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Brexit: cosa cambierà per i viaggi in Gran Bretagna

Out is out” ha tuonato un nervoso leader europeo nei giorni scorsi. Era prima del voto: ovvero prima del momento in cui gli exit poll hanno smesso di illudere ed è arrivata la notizia è certa: la Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia, Galles e all'Irlanda del Nord) è out. Ma non del tutto. Si, perché se i britannici hanno votato e scelto di dire addio all’Europa non significa che abbiano alzato un ponte levatoio che ha reso irraggiungibile la loro isola da parte nostra. In altri termini: la Manica è il fossato. Ma il castello inglese si può ancora visitare.

Questo perché i tempi per attivare le procedura sono lunghi – i primi effetti si potranno avere probabilmente tra qualche mese – e soprattutto sono codificati. Quindi nulla accadrà domani. O meglio: qualcosa accade già oggi. Ma non è detto che sia un male. La Brexit infatti avrà probabilmente pesanti effetti sulle economie globalizzate ma per turisti e viaggiatori il primo effetto è il crollo della sterlina. In pratica questo significa che chi arriva dai paesi dell’Euro come il nostro troverà il cambio più favorevole e di conseguenza prezzi più bassi. In un paese proverbialmente caro non è la peggiore delle notizie.

L’altra domanda che si pongono tutti è: come farò ad entrare in Gran Bretagna. Anche qui è molto presto per preoccuparsi. E forse lo sarà per sempre. Per entrare nel paese infatti è vero che si dovranno affrontare le noie dei controlli doganali e di frontiera essendo venuto meno il principio di libera circolazione. Ma in fondo a metterci in coda siamo già abituati, ad esempio, per salire su un aereo. Quindi solo qualche noia in più. La riprova viene da chi viaggia verso la Svizzera: la confedrazione Elvetica non fa parte della Ue. Ma si va senza problemi a Zurigo o a Losanna. In futuro con ogni probabilità quindi basterà per entrare in Gran Bretagna mostrare la carta di identità. L’ipotesi passaporto o, peggio, visto, pare poco realistica. Perché se noi possiamo andare negli Usa senza visto sarebbe curioso doverlo avere per passare la Manica. E in più lo dovrebbero ottenere anche i sudditi di Sua Maestà. E salvo futuri scontri impossibili da prevedere è una ipotesi che non interessa a nessuno. Così, nello stesso modo, è assai facile immaginare che si potrà restare a Londra o a Liverpool fino a tre mesi senza particolari richieste. Chi resta oltre normalmente lo fa per lavoro e non per turismo. E le questioni di business in effetti sono più complesse di quelle legate alle vacanze…

La stessa cosa si può dire per il denaro contante. Il trattato di Lisbona che regola queste complesse strategie nell’ambito della scricchiolante Europa prevede tempi lunghi. Nel frattempo per i turisti non cambierà nulla: si cambieranno gli euro in sterline come prima e si preleveranno contanti con bancomat e carte di credito come succedeva fino al 22 giugno. Potrà variare il tasso di cambio ma in che senso e di quanto è impossibile prevedere. Di certo la Brexit ha prodotto un crollo della sterlina. E Dio salvi la Regina e sua moneta.

Altro argomento: le cure mediche. Fino ad adesso per ricevere assistenza sanitaria in Gran Bretagna bastava il tesserino italiano. A breve non dovrebbe cambiare nulla, almeno per i turisti. Diversa sarà facilmente la situazione per chi vive Oltremanica e lavora in quel paese. Per i non inglesi che vivono in Gran Bretagna potrebbero esserci difficoltà ma anche queste saranno la conseguenza delle trattative tra Ue e Londra che partiranno a breve. Nulla di immediato per chi vuole solo andare a sentire il Big Ben, insomma.

Il ponte lavatoio resta aperto, quindi. Almeno per ora. Ma potrebbe in parte abbassarsi almeno per chi viaggia in aereo. L’uscita dalla Ue comporta anche l’uscita da quello che si chiama “spazio aereo europeo” che condivide costi e regole per i bus con le ali. La Gran Bretagna dovrà rinegoziare tutti questi aspetti e non è difficile immaginare un aumento dei costi dei voli in particolare per le low cost con sede in Gran Bretagna. Ryanair ad esempio, notoriamente irlandese, ha già prospettato problemi per i voli con il paese vicino. Quindi anche per gli italiani che decidono di atterrare a Londra. Ma potrebbe invece bastare che il buon senso prevalga e che si mantengano le condizioni attuali per evitare grane ai turisti con le ali.

Insomma, grande la confusione sotto il cielo. Non significa che però la situazione sia eccellente. Anzi. Una cosa però si può dire con relativa certezza. Nulla accadrà domani. O la settimana prossima. E neppure durante l’estate. La chiave infatti è che sino ad ottobre, dopo le dimissioni del premier Cameron, si vivrà un periodo sospeso di reggenza in attesa di nuove nomine. Quindi sarà il nuovo premier a iniziare e portare avanti le trattative con Bruxelles per stabilire le regole del gioco economico e non solo. E allora, ma solo allora, si avranno risposte più certe. Per adesso, per questi mesi una pinta a Piccadilly nessuno la metterà mai in dubbio e ognuno di noi potrà, praticamente come prima, andare davanti a Buckingham Palace per cercare di vedere la Regina. Se scorgendola noterete che non sorride, provate a capirla. Out is out vale per tutti. Anche per chi porta la corona.

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 Pubblicato da il 24/06/2016 - - ® Riproduzione vietata

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