Per raggiungere il mare bisogna percorrere una manciata di chilometri in direzione nord, dove si apre il bel Golfo dell’Asinara, con i suoi bordi di roccia scolpita e le sue cale sabbiose dall’acqua limpida; qui invece, a Santa Maria Coghinas, il paesaggio è dominato da pianura e collina, che si alternano sotto un cielo mutevole e propongono ora coltivazioni lussureggianti, ora lembi di macchia, ora aspri rilievi. Il territorio del borgo è pianeggiante: meno di 1500 abitanti popolano questo paese di origine medievale, nel nord della Sardegna, in provincia di Sassari.
Storia
Compresa geograficamente nella regione storica dell’Anglona, Santa Maria Coghinas è caratterizzata in tutto e per tutti dai tratti tipici galluresi, visibili negli usi e nei costumi locali e percepibili nel dialetto parlato: abbandonata nel Quattrocento, infatti, la cittadella di origini medievali venne ripopolata all’inizio dell’Ottocento proprio da un piccolo gruppo di pastori della gallura meridionale.Da quel momento in poi la rinascita del borgo si è svolta di pari passo con il recupero dei suoli alluvionali circostanti, inutilizzati per un certo periodo ma intensamente coltivati soprattutto dal primo dopoguerra, ricchi di vigneti e colture di carciofi. Il risultato è stato un centro prevalentemente agricolo, ma a poco a poco Santa Maria Coghinas ha saputo valorizzare anche le risorse turistiche, e oggi si rivela un borgo interessante con testimonianze storico-artistiche degne di nota.
Cosa vedere a Santa Maria Coghinas
Passeggiando per il centro, ad esempio, si incontrano due graziose chiese romaniche, dedicate rispettivamente a San Giovanni e a Santa Maria delle Grazie. La prima è in ottime condizioni, mentre della seconda, di origine medievale, è rimasta la bella facciata gotica ed è rimasta traccia nel nome del paese. Narra la leggenda che intorno all’anno Mille un gruppo di pastori fosse al pascolo con le sue greggi lungo le sponde del fiume Coghinas, in piena per le abbondanti piogge di quel periodo, e che improvvisamente abbiano avvistato una cassa che galleggiava: dopo averla recuperata vi trovarono all’interno la statua lignea della Madonna, e in suo onore fondarono il luogo di culto, scegliendo il punto esatto in cui venne poggiata la statua per la prima volta. Restaurata nel 2002, contiene ancora oggi il bel simulacro della Vergine.Un edificio di tutt’altro genere che merita una visita è l’antico Castello Doria, ammirabile in realtà solo sotto forma di ruderi. Tuttavia la struttura è ancora imponente, dominante sul paese, fondata nel XII secolo per volere di Brancaleone Doria e della moglie Eleonora d’Arborea, restaurata a metà Trecento dal re Pietro d’Aragona e distrutta nel Settecento ad opera dei piemontesi. Ciò che resta del maniero si erge sulla cima di un piccolo colle, alto 228 metri, ed è incorniciato da caratteristiche rocce rosso vivo.
Dal colle del castello, gettando lo sguardo sul paesaggio sottostante, si ammira uno scenario selvaggio e vario: una macchia mediterranea rigogliosa, fitta di ogliastri, sugheri e lentisco, diffonde nell’aria il suo profumo fresco, e tra gli arbusti e le rocce non è raro avvistare i cinghiali, le volpi sarde, i porcospini, le donnole, le martore o i gatti selvatici. Dall’alto la zona è controllata costantemente dall’occhio vigile di aironi, pernici sarde e falchi pescatori, e verso la costa trova il suo habitat ideale la simpatica tartaruga d’acqua.