Volgograd (Russia): visita alla Stalingrado di oggi sul fiume Volga
Volgograd, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Volgograd dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Quella che dal 1925 al 1961 veniva riconosciuta come la “città di Stalin” ovvero Stalingrado, oggi è Volgograd, metropoli che in Russia trae la propria denominazione dalla posizione geografica lungo le rive del Volga.
Se non altro il nuovo secolo ha portato davvero una ventata d’aria fresca alla “Città del Volga”, coacervo simmetrico di quartieri di diversa tipologia (risalta fra questi Krasnoarmeiski, 23.000 ettari distribuiti su 35 km di lungofiume e tessuto zonale dell’Old Sarepta, un borgo museo nato nel 1975 e ospitante l’imponente e fiera scultura di 27 metri, il potente Monumento a Lenin, certamente più evidente rispetto alla comunque interessante figura dell’ippopotamo scolpito da Zurab Krostantinovic Cereteli) ma tutti conniventi con una politica incentivante l’economia nazionale, imperniata sullo sviluppo industriale, l’espansione dei cantieri navali e l’incremento delle raffinerie petrolifere, e a ciò s’aggiunga l’impulso a un rinnovato slancio metallurgico.
Chi entra a Volgograd si accorge subito che non esiste una marcata differenza fra centro e periferie, anzi tutto segue regole tese all’omogeneità architettonica, manifesta in quei larghi caseggiati denominati “stalinskie”, inanellati lungo il Viale degli Eroi e Viale Lenin. La città si sviluppa in lunghezza lungo il Volga, ma ciò non esclude la presenza di grattacieli popolari alti fino a 40 piani, curatissimi a dispetto delle abitazioni poste ai margini, piuttosto fatiscenti e occupate da immigrati e contadini. Il nucleo urbano è sempre pieno di gente e pendolari che vanno e vengono, si tenga conto che qui esiste un enorme polo universitario. Da vedere il Museo di Storia Russo e il Planetario, ricco di cimeli che raccontano le conquiste spaziali fra gli anni ’50 e ’60, ad esempio il busto di Jurij Gagarin (il primo uomo a fare il giro dell’orbita terrestre), modellini dello Sputnik e pezzi di asteroide.
Per lo stadio di calcio Volgograd Arena, il 2018 costituisce il battesimo del fuoco: è difatti stato scelto per ospitare alcune partite valide per la FIFA World Cup.
La Battaglia di Stalingrado
Per fortuna sono lontani i tempi in cui il centro urbano assisteva impotente alla tremenda e feroce battaglia fra la Wehrmacht tedesca e l’Armata Rossa: per sei mesi l’abitato fu testimone di uno stallo bellico sanguinoso e logorante che sancì la vittoria russa ma a caro prezzo, infatti la città cedette completamente alla furia di quella parentesi folle, andando completamente distrutta. Non che la guerra civile del 1918 non abbia sparso devastazioni, eppure la Battaglia di Stalingrado è ancora ricordata con particolare dolore e trauma dalla popolazione, specialmente dai grandi vecchi sopravvissuti.Cosa vevere a Volgograd
Nel 1982 è stato istituito un museo panoramico che nel centro cittadino riesuma tramite oltre 50.000 reperti alcuni tragici ricordi e scampoli di patriottismo ancora ben radicato. Fortunato reduce del conflitto, il vecchio Mulino di Gerhardt rappresenta l’ultimo edificio rimasto di quel tumultuoso periodo, eccezion fatta per la Casa di Pavlov, struttura in mattoni rasa al suolo ma ricostruita e ora utilizzata come stabile residenziale. Fu questa la principale roccaforte della strenua resistenza sovietica coordinata nel settembre 1942 dal coraggioso generale Jakov Fedotovic Pavlov, poi insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica. Insieme a lui, tanti fedeli combattenti vengono ora ricordati dal Viale degli Eroi, strada a percorrenza pedonale che costeggia il Volga fino all’obelisco che riporta incisi i nomi di 27 audaci militi. Altro importante memoriale è conservato sulla sommità del Mamaev Kurgan, elevata collina identificabile grazie alla presenza della Statua della Madre Russia, alta 85 metri e fino al 1967 considerata la scultura più grande al mondo. Il complesso tombale accoglie le salme del maresciallo Vasilij Ivanovic Cujkov e di Vasilij Grigor’evic Zajcev, infallibile cecchino sovietico.Se non altro il nuovo secolo ha portato davvero una ventata d’aria fresca alla “Città del Volga”, coacervo simmetrico di quartieri di diversa tipologia (risalta fra questi Krasnoarmeiski, 23.000 ettari distribuiti su 35 km di lungofiume e tessuto zonale dell’Old Sarepta, un borgo museo nato nel 1975 e ospitante l’imponente e fiera scultura di 27 metri, il potente Monumento a Lenin, certamente più evidente rispetto alla comunque interessante figura dell’ippopotamo scolpito da Zurab Krostantinovic Cereteli) ma tutti conniventi con una politica incentivante l’economia nazionale, imperniata sullo sviluppo industriale, l’espansione dei cantieri navali e l’incremento delle raffinerie petrolifere, e a ciò s’aggiunga l’impulso a un rinnovato slancio metallurgico.
Chi entra a Volgograd si accorge subito che non esiste una marcata differenza fra centro e periferie, anzi tutto segue regole tese all’omogeneità architettonica, manifesta in quei larghi caseggiati denominati “stalinskie”, inanellati lungo il Viale degli Eroi e Viale Lenin. La città si sviluppa in lunghezza lungo il Volga, ma ciò non esclude la presenza di grattacieli popolari alti fino a 40 piani, curatissimi a dispetto delle abitazioni poste ai margini, piuttosto fatiscenti e occupate da immigrati e contadini. Il nucleo urbano è sempre pieno di gente e pendolari che vanno e vengono, si tenga conto che qui esiste un enorme polo universitario. Da vedere il Museo di Storia Russo e il Planetario, ricco di cimeli che raccontano le conquiste spaziali fra gli anni ’50 e ’60, ad esempio il busto di Jurij Gagarin (il primo uomo a fare il giro dell’orbita terrestre), modellini dello Sputnik e pezzi di asteroide.
Per lo stadio di calcio Volgograd Arena, il 2018 costituisce il battesimo del fuoco: è difatti stato scelto per ospitare alcune partite valide per la FIFA World Cup.