In provincia di Pordenone c’è una delle più piccole realtà comunali presenti sul territorio del Friuli-Venezia Giulia: solo 257 abitanti calcano il dolce suolo di Barcis, un paesello della Valcellina posto a ridosso delle Dolomiti friulane (a un’altitudine di 409 metri s.l.m.) che battezzano un arioso Parco Naturale, là dove il lago di Barcis (le sue sponde possono essere esplorate a bordo di un caratteristico trenino) fa da specchio alle fattezze del nucleo urbano dal 1954, anno in cui il bacino imbrifero venne creato per la produzione di energia idroelettrica, e divenuto un ritrovo lacustre per gli amanti di sport acquatici, windsurf, vela e pesca sportiva a prevalere.
Il Ponte Tibetano sul Cellina
Nella stessa visione entrano la Riserva Naturale Forra del Cellina (vi si inserisce un considerevole Ponte Tibetano lungo 55 metri), la Foresta Regionale del Prescudin e il Torrente Cellina, oasi percorribili attraverso sentieri ciclo-turistici e stradine ad hoc per lunghe e distensive passeggiate.Cosa vedere a Barcis
È probabilmente per la sua forma a conca che il borgo ha acquisito l’attuale nome, ma la derivazione si palesa più antica in quanto l’espressione in plebe de barcis ha avuto origine nel 1184, antecedente al quale fu la reale formazione dell’abitato, sorto intorno al riferimento ecclesiastico della Pieve di San Giorgio, che una frana distrusse non impedendone a ogni modo la ricostruzione con un titolare diverso, San Giovanni Battista (ancora oggi non si conoscono i reali motivi del cambiamento di nome).A un medioevo tutto sommato tranquillo fece da contraltare una turbolenta era moderna, infatti prima nel ‘600 e poi tre secoli dopo, Barcis andò incontro a distruzione a causa di due violenti incendi. Come se non bastasse, nel 1944 nell’area si fronteggiarono a più riprese partigiani e milizie tedesche, il che diede innesco ad aspre battaglie e depauperanti rappresaglie. Il paese ha rivisto la luce solo in epoca successiva e la costruzione della diga con inclusione del bacino seppe fortunatamente scacciare i demoni del passato offrendo l’impulso necessario a risollevare le sorti dell’economia, ora dipendente per buona parte dal turismo agevolato dai bei paesaggi che circondano la località.
Coronata da una bellezza attorniante, Barcis mostra un altrettanto ammaliante cuore storico che s’individua all’interno del paese, dove si pavoneggia a ragione il monumentale Palazzo Centi, sontuoso edificio risalente al XVII secolo e appartenuto ai conti Mocenigo prima e ai Centi dopo. È questo un gioiello architettonico cardine per tutto il comprensorio valcellinese, fusione degli stili rustico e veneziano: l’eleganza trasuda dal doppio loggiato costituito da archi ribassati al piano terra e a tutto sesto al primo piano, un insieme di definiti elementi tenuti compatti da una struttura in pietra viva ch’è oggi di proprietà del Comune.
Il palazzo ha resistito alle devastazioni naziste così come a incendi e terremoti, allo stesso modo hanno fatto le abitazioni che compongono Barcis, suddivisibili in classiche case a ballatoio e domicili a corpo chiuso. A beneficiare di questa curiosa contrapposizione stilistico-costruttiva sono soprattutto le brigate sparse, le quali macchiano piacevolmente la vallata regalando un bel panorama a chi osserva da lontano l’area.
Spicca certamente la settecentesca Parrocchiale di San Giovanni Battista (l’impianto primigenio è cinquecentesco) con il suo notevole campanile: all’interno a unica navata si ammirino l’altare marmoreo barocco, l’affresco raffigurante il Banchetto di Salomé accostato alla Decollazione di San Giovanni Battista. Risultano non meno interessanti la Chiesa di San Giorgio e la Chiesetta di San Francesco.