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Fiordi norvegesi, come visitarli: crociera, postale o auto? Quando andare e le tappe

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D’inverno le aurore boreali. D’estate il sole che, anche nel cuore della notte, di andare a dormire oltre l’orizzonte non ne vuole sapere.
Sempre, in ogni stagione, la sconcertante grandiosità dei fiordi e l’irruenza delle mille cascate dai nomi di favola. Mentre una chiesa di legno si specchia nella distesa di mare verde cupo e il muso di una foca si sporge dall’acqua. Fateci caso: è l’animale che sembra sorpreso di vedervi più che il contrario.

Si scrive Norvegia, si legge sorpresa. Si, perché questo paese dell’estremo nord a noi gente mediterranea garantisce sempre un continuo stupore. Qui, a poche ore dal Circolo Polare Artico, c’è sempre qualcosa che non t’aspetti: placide vie d’acqua tra muri di roccia che paiono più che alpini, ghiacciai per nulla ostili e collane di isole collegate tra loro da fili di ponti, strade tortuose che sembrano non finire mai e piattaforme di roccia su cui sporgersi nel blu.

E se non bastasse anche una strada che scala l’abisso dove, come se nulla fosse, i cartelli suggeriscono agli automobilisti di fare attenzione: potrebbero attraversare i troll, le creature dei boschi. E se voi, cinica gente del sud, non credete a fate e gnomi, peggio per voi.
Ma presto potrete imparare a fare pace con le creature dei boschi. Almeno se inizierete a vagare con lo spirito giusto per questo paese grande poco più dell’Italia ma con solo cinque milioni di abitanti. Se non ci sono bipedi banali come noi ci sono di certo aquile e balene. Oltre ai piccoli spiriti delle foreste.

Per scoprirli, o almeno provare a farlo, un buon punto di partenza è Bergen, la seconda città del paese, conficcata proprio nel cuore della terra dei fiordi. Che, da qui, si possono scoprire con ogni mezzo: in barca, in auto e anche in treno.

E proprio seguendo le tortuosità delle rotaia sembra il modo migliore per raggiungere Bergen, poco più di 200.000 abitanti, fiera del suo ruolo di antico porto anseatico, e ora calamita per i turisti. Da Oslo – collegata con l’Italia, tra gli altri, da voli Ryanair, Sas e Norwegian – in circa sette ore, al prezzo di circa 800 corone, si può sperimentare la ferrovia inaugurata nel 1909 e che qualcuno sostiene essere una delle più spettacolari al mondo.

Vista la concorrenza, qui in Norvegia si tratta di un'affermazione pesante. Certamente però si può dire senza dubbi che è stata scavata, con mille fatiche, nella natura assolutamente selvaggia dell’Hardangervidda, un brullo altopiano dove regnano i caribù. Per costruire la linea ferrata, a partire dal 1875, lavorarano in oltre quindicimila e, a mano, bucarono per oltre 180 volte i monti. Voi invece senza nessuno sforzo scivolerete tra enormi ghiacciai come l’Hardangerjøkulen fino a fermarvi, a 1220 metri d’altitudine, nel placido paese di Finse. D’inverno, con gli sci stretti, da qui partono piste da fondo e d’estate trekking verso i fiordi avvolti dai muschi. Tutti i gusti saranno accontentati

Ora avete due scelte: proseguire fino a Bergen o puntare su Myrdal. Meglio la seconda. Vi aspetta un’altra emozione su rotaie: la Flåmsbana. Grazie ad un ben cadenzato collegamento – d’estate i convogli sono dodici al giorno – potrete arrivare a Flåm e quindi all'Aurlandsfjord, braccio minore del Sognefjord, il fiordo più lungo della Norvegia.

Per arrivare al mare però affronterete 20 km di curve a gomito, discese da vertigini e carezze alla cascate. È una delle ferrovie più ripide al mondo, attira oltre cinquecentomila passeggeri all’anno e ogni scorcio sembra un effetto speciale. Addirittura sotto la Kjosfossen, un'enorme cascata, il treno si arresta.

La raffica delle macchine fotografiche quasi copre il rombo dell’acqua. È infine ancora acqua, ma salata, quella che si incontra a Flåm. Qui volendo potrete passare una giornata riposando al Fretheim Hotel (Fretheimhotel.no/en) o pescando nel fiordo prima di ripartire per Bergen.

In cinque ore di lenta navigazione su un placido traghetto raggiungerete la vostra destinazione oppure potrete scegliere anche l’opzione di un bus più veloce: solo tre ore e mezzo. Ma attenzione, la strada è spesso in galleria ed è un peccato perdersi il piacere di ammirare il panorama.
Bergen quindi meriterà una sosta di almeno un paio di giorni. La prima cosa da esplorare è sicuramente il quartiere anseatico di Bryggen, l’antico porto con le fotografatissime case di legno colorato. Nei vicoli il salto nel tempo è assicurato. Poi, dopo la doverosa visita al Museo d'Arte di Bergen (kodebergen.no/en) con la raccolta di dipinti di Edward Munch e al museo di Edvard Grieg, la sosta obbligata è al mercato del pesce di Torget: il pescato è freschissimo, la scelta ampia e l’atmosfera accogliente. In più tra gli studenti Erasmus impegnati a raccimolare qualche soldo sicuramente troverete qualcuno che parla italiano e vi aiuterà a ordinare un fritto o le fiskebolle, le immancabili polpette di pesce.

Se amate il crudo prendete i gamberetti da asporto: sono come bocconi di acqua di mare solidificati. Finito il pranzo è tempo di puntare in alto: con la funicolare Fløibanen, attraverso una salita di oltre il 27% in pochi minuti, si arriva ad oltre 300 metri d’altitudine. Il panorama è spettacolare e la discesa a piedi regala altre vedute sui fiordi.

È tempo di ripartire e dopo il treno ora torniamo a preferire un battello. Anzi, visto il rispetto che gli tributano da queste parti “il” battello. È l’Hurtigruten, il postale che dal 1891 costeggia e riverisce la costa norvegese, lungo la più importante strada locale: non è fatta di l’asfalto ma da migliaia di chilometri di canali, fiordi e lagune tra scogli, montagne e lingue di ghiaccio. Capirete al volo perchè l’Hurtigruten (Hurtigruten.com/en) non si possa definire un battello come gli altri. La nave, anzi le navi, (visto che sono 11 quelle in servizio, da quelle più moderne a un pezzo di storia della navigazione restaurato) viaggiano ogni giorno in ogni stagione, fermandosi per 36 volte nei vari porti fino alla destinazione finale di Kirkenes: l’intero viaggio dura 11 giorni.

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Poi, per noi frettolosi in trasferta, il ritorno quasi sempre in aereo. Ognuno può scegliere il proprio itinerario, decidendo se approfittare delle escursioni organizzate o fare a modo proprio. Le regole comunque sono poche: essere puntuali è la prima. La nave infatti non aspetta, ma è giusto così: questo è prima di tutto un postale nato per trasportare passeggeri e merci di porto in porto in terre quasi impossibili da percorrere a piedi, navigando giorno e notte e fermandosi nei piccoli villaggi di pescatori. L’altra regola è che non si tratta di una classica nave da crociera: quindi niente animatori, spa, abiti di lustrini e serate danzanti. L’intrattenimento piuttosto lo fa il panorama fuori dalle vetrate e appena oltre le murate del ponte.

L’itinerario più classico (prezzi a partire da 1750 euro a testa) da Bergen porta ad Ålesund (foto sopra), famosa per il suo quartiere Art Nouveau, Trondheim, con la cattedrale resa ancora più sacra dalla tomba di Sant'Olav, e Svolvær.
Il periodo migliore è sicuramente l'estate, da fine maggio fino alla fine di agosto i fiordi sono illuminati fino a quasi mezzanotte, e le giornate sembrano non finire mai. Ma il fascino è anche l'inverno, da fine novembre a inizo febbraio il sole fatica a uscire dall'orizzonte, la neve scende fin quasi alla costa e la danza delle Luci del Nord accende di colore le notti dell'Hurtigruten.

Da questa località si parte per una deviazione alle Isole Lofoten, dove la vita dei vichinghi sembra cosa dell’altro ieri. Quindi ancora via, verso nord e verso notti sempre più brevi fino a Tromsø.

Ormai il Circolo Polare è superato e non resta che proseguire per fare colazione a Capo Nord, prima di dirigersi verso Hammerfest, il centro abitato più a nord d'Europa.
Kirkenes è la destinazione finale, ma ancora ci sono le emozioni del ghiacciaio Svartisen o di fiordi straordinari come il Geirangerfjord o il Trollfjord. L’ingresso è largo solo 100 metri e la nave sfiora la roccia. Davanti, scorre impetuosa la corrente marina di Moskenesstraum e sopra volano le aquile di mare. Più che una nave postale (www.giverviaggi.com) sembra di viaggiare su un bastimento raccontato da Jules Verne.

Chi preferisse invece un viaggio in uno stile più classicamente da crociera avrà solo l’imbarazzo della scelta: ci sono per esempio proposte con Norwegian Cruise Line (www.it.ncl.eu), partendo da Copenaghen, che prevedono un itinerario di sette notti che tocca Alesund, Geiranger, Flam, Bergen e ritorno (prezzi a partire da 700 euro a persona).

Non volete nè solo nave nè solo terra? Nessun problema. C’è quello che fa per voi puntando direttamente verso il Nærøyfjord e l'Aurlandsfjord. Questi due territori sospesi tra acqua e roccia si trovano al centro della Norvegia dei fiordi e i paesi di Aurland e Gudvangen sono i punti di partenza per vivere fino in mondo il panorama. Grazie a diverse agenzie locali (www.fjordtours.com - www.sognefjord.no/en) si potranno organizzare brevi esperienze, come le gite pagaiando su un kayak per veri safari nella natura selvaggia o le salite al punto d'osservazione di Stegastein, a 650 metri sul mare, affacciandosi sull'Aurlandsfjord e le montagne circostanti.

Ancora? Ecco quindi la possibilità di incontrare gli 80 abitanti del villaggio di Undredal, famoso per il suo antico formaggio di capra e per la più piccola chiesa di legno del grande Nord o la discesa al villaggio vichingo di Gudvangen. È come un museo a cielo aperto, ma con in più ancora i camini che fumano. Un dettaglio: non pensiate che tutto questo sia fattibile solo d’estate, anzi. Le navigazioni sono ancora più emozionanti d’inverno, quando i monti sono avvolti di neve e le cascate sono immobili tendaggi coperti di cristalli.

Tra acqua e rotaia c’è chi non vuole rinunciare alla libertà di viaggiare in assoluta libertà, guidando e fermandosi dove il panorama sa fare battere il cuore. E per loro una delle più imperdibili opportunità è data dalla Atlanterhavsvegen, la Strada Atlantica, una striscia di asfalto che corre tra le città di Kristiansund e Molde, eletta “costruzione norvegese del secolo”.
Il premio pare meritato: la strada permette di attraversare tante piccole comunità costiere anche grazie ad una serie di sette ponti che uniscono un mosaico di isolotti. Il più alto e caratteristico, lo Storseisundet (foto sopra), ha una forma talmente strana da apparire quasi una opera d’arte astratta. Quando il mare è in tempesta le onde arrivano a lambire l’asfalto mentre quando il mare è calmo basta fermarsi e lanciare l’occhio nell’azzurro infinito: vedere foche e balene è il premio che arriva di frequente.

Se poi vorrete fermarvi per una sosta c’è anche la possibilità di mettere i piedi in acqua. All’Atlanterhavsveien Sjøstuer (www.atlanterhavsveien.org/en/houses) si possono affittare delle casette in legno con il tetto coperto d’erba. Sono direttamente sulla riva, hanno la sauna e in dotazione c’è una barca per andare a pesca. D’altra parte la città di Kristiansund, a circa 40 minuti d’auto, è la capitale della pesca e della essicazione del merluzzo.

Ed è proprio da questa città da cui potremo partire per il nostro viaggio di ritorno verso Bergen. E come è giusto che sia nella terra dei troll sarà un viaggio senza fretta. La prima tappa di 170 km ci porterà verso Ålesund. E oltre a correre sull’asfalto per due volte dovremo salire su traghetti per attraversare bracci di mare. Lungo la tratta una sosta la meriterà Molde.

Qui dal 1961 si tiene un apprezzato festival jazz. La gente del posto ne è molto fiera: è il più antico d’Europa. Viaggiando si sfiorano molti villaggi di pescatori perennemente tanto graziosi da sembrare finti e spiagge spazzate dalle onde. Pare che qui siano le più alte della costa.

Scendendo ancora verso sud, lasciandosi le casette Art decò di Ålesund alle spalle, punteremo verso la strada dei Troll (Trollstigen), una ripidissima via costruita solo pochi anni fa che con i suoi undici tornanti precipita nel vuoto. In cima un belvedere da brivido che spunta dalla roccia. La lava si mescola con l’acciaio e il cemento e l’uomo di dimostra capace di domare la natura.
Superate le vertigini e sfruttato un altro traghetto ecco la nuova destinazione: Geiranger. Il fiordo che porta il suo nome è protetto dall'UNESCO e il minuscolo porto affacciato sulla acqua verdissima è una tavolozza di colori. Per una sosta l’indirizzo giusto è l’Union Hotel (www.hotelunion.no). La vista dall’alto della sua collina è stupenda e la piscina riscaldata invita a non andare più via.

Il mattino dopo la colazione, però, è già tempo di ripartire: ci aspettano quasi 240 km cadenzati da una infinità di punti di sosta. Si attraversa la regione del Jotunheimen National Park e qui alzate gli occhi al cielo: spesso sopra di voi vedrete le aquile. La strada per alcuni tratti sale e l’ambiente è aspro, roccioso.

Per secoli la vita in questi territori è stata dura, ma ora è un piacere lasciare andare la macchina e riempirsi gli occhi delle sfumature del blu.

Infine l’ultimo tratto: almeno quattro ore di viaggio di cui una parte su un traghetto. Lungo la strada imperdibile è la sosta a Voss, una cittadina non lontana dall'Hardangerfjord che la guerra e le sue crudeltà ha raso al suolo. Ora però non lo direste, anche perché questa è la zona dedicata agli sport: qui non si scia soltanto ma si osano tutti gli sport estremi e le rapide della zona sono spesso il banco di prova di chi vuole sfidare torrenti e canyon pieni di schiuma.

Bergen, ormai, è vicina. Meno di due ore e saremo tornati da dove siamo partiti. Per premiarci torniamo allora al mercato del pesce e dopo uno spuntino risaliamo con la funicolare. Da lassù ci sembrerà di rivedere tutti i fiordi e le rocce che abbiamo sfiorato. Guardate bene: magari c’è anche un troll passato a darvi il suo ultimo saluto.

 Pubblicato da il 13/01/2021 - - ® Riproduzione vietata

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