Lonigo (Veneto): le ville e cosa vedere in città

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Condividi Samuele Pasquino

Affetta da un latente desiderio di pace e tranquillità, Lonigo in provincia di Vicenza (da cui dista appena 22 km) nel Veneto non sembra affatto una cittadina da 16 mila abitanti poiché la sua ruralità è rimasta ancorata a un’epoca di calde tradizioni ancora oggi raggianti e trasmesse di generazione in generazione lungo un sottile filo che unisce le sue frazioni, Almisano, Madonna, Monticello e Bagnolo, quest’ultima sorta di appendice della località.

Storia ed origine del nome

Come moltissime altre realtà disseminate nella penisola italiana, la storia di Lonigo ha inizio dall’edificazione di un nucleo castellare volto a proteggere un primo embrione d’abitato da incursioni e violenze esterne: ad assolvere il compito fin dalla sua messa in funzione fu il castello dei Malacappella, costruito nel IX secolo e soprannominato in un primo tempo “Calmano”, poi soltanto “Castellazzo”, classico fortilizio eretto con i criteri feudali imponenti una solida struttura a prova di assedio, due torri (la parte sopravvissuta fino ai giorni nostri), un fossato circostante, ponte levatoio e gallerie sotterranee pronte a dare ospitalità e assicurare sopravvivenza a 1.500 persone in caso di situazioni particolarmente critiche.

Il nome "Lonigo" (ma naturalmente in forma latina, quindi Leunicus, successivamente ammorbidito in Leunigus e infine Castro Leunico) compare nel X secolo in atti notarili che ne testimoniano la nascita ufficiale. Da subito coinvolta nelle dispute fra Guelfi e Ghibellini antecedenti alla guerra fra Scaligeri e Padovani, la neonata entità territoriale veneta divenne per esigenza storica un borgo cinto da mura, assorbito dalle proprietà di Gian Galeazzo Visconti nel 1387 e in seguito, nel 1402, dalla Repubblica di Venezia sotto la cui egida restò per ben quattro secoli.

L’idillio terminò nel 1435, quando Lonigo venne occupata dalle milizie di Francesco Sforza e Nicolò Piccinino, con conseguente colpo di grazia da parte della guerra della Lega di Cambrai e l’arrivo della peste che nel 1630 falcidiò la popolazione riducendola della metà. La ripresa si verificò sotto il governo austriaco e l’Ottocento segnò un lungo periodo di crescita e prosperità economica dettata da impulsi industriali e agricoli ora più forti che mai.

Cosa vedere a Lonigo

Questi ultimi presupposti sono sempre stati di ottimo auspicio per il turismo affluente nel Basso Vicentino, dove Lonigo primeggia insieme ad altre località come la vicina Bovolone. Simbolo architettonico della cittadina è il suo Duomo, la neoromanica Chiesa parrocchiale del Santissimo Redentore, la cui prima pietra venne posata nel 1877 su progetto di Giacomo Franco.

Consacrato nel 1895, l’edificio dalla pianta a croce latina sorge da allora nel centro storico ed è rialzato di 2 metri, con la sua facciata a fasce alternate di pietra tufacea e mattoni su pietra di Chiampo e rosone centrale avente a fianco mensole su cui sono state poste le statue di San Pietro e San Paolo. Più in dettaglio, precisamente sulla lunetta dell’evidente portale centrale, campeggia un mosaico in stile bizantino-veneziano disegnato dal pittore Cacciatori. L’interno a tre navate si rende memorabile per tre essenziali elementi che sono il tabernacolo scolpito da Egisto Caldana, il Crocifisso cinquecentesco (ritrovato miracolosamente nei campi vicino a Lonigo dopo lo strano inginocchiamento dei buoi) e l’altare maggiore dal pregevole ciborio.

Altri edifici religiosi da citare sono la Chiesa Vecchia e il Santuario di Santa Maria dei Miracoli, che conta in frazione Madonna una chiesa gotica e una cappella adornata da affreschi e stucchi barocchi.

Di grande richiamo sono le due principali opere civili, la “Rocca Pisana” nel centro di Lonigo e Villa Pisani a Bagnolo. La prima, ideata da Vincenzo Scamozzi e commissionata dall’influente famiglia Pisani nel 1576, si nota senza dubbio per la struttura quadrata sormontata da una cupola ottagonale, si palesa coreografica grazie a un’ampia scala conducente al pronao dotato di sei colonne ioniche e inscritte fra due ali segnate dal bugnato d’angolo e fascia marcapiano. All’interno sorprendono il salone e il piano nobile in cui si distinguono eleganti sale arredate con mobilio d’epoca: qui Fulvio Wetzl vi girò nel 1992 alcune scene del film “Quattro figli unici”, presentato lo stesso anno alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La seconda, progetto di Andrea Palladio eseguito nel 1542, è annoverata fra le perle dei patrimoni dell’umanità UNESCO ed è una villa di campagna molto simile a un tempio romano, complesso articolato dove convivono in maniera inusuale eppur efficace una casa padronale, stalle, barchesse e colombare, e così all’interno una grande sala centrale a “T” e salette collaterali più piccole formano un unicum nobilitato dall’appagante affresco di Francesco Torbido raffigurante scene dell’opera ovidiana Metamorfosi, surplus che conferisce notevole magnificenza all’ambiente.

Eventi e manifestazioni

L’area verde della città coincide con l’Ippodromo Comunale dove si svolgeva la Fiera dei Cavalli. Per inciso, oggi è la Fiera agricola (nata nel 1486 e di scena a marzo di ogni anno) a catalizzare l’attenzione legata a sagre, eventi e manifestazioni locali. Comunale è altresì il teatro di Lonigo, sede di numerosi concerti, spettacoli e rappresentazioni liriche.

Da ricordare infine il periodo del Carnevale di Lonigo (Carnevale Leoniceno) che riempie di colori ed allegria il centro cittadino.

I prodotti tipici di Lonigo

La tradizione gastronomica autoctona è imperniata su una quadrilogia di prodotti De.Co. (Denominazione di Origine Comunale) che vantano una storia secolare: sono il riso, il mandorlato, la sopressa e il pisello nano. Fra i distillati spicca indubbiamente l’Amaro di Lonigo, liquore a 30° prodotto dall’erborista Alberto Cenghialta (la sua bottega è in Viale Trieste), gustato sia come aperitivo sia come digestivo.

Come arrivare a Lonigo

In auto, si percorra l’autostrada A4 Milano-Venezia per uscire a Montebello così da seguire le indicazioni per Lonigo.

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