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Amendolara (Calabria); la spiaggia, la Marina e la visita al centro storico

Amendolara, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Amendolara dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

In molti avranno certamente sentito parlare di Amendolara in relazione alla sua Secca (una tipica sea mount che aggrega specie ittiche di ottima qualità, manna dal cielo per i pescatori locali), la cui esistenza raccorda sviluppi geologici, teorie archeologiche e perfino leggende legate al Monte Sardo il cui ipotetico sprofondamento avrebbe dato origine all’isola di Ogigia, ovvero l’omerica prigione dorata di Ulisse costretto a soggiornarvi dalla bellissima ninfa Calipso.


Origine del nome

Sempre dal greco si evince l’etimologia del termine Amygdalaria, il cui significato si rifà all’abbondanza di mandorle sul territorio circostante Cosenza, capoluogo di provincia in terra di Calabria.


Leggende e storia

Non si fa segreto del fatto che la località sia di derivazione achea, epigona dell’antica città magno-greca di Lagaria, la cui fondazione si riconduce miticamente alla volontà di Epeo – il costruttore del cavallo di Troia – di istituire un agglomerato urbano devoto alla dea Atena. Ben oltre queste premesse si avvicendarono le civiltà storicamente appurate e dinamiche (una vasta raccolta di reperti è accessibile al Museo Archeologico Statale “Vincenzo Laviola”), dunque i Romani e i Bizantini, poi i monaci cistercensi, gli Svevi e gli Angioini, il cui passaggio è testimoniato dal Castello di Amendolara.

A proposito del maniero, s’aggiunga che la pianta triangolare e la torretta poligonale indicano una chiara origine normanna; Federico II di Svevia lo fece restaurare nel 1239 conservandovi all’interno una Crocifissione con San Giovanni e la Madonna e un Pantocratore benedicente, affreschi di scuola napoletana ascrivibili proprio al Duecento. Giunto all’anno Mille, l’ormai definito borgo entrò nel contesto della feudalità medievale permeato dal dominio di diverse famiglie, i Della Marra e i Montalto, i Cognetta e i Gambacorta, e ancora i Caraffa, i Pignatelli e via discorrendo fino alla casata dei Gallerano.

Qualcosa si scosse già a partire dal XVI secolo, quando i turbinii del cambiamento e lo slancio di emancipazione indussero i vari comuni, e fra di essi Amendolara, a divincolarsi dalle coercizioni feudali, recanti sì protezione ma purtroppo anche miseria, disoccupazione e povertà. Acquisita l’autonomia dopo l’Unità d’Italia, arrivarono in paese i pesanti influssi delle guerre mondiali, dopo le quali e finalmente l’economia conobbe una decisa risalita e incrementi sia agricoli, sia politici, sia culturali.


Cosa vedere: spiaggia e centro storico di Amendolara

Oggi Amendolara è una località in primis turistica poiché ha la grande fortuna di trovarsi geograficamente prossima al mare, tanto che la realtà comunale si divide in due sub abitati, parliamo di Amendolara paese e Amendolara Marina, laddove spiaggia e mare fanno la voce grossa presieduti dalla famosa Torre Spaccata, vecchia postazione costiera di avvistamento fatta erigere nel 1517 da Fabrizio Pignatelli per segnalare l’eventuale arrivo dei pirati saraceni.

La spiaggia di Amendolara è considerata una delle più belle della costa ionica e presenta piccoli tratti sabbiosi alternati a ciottoli, specie nei pressi della Torre Spaccata, l'estremità più settentrionale dell'arenile. Nel tratto più ampio, la spiaggia si estende per una profondità di 25-27 metri, mentre a sud si raccorda a quella di Piana della Torre.

Il centro storico si difende molto bene grazie edifici architettonici che ne arricchiscono strade e piazze, come ad esempio la barocca Palazziata affacciata insieme a Palazzo Melazzi su largo Sant’Antonio Abate e in passato elegante residenza dei Gallerano. Palazzo Andreassi fu invece abitato dalla più antica famiglia nobile del paese (i membri sono sepolti nella Cappella di San Rocco e su di essi vigila un cinquecentesco San Leonardo con le catene) e, sebbene rimaneggiato nel corso del tempo, ha mantenuto i tantissimi vani e le dipendenze del piano terra e del seminterrato. Fuori delle mura medievali, poco distante dal settecentesco Palazzo Pucci, s’erge distinto il gentilizio Palazzo Grisolia, risalente al 1878 e posto proprio nel luogo dove si trovava il Convento dei Domenicani, di cui sopravvivono il chiostro con cisterna e la Chiesa di San Domenico.

La prevalenza di luoghi di culto è manifesta in un patrimonio che annovera davvero tante chiese e ancor più cappelle, esemplare riprova della devozione popolare largamente diffusa tanto nel borgo quanto nel circondario. Ci vuole obiettivamente un po’ di tempo per riuscire a visitarle tutte e si consiglia di iniziare con la Chiesa della Madonna delle Grazie, tutta raccolta entro confini del fiabesco Bosco di Straface, ove imperano maestosi pini e vetuste querce che degradano fino a culminare in una sorgente d’acqua purissima ove ci si può ancora abbeverare.

Vestigia religiosa di epoca bizantina, la Cappella dell’Annunziata non è completamente originale visto il corpo aggiunto nel XVI secolo, ma possiede tutta una parte rimasta inviolata, coperta da cupola e pingue di affreschi, fra i quali si distinguono per pregio artistico e sacralità un Dio Padre che regge il globo e una Madonna con Bambino. Sempre appartenente all’epoca bizantina si rivela essere la Cappella di San Giuseppe. La Cappella di Sant’Anna si mostra con un aspetto curioso, interessato da un piccolo balconcino a livello terra e un campanile a vela disposto non in centro bensì a destra dell’ingresso. Pur essendo d’estrazione gentilizia, appare piuttosto rustica, come tale non è la Cappella di Sant’Antonio Abate, in verità una ricostruzione degli anni Trenta.

Spettacolare ed eterogenea, la Cappella di Santa Lucia è un’opera architettonica stupefacente, progettata nel 1960 dal professor Sassone (al quale il Comune ha dedicato un’esaustiva Mostra permanente ubicata nella sala consiliare del Municipio) e concepita per richiamare esteticamente forme tondeggianti policromatiche, disciplinate da una pianta a croce greca atipica e rigorosa.

I ruderi della Chiesa di San Giovanni evidenzia la fisionomia della chiesa bizantina più grande di Amendolara nonché unico esemplare in Italia a sfoggiare una forma a croce libera. La struttura della Chiesa di Santa Maria riporta una matrice bizantina su cui si sono impressi rimaneggiamenti sia rinascimentali che barocchi. Presso Rione Vecchio giace la Chiesa Madre di Santa Margherita, sorta in epoca romanica e custode di pezzi preziosi, vedesi l’acquasantiera in pietra, il fonte battesimale in pietra e legno, la bella croce processionale gotica e il magnifico pulpito ligneo barocco.

È lecito avventurarsi nelle campagne di Amendolara e scoprire zone intriganti, quasi magiche, come la famigerata Pietra del Castello, affioramento calcareo al centro di molteplici versioni narrative, concordi nell’affermare che alla mezzanotte del 24 dicembre di ogni anno la roccia si apre esponendo una chioccia, dodici pulcini d’oro, una tavola imbandita e parecchi oggetti preziosi. L’incantesimo dura veramente pochi secondi e questo ha tratto in inganno chi, interessato ad appropriarsi del tesoro, vi è rimasto intrappolato. Ovviamente su ciascuna frase sarebbe d’obbligo il condizionale: siamo nel terreno surreale della leggenda.


Eventi, sagre e manifestazioni

Sono tantissime le feste che negli anni hanno contribuito a cementare il rapporto degli Amendolaresi con i santi protettori, così tutto l’anno non si fa che ricercare l’aggregazione nell’occasione di giubilo ma anche raccoglimento, da qui tutti quegli appuntamenti tributati a Sant’Antonio Abate, a San Giuseppe, all’Annunziata e tal altre figure salvifiche per la popolazione. Non mancano manifestazioni votate alla spensieratezza e al confronto, citiamo la Fiera di San Vincenzo l’ultimo sabato del mese di aprile e la Fiera di San Domenico il 4 agosto.

Da non dimenticare a primavera già inoltrata la Sagra dei piselli, che esalta un prodotto tipico delle coltivazioni autoctone abbinato alle altrettanto favolose fave. Superba la gastronomia che si fregia di piatti ottimi, i rascjcatilli e i ferrazuoli che sono esemplari di pasta fresca conditi spesso con ragù, mollica di pane fritto oppure ricotta stagionata. Tante altre ricette deliziano il palato, non ultime la purea di fave secche, la minestra all’aneto e gli immancabili piselli accostati alle fave o alle seppie.

Ad Amendolara si ama friggere, cosicché immersi nell’olio extravergine di oliva che ribolle finiscono in particolare i dolci, nella fattispecie i golosi crispi e i cannaricoli. Vengono invece cotti in forno i gustosissimi pastizzi, calzoni ripieni di interiora di capretto serviti con salsiccia.


Come arrivare ad Amendolara

In auto da Cosenza s’imbocca l’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria fino a Sibari e da qui si prendono la SS 534 e la SS 106 in direzione Taranto, così da raggiungere Amendolara; la stazione ferroviaria si trova ad Amendolara Marina; l’aeroporto di Lamezia Terme risulta quello di riferimento.

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