Santiago de Compostela, baluardo dell'Apostolo San Giacomo e una delle tre città sante del mondo cristiano, rappresenta un tassello fondamentale della Regione Galizia, regione che comprende la punta più occidentale dell'arco atlantico europeo. Con il passare dei secoli, questo territorio dalla forte personalità contraddistinta da tratti antropologici ed etnografici differenziali, è andato via via forgiando una cultura autoctona che si esprime anche in lingua propria. All'atto dell'approvazione dello Statuto della Regione Galizia, avvenuto il 20 dicembre 1980, Santiago è assurta a capoluogo politico e amministrativo, giusta ricompensa per il ruolo decisivo svolto nella costruzione dell'Europa odierna a noi nota. Questa enclave monumentale e spirituale di primissimo piano, ritenuta "complesso storico-artistico", insignita dall'UNESCO della qualifica di "Patrimonio dell'Umanità" non è certo priva di meriti. Basti pensare che il simbolico itinerario jacobeo (relativo a San Giacomo), denominato anche "primo itinerario culturale europeo", consentì di gettare le fondamenta della civiltà occidentale. Sotto il segno universale della vieira (capasanta portata come distintivo dai pellegrini), il Camino de Santiago diede vita a un crocevia di europeismo e di comunicazione tra la gente diretta appunto a Santiago de Compostela, meta la cui ammaliante veste architettonica si sarebbe abbellita con l'andare dei secoli.
Antica sede vescovile e universitaria, la città di Santiago de Compostela consente ai suoi circa 94.000 abitanti di vivere comodamente in un centro urbano dinamico e allegro, contraddistinto dal clima umido e caldo della sua latitudine meridionale. Arroccata su una collina contornata dal fiume Sar e a soli 34 km dalla costa, in questa città la bella stagione è caratterizzata da lunghe ore di sole mentre nella stagione invernale, in cui una coltre di malinconia scende su questo capoluogo per abbellirne ulteriormente il profilo e "dove la pioggia è arte", si raccolgono in media 1973 mm di acqua. Nodo strategico del sistema di comunicazione galiziano, l'aeroporto di Lavacolla, a 10 km dal centro urbano, è collegato direttamente alle principali città spagnole, oltre ad avere voli regolari su diversi scali europei e mondiali. Dispone, altresì, di un efficiente sistema ferroviario nazionale, con treni che collegano Compostela alle principali località del territorio spagnolo. Una rete autostradale moderna e debitamente segnalata ne agevola l'accesso stradale, offerta a cui si vanno ad aggiungere i numerosi pullman che giungono a Santiago da vari punti della geografia spagnola.
Sede della Giunta e del Parlamento della Regione Galizia, Santiago de Compostela si affaccia al terzo millennio in veste di rinomato centro amministrativo, turistico e di servizi, contraddistinto da una qualità della vita davvero invidiabile nonché dal valore supremo dell'ospitalità, virtù principale del viaggio jacobeo con cui, ancor oggi, vengono accolti i visitatori stregati, per sempre, da una città che trasuda storia, privilegio e tradizioni.
La leggenda vuole che il 24 giugno del lontano 813, un frate dal nome Pelayo, "officiante degli abitanti di San Fiz", rinvenisse nel bosco di Libredón, appartenente alla diocesi di Iria Flavia, un'arca di marmo contenente le spoglie di un uomo. Si trattava, a detta del vescovo Teodomiro, della tomba di Santiago il Maggiore, figlio del Tuono, approdato in terra galega dal mare. Fu così che, su questo insediamento celtico, che sarebbe stato successivamente romanizzato, sorse in modo provvidenziale una città creata attorno a un mausoleo. Il re Alfonso II il Casto avrebbe poi fatto costruire una chiesetta per accogliere l'arca marmorea, chiesetta che più tardi venne sostituita da una basilica primitiva cui succedette, nel 1075, la cattedrale romanica che divenne pian piano meta di pellegrinaggi. L'impulso dato dal prelato Diego Xelmírez, personaggio fondamentale nella storia della città, portò a un consolidamento graduale della rete stradale e spirituale che da tutti i Paesi europei si estendeva alla volta di Santiago. La peculiare sensibilità medioevale fece sì che dall'XI sec. in poi, il cosiddetto "Camino Francés", itinerario preferito dai pellegrini, divenisse uno dei movimenti devozionali di maggior rilievo nella storia dell'umanità.
I sentieri ispani vennero così battuti da moltitudini di penitenti che, spinti sia dal desiderio di vivere un'esperienza religiosa sia dallo spirito di avventura, crearono uno stile proprio grazie ai loro indumenti caratteristici. Uomini e donne con indosso la classica schiavina orlata di conchiglie, la borraccia ricavata da una zucca e la scarsella alla cintola, ben saldi sul loro bastone, compagno inseparabile in un viaggio in cui s'intendeva diffondere valori profondamente legati al cristianesimo quali la solidarietà e la carità. Ai margini del sentiero, di tanto in tanto cominciarono a sorgere templi, ponti, monasteri e ospizi in cui i viandanti trovavano ad attenderli "un tetto, un focolare e un fuoco". Trasformata in centro di pellegrinaggio mondiale, Santiago de Compostela sarebbe divenuta, unitamente al vicino regno delle Asturie, la culla della Reconquista, oltre ad essere teatro di rivolte sociali e nobiliari, fatti questi all'ordine del giorno nel medioevo spagnolo. Sarebbero dovuti trascorrere ancora parecchi anni prima che altri invasori, in questo caso le truppe di Napoleone, mettessero a prova la tempra degli abitanti di Santiago. Superate tutte queste difficoltà, il centro storico assunse forma definitiva nel corso del XIX sec. grazie alla demolizione delle vecchie mura di cinta, ad eccezione dell'arco di Mazarelos.
In quel periodo, a sprigionare il soffio vitale erano l'Università, gli avvenimenti fieristici e il consolidato prestigio medico, di cui è la riprova il fatto che il primo intervento chirurgico in Spagna con anestesia venne eseguito appunto a Santiago de Compostela nel 1847. Nel XXI sec., il fenomeno religioso, culturale e socioeconomico del Camino de Santiago è ancora pienamente vigente, come testimoniato dai milioni di visitatori che ogni anno si danno appuntamento sulla Plaza del Obradoiro, meta e fine del più rinomato e affollato itinerario del continente. L'avventura personale del pellegrinaggio è più che viva pur se i suoi ideali odierni si rivolgono maggiormente verso il cameratismo, il turismo e l'ecologia. Arte e natura si danno la mano nel viaggio in direzione di Santiago de Compostela, capitale spirituale di un Paese intero. Dal momento che, di norma, gli orari delle visite ai monumenti variano al variare delle stagioni, si consiglia di rivolgersi direttamente ai musei o alle aziende di promozione turistica.
L'itinerario prende il via dall'arco di Mazarelos, uno dei complessi sacri e civili di maggior rilievo in Europa, unica porta tuttora visibile delle sette di cui erano provviste le mura di cinta medioevali e luogo di accesso, in città, del delizioso vino di Ribeiro. Di lato, si potrà ammirare una fontana fatta costruire dal comune nel 1840 e, dirimpetto, il convento e la chiesa delle Mercedarie, elevati al di sopra del piano stradale da un basamento. Sulla facciata di questa fondazione, istituita dall'arcivescovo Girón per accogliere le giovani fanciulle della nobiltà, spicca il rilievo dell'Annunciazione, scolpito da Mateo de Prado nel 1674. La chiesa, a croce latina, con bella cupola in granito, venne edificata da Diego Romay tra il 1673 e il 1680.
Oltrepassato l'arco, si accede alla Plaza de Mazarelos, la cui aria signorile viene sottolineata dalla statua di Montero Ríos, opera modernista di Mariano Benlliure, eseguita nel 1916. In questo scorcio, si trova l'Istituto delle Scienze dell'Educazione, ricavato nell'edificio granitico che, in passato, funse da collegio gesuita frequentato dai praticanti. Il frontespizio di tale costruzione, eretta da Simón Rodríguez nel decennio del 1730, è abbellito dall'enorme blasone dell'arcivescovo Yermo. La chiesa della Compagnia, istituita dall'arcivescovo Blanco nel 1576, è un bell'esempio in pietra dell'architettura gesuita, prova dell'importanza rivestita da tale ordine religioso nella vita universitaria locale. Non invano, ai gesuiti venne demandato l'insegnamento umanistico dal 1644 al 1767, anno in cui vennero espulsi dalla Spagna per volontà di Carlo III. All'interno, spicca un bel retablo barocco scolpito a metà del XVIII sec., oltre al monumento funebre, scolpito in pietra di Coimbra, del filantropico prelato. L'Università di Santiago de Compostela risale alla fondazione dell'Estudio Viejo avvenuta il 17 luglio 1501.
La protezione dispensata dalla nobiltà e dal clero, aumentò poco a poco l'influenza di questo focolare di "sapere", sempre partecipe ai vari avvenimenti sociali e politici di cui fu teatro la città. L'edificio sede odierna della Facoltà di Storia e Geografia venne costruito tra il 1769 e il 1805 sulla base delle planimetrie messe a punto da Melchor de Prado, successivamente modificate dall'architetto Ventura Rodríguez. Eretto laddove sorgeva il noviziato della Compagnia di Gesù, quale sede centrale universitaria, con il trascorrere del tempo la sua bella struttura è stata via via completata con l'aggiunta, tra il 1894 e il 1904, di un nuovo piano e addossando al friso le statue dei fondatori, scolpite da Ramón Núñez. Si consiglia di visitarne il rettorato, con stalli del XVII sec., l'aula magna abbellita da affreschi e la biblioteca ricavata all'ultimo piano. Tale spazio culturale, portato a termine al volgere del XVIII sec., accoglie incunaboli e manoscritti di grande pregio quali il Libro de Horas de Fernando I, manoscritto mozarabico datato nel 1055.
Nella Travesía da Universidade, via che ora si imboccherà a destra, si erge una statua di Alfonso Il il Casto, data in dono dagli abitanti di Oviedo in occasione dell'anno giubilare del 1965. La nostra meta è il Convento dell'insegnamento che dal 1841 si dedica all'istruzione delle giovani ragazze di Santiago de Compostela. La chiesa dell'odierno collegio e residenza della Compagnia di Maria, con pianta a croce greca, vanta un notevole retablo del XVIII sec., eseguito su disegni di Ferro Caaveiro. Da un lato, parte la Rùa das Trompas, il cui declivio porta al convento di Belvís, fondato nel 1305 da Donna Teresa González per le donas domenicane. Prima di varcare la soglia dell'edificio, rimaneggiato da Casas Nóvoa agli inizi del XVIII sec., è opportuno fermarsi un attimo nel belvedere precedente, osservatorio da cui si può godere un'ottima panoramica della città. Del tempio penitenziale si conserva tuttora la venerata Virxe do Portal, posta nella cappelletta dietro l'altare. Nella via adiacente, sorge l'austero Seminario Minore, eretto nel 1957 secondo i canoni dell'architettura del dopoguerra e oggigiorno, centro di accoglienza dei pellegrini.
Ritornando sui nostri passi, sull'affascinante piazza omonima primeggia la chiesa di San Fiz de Solovio, eremo da cui la tradizione vuole che nel IX sec., il frate Pelayo avvistasse la linea delle stelle segnalanti la tomba dell'Apostolo. Edificato nuovamente con il trascorrere dei secoli, il tempio conserva un frontespizio romanico che vanta, nel timpano, una bella scena dell'Epifania. Più avanti, troviamo i padiglioni del mercato di approvvigionamento, disegnati verso il 1941 da Vaquero Palacios, piacevole quadro di vita quotidiana, in cui è in vendita quanto di meglio sa offrire la gastronomia della Galizia. La monumentale Chiesa di Sant’Agostino, nata nel XVII sec. Grazie al patrocinio del Conte di Altamira, accoglie la preziosa statua lignea di Cristo legato alla colonna, opera di Diego de Sande, che diviene punto di riferimento delle processioni della settimana santa. Tuttavia,il dettaglio più caratteristico dell’edificio è la sua unica torre,dal momento che l’altra venne demolita da un fulmine caduto sul monumento nel 1788.
La Piazza Cervantes o do Campo, un tempo centro del mercato più importante della città, deve il suo nuovo nome alla colonna neoclassica con il busto dell’insigne scrittore, ivi eretta nel 1842. Su uno dei lati di questo animato spazio commerciale si affaccia la Chiesa di San Bieito, eretta verso il X sec. E la cui austera struttura interna ammirabile oggigiorno,portata a termine nel XVIII sec., è arricchita da una raffinata scena dell’Adorazione dei Re Magi, appartenente al tempio originale. Al suo fianco, carico di storia e di eleganza, si erge il profilo del vecchio Municipio barocco del XVII sec.
L’eterna magia del passeggiare per le strade, ci conduce in un dedalo di stili, chiese e palazzi della bellezza intatta. Scendendo lungo la Rúa das Animas, sulla sinistra, fanno capolino dimore avite quali il Pazo de Fondevila (Palazzo o casa avita della Galizia), edificio barocco con originale blasone sulla facciata e, dirimpetto, la chiesa delle Anime, costruzione neoclassica di fine XVIII sec., opera di Ferro Caaveiro, pur se portata a termine da Ventura Rodríguez. Massicce colonne sostengono sulla facciata un frontone recante un rilievo delle anime del purgatorio, bel preambolo a uno spazio abbellito con illustrazioni di Prado Mariño. A pochi metri, è visibile il profilo aristocratico del Pazo de Amarante, sede del Consiglio Consultivo della Galizia.
Percorrendo Rùa das Casas Reais, il cui nome allude alle antiche dimore reali, sulla destra ecco apparire la chiesa di Santa María do Camiño, eretta secondo i canoni barocchi pur se con l'aggiunta di qualche motivo rococò. I suoi elementi più notevoli sono l'affascinante retablo maggiore, progettato da Manuel Leys nel 1758, e il sepolcro con figura orante del Conte di Amarante, complesso scolpito nel XVI sec. Dalla Porta do Camiño giungevano in città i pellegrini che avevano percorso il Camino Francés o Francígeno, principale diramazione dell'itinerario più spiccatamente devoto e militante della vecchia Europa, prima di raggiungere l'Obradoiro. Tale porta venne demolita nel 1835 dal momento che non consentiva il passaggio delle carrozze, pur se di quell'epoca si conserva una fontana pubblica risalente al 1834.
Il convento e la chiesa di San Domingos de Bonaval traggono origine nel soggiorno di Santo Domingo de Guzmán a Compostela, ove giunse in pellegrinaggio verso l'anno 1220. Protetta dalla nobiltà locale, la comunità domenicana visse momenti di grande splendore culminati nell'edificazione di questo complesso monumentale nell'arco del XVII sec., ai tempi dell'arcivescovo Monroy. Sulla piazza che funge da porticato alla fabbrica religiosa, si può ammirare il cruceiro do Home Santo in stile gotico, legato alla leggenda di Juan Tourum, fabbro condannato a morte per aver capeggiato l'ammutinamento popolare del 1219. Non appena egli ebbe pronunciato le parole: Vieni e aiutami! nel momento di salire sul patibolo, si accasciò fulminato, evitando con tale morte il disonore della condanna pubblica. Da tale tradizione orale deriva appunto il toponimo di "Bonaval".
Sull'atrio lastricato si affacciano, ad angolo retto, la grandiloquente facciata barocca del convento, opera di Domingo de Andrade, nonché il frontespizio del tempio, costruito nel 1561. Fiancheggiando lo spazioso chiostro i cui pilastri sono abbelliti con motivi di frutta, si raggiungerà l'incantevole triplice scala a chiocciola progettata dall'Arch. Andrade che consente di accedere ad alcune sale del museo do Pobo Galego, inaugurato nel 1977 come mostra antropologica ed etnografica comprendente, nelle sue diverse sale, un itinerario nel mondo marino, nel mondo campestre, nell'universo dell'abbigliamento e in quello dei mestieri. L'incantevole chiesa adiacente, le cui linee costituiscono un bell'esempio di transizione dal romanico al gotico, si articola su tre navate che si aprono su altrettante cappelle, ove si trova la statua in pietra della Madonna di Bonaval, intagliata nel XVI sec. La cappella di sinistra accoglie il panteon dei galeghi illustri, in cui riposano personaggi quali lo scultore Asorey e la scrittrice Rosalía de Castro, il cui monumento funebre è stato realizzato con marmo di Carrara.
Dirimpetto si eleva il moderno Centro galiziano di arte contemporanea, inaugurato nel settembre del 1993. Edificio dalle linee audaci e rivestito di granito, venne progettato dall'architetto portoghese Álvaro Siza, divenendo ben presto punto di riferimento culturale grazie alle collezioni di rilievo ivi conservate, la cui esibizione viene completata da mostre temporali, concerti e conferenze. A ridosso di entrambi questi edifici e dopo aver risalito la china di Santo Domingo, coltivata in passato a orto dai frati, su un'area di 30.000 m2 si estende il romantico parco di Bonaval, spazio verde terrazzato su vari livelli, punteggiato di ortensie, castagni lussureggianti e allori centenari oltre a qualche opera artistica quali la scultura Puerta de la Música, di Eduardo Chillida, eretta simbolicamente su una pietra del Camino de Santiago. Nella parte più alta, oltrepassato un portico del XV sec., nell'antico camposanto comunale si snoda un itinerario.
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