Acropoli di Atene: visitare il Partenone e gli altri tesori dell'antica Grecia
L'Acropoli di Atene domina dall'alto la capitale della Grecia, e offre ai visitatori un centreto mirabile di opere d'arte straordinarie: dal Partenone al Teatro di Donisio, dall'Eretteo al Teatro di Erode Attico, dal portico delle Cariatidi al Museo.
Dominata dal maestoso profilo del Partenone, l’Acropoli sovrasta il centro di Atene mettendosi in mostra da quasi ogni angolo della città. E’ sufficiente osservarla dal basso per essere scossi da forti emozioni, da un piacevole senso di gioia e appagamento, del tutto giustificato dall’importanza storica e artistica di uno dei siti archeologici più conosciuti al mondo. A seconda del quartiere e dell’orario in cui volgete lo sguardo verso l’imponente collina alta più di 150 metri, l’Acropoli e il Partenone assumono sembianze diverse, enfatizzate dalle sfumature che contraddistinguono il marmo pentelico, le cui tonalità variano dal candore di mezzogiorno ai riflessi ambrati assunti poco prima del tramonto.
Per quanto straordinari e affascinanti i monumenti dell’Acropoli non sono che un pallido ricordo dell’Atene di Pericle (495-425 a.C.), laddove ogni cantiere dell’area sacra dedicata al culto di Atena era condotto avvalendosi esclusivamente dei migliori materiali e delle più abili maestranze. All’epoca la collina era abbellita da edifici di grandi dimensioni, riccamente decorati e colorati, punteggiati da gigantesche statue in bronzo, marmo e avorio talvolta rivestite d’oro e incastonate di pietre preziose. A ridimensionarne l’aspetto sono stati secoli di occupazioni straniere, di reperti trafugati da archeologi di dubbia morale e di restauri condotti in maniera impropria. Tra gli eventi più funesti figurano i bombardamenti veneziani del 1687, quando gli ottomani avevano adibito il Partenone a deposito di polvere da sparo, che causarono un vasto incendio estesosi a quasi tutta l’area. In compenso, fin dal termine della seconda guerra mondiale è in corso un’ampia campagna di restauro, mentre nel 1987 il ruolo di massima espressione di arte classica greca fu riconosciuto all’Acropoli anche dall’UNESCO, che l’ha inserita tra i siti Patrimonio dell’Umanità.
L’accesso principale al sito archeologico si trova all’estremità sud-occidentale del complesso, nei pressi del Teatro di Erode Attico. Da qui parte il sentiero in salita circondato dagli ulivi che termina ai piedi dei Propilei, preceduti sulla vostra sinistra dalla Porta Beulé, il cui nome è legato a quello del suo scopritore, l’archeologo francese Ernest Beulé. Tra le porta ed il maestoso colonnato dei Propilei è da notare il piedistallo alto 8 metri che un tempo accoglieva il Monumento di Agrippa, la grande statua in bronzo raffigurante il generale romano realizzata nel 27 a.C. per celebrarne il successo nella corsa dei carri nel corso dei Giochi Panatenaici.
Risalendo la rampa a zigzag che porta ai Propilei, in alto sulla destra, noterete un piccolo tempio dalle proporzioni particolarmente armoniose. E’ il Tempio di Atena Nike, progettato da Callicrate ed interamente costruito in marmo pentelico tra il 427 ed il 424 a.C. L’edificio, di forma pressoché quadrata, è preceduto sui prospetti est e ovest da quattro graziose colonne ioniche, mentre restano solo alcuni frammenti del fregio raffigurante scene mitologiche ed episodi della battaglia di Platea del 479 a.C. Nel 2003 l’intero tempio è stato oggetto di un controverso restauro che ha previsto il completo smontaggio dell’edificio ed il successivo riassemblaggio nella stessa identica posizione. Osservandolo, così come per tutti gli altri monumenti dell’Acropoli, è facile distinguere tra le componenti originali e quelle aggiunte di recente, la cui colorazione bianca è messa in risalto dalle pastose sfumature rosate del marmo originale.
Al culmine della rampa ci si trova circondati dal colonnato dei Propilei, l’imponente ingresso monumentale dell’Acropoli. Progettati dall’architetto Mnesicle tra il 437 ed il 432 a.C., i portici alternano gli stili dorico e ionico e si compongono di un corpo centrale affiancato da due ali laterali che contenevano in totale cinque ingressi distinti. La porta centrale, la più grande, si apriva sulla via Panatenaica ed era preceduta da sei colonne doppie che sostenevano l’alto soffitto, all’epoca dipinto di blu e costellato di stelle d’oro. I volumi laterali settentrionale e meridionale fungevano rispettivamente da pinacoteca e anticamera del Tempio di Atena Nike.
Superati i Propilei, la via Panatenaica si spinge all’interno dell’Acropoli vera e propria. Percorso un breve tratto di strada fiancheggiato dai piedistalli di alcune statue si arriva ai piedi del monumento simbolo dell’Acropoli e della città di Atene: il Partenone. L’edificio dedicato ad Atena Parthenos è il più grande tempio dorico mai costruito nel paese e l’unico ad essere stato interamente realizzato in marmo pentelico, ad eccezione dei tamponamenti lignei della copertura. Collocato nel punto più alto dell’Acropoli, e ulteriormente enfatizzato da un basamento a tre alti gradoni, il Partenone fu progettato da Ictino e Callicrate in tempo per le Grandi Panatenee del 438 a.C. Lungo i lati orientale e occidentale si ergono 8 slanciate colonne doriche, mentre su quelli settentrionale e meridionale sono ben 17. Oltre il colonnato, all’estremità orientale, illuminato dalle prime luci del mattino, si trova il nàos, la “cella”, all’interno della quale era custodita la statua della divinità per cui era stato edificato il tempio. Quest’ultima, considerata una delle meraviglie del mondo antico, fu progettata da Fidia con un’altezza di ben 12 metri, volto, mani e piedi in avorio e occhi di pietre preziose; a vestirla era un sontuoso abito dorato, mentre sul petto si trovava la testa di Medusa anch’essa in avorio. Della statua non si hanno più notizie certe dal 426 d.C., quando fu portata a Costantinopoli.
Quello che purtroppo non possiamo più ammirare sono le decorazioni che ornavano l’intero perimetro del Partenone. Nel corso dei secoli fregi e sculture dei timpani hanno finito inesorabilmente per essere danneggiate, finendo per staccarsi dalla loro collocazione originaria. Molte di esse sono state rinvenute ai piedi del tempio, accuratamente restaurate ed esposte tra il British Museum di Londra, dove furono portate all’inizio dell’Ottocento da Lord Elgin, ed il nuovo Museo dell’Acropoli ai piedi della collina.
Nonostante il Partenone fosse il monumento più grande, imponente e decorato dell’Acropoli, il ruolo di vero e proprio santuario spetta all’Eretteo, il tempio situato all’estremità settentrionale della cittadella che deve il proprio nome ad Erittonio, mitico re di Atene. Qui, secondo la leggenda, Atena avrebbe dato vita all’albero di ulivo valsole il riconoscimento da parte degli dei dell’Olimpo del ruolo di protettrice della città, nell’ambito della sfida contro Poseidone a chi offrisse il dono migliore. Dal punto di vista architettonico, l’edificio ha una forma alquanto insolita e rappresenta una delle massime espressioni dello stile ionico. La pianta del tempio principale era suddivisa in due celle, dedicate rispettivamente ad Atena e Poseidone, a simboleggiare l’ideale riconciliazione delle due divinità al termine della contesa per il ruolo di protettore della città. A precederle, sul lato meridionale, è il celeberrimo portico sorretto da sei figure femminili conosciute come Cariatidi, essendo raffigurazioni di donne provenienti da Karyai (Karyés), in Laconia. Le cinque statue che si vedono solo copie in gesso identiche alle originali, esposte in un ambiente protetto nel nuovo Museo dell’Acropoli, mentre la sesta non è presente in quanto anch’essa conservata al British Museum di Londra.
Per completare la visita all’Acropoli si può visitare il vecchio museo che per decenni ha ospitato, nel limite del possibile, le bellezze artistiche della “città alta”. Dal 2009, in seguito all’inaugurazione del nuovo edificio costruito ai piedi della collina, l’edificio ha perduto la sua funzione originaria venendo adibito a sala mostre. Tra gli oggetti esposti figurano incisioni, fotografie ed alcuni manufatti rinvenuti sui pendii della Rocca Sacra, oltre ad una sezione dedicata al racconto della ultratrentennale campagna di restauro del sito. Il vecchio museo si trova nella parte orientale dell’Acropoli, dinanzi alla facciata del Partenone.
Ai piedi dell’area sacra dell’Acropoli, sulle irti pendici della collina, si trovano altre importanti testimonianze. Sul versante sud-orientale campeggia il vasto Teatro di Dioniso, l’arena da 17.000 posti a sedere fatta costruire in pietra e marmo tra il 342 ed il 326 a.C. da Licurgo. Poco dopo l’ingresso principale dell’Acropoli si trova un altro teatro, il già citato Teatro di Erode Attico, commissionato nel 161 d.C. dall’omonimo facoltoso cittadino romano in memoria della moglie Regilla; il complesso, interamente restaurato negli anni ’50, è tutt’ora utilizzato durante il Festival Ellenico (da fine maggio a ottobre) per spettacoli di danza, musica e teatro, ma solo in queste occasione è consentito l’accesso ai visitatori. In corrispondenza delle due arene si trovano altrettanti santuari: quello pagano di Asclepio, costruito intorno a una sorgente sacra e dedicato al dio della medicina, e la chiesetta di Panagia Hrysospiliotissa (Cappella di Nostra Signora della Caverna), allestita entro una cavità naturale in precedenza consacrata a Dioniso.
L’Acropoli di Atene è aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 20.00 da aprile a ottobre, dalle 8.00 alle 17.00 da novembre a marzo. Il biglietto di ingresso costa 12 €, è valido per quattro giorni e consente l’accesso ad altri cinque importati siti archeologici: Antica Agorá, Agorá Romana, Ceramico, Tempio di Zeus Olimpio e Teatro di Dioniso. Per raggiungere l’Acropoli si può prendere la metropolitana e scendere ad Acropolis Station.
Per maggiori informazioni sulla regione Attica ed il suo capoluogo cliccate www.athensattica.com.
Per quanto straordinari e affascinanti i monumenti dell’Acropoli non sono che un pallido ricordo dell’Atene di Pericle (495-425 a.C.), laddove ogni cantiere dell’area sacra dedicata al culto di Atena era condotto avvalendosi esclusivamente dei migliori materiali e delle più abili maestranze. All’epoca la collina era abbellita da edifici di grandi dimensioni, riccamente decorati e colorati, punteggiati da gigantesche statue in bronzo, marmo e avorio talvolta rivestite d’oro e incastonate di pietre preziose. A ridimensionarne l’aspetto sono stati secoli di occupazioni straniere, di reperti trafugati da archeologi di dubbia morale e di restauri condotti in maniera impropria. Tra gli eventi più funesti figurano i bombardamenti veneziani del 1687, quando gli ottomani avevano adibito il Partenone a deposito di polvere da sparo, che causarono un vasto incendio estesosi a quasi tutta l’area. In compenso, fin dal termine della seconda guerra mondiale è in corso un’ampia campagna di restauro, mentre nel 1987 il ruolo di massima espressione di arte classica greca fu riconosciuto all’Acropoli anche dall’UNESCO, che l’ha inserita tra i siti Patrimonio dell’Umanità.
L’accesso principale al sito archeologico si trova all’estremità sud-occidentale del complesso, nei pressi del Teatro di Erode Attico. Da qui parte il sentiero in salita circondato dagli ulivi che termina ai piedi dei Propilei, preceduti sulla vostra sinistra dalla Porta Beulé, il cui nome è legato a quello del suo scopritore, l’archeologo francese Ernest Beulé. Tra le porta ed il maestoso colonnato dei Propilei è da notare il piedistallo alto 8 metri che un tempo accoglieva il Monumento di Agrippa, la grande statua in bronzo raffigurante il generale romano realizzata nel 27 a.C. per celebrarne il successo nella corsa dei carri nel corso dei Giochi Panatenaici.
Risalendo la rampa a zigzag che porta ai Propilei, in alto sulla destra, noterete un piccolo tempio dalle proporzioni particolarmente armoniose. E’ il Tempio di Atena Nike, progettato da Callicrate ed interamente costruito in marmo pentelico tra il 427 ed il 424 a.C. L’edificio, di forma pressoché quadrata, è preceduto sui prospetti est e ovest da quattro graziose colonne ioniche, mentre restano solo alcuni frammenti del fregio raffigurante scene mitologiche ed episodi della battaglia di Platea del 479 a.C. Nel 2003 l’intero tempio è stato oggetto di un controverso restauro che ha previsto il completo smontaggio dell’edificio ed il successivo riassemblaggio nella stessa identica posizione. Osservandolo, così come per tutti gli altri monumenti dell’Acropoli, è facile distinguere tra le componenti originali e quelle aggiunte di recente, la cui colorazione bianca è messa in risalto dalle pastose sfumature rosate del marmo originale.
Al culmine della rampa ci si trova circondati dal colonnato dei Propilei, l’imponente ingresso monumentale dell’Acropoli. Progettati dall’architetto Mnesicle tra il 437 ed il 432 a.C., i portici alternano gli stili dorico e ionico e si compongono di un corpo centrale affiancato da due ali laterali che contenevano in totale cinque ingressi distinti. La porta centrale, la più grande, si apriva sulla via Panatenaica ed era preceduta da sei colonne doppie che sostenevano l’alto soffitto, all’epoca dipinto di blu e costellato di stelle d’oro. I volumi laterali settentrionale e meridionale fungevano rispettivamente da pinacoteca e anticamera del Tempio di Atena Nike.
Superati i Propilei, la via Panatenaica si spinge all’interno dell’Acropoli vera e propria. Percorso un breve tratto di strada fiancheggiato dai piedistalli di alcune statue si arriva ai piedi del monumento simbolo dell’Acropoli e della città di Atene: il Partenone. L’edificio dedicato ad Atena Parthenos è il più grande tempio dorico mai costruito nel paese e l’unico ad essere stato interamente realizzato in marmo pentelico, ad eccezione dei tamponamenti lignei della copertura. Collocato nel punto più alto dell’Acropoli, e ulteriormente enfatizzato da un basamento a tre alti gradoni, il Partenone fu progettato da Ictino e Callicrate in tempo per le Grandi Panatenee del 438 a.C. Lungo i lati orientale e occidentale si ergono 8 slanciate colonne doriche, mentre su quelli settentrionale e meridionale sono ben 17. Oltre il colonnato, all’estremità orientale, illuminato dalle prime luci del mattino, si trova il nàos, la “cella”, all’interno della quale era custodita la statua della divinità per cui era stato edificato il tempio. Quest’ultima, considerata una delle meraviglie del mondo antico, fu progettata da Fidia con un’altezza di ben 12 metri, volto, mani e piedi in avorio e occhi di pietre preziose; a vestirla era un sontuoso abito dorato, mentre sul petto si trovava la testa di Medusa anch’essa in avorio. Della statua non si hanno più notizie certe dal 426 d.C., quando fu portata a Costantinopoli.
Quello che purtroppo non possiamo più ammirare sono le decorazioni che ornavano l’intero perimetro del Partenone. Nel corso dei secoli fregi e sculture dei timpani hanno finito inesorabilmente per essere danneggiate, finendo per staccarsi dalla loro collocazione originaria. Molte di esse sono state rinvenute ai piedi del tempio, accuratamente restaurate ed esposte tra il British Museum di Londra, dove furono portate all’inizio dell’Ottocento da Lord Elgin, ed il nuovo Museo dell’Acropoli ai piedi della collina.
Nonostante il Partenone fosse il monumento più grande, imponente e decorato dell’Acropoli, il ruolo di vero e proprio santuario spetta all’Eretteo, il tempio situato all’estremità settentrionale della cittadella che deve il proprio nome ad Erittonio, mitico re di Atene. Qui, secondo la leggenda, Atena avrebbe dato vita all’albero di ulivo valsole il riconoscimento da parte degli dei dell’Olimpo del ruolo di protettrice della città, nell’ambito della sfida contro Poseidone a chi offrisse il dono migliore. Dal punto di vista architettonico, l’edificio ha una forma alquanto insolita e rappresenta una delle massime espressioni dello stile ionico. La pianta del tempio principale era suddivisa in due celle, dedicate rispettivamente ad Atena e Poseidone, a simboleggiare l’ideale riconciliazione delle due divinità al termine della contesa per il ruolo di protettore della città. A precederle, sul lato meridionale, è il celeberrimo portico sorretto da sei figure femminili conosciute come Cariatidi, essendo raffigurazioni di donne provenienti da Karyai (Karyés), in Laconia. Le cinque statue che si vedono solo copie in gesso identiche alle originali, esposte in un ambiente protetto nel nuovo Museo dell’Acropoli, mentre la sesta non è presente in quanto anch’essa conservata al British Museum di Londra.
Per completare la visita all’Acropoli si può visitare il vecchio museo che per decenni ha ospitato, nel limite del possibile, le bellezze artistiche della “città alta”. Dal 2009, in seguito all’inaugurazione del nuovo edificio costruito ai piedi della collina, l’edificio ha perduto la sua funzione originaria venendo adibito a sala mostre. Tra gli oggetti esposti figurano incisioni, fotografie ed alcuni manufatti rinvenuti sui pendii della Rocca Sacra, oltre ad una sezione dedicata al racconto della ultratrentennale campagna di restauro del sito. Il vecchio museo si trova nella parte orientale dell’Acropoli, dinanzi alla facciata del Partenone.
Ai piedi dell’area sacra dell’Acropoli, sulle irti pendici della collina, si trovano altre importanti testimonianze. Sul versante sud-orientale campeggia il vasto Teatro di Dioniso, l’arena da 17.000 posti a sedere fatta costruire in pietra e marmo tra il 342 ed il 326 a.C. da Licurgo. Poco dopo l’ingresso principale dell’Acropoli si trova un altro teatro, il già citato Teatro di Erode Attico, commissionato nel 161 d.C. dall’omonimo facoltoso cittadino romano in memoria della moglie Regilla; il complesso, interamente restaurato negli anni ’50, è tutt’ora utilizzato durante il Festival Ellenico (da fine maggio a ottobre) per spettacoli di danza, musica e teatro, ma solo in queste occasione è consentito l’accesso ai visitatori. In corrispondenza delle due arene si trovano altrettanti santuari: quello pagano di Asclepio, costruito intorno a una sorgente sacra e dedicato al dio della medicina, e la chiesetta di Panagia Hrysospiliotissa (Cappella di Nostra Signora della Caverna), allestita entro una cavità naturale in precedenza consacrata a Dioniso.
L’Acropoli di Atene è aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 20.00 da aprile a ottobre, dalle 8.00 alle 17.00 da novembre a marzo. Il biglietto di ingresso costa 12 €, è valido per quattro giorni e consente l’accesso ad altri cinque importati siti archeologici: Antica Agorá, Agorá Romana, Ceramico, Tempio di Zeus Olimpio e Teatro di Dioniso. Per raggiungere l’Acropoli si può prendere la metropolitana e scendere ad Acropolis Station.
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