A giungere su queste sponde magnifiche per primi, quasi due millenni fa, furono i naviganti fenici, che rimasero ammirati di fronte alla limpidezza sconfinata del Mediterraneo e decisero di stabilirvi un piccolo centro abitato, che battezzarono col nome di Othoca. Siamo sulla costa paradisiaca della Sardegna, nella regione del Campidano di Oristano, e la bellezza del paesaggio è la stessa dell’VIII secolo a.C.: è cambiato invece il nome del borgo, che oggi si chiama Santa Giusta, e sono cresciute negli anni le attrattive culturali ed artistiche.
Oggi Santa Giusta è una cittadina graziosa di circa 4000 abitanti in provincia di Oristano, a tre chilometri dal capoluogo, in piena crescita economica e demografica, destinata a spiccare sempre più tra le località rinomate dell’isola. Il paesaggio mediterraneo incantevole, dominato da colori caldi e brillanti, fa da cornice a un concentrato notevole di opere d’arte e reperti storici: le pietre del borgo sussurrano leggende misteriose, raccontano di popoli valorosi, e portano i segni di creatori diversi, provenienti da mondi lontani.
Cosa vedere a Santa Giusta
Accanto alle tombe puniche e ai ritrovamenti di età nuragica, Santa Giusta vanta reperti romanici di grande valore. Romanico è anche l’edificio più importante, vero simbolo della storia locale: si tratta della basilica di Santa Giusta, fondata nel XII secolo e custode, secondo la tradizione, della cripta in cui vennero martirizzate Santa Giusta, Santa Enedina e Santa Giustina. Cattedrale fino ai primi anni del Cinquecento, finché la diocesi non venne soppressa ed accorpata a quella di Oristano, la chiesa occupa una zona sopraelevata rispetto all’abitato, e domina impettita il centro del paese. Senza dubbio è una delle chiese più belle della Sardegna: poche modifiche sono state apportate nei secoli alla struttura originaria, e lo splendore di età romanica è rimasto pressoché intatto. Solo le cappelle sul lato sud-orientale, del Rosario e dello Spirito Santo, son state aggiunte nel XVII secolo, ma anzichè spezzare l’equilibrio di un edificio magnifico ne hanno accresciuto lo splendore.Un altro edificio di culto degno di attenzione è la chiesa di Santa Severa, di dimensioni più modeste, situata in un antico cimitero di grande interesse archeologico. Fondata nel Seicento, la struttura non è però quella originaria, bensì il frutto di vari rimaneggiamenti operati negli anni Ottanta del secolo scorso. Oggi la facciata è caratterizzata da un piccolo portale, un architrave in arenaria e una lunetta decorata, e la struttura è affiancata da un campanile a vela.
I dintorni
Dopo aver ammirato le bellezze storiche della cittadina vale la pena di scoprire i dintorni di Santa Giusta, ricchi di scorci paesaggistici affascinanti. Lo spazio circostante è occupato in gran parte da zone umide e dall’area montuosa dell’Arci, comprese nel Parco Naturale Regionale del Monte Arci. In più, a breve distanza dal centro, si incontra lo stagno di Santa Giusta, uno dei più grandi della Sardegna, su cui si affaccia un porto importante della zona industriale di Oristano. Fondamentale per l’economia del paese è la pesca nel lago, infatti vi si trovano degli impianti ittici chiamati “pischeras”, simili a strutture di piscicoltura ma utilizzati per la pesca a cattura.Eventi, sagre e manifestazioni
Questo specchio d’acqua fa anche da palcoscenico a un’importante manifestazione di Santa Giusta: è la tradizionale regata del mese di agosto, che si disputa a bordo delle tipiche imbarcazioni chiamate “is fassois”. Sono le barche primitive che venivano usate per il lavoro dalle popolazioni nuragiche, fenicie e romane, realizzate con fieno palustre abilmente intrecciato. Questo materiale è considerato tanto prezioso, così strettamente legato agli usi del posto, da essere tutelato da parte della Regione.Un’altra importante manifestazione che si svolge in paese è quella in onore di Santa Giusta, che si tiene il 13 e il 14 maggio ma inizia ad essere preparata molto tempo prima. Con largo anticipo gli uomini del paese si recano sulla cima del monte Arci alla ricerca di legna con cui realizzare i carri, trainati da buoi e asini, anche se ultimamente c’è la tendenza a sostituirli con dei vecchi trattori di inizio Novecento.
Infine la terza domenica di settembre c’è la festa di Santa Severa, che inizia al mattino con una solenne processione e prosegue nella piccola chiesetta dedicata alla santa, con una messa solenne molto partecipata dalla popolazione locale. Alla funzione religiosa seguono i festeggiamenti civili nel piazzale del municipio, con l’assaggio di “malloreddus”, pane, formaggio pecorino e l’ottimo vino prodotto sulle colline nei pressi del borgo.