Isola della Scala (Verona): cosa vedere e i suoi eventi

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Condividi Samuele Pasquino

Dal censimento effettuato nel 2015 è stata evinta la significativa cifra di 11.536: tanti sono i gaudi abitanti di Isola della Scala, radioso comune a 20 km a sud di Verona nel Veneto.

Origine del nome

Il curioso nome fa immediatamente pensare al mare e a un lembo di terra da esso circondato, eppure stiamo parlando di una realtà consolidatasi pienamente sulla terraferma intraregionale, in piena immersione nella pianura padana il cui territorio fa spazio al corso di due fiumi, il Tartaro e il Piganzo, in epoca romana circondati da paludi – le "paludes tartari fluminis" - la cui estensione aveva causato l’isolamento dei villaggi prossimi a quella zona. Ecco spiegata l’origine del nome "Isola della Scala", figlia del toponimo latino Insula Cenensis.

La storia del borgo veronese

La storia riporta le testimonianze dei primi insediamenti risalenti prevalentemente all’Età del Bronzo e alcuni resti di tali primordiali agglomerati – rinvenuti nei pressi del mulino della Giarrella - sono stati raccolti in un museo locale. Un’importante opera di bonifica necessaria per guadagnare terreno agricolo venne compiuta nel tempo dai monaci benedettini entro la giurisdizione territoriale dei Conti Bonifacio di Verona, proprietari dell’Isola dei Conti.

In epoca medievale sono gli Scaligeri ad assoggettare il paese, che ne trasse certamente beneficio venendo fortificato con un sistema difensivo notevole di cui oggi rimane quale massima e unica esponente la Torre Scaligera, esemplare eretto nel 1136 da Mastino II della Scala per tutelarsi dalle pericolose scorribande della rivale Mantova.

E’ attualmente quanto resta del Serraglio Veronese, sorto proprio in concomitanza con l’assunzione da parte dell’area feudale del nome Insula Scalarum, che resistette alla tentata imposizione esercitata da Venezia, la quale preferiva un ben poco sibillino riferimento al capoluogo veneto, ovvero Isola San Marco.

La Serenissima fu a ogni modo decisiva per lo sviluppo sommo della località, insediandovi parecchie famiglie d’origine lagunare e ordinando in essa la costruzione di opere idrauliche accostate a quelle artistiche, più una massiccia implementazione della preesistente architettura attraverso l’edificazione di eleganti tenute come le ville Pindemonte (vi si trovano pregevoli sculture di Lorenzo Muttoni), Pellegrini, Bra e Zenobio, elementi confacenti all’obiettivo di abbellire considerevolmente un comune in progressivo e inarrestabile divenire, la cui autonomia venne minata soltanto durante il periodo napoleonico. Isola della Scala ha spesso saputo fare buon viso a cattivo gioco risultando alla fine vincitrice su qualunque situazione e trovando costantemente possibilità di accrescimento in positiva ricaduta sul proprio complessivo patrimonio culturale, predominato soprattutto dalla presenza di strutture religiose ancora adesso in sommarie buone condizioni.

Le chiese e i palazzi di Isola della Scala

La Parrocchiale dei Santissimi Stefano e Giacomo, riedificata nel 1578, sorge sulle rovine della vecchia Chiesa di Santo Stefano, il cui ricordo è tenuto in vita dal Battistero ottagonale marmoreo di quattrocentesca realizzazione in accordo alla sopravvivenza di alcuni dipinti tra i quali si distingue un lavoro su tela di Nicolò Giolfino. All'interno della chiesa abbaziale anche un poderoso organo.

Di maggior incisività e carisma è il Santuario della Madonna della Bastia, un basilare luogo di culto autoctono di modeste dimensioni, al quale è persino dedicata la sagra annuale normalmente in svolgimento nella terza domenica della Quaresima. All’interno a navata unica custodisce un’antica effige lignea della Madonna.

Sulla via d’accesso al cimitero vi si è radicata invece la Chiesa di Santa Maria Maddalena, chiusa e sconsacrata nell’800 per dare rifugio ai militi e fungere da deposito logistico. E’ stata sì restaurata ma non assolve più il compito per il quale è stata edificata: si è preferito adibirla ad auditorio e sala civica.

Un particolare palcoscenico è riservato all’architettura civile comprensiva del cinquecentesco Palazzo dei Guarienti e di altri due emblematici monumenti, i palazzi Mandello e Conti Pellegrini.

L’arredo urbano, sintesi dell’apparato religioso e del pari civile, attira un discreto turismo che viaggia in parallelo, ma con minor rilevanza, all’evoluzione del settore agricolo che strettamente si concilia al progresso industriale per supportare la copiosa produzione di riso Semifino Vialone Nano Veronese, un prodotto a marchio I.G.P. (primo in Europa e unico in Italia) estratto dalle tante risaie che contraddistinguono un territorio assai fertile e sotto la responsabilità del Consorzio per la Tutela del Riso Vialone Nano Veronese, atto a preservare specialmente l’altissima qualità di questo oro edibile della terra.

Fiere, sagre e manifestazioni

Contestualmente al periodo di raccolta viene alimentata la tradizione che usa festeggiare il prezioso chicco con un appuntamento di fama internazionale, la Fiera del Riso, erede della vetusta “garzega” e occasione per assaporare l’antica ricetta del Cav. Pietro Secchiati, nota come Risotto all’Isolana, autentica squisitezza principessa della gastronomia veronese. In questa occasione si registrano una media di 500.000 visitatori e un totale approssimato di 400.000 risotti cucinati. Altra imperdibile consuetudine affine ai palati è la Fiera del Bollito con la Pearà a novembre, volta a celebrare la carne del territorio a filiera corta servendo ricette popolari talvolta fuori dai circuiti della ristorazione. Non si dimentichi la Sagra di San Giacomo e Sant’Anna, tripudio di fuochi d’artificio serali organizzati dall’ultimo venerdì di luglio fino al martedì seguente.

Come arrivare a Isola della Scala

In auto percorrere l’Autostrada A4, uscire a Verona sud e seguire le indicazioni per Modena – Statale 12; dall’Autostrada A22 del Brennero bisogna invece uscire a Nogarole Rocca e seguire le indicazioni per Isola. In treno c’è la linea Verona – Bologna che arriva alla stazione del paese. L’aeroporto di riferimento è il “Valerio Catullo” di Villafranca (VR).

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