Monteveglio sfrutta la soave imprevedibilità di un territorio ove sono i dolci declivi a disegnare la morfologia della provincia di Bologna. Fino al 2013 questo borgo era a tutti gli effetti un comune dell’Emilia-Romagna, poi il primo gennaio del 2014 la sua situazione amministrativa finì con l’assoggettarla come località frazione a Valsamoggia, adagiata là dove l’Appennino Bolognese concede maggior gradevolezza e un andamento collinare calmo. L’hinterland ricama uno spettacolo fatto di ampie aree boschive, conche sfruttate a livello agricolo, vigne, vigne e ancora vigne miste a calanchi, il tutto ad appena 25 km dal capoluogo romagnolo.
Storia
Intorno a Monteveglio sono evidenti le tracce lasciate da popoli che qui erano di casa, gli Etruschi, i Romani e i Bizantini prima che i Longobardi inaugurassero l’epoca medievale facendo da preparatori al subentro influente dei Canossa e della ribelle Matilde, tenutaria di molti feudi mal visti dall’imperatore. Monteveglio fu al centro di aspre contese, schermaglie e lotte di possesso soprattutto a partire dal 1115, anno della morte di Matilde. Riuscì a ottenere il titolo di Comune nel 1810 e nel 1887 mutò in realtà di fondovalle destinata a soggiacere ai poteri forti.Il Castello
Degli sviluppi medievali rimane un castello nominato Rocca dei Bentivoglio, una fortezza che si è affrancata progressivamente dalle proprie origine duecentesche per acquisire un’appagante estetica rinascimentale datale da Giovanni II Bentivoglio, il quale intendeva abbellire un maniero fino a farlo diventare una tenuta nobiliare con sfarzosi ambienti interni, su tutti la Sala dei Giganti ricca di stemmi, pitture parietali e decorata come lo sono la Sala del Camino, la Sala dei Ghepardi e la Sala delle Ghirlande, molto belle da vedere e visitare. Ora il fortilizio assolve diversi compiti in ambito culturale, ma pochi sanno che per un certo lasso di tempo fu convertito a carcere, nel quale ebbe purtroppo occasione di “soggiornare” un certo Ugo Foscolo, che permase in detenzione nell’anno 1799.L'Abbazia di Monteveglio
Il borgo oggi ha molto di pittoresco, è quieto, tranquillo e con qualche asso nella manica da calare per alimentare un magnetismo turistico concentrato sullo sfoggio di piccoli e grandi tesori architettonici di cui la regione è francamente piena. Nel suo raggio d’azione, Monteveglio tende un meraviglioso abbraccio a una sua figliol prodiga, l’Abbazia. Si parla in questo contesto di un complesso monastico eretto verso il XII secolo ma riportante alcune parti ben anteriori a livello cronologico date le origini antichissime. La struttura palesa un impianto romanico che si fregia esternamente di una facciata dalla bifora luminosa accentuata. Colonne e capitelli romanici dividono razionalmente un interno a triplice livello, e quello base è ispirato dalla presenza di una Vergine che ascende al cielo trasportata da sei angeli, composizione pittorica di Lorenzo Costa ch’è però una copia dato che l’originale è custodita nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.L’opera fa a ogni modo grande effetto e a fondo aula c’è qualcos’altro capace di destare curiosità, vale a dire il crocifisso presiedente l’altare maggiore, un simulacro ligneo anatomicamente fedele che richiama lo stile leonardesco, famoso per non lasciare mai nulla al caso. Nel sotto livello spicca la cripta, in cui risalta una pregiata acquasantiera longobarda. Riuscendo dalla chiesa, possiamo notare come il campanile sia privo di fondamenta in quanto, dando una più precisa occhiata, si evince un sostegno davvero atipico che coincide con una delle absidi. A richiesta si possono visitare i due chiostri, vincolati dal permesso accordato dalla Comunità dei Fratelli di San Francesco che ha in gestione il luogo sacro.