Riscaldamento globale e innalzamento dei mari: il corallo salva le isole?
Sono tantissimi gli studi scientifici che tentano di estrapolare i trend climatici del futuro, e la maggior parte di essi ci indica che il nostro pianeta deve affrontare il cosiddetto “riscaldamento globale”, che prevede un aumento della temperatura media della Terra, con conseguenti problemi dovuti alla fusione delle calotte polari e all'innalzamento degli oceani per espansione termica delle acque. Ovvie conseguenze di ciò quindi inondazioni delle zone costiere, e scomparsa di molte isole oceaniche, ad esempio quelle costituite dagli atolli corallini. Potrebbe significare la fine di molti paradisi tropicali, isole mete di turisti in cerca di mari puliti e tanto sole.
Un recente studio dell'Università di Auckland e di una commissione delle isole Fiji, è stato condotto su 27 isole dell'Oceano Pacifico, proprio per valutare come queste isole stanno cambiando la loro morfologia costiera: con grande sorpresa per gli scienziati ci si è accorti che solo 4 di esse avevano perso terreno nel confronto del mare, le restanti sono rimaste stabili o addirittura sono aumentate di dimensioni. Lo studio è stato pubblicato questa settimana sulla rivista New Scientist, e dalle conclusioni emerge che, nonostante i timori di molti che le isole dell'Oceano Pacifico verrebbero spazzate via nei prossimi decenni a causa di innalzamento del livello del mare dal riscaldamento globale, le isole stanno in realtà rispondendo in modo sorprendente alla minaccia climatica sempre più grande.
Lo studio evidenza comunque un aumento del livello del mare negli ultimi 60 anni di circa 12 cm, pari ad un aumento medio di 2 mm all'anno, ma come riescono le isole a compensare queste differenze? Secondo lo studio le risposte si trovano nel come le isole si sono formate nel corso del tempo, e su come questi meccanismi hanno risposto al progressivo cambiamento delle condizioni meteorologiche. Ad esempio il materiale che va a formare le isole coralline è proprio il corallo e, come corallo vivente, esso fornisce un approvvigionamento continuo di materiale, che poi viene eroso dea vento e delle onde aiutando quindi ad un costante accumulo di detriti, il materiale che va poi a formare sulle isole.
Dallo studio emerge che eventi meteorologici importanti come i cicloni tropicali servono per creare ulteriore materiale che va ad accrescere le isole. Quando il ciclone “Bebe” spazzò Tuvalu, nel 1972 i detriti che arrivano sugli atolli hanno causato un aumento del 10 per cento delle dimensioni delle principali isole. Tuvalu era uno dei raggruppamenti previsti scomparire sotto il livello del mare a causa dai cambiamenti climatici, questo perchè le isole possiedono una altitudine media di soli 4,5 metri. Tuttavia lo studio ha rivelato che sette delle sue isole sono cresciute in media del 3 per cento dal 1950. Risultati analoghi sono stati effettuati nei pressi di Kiribati, dove tre delle grandi isole popolate sono in realtà cresciute di dimensioni di valori compresi tra il 10 e il 30 per cento. In definitiva sappiamo che è in corso un riscaldamento globale, ma come risponderà il nostro pianeta ad esso non è ancora del tutto certo.
Un recente studio dell'Università di Auckland e di una commissione delle isole Fiji, è stato condotto su 27 isole dell'Oceano Pacifico, proprio per valutare come queste isole stanno cambiando la loro morfologia costiera: con grande sorpresa per gli scienziati ci si è accorti che solo 4 di esse avevano perso terreno nel confronto del mare, le restanti sono rimaste stabili o addirittura sono aumentate di dimensioni. Lo studio è stato pubblicato questa settimana sulla rivista New Scientist, e dalle conclusioni emerge che, nonostante i timori di molti che le isole dell'Oceano Pacifico verrebbero spazzate via nei prossimi decenni a causa di innalzamento del livello del mare dal riscaldamento globale, le isole stanno in realtà rispondendo in modo sorprendente alla minaccia climatica sempre più grande.
Lo studio evidenza comunque un aumento del livello del mare negli ultimi 60 anni di circa 12 cm, pari ad un aumento medio di 2 mm all'anno, ma come riescono le isole a compensare queste differenze? Secondo lo studio le risposte si trovano nel come le isole si sono formate nel corso del tempo, e su come questi meccanismi hanno risposto al progressivo cambiamento delle condizioni meteorologiche. Ad esempio il materiale che va a formare le isole coralline è proprio il corallo e, come corallo vivente, esso fornisce un approvvigionamento continuo di materiale, che poi viene eroso dea vento e delle onde aiutando quindi ad un costante accumulo di detriti, il materiale che va poi a formare sulle isole.
Dallo studio emerge che eventi meteorologici importanti come i cicloni tropicali servono per creare ulteriore materiale che va ad accrescere le isole. Quando il ciclone “Bebe” spazzò Tuvalu, nel 1972 i detriti che arrivano sugli atolli hanno causato un aumento del 10 per cento delle dimensioni delle principali isole. Tuvalu era uno dei raggruppamenti previsti scomparire sotto il livello del mare a causa dai cambiamenti climatici, questo perchè le isole possiedono una altitudine media di soli 4,5 metri. Tuttavia lo studio ha rivelato che sette delle sue isole sono cresciute in media del 3 per cento dal 1950. Risultati analoghi sono stati effettuati nei pressi di Kiribati, dove tre delle grandi isole popolate sono in realtà cresciute di dimensioni di valori compresi tra il 10 e il 30 per cento. In definitiva sappiamo che è in corso un riscaldamento globale, ma come risponderà il nostro pianeta ad esso non è ancora del tutto certo.