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Bengala (India). Viaggio tra le sue cittą, il Gange e le Sundarbans

Bengala, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Bengala dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

  • Darjeeling
  • Calcutta
Il Bengala, conosciuto anche come Bôngo, Bangla, Bôngodesh e Bangladesh, è un’immensa regione abitata da oltre 200.000.000 di persone situata nella parte nord-orientale del Subcontinente indiano. Dal punto di vista amministrativo, il Bengala è suddiviso principalmente in Bengala orientale e occidentale, due stati facenti parte rispettivamente del Bangladesh e dell’India. Nel complesso l’area del Bengala è tra le più densamente abitate del mondo, con una concentrazione di quasi 1.000 persone per chilometro quadrato. Geograficamente, la maggior parte del territorio è soggetta alla vicinanza con la foce del Gange-Brahmaputra, o più semplicemente Gange, il più grande delta fluviale del pianeta, mentre a sud dell’estuario si estendono le Sundarbans, sterminate foreste di mangrovie abitate dalle celebri tigri del Bengala.

Citata nel Mahabharata con il nome di Vanga, questa regione ha alle spalle una lunga storia, precedente alle invasioni dell’India da parte degli arii. Nel III secolo a.C. faceva parte dell’impero Mauryan, prima di essere invasa dai Gupta. Per trecento anni a partire dal IX secolo, la dinastia dei Pala governò un vasto territorio che si estendeva fino all’Orissa, al Bihar e al moderno Bangladesh. Alla fine del XII secolo il Bengala passò sotto il dominio musulmano per opera di Qutb-ud-din, primo sultano di Delhi. In seguito alla morte di Aurangzeb, avvenuta nel 1707, il bengala divenne uno stato musulmano indipendente. Nel 1698 gli inglesi crearono a Kolkata una stazione commerciale che prosperò rapidamente. Attirato dalla prospettiva di ottenere ricchi guadagni, nel 1756 Siraj-ud-daula, vicerè del Bengala, partì dalla propria capitale di Murshidabad e conquistò facilmente Kolkata. L’anno successivo, tuttavia, venne sconfitto da Robert Clive nella battaglia di Plassey, a causa del tradimento dello zio di Siraj-ud-daula stesso, Mir Jafar, comandante dell’esercito del vicerè. Come ricompensa Mir Jafar fu nominato vicerè al posto del nipote, ma nel 1764, dopo la battaglia di Buxar, gli inglesi assunsero definitivamente il controllo del West Bengal.

La capitale del Bengala occidentale è Kolkata, o Calcutta, come si chiamava in passato. La seconda città dell’India in ordine di grandezza evoca immagini di sofferenza umana a quasi tutti gli occidentali, ma ai bengalesi questa visione unilaterale della loro vivace capitale dà decisamente fastidio. In ambito locale, infatti, Kolkata è considerata il centro culturale e intellettuale del paese. Molti dei grandi eroi indiani del XIX e XX secolo erano originari di Kolkata, tra cui il filosofo e guru Ramakrishna, il poeta vincitore del premio Nobel Rabindranath Tagore ed il celebre regista Satyajit Ray. Ci sono decine di spazi dove vanno in scena spettacoli di danze bengalesi, poesia, arte, musica, cinema e teatro, e nonostante la povertà sia comunque sempre sotto gli occhi, l’elegante bel mondo bengalese continua a frequentare i sontuosi club all’inglese, le corse di cavalli al Calcutta Racetrack e a giocare rilassanti partite di golf in alcuni dei migliori campi dell’India. In quanto ex capitale dell’India inglese, Kolkata conserva una gran quantità di edifici coloniali, parecchi dei quali sono semidiroccati e costituiscono un soggetto fotografico ideale. In città ci sono ancora molti quartieri poveri, ma si stanno sviluppando anche dinamici sobborghi nuovi, una serie di centri commerciali dotati di aria condizionata e alcuni tra i migliori ristoranti dell’India.

A sud di Kolkata si trova la Sunderbans Tiger Riserve, un’area protetta di 2.585 kmq attraversata da un’estesa rete di canali che si aprono tra mangrovie semisommerse e che fanno parte del più esteso delta fluviale del pianeta. Le tigri reali del Bengala, stimate ufficialmente in 274 esemplari, non solo si nascondono nelle impenetrabili profondità delle foreste, ma nuotano anche nei molti corsi d’acqua dell’estuario. All’incirca equidistante dal parco e da Calcutta, Diamond Harbour, già porto principale della Compagnia delle Indie Orientali, è un luogo molto apprezzato dagli abitanti della capitale per le gite fuori porta, così come la Sagar Island, la città costiera di Bakkali e quella di Digha. Risalendo il fiume Hooghly, e dirigendosi quindi a nord di Kolkata, si arriva a Serampore, ex colonia danese fino al 1845, quando tutti i possedimenti della Danimarca in India furono ceduti alla Compagnia delle Indie Orientali. Visitato rapidamente il centro di Serampore, conviene dirigersi a Bishnupur, una città decisamente più ricca di attrattive. L’insediamento è infatti famoso per i suoi stupendi templi in terracotta, audaci combinazioni di stile bengalese, islamico e dell’Orissa. Sulle facciate dei molti templi sono raffigurate nei dettagli scene delle epopee indiane del Ramayana e del Mahabharata. Gli edifici più suggestivi sono quelli di Jor Bangla, Madan Mohan, Ras Mancha e Shyam Rai. Altre città da visitare nei paraggi sono Shantiniketan, Murshidabad, Malda e Nabadwip.

Spostandosi verso nord si giunge nella zona delle West Bengal Hills. Qui spicca il popoloso agglomerato urbano che comprende le città gemelle di Siliguri e New Jalpaiguri (NJP), l’ideale punto di partenza per Darjeeling, Kalimpong, il Sikkim e gli stati del Nepal e del Bhutan. Una delle mete più interessanti della regione è il Jaldhapara Wildlife Sanctuary, una riserva naturale di 114 kmq assai poco visitata. Molto bella è anche Mirik, una piccola stazione climatica annidata a 1.760 metri di altezza nei pressi del confine con il Nepal. Il centro è circondata da un ondulato mosaico di piantagioni di tè, aranceti, campi di cardamomo e foreste di alti alberi di cedro giapponese. Dalla sommità delle colline più elevate che attorniano Mirik si possono ammirare le prime luci dell’alba che investono il Monte Khangchendzonga, la cui cima raggiunge gli 8.598 metri di altitudine. La carta vincente del turismo del West Bengal è però Darjeeling, una città di 110.000 abitanti situata su un ripido crinale e circondata da piantagioni di tè pregiato, con alle spalle uno splendido panorama di picchi himalayani. Natura incontaminata, splendide chiese, edifici coloniali ottimamente conservati, templi hinduisti e buddhisti sono solo alcune delle fantastiche attrattive di Darjeeling, le cui strette stradine pullulano di coloratissimi negozi di souvenir e di artigianato. Un’altra città da non dimenticare è Kalimpong, un vivace centro immerso in un paesaggio segnato da crinali che si affacciano sullo scrosciante Fiume Teesta.

Il clima è tropicale monsonico, con una temperatura media annua di 25 gradi, un tasso di umidità mediamente elevato ed un totale annuo di precipitazioni molto alto. Il monsone umido si abbatte sul Bengala da metà giugno a fine settembre, provocando una serie di inondazioni che arrecano gravi danni alle strade e alle ferrovie, sia in pianura che in altura. In certi punti del Bengala le precipitazioni possono anche superare i 3.000 mm di pioggia all’anno.

Per quel che riguarda i trasporti, il Netaji Subhash Bose International Airport di Kolkata è il maggiore aeroporto della regione, ottimamente collegato a diverse città europee. Una volta a terra ci si dovrà confrontare con una rete stradale spesso in cattivo stato, coperta solo parzialmente dagli autobus del servizio pubblico ai quali si aggiungono i più efficienti e costosi mezzi gestite da società private. La rete ferroviaria, come nel resto dell’India, è molto estesa e generalmente rappresenta un’ottima soluzione per muoversi.
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 Pubblicato da - 01 Giugno 2009 - © Riproduzione vietata

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