Festival del Gusto: a Bolzano e dintorni tra i prodotti tipici dell'Alto Adige
Il Festival del Gusto di Bolzano è una occasione unica per scoprire le specialità e i prodotti tipici dell'Alto Adige. Il tour ha interessato il centro di BOlzano, e alcune località della Provincia, come Terlano nei dintorni di Merano e Oberbozen.
Sarà perché è facile da raggiungere, posta all’interno di una verde conca sorvegliata dalle Dolomiti. Sarà per l’atmosfera mitteleuropea ed aristocratica che vi si respira. Sarà per la l’identità fortemente personale che caratterizza l’intero Alto Adige, che i suoi orgogliosi abitanti chiamano Sudtirol. A Bolzano ci si torna sempre più che volentieri. Serve solo una scusa. Questa volta la scusa ce l’ha servita, si può ben dire su un piatto d’argento, Valeria Nowak di Weber Shandwick a nome di Alto Adige/Südtirol, in occasione del Festival del Gusto (Sito Ufficiale) che ha avuto luogo dal 24 al 26 maggio 2013 a Bolzano.
Siamo giunti nel capoluogo altoatesino la sera del giovedì 23 maggio, ospiti del Parkhotel Laurin, una splendida struttura d’epoca accuratamente restaurata nei pressi della stazione ferroviaria. Le ampie e lussuose camere, dotate di ogni comfort ed impreziosite da pregiate opere d’arte, hanno spaziosi terrazzi affacciati su un grande parco dallo stile orientale: un curatissimo giardino ombreggiato da alberi secolari e arricchito da statue d’autore, fontane e roseti, con una zona relax coperta ed una bellissima piscina.
La cena è stata preparata dal giovane e preparatissimo chef Manuel Astuto. Un concentrato di simpatia e professionalità. La sua cucina è una fusione della passione mediterranea che deriva dalle sue origini parzialmente siciliane, dalle sue innumerevoli esperienze internazionali e dalle materie prime locali di altissima qualità che sceglie personalmente. Un tripudio di sapori che emergono individualmente da presentazioni altamente coreografiche.
Il mattino seguente il programma prevedeva la visita alla fabbrica della Forst, presso la località di Lagundo, subito fuori Merano. L’impatto che si ha arrivando nei pressi dello stabilimento è qualcosa che mette in discussione il concetto stesso di azienda. Un complesso, in parte antico ed in parte modernissimo, che si integra perfettamente con l’ambiente circostante. Gli edifici più vecchi sono in perfetto stile altoatesino, ricchi di decori, affreschi e strutture in legno lavorato, mentre i vetri a specchio della nuovissima sala cottura riflettono le montagne dalle quali sgorga l’acqua purissima che viene utilizzata per la produzione della birra.
Un suggestivo ponte di legno collega la fabbrica e l’incantevole ristorante ad un ampio “biergarten”, caratterizzato da un punto vendita e dal più grande boccale di birra al mondo, dove d’estate è delizioso sedersi al fresco degustando bretzel e ottimi stinchi di maiale brindando col sottofondo musicale di orchestre locali.
La fabbrica della Forst sta all’appassionato dell’ambrata bevanda come il paese dei balocchi sta a Pinocchio. Ogni oggetto, ogni angolo dell’azienda è personalizzato con i loghi ed i colori del prestigioso marchio.
Una cultura, quella della birra e dell’attenzione ai particolari, che è stata tramandata con passione e dedizione da generazione in generazione all’interno di quello che è l’unico birrificio industriale italiano ancora di proprietà unifamiliare e capitanato dal gentil sesso, che concentra la propria produzione in un unico stabilimento per garantire uniformità ed elevata qualità ad un prodotto troppo spesso bistrattato e, soprattutto ultimamente con la moda delle birre artigianali, improvvisato.
L’appassionato ed esperto mastro birraio ci ha guidato alla scoperta dei processi utilizzati per produrre la birra e ci ha intrattenuto con un’esaustiva lezione di spillatura ed una golosa degustazione per abbinamenti gastronomici , spiegandoci le peculiari caratteristiche di quella che, servita nel giusto modo, è una delle bevande alcoliche più salutari.
Nel pomeriggio ci attendeva invece in centro a Bolzano il corso di cucina con il celebre chef Herbert Hintner del prestigioso ristorante Zur Rose di San Michele Appiano, che ci ha svelato i segreti della preparazione della sua tartara di carne di manzo Alto Adige servita con cialda di Schüttelbrot, il tipico pane croccante di segale.
Subito dopo abbiamo seguito con interesse un seminario sul tema della carne di manzo presso il centro Paperlapapp, vicino al duomo. La carne bovina locale è stata recentemente insignita del marchio di qualità “Alto Adige” grazie ai severi regolamenti e controlli che ne garantiscono la provenienza, la rintracciabilità, l’alimentazione dei bovini, il loro allevamento ed infine la macellazione.
La sera abbiamo fatto ritorno in albergo, dove nel giardino era stata allestita una vasta quanto piacevole mostra di vini altoatesini. Pinot, Chardonnay, Muller Thurgau, Sauvignon, Gewurztraminer, Lagrein e sorprendenti spumanti da degustare assieme ai prodotti tipici locali nella cornice di tre diversi punti bar illuminati da scenografiche candele ed accompagnati da musica dal vivo suonata da un palco sospeso sulla piscina. Il languorino solleticato dai numerosi “aperitivi” è stato soddisfatto dalla carrellata di canederli di Vogele, un’antica e adorabile locanda in centro a Bolzano, presso la quale ci siamo recati per cena.
A mezzanotte abbiamo fatto ritorno al Laurin, dove la fedele squadra capitanata dallo chef Manuel Astuto preparava un enorme padella di Kaiserschmarrn, la tipica frittata dolce condita con frutti di bosco e zucchero a velo, in attesa dell’apertura delle danze nel celebre salone del bar interno.
Il mattino successivo era in programma un seminario sul tema delle patate ed il relativo corso di cucina con lo stellato chef Luis Haller, del suggestivo Relais e Chateaux Hotel Fragsburg sopra Merano, che ci ha insegnato a preparare e cucinare gli gnocchi di patate della Val Pusteria e ortiche con carciofi e Speck Alto Adige IGP. Il pranzo era previsto in piazza a Bolzano, dove il pluridecorato chef Burkhard Bacher, in forza presso il suo Kleine Flamme di Vipiteno, ci ha personalmente servito una sua coreografica specialità: il salmerino al latte con miele, yogurt e prezzemolo. A pomeriggio abbiamo invece assistito ad un “laboratorio del gusto” presieduto da Slow Food sul tema della “Cucina degli sprechi”, dove abbiamo provato di persona a preparare i famosi canederli ottenuti mediante ingredienti che normalmente costituiscono gli “avanzi” presenti in tante cucine e troppo spesso non vengono valorizzati nel modo giusto. Un messaggio importante, quello trasmesso da una cucina popolare di origini “povere”, che riesce ad esaltare i sapori di pochi semplici ingredienti trasformandoli in gustosi piatti che diventano vere e proprie istituzioni della tradizione gastronomica altoatesina.
La scoperta dei prodotti tipici locali è proseguita lungo le caratteristiche vie di Bolzano dove, oltre al solito mercatino ortofrutticolo, in occasione del Festival la città era stata suddivisa in “quartieri” tematici caratterizzati da coreografici allestimenti. Dalle mele ai formaggi, lo speck, il pane, i dolci, il latte, i vini, le grappe, il miele, gli asparagi, le erbe officinali e le varie bevande ottenute dalle stesse, questa importante manifestazione esponeva le tante eccellenze di cui il piccolo e dinamico Altoadige è ricco.
Più tardi ci siamo seduti ai banchi di marmo, anticamente appartenuti ad una pescheria all’aperto, del Fischbanke, un originale e coloratissimo locale dall’aria internazionale, dove Cobo, il simpatico e baffuto gestore, ci ha preparato il nuovo aperitivo locale per l’estate: l’Hugo, un cocktail fresco e leggero a base di succo di Sambuco, prosecco e menta. Un’ottima e genuina alternativa al ben più noto Spritz veneto, a cui presto verrà affiancato durante gli aperitivi di tendenza anche in altre regioni.
Per la cena era previsto uno spostamento in pulmino con destinazione Terlano, presso il maso Oberlegar. Un luogo incantevole con una vista che spazia tra le viti andando ad accarezzare le montagne, dove la famiglia Schwarz serve le sue specialità tradizionali rigorosamente fatte a mano e preparate con i prodotti raccolti nelle proprie coltivazioni, come i pregiati asparagi bianchi Margarete. Un’atmosfera schietta ed autentica vivacizzata dagli jodel di Frank Scwarz e da una piacevole e sincera informalità che non può non far sentire i clienti a loro perfetto agio.
L’ultimo giorno del Festval del Gusto prevedeva una colazione nel giardino del Parkhotel Laurin assieme ai produttori di vini spumanti dell’Alto Adige denominata “Swinging Bubbles” in virtù del piacevole intrattenimento musicale offerto.
Il pranzo era invece organizzato sulle montagne a ridosso di Bolzano, presso la località di Oberbozen, rapidamente raggiunta per mezzo di una recentissima e moderna funivia dal centro della città.
Una meravigliosa passeggiata tra monti e radure collega il piccolo villaggio al maso Kaserhof, dove è curiosamente possibile noleggiare simpaticissimi e docili lama ed alpache come animali da compagnia durante le bellissime escursioni lungo i sentieri circostanti immersi nella natura incontaminata di questi luoghi.
La cucina ci ha deliziato con un tagliere di formaggi e salumi tipici seguiti da una golosissima rosticciata. Kaserhof è stata l’ennesima conferma della tendenza locale di immergere, in modo sostenibile ed esteticamente ineccepibile, le strutture più funzionali ed efficienti all’interno di un contesto naturale inviolato ed inviolabile, mantenendo intatto il gusto e lo stile caratteristico del patrimonio storico di un luogo. Una vocazione riscontrabile in qualunque altro aspetto che caratterizza il Sudtirol, dove il prodotto del proprio operato deve sottolineare le peculiarità locali e la qualità non accetta compromessi con facili speculazioni economiche riscontrabili altrove.
La scusa della regione a statuto autonomo non è sufficiente a garantire tali standard se non vi è alla base una cultura con tale predisposizione ed un amore per il proprio territorio, un senso di appartenenza che pretenda elevati livelli su ogni fronte per un’intrinseca necessità ed una ricerca della bontà, della genuinità, della bellezza, che può e deve avere riscontri economici, ma che nasce da una sincerità verso se stessi e da una consapevolezza delle proprie radici.
Un amore che gli altoatesini sono giustificati orgogliosamente a mettere in evidenza tramite frequenti eventi e manifestazioni, rivolte ad un appassionato pubblico locale ed ammirate con stupore da numerosissimi turisti italiani ed internazionali, come il Festival del Gusto di Bolzano.
Siamo giunti nel capoluogo altoatesino la sera del giovedì 23 maggio, ospiti del Parkhotel Laurin, una splendida struttura d’epoca accuratamente restaurata nei pressi della stazione ferroviaria. Le ampie e lussuose camere, dotate di ogni comfort ed impreziosite da pregiate opere d’arte, hanno spaziosi terrazzi affacciati su un grande parco dallo stile orientale: un curatissimo giardino ombreggiato da alberi secolari e arricchito da statue d’autore, fontane e roseti, con una zona relax coperta ed una bellissima piscina.
La cena è stata preparata dal giovane e preparatissimo chef Manuel Astuto. Un concentrato di simpatia e professionalità. La sua cucina è una fusione della passione mediterranea che deriva dalle sue origini parzialmente siciliane, dalle sue innumerevoli esperienze internazionali e dalle materie prime locali di altissima qualità che sceglie personalmente. Un tripudio di sapori che emergono individualmente da presentazioni altamente coreografiche.
Il mattino seguente il programma prevedeva la visita alla fabbrica della Forst, presso la località di Lagundo, subito fuori Merano. L’impatto che si ha arrivando nei pressi dello stabilimento è qualcosa che mette in discussione il concetto stesso di azienda. Un complesso, in parte antico ed in parte modernissimo, che si integra perfettamente con l’ambiente circostante. Gli edifici più vecchi sono in perfetto stile altoatesino, ricchi di decori, affreschi e strutture in legno lavorato, mentre i vetri a specchio della nuovissima sala cottura riflettono le montagne dalle quali sgorga l’acqua purissima che viene utilizzata per la produzione della birra.
Un suggestivo ponte di legno collega la fabbrica e l’incantevole ristorante ad un ampio “biergarten”, caratterizzato da un punto vendita e dal più grande boccale di birra al mondo, dove d’estate è delizioso sedersi al fresco degustando bretzel e ottimi stinchi di maiale brindando col sottofondo musicale di orchestre locali.
La fabbrica della Forst sta all’appassionato dell’ambrata bevanda come il paese dei balocchi sta a Pinocchio. Ogni oggetto, ogni angolo dell’azienda è personalizzato con i loghi ed i colori del prestigioso marchio.
Una cultura, quella della birra e dell’attenzione ai particolari, che è stata tramandata con passione e dedizione da generazione in generazione all’interno di quello che è l’unico birrificio industriale italiano ancora di proprietà unifamiliare e capitanato dal gentil sesso, che concentra la propria produzione in un unico stabilimento per garantire uniformità ed elevata qualità ad un prodotto troppo spesso bistrattato e, soprattutto ultimamente con la moda delle birre artigianali, improvvisato.
L’appassionato ed esperto mastro birraio ci ha guidato alla scoperta dei processi utilizzati per produrre la birra e ci ha intrattenuto con un’esaustiva lezione di spillatura ed una golosa degustazione per abbinamenti gastronomici , spiegandoci le peculiari caratteristiche di quella che, servita nel giusto modo, è una delle bevande alcoliche più salutari.
Nel pomeriggio ci attendeva invece in centro a Bolzano il corso di cucina con il celebre chef Herbert Hintner del prestigioso ristorante Zur Rose di San Michele Appiano, che ci ha svelato i segreti della preparazione della sua tartara di carne di manzo Alto Adige servita con cialda di Schüttelbrot, il tipico pane croccante di segale.
Subito dopo abbiamo seguito con interesse un seminario sul tema della carne di manzo presso il centro Paperlapapp, vicino al duomo. La carne bovina locale è stata recentemente insignita del marchio di qualità “Alto Adige” grazie ai severi regolamenti e controlli che ne garantiscono la provenienza, la rintracciabilità, l’alimentazione dei bovini, il loro allevamento ed infine la macellazione.
La sera abbiamo fatto ritorno in albergo, dove nel giardino era stata allestita una vasta quanto piacevole mostra di vini altoatesini. Pinot, Chardonnay, Muller Thurgau, Sauvignon, Gewurztraminer, Lagrein e sorprendenti spumanti da degustare assieme ai prodotti tipici locali nella cornice di tre diversi punti bar illuminati da scenografiche candele ed accompagnati da musica dal vivo suonata da un palco sospeso sulla piscina. Il languorino solleticato dai numerosi “aperitivi” è stato soddisfatto dalla carrellata di canederli di Vogele, un’antica e adorabile locanda in centro a Bolzano, presso la quale ci siamo recati per cena.
A mezzanotte abbiamo fatto ritorno al Laurin, dove la fedele squadra capitanata dallo chef Manuel Astuto preparava un enorme padella di Kaiserschmarrn, la tipica frittata dolce condita con frutti di bosco e zucchero a velo, in attesa dell’apertura delle danze nel celebre salone del bar interno.
Il mattino successivo era in programma un seminario sul tema delle patate ed il relativo corso di cucina con lo stellato chef Luis Haller, del suggestivo Relais e Chateaux Hotel Fragsburg sopra Merano, che ci ha insegnato a preparare e cucinare gli gnocchi di patate della Val Pusteria e ortiche con carciofi e Speck Alto Adige IGP. Il pranzo era previsto in piazza a Bolzano, dove il pluridecorato chef Burkhard Bacher, in forza presso il suo Kleine Flamme di Vipiteno, ci ha personalmente servito una sua coreografica specialità: il salmerino al latte con miele, yogurt e prezzemolo. A pomeriggio abbiamo invece assistito ad un “laboratorio del gusto” presieduto da Slow Food sul tema della “Cucina degli sprechi”, dove abbiamo provato di persona a preparare i famosi canederli ottenuti mediante ingredienti che normalmente costituiscono gli “avanzi” presenti in tante cucine e troppo spesso non vengono valorizzati nel modo giusto. Un messaggio importante, quello trasmesso da una cucina popolare di origini “povere”, che riesce ad esaltare i sapori di pochi semplici ingredienti trasformandoli in gustosi piatti che diventano vere e proprie istituzioni della tradizione gastronomica altoatesina.
La scoperta dei prodotti tipici locali è proseguita lungo le caratteristiche vie di Bolzano dove, oltre al solito mercatino ortofrutticolo, in occasione del Festival la città era stata suddivisa in “quartieri” tematici caratterizzati da coreografici allestimenti. Dalle mele ai formaggi, lo speck, il pane, i dolci, il latte, i vini, le grappe, il miele, gli asparagi, le erbe officinali e le varie bevande ottenute dalle stesse, questa importante manifestazione esponeva le tante eccellenze di cui il piccolo e dinamico Altoadige è ricco.
Più tardi ci siamo seduti ai banchi di marmo, anticamente appartenuti ad una pescheria all’aperto, del Fischbanke, un originale e coloratissimo locale dall’aria internazionale, dove Cobo, il simpatico e baffuto gestore, ci ha preparato il nuovo aperitivo locale per l’estate: l’Hugo, un cocktail fresco e leggero a base di succo di Sambuco, prosecco e menta. Un’ottima e genuina alternativa al ben più noto Spritz veneto, a cui presto verrà affiancato durante gli aperitivi di tendenza anche in altre regioni.
Per la cena era previsto uno spostamento in pulmino con destinazione Terlano, presso il maso Oberlegar. Un luogo incantevole con una vista che spazia tra le viti andando ad accarezzare le montagne, dove la famiglia Schwarz serve le sue specialità tradizionali rigorosamente fatte a mano e preparate con i prodotti raccolti nelle proprie coltivazioni, come i pregiati asparagi bianchi Margarete. Un’atmosfera schietta ed autentica vivacizzata dagli jodel di Frank Scwarz e da una piacevole e sincera informalità che non può non far sentire i clienti a loro perfetto agio.
L’ultimo giorno del Festval del Gusto prevedeva una colazione nel giardino del Parkhotel Laurin assieme ai produttori di vini spumanti dell’Alto Adige denominata “Swinging Bubbles” in virtù del piacevole intrattenimento musicale offerto.
Il pranzo era invece organizzato sulle montagne a ridosso di Bolzano, presso la località di Oberbozen, rapidamente raggiunta per mezzo di una recentissima e moderna funivia dal centro della città.
Una meravigliosa passeggiata tra monti e radure collega il piccolo villaggio al maso Kaserhof, dove è curiosamente possibile noleggiare simpaticissimi e docili lama ed alpache come animali da compagnia durante le bellissime escursioni lungo i sentieri circostanti immersi nella natura incontaminata di questi luoghi.
La cucina ci ha deliziato con un tagliere di formaggi e salumi tipici seguiti da una golosissima rosticciata. Kaserhof è stata l’ennesima conferma della tendenza locale di immergere, in modo sostenibile ed esteticamente ineccepibile, le strutture più funzionali ed efficienti all’interno di un contesto naturale inviolato ed inviolabile, mantenendo intatto il gusto e lo stile caratteristico del patrimonio storico di un luogo. Una vocazione riscontrabile in qualunque altro aspetto che caratterizza il Sudtirol, dove il prodotto del proprio operato deve sottolineare le peculiarità locali e la qualità non accetta compromessi con facili speculazioni economiche riscontrabili altrove.
La scusa della regione a statuto autonomo non è sufficiente a garantire tali standard se non vi è alla base una cultura con tale predisposizione ed un amore per il proprio territorio, un senso di appartenenza che pretenda elevati livelli su ogni fronte per un’intrinseca necessità ed una ricerca della bontà, della genuinità, della bellezza, che può e deve avere riscontri economici, ma che nasce da una sincerità verso se stessi e da una consapevolezza delle proprie radici.
Un amore che gli altoatesini sono giustificati orgogliosamente a mettere in evidenza tramite frequenti eventi e manifestazioni, rivolte ad un appassionato pubblico locale ed ammirate con stupore da numerosissimi turisti italiani ed internazionali, come il Festival del Gusto di Bolzano.
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