Un comune dal nome curioso occupa un pianeggiante lembo di terra là dove s’estende rilassata la provincia di Bologna. Questi è Medicina, 16.878 abitanti e un’anima figlia dell’allegro spirito romagnolo, posta nel cuore di un territorio ricco di corsi d’acqua e aree geomorfologicamente degne di nota, fra tutte l’Oasi Naturale del Quadrone, valorizzata turisticamente da percorsi, itinerari, un museo didattico, punti di osservazione e un centro di accoglienza. Altro pregevole ricetto ambientale s’individua nella Valle della Fracassata, ex terra di risaie convertita in zona di ripopolamento avifaunistico.
Storia ed origine del nome
È legittimo chiedersi da dove provenga il nome della località e a soddisfacimento del quesito occorre rifarsi all’inflazionata leggenda secondo la quale qui si ammalò gravemente l’imperatore Federico Barbarossa, guarito in seguito al consumo di un brodo su cui inavvertitamente era caduta una serpe: egli battezzò così il luogo, Medicina, come atto di riconoscenza. Il fatto viene ricordato da alcuni versi composti nel Cinquecento, che recitano:“Mira tu viator historia bella,
qui per un serpe ebbe pietosa aita
Federico Barbarossa ond'ebbe vita
per cui qui Medicina ognun l'appella”
È pur vero che non si tratta di una verità storica: sì, il Barbarossa effettivamente transitò dalla cittadina nel 1153, ma il conio del nome Medicina si pone antecedente ed è probabile che derivi dal latino medium sinus, ovvero “luogo di mezzo” fra Bologna e Lugo, dalle quali il borgo risulta essere equidistante. Libero comune nel Medioevo, viene riconfermato tale nel 1507 da papa Giulio II, che fece anche di più istituendo nella località il mercato del giovedì, perdurante fino a oggi dopo tanti secoli di vita. Nel Settecento, Medicina raggiunge l’apice del benessere incrementando un durevole sviluppo sotto il piano sociale nonché economico e culturale. Tirata a lucido e adorna di esemplari edifici costituenti l’emblema di un’architettura meticolosa e appariscente, la cittadina arriva perciò preparata all’Unità d’Italia guadagnandosi perfino la Medaglia d’Argento al Merito Civile (attribuita nel giugno 2008) per il coraggio dimostrato dalla sua popolazione fra il 1944 e il 1945 e ora si mostra come una realtà che non ha nulla da nascondere bensì tutto da proporre all’elogio degli avventori.
Cosa vedere a Medicina
Un esaustivo giro per le vie del centro urbano tocca sublimi punti di interesse e per primo sicuramente la residenza municipale, sede dell’Amministrazione comunale dal 1804 ma ben prima Convento dei Padri Carmelitani. La struttura è ancorata all’antica funzione per mezzo del porticato interno del chiostro, dei corridoi, del refettorio e dello scalone; il portico esterno, invece, ricorda tramite diverse iscrizioni i caduti di tutte le guerre ma anche i personaggi più illustri della città, ivi compreso Giuseppe Garibaldi, che passò da Medicina al tempo dell’Unificazione. Il Palazzo – che ospita un pingue Museo Civico in cui sono allestite collezioni di strumenti musicali, arredi pregiati e ceramiche provenienti da generose donazioni e acquisizioni succedutesi nel tempo in parallelo alla crescita progressiva della Pinacoteca Aldo Bergonzoni - è un piccolo ma autorevole contenitore di opere capeggiate dalla copia della Crocifissione di Guido Reni e da I Santi Patroni della Comunità, tela seicentesca firmata dal Gennari.In posizione angolare rispetto al Palazzo del Podestà si staglia la cinquecentesca Torre dell’Orologio dalla tipica merlatura guelfa, riconoscibile per la presenza del grande quadrante seicentesco composto interamente da formelle in maiolica di Faenza. Il nuovo quadrante è collocato sul lato Ovest e possiede una numerazione moderna da I a XII, ben diversa da quella dell’omologo antico, che va da I a XXIV. Sul lato Nord si cela annicchiata una Madonna del Rosario scolpita in terracotta, opera di Angelo Piò Giovane.
Quello che in passato conteneva uffici, archivio, scuola pubblica e teatro, oggi il Comune lo ha reso polo culturale di preminenza, noto agli abitanti con il nome di Palazzo della Comunità. Al suo interno convivono armoniosamente una Madonna con Bambino di fine ‘700 ascrivibile alla mano di Luigi Acquisti (autore di tal altre decorazioni presenti a Palazzo Prandi) e molteplici stucchi di elegante fattura attribuiti ad Antonio Mughini, Giuseppe Barozzi, Vincenzo Martinelli e Domenico Pancaldi. Inevitabile fermarsi ad ammirare il Porticone Venturoli, complesso costituito da ben 13 archi e inscritto in un piano urbanistico rimasto incompiuto.
Il novero ecclesiastico conta veri e propri emolumenti architettonici di matrice sacra, si prenda ad esempio la Chiesa del Carmine datata 1696 ma consacrata alcuni anni più tardi, nel 1724. Il piccolo campanile a vela orna una facciata impostata su un unico ordine gigante capace di esaltarne il prospetto. La Madonna del Carmine scolpita da Antonio Querci risalta all’interno della costruzione e offre un’ottima introduzione all’ambiente più rilevante della chiesa, cioè la Sacrestia, agghindata da vivaci stucchi, grandi armadi barocchi e trionfanti tempere dalla religiosa visione prospettica resa al meglio da Ferdinando da Bologna; eccezionale la tela raffigurante il Beato Franco in contemplazione del Crocifisso, ordito pittorico di Nicola Bertuzzi posto proprio sopra l’altare così da completare una ricchezza espressiva difficilmente rilevabile in una chiesa.
La Chiesa dell’Assunta è un progetto del Torreggiani risalente al 1748, possiede una pianta centrale e un bel tiburio ottagonale assai armonioso. L’aspetto estetico fa fede sulla solennità del triplice ingresso, del timpano triangolare e del campanile che si può facilmente scorgere. Il tempio cristiano contiene un Crocifisso in cartapesta molto venerato, tanto da essere portato in processione ogni Venerdì Santo. La Chiesa Arcipretale di San Mamante colpisce per un’incredibile coniugazione di cappelle, colonne, stucchi e opere pittoriche che contribuiscono a dare profondità all’aula interna, uno spazio ad alto tasso scenografico ove si stanzia un patrimonio artistico sublimato dalla Madonna di Guadalupe fra i santi Magno ed Emidio, la Morte di San Giuseppe, la Vergine Assunta in adorazione della Trinità e gli Apostoli presso il sepolcro vuoto di Maria, tele semplicemente magnifiche. Da vedere ancora la Chiesa di Santa Maria della Salute.