Al pronunciamento del nome Petriano, la prima cosa che viene da chiedersi è: da dove deriva? La risposta è, come sovente accade, da scovare nell’elegante etimologia latina, tale per cui traiamo il toponimo antico prae tres amnes, che significa “sopra tre fiumi”. Facile allora evincere una situazione geografica davvero favorevole e intrigante per questo piccolo borgo collinare della provincia di Pesaro e Urbino, incastonato nel triangolo tracciato da tre fiumi, l’Apsa, il Tagliatesta e il Razzo. Siamo in un angolo delle Marche molto affascinante, dominato dalla natura, dalla fitta vegetazione e dai profumi che provengono dagli sparsi paeselli cardine di una regione informale e pacata.
Storia
Petriano è dunque uno fra di essi, sorto già nell’antichità ma ufficialmente menzionato a partire dal 1069. Il nucleo medievale presieduto dai Consoli di Urbino prevedeva allora una rocca presa a riferimento, un ospedale costruito nel primo Quattrocento e un abitato formato da poche case. Si fece vita sostanzialmente tranquilla in quel del borgo, amministrato per una buona parte di ‘500 dalla famiglia Massari (decana delle casate locali e benvoluta dalla popolazione che, di fatto, ne elesse la leadership politica) e nel 1861 annesso al Regno d’Italia.Cosa vedere a Petriano
La tranquillità del passato ha permesso ai turisti di oggi di poter ammirare perle architettoniche rimaste intonse, indifferenti a quei traumi che, invece, hanno purtroppo interessato località limitrofe con un diverso background storico. Merita certamente una visita approfondita il più vecchio edificio presente in loco, la Chiesa di San Martino, risalente al 1069 e la cui bellezza è fortemente mutuata da tele raffinate come San Martino e San Giovanni Battista firmata da Luigi Scorraro e la Madonna col Bambino, San Giuseppe, Sant’Anna e Santa Lucia di Antonio Rondelli.La Chiesa di Santa Maria in Calafria palesa un impianto del 1290 ma reca tracce di rifacimenti ascrivibili al ‘600: nel suo novero di opere si distingue la tela dell’Assunta, dipinta nel 1714 da Domenico Giannotti. Non vi si celebrano messe ma è comunque da vedere l’Oratorio della Santissima Concezione.
Molto recente (è del 1956) risulta essere la Chiesa di Gallo, che serba piccoli capolavori quali San Bernardino da Siena che adora la Madonna delle Nevi, una seicentesca Crocifissione e la pala d’altare raffigurante l’Assunta tra San Giovanni Battista e San Giuliano Martire. Lungo la provinciale si scorge in amena posizione la Cappella di San Bernardino, che va tenuta da conto per il tesoretto in essa contenuto, uno splendido e soprattutto raro affresco datato 1779 ritraente la Madonna col Bambino.
Un po’ malmessa ma rivelante le sue linee settecentesche, la Chiesa di San Giovanni Battista di Riceci si ammira per la facciata in cotto e il disegno ispirato al riconosciuto lavoro di Giovanni Tosi in ambito architettonico. Infine, fra i luoghi sacri è da includere la piccola Edicola della Madonna dei Sodi con la copia ceramica dell’immagine raffigurante la Titolare.