Un arioso paesaggio collinare determina lo sfondo idilliaco di San Pietro al Natisone, paese ch’è un po’ l’emblema della semplicità vigente nel Friuli Venezia Giulia. Le montagne risultano periferiche, una cornice che agghinda il territorio senza opprimerlo, lasciando così voce ad aspetti gradevoli al turismo lento, idrologia generosa, geologia versatile e morfologia forte di un bel caleidoscopio concernente cavità carsiche, sistemi di grotte e voragini, pittoreschi scorci da quadro espressionista.
Le Valli del Natisone
Il borgo campeggia nel bel mezzo delle Valli del Natisone, area in cui il rinvenimento di una necropoli protostorica ha suffragato le ipotesi di un’antropizzazione precoce di questo comprensorio in cui scorre il fiume Natisone, cui fecero seguito le occupazioni romana e longobarda, e fra di loro un inserto slavo di breve durata. Tutte quelle autonomie locali che si erano instaurate nel corso del tempo andarono soggette a stroncatura da parte della concezione amministrativa di Napoleone, che impose una suddivisione dipartimentale a beneficio di un controllo serrato dei vari comuni.Naturalmente oggi l’apparato amministrativo risulta molto diverso, imperniato su realtà territoriali dalla mentalità necessariamente transfrontaliera, ricordando i confini condivisi con la Slovenia, nazione le cui influenze si fanno sentire da secoli in ogni angolo della regione, sebbene con intensità differente a seconda delle zone.
Cosa vedere a San Pietro al Natisone
L’odierna località è un concilio di architetture spuntate in diverse fasi di una linea del tempo piuttosto sfaccettata, ciò a indicare edifici pre-rinascimentali coesistenti con strutture molto più recenti e di stampo moderno. A quest’ultima categoria appartiene per esempio la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, insomma il Duomo del paese i cui tratti si sono formati soltanto all’inizio del secondo decennio del XX secolo. L’impianto è difatti tipicamente novecentesco.È in prossimità delle frazioni che affiorano le vere e proprie emergenze di più remota datazione. La piccola Chiesa di San Canziano si connota allo stile prettamente seicentesco, ma lo si può evincere da quel che resta, uno sparuto gruppo di muri perimetrali. Integra seppur ascrivibile al Trecento, la Chiesa di Sant’Antonio Abate giustifica una gita fuori porta in località Clenia e la visione appagante dell’altare in legno dorato, pezzo forte del luogo di culto. Della Chiesa di Santa Dorotea è notevolmente apprezzabile il campanile adorno di cupola in rame, elegante torre di fine Settecento affiancata al costrutto ecclesiale ch’è invece del Quattrocento.
La Chiesetta di San Quirino merita un’osservazione particolare e un indugio critico che ne metta obiettivamente il risalto l’importanza, già solo per il fatto di essere la più antica del comune. Sorge dal 1250 sul sito della necropoli protostorica; rinnovata in stile tardogotico nel 1493 come riportato sulla lapide del muro esterno, è sopravvissuta al terremoto del 1976 sfoggiando con classe una bifora campanaria caratteristica. Questo tempio votivo ai caduti delle due guerre mondiali non ha dimenticato il Santo Titolare al quale rimane dedicata, San Quirino, che figura nella pala sovrastante l’altare marmoreo.
Restano da vedere per una panoramica d’insieme la Chiesa di San Nicolò a Sorzento, la Chiesa di San Luca Evangelista serbante a Tiglio un altare ligneo d’età barocca e la Chiesa di San Bartolomeo che a Vernasso si fregia di un altare in legno dorato realizzato nel 1689 da Bartolomeo Ortari.