È l’occasione per inoltrarsi nel fitto della vegetazione e scorgere un piccolo lemure dalla pelliccia fulva e grandi occhi sgranati. Poco dopo, l’avvistamento è ancor più allettante: ci sono ben tre sifaka sulla sommità di un albero.
La carovana lascia il parco per dirigersi verso la meta successiva, la cittadina di Belo sur Tsiribihina. Si susseguono diversi corsi d’acqua, dove alcune persone si lavano e i bimbi giocano. È impossibile non fermarsi. Lasciata la cittadina di Belo e usciti dal centro abitato è polvere ovunque, anche se un panorama spettacolare sta per affacciarsi, regalando davvero una cartolina mozzafiato: si tratta delle grandi formazioni chiamate Tsingy.
Una successiva e importante tappa è nella località di Andavadoaka, dove si trova un ospedale di fondazione italiana: il Dipartimento Sanitario Vezo gemellato con il S. Orsola Malpighi di Bologna. Chiara si intrattiene con il Dott. Giovanni Mazzoleni, che le spiega come è strutturato l’ospedale, dove lavorano a rotazione moltissimi volontari italiani. Un’iniziativa generosa che va a tamponare, almeno in questa parte meridionale dell’isola, la carenza di infrastrutture mediche del Madagascar.
Ripercorriamone la prima parte. Tappa iniziale della carovana è il Madagascar, un Paese con realtà ancora arcaiche, con una natura aspra e una vegetazione spesso impenetrabile. Per le neo-reporter l’impatto è forte. La prima giornata in terra malgascia vola velocemente e si chiude con le ragazze che, un po’ affaticate dal viaggio, chiudono gli occhi sognando ciò che vedranno l’indomani.
Si parte dalla capitale Antananarivo, o meglio Tana. La prima mattinata è dedicata alla scoperta degli aspetti più autentici del luogo, con la squadra che si “mescola” alla popolazione locale mentre allestisce bancarelle di ogni tipo. Tutto è davvero emozionante e c’è chi addirittura si commuove, come Margherita.
Al salone Mitsubishi-Sicam, il Team è atteso dal presidente dell’Organizzazione Nazionale del Turismo Malgascio insieme ad altri responsabili e ai vertici della Mitsubishi per una conferenza stampa. Il Team incontra anche il console generale d’Italia in Madagascar, Cinzia Catalfamo, residente a Tana, che racconta la sua esperienza in un’ intervista realizzata da Chiara. La prima isola di avanscoperta è Sainte Marie. Qui il Team è alla ricerca delle balene, insieme a ricercatori osservatori dell’associazione CETA MADA, che opera in queste acque occupandosi dello studio dei cetacei e, in particolare, delle balene, specialmente in questo periodo della riproduzione. La giornata è fortunata e moltissime megattere sono avvistate, fotografate e riprese dalle Donnavventura. Lasciando l’isola di Sainte Marie è davvero giunto il momento di partire alla scoperta del Madagascar. Si saluta la capitale dal Café de la Gare, mentre i Pick up sono pronti, caricati con le casse e tutte le attrezzature. E’ il momento! I motori rombano, le luci dei fari alti si accendono e il lampeggiante dell’auto di scorta avverte che bisogna lasciar passare l’insolito convoglio. Tutti voltano lo sguardo verso la carovana di Donnavventura, attratti anche dai fischi dei poliziotti che bloccano il passaggio ad altri mezzi.
Ora, fuori dalla città, non sono soltanto il paesaggio e la natura che cambiano col passare dei chilometri, ma anche la strada si fa più impervia. Sempre più spesso il Team attraversa ponti malmessi e percorsi sterrati, in cui i pick-up quasi scompaiono circondati da una polvere di terra color rosso acceso. Ed ecco che fra una risaia e l’altra iniziano a spuntare, in tutta la loro maestosità, i primi baobab. La carovana, dopo chilometri e chilometri di pista arriva finalmente a una nuova sosta, un lodge in mezzo al parco Kirindy, dove le Donnavventura si fermano per la notte. È l’occasione per inoltrarsi nel fitto della vegetazione e scorgere un piccolo lemure dalla pelliccia fulva e grandi occhi sgranati. Poco dopo, l’avvistamento è ancor più allettante: ci sono ben tre sifaka sulla sommità di un albero.
La carovana lascia il parco per dirigersi verso la meta successiva, la cittadina di Belo sur Tsiribihina. Si susseguono diversi corsi d’acqua, dove alcune persone si lavano e i bimbi giocano. È impossibile non fermarsi. Lasciata la cittadina di Belo e usciti dal centro abitato è polvere ovunque, anche se un panorama spettacolare sta per affacciarsi, regalando davvero una cartolina mozzafiato: si tratta delle grandi formazioni chiamate Tsingy.
Una successiva e importante tappa è nella località di Andavadoaka, dove si trova un ospedale di fondazione italiana: il Dipartimento Sanitario Vezo gemellato con il S. Orsola Malpighi di Bologna. Chiara si intrattiene con il Dott. Giovanni Mazzoleni, che le spiega come è strutturato l’ospedale, dove lavorano a rotazione moltissimi volontari italiani. Un’iniziativa generosa che va a tamponare, almeno in questa parte meridionale dell’isola, la carenza di infrastrutture mediche del Madagascar.
... Pagina 2/2 ...È poi la volta di Salary Bay, un altro angolo di paradiso malgascio dalle acque limpide. Non troppo al largo si avvistano alcune piroghe molto pittoresche e, sulla spiaggia, alcuni bimbi trasportare dei secchi. In seguito, arrivate al Parco di Isalo, le Donnavventura si preparano per fare un’escursione. Prima tappa, una piscina naturale nel bel mezzo dei massicci del parco. Ma quando si ritorna a Tana La giornata tuttavia si conclude come nessuno vorrebbe, il primo “turnover” è stato organizzato per l’indomani con il rientro di Margherita e Jennifer e annunciato un “cartellino giallo” per Giorgia e Veronica.
Altro scorcio che non manca mai è quello delle risaie. Non esiste strada in Madagascar che non sia costeggiata almeno da qualche risaia, persino nel contesto di un altopiano. Il Team si muove poi verso le piantagioni di cacao di Ambanja, in particolare quella di Millot, proprio per scoprire qualcosa di più sulle tecniche di lavorazione e le caratteristiche del cacao malgascio.
Lasciata la piantagione di caffè ad Ankify, ad attendere le Donnavventura c’è una strepitosa barca a vela di 54 piedi: l’Albaricoque, che in spagnolo significa Albicocca. È con questo mezzo d’eccezione che vanno alla scoperta delle isole del nord del Madagascar, a partire dalla più grande: Nosy Be. La fortuna anche stavolta bacia le Donnavventura che, condotte nel luogo dove mesi prima le tartarughe avevano deposto delle uova, ne scorgono i “piccoli” che fanno capolino annaspando fra la sabbia. Ma l’isola di Nosy Iranja non è solo un paradiso per le tartarughe. Nelle sue acque, infatti, si trovano anche moltissimi delfini. Splende il sole su Nosy Be: è la giornata ideale per andare ad Andilana, una delle spiagge più belle dell’isola.
A Nosy Be abita un’ex docente di filosofia di origini napoletane che si chiama Manina Consiglio. Il suo nome ha un significato ben preciso in malgascio, ovvero “nostalgia di una persona lontana”. Chiara ripercorre con Manina la sua storia malgascia, fatta soprattutto di aiuto e assistenza a questo popolo spesso in difficoltà. Manina negli anni ha aperto scuole materne, primarie e secondarie, arrivando allo strabiliante numero di 200, frequentate da 12'000 studenti. Sul sito www.bambinidimanina.net si possono trovare le informazioni per sostenere questa onlus.
Nei giorni successivi c’è il secondo “turnover” nel Team, peraltro già preannunciato dal capo spedizione: partono Giorgia e Veronica e arriva una veterana, Stefania, che ormai è alla sua quinta spedizione. D’ora in avanti, quindi, il team sarà composto da Ana, Chiara, Stefania e la “toscanina” Michela. Il rinnovato Team approda così a Nosy Tsarabanjina, un angolo di paradiso, un’isola incontaminata. Le Donnavventura hanno annotato le coordinate geografiche per divulgarle solo agli amici. E’ questa l’ultima tappa della prima parte della spedizione: “Veloma Madagascar”, arrivederci Madagascar…
Dopo quaranta giorni di viaggio è tempo di lasciare questa grande isola per andare alla scoperta di una nuova destinazione. Il Team è pronto ora ad approdare a l’Ile Maurice o, come dicono gli inglesi, a Mauritius.
Altro scorcio che non manca mai è quello delle risaie. Non esiste strada in Madagascar che non sia costeggiata almeno da qualche risaia, persino nel contesto di un altopiano. Il Team si muove poi verso le piantagioni di cacao di Ambanja, in particolare quella di Millot, proprio per scoprire qualcosa di più sulle tecniche di lavorazione e le caratteristiche del cacao malgascio.
Lasciata la piantagione di caffè ad Ankify, ad attendere le Donnavventura c’è una strepitosa barca a vela di 54 piedi: l’Albaricoque, che in spagnolo significa Albicocca. È con questo mezzo d’eccezione che vanno alla scoperta delle isole del nord del Madagascar, a partire dalla più grande: Nosy Be. La fortuna anche stavolta bacia le Donnavventura che, condotte nel luogo dove mesi prima le tartarughe avevano deposto delle uova, ne scorgono i “piccoli” che fanno capolino annaspando fra la sabbia. Ma l’isola di Nosy Iranja non è solo un paradiso per le tartarughe. Nelle sue acque, infatti, si trovano anche moltissimi delfini. Splende il sole su Nosy Be: è la giornata ideale per andare ad Andilana, una delle spiagge più belle dell’isola.
A Nosy Be abita un’ex docente di filosofia di origini napoletane che si chiama Manina Consiglio. Il suo nome ha un significato ben preciso in malgascio, ovvero “nostalgia di una persona lontana”. Chiara ripercorre con Manina la sua storia malgascia, fatta soprattutto di aiuto e assistenza a questo popolo spesso in difficoltà. Manina negli anni ha aperto scuole materne, primarie e secondarie, arrivando allo strabiliante numero di 200, frequentate da 12'000 studenti. Sul sito www.bambinidimanina.net si possono trovare le informazioni per sostenere questa onlus.
Nei giorni successivi c’è il secondo “turnover” nel Team, peraltro già preannunciato dal capo spedizione: partono Giorgia e Veronica e arriva una veterana, Stefania, che ormai è alla sua quinta spedizione. D’ora in avanti, quindi, il team sarà composto da Ana, Chiara, Stefania e la “toscanina” Michela. Il rinnovato Team approda così a Nosy Tsarabanjina, un angolo di paradiso, un’isola incontaminata. Le Donnavventura hanno annotato le coordinate geografiche per divulgarle solo agli amici. E’ questa l’ultima tappa della prima parte della spedizione: “Veloma Madagascar”, arrivederci Madagascar…
Dopo quaranta giorni di viaggio è tempo di lasciare questa grande isola per andare alla scoperta di una nuova destinazione. Il Team è pronto ora ad approdare a l’Ile Maurice o, come dicono gli inglesi, a Mauritius.