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I Giardini Margherita di Bologna

26 ettari di verde a pochi passi dal centro di Bologna. I Giardini Margherita sono la meta ideale per rilassarsi, fare sport e passeggiare all’ombra dei viali alberati.

I motivi per visitare i Giardini Margherita di Bologna sono tanti. Prima di tutto, sono facili da raggiungere perché situati a ridosso dei viali di circonvallazione della città, appena fuori dal centro storico. Sin dalla loro apertura nel 1879 rappresentano inoltre il luogo del passeggio dei bolognesi per eccellenza, e oggi anche un punto di ritrovo per generazioni diverse, accomunate da un unico desiderio: rilassarsi e divertirsi.

Storia dei giardini

Non a caso il primo nome dei giardini era proprio "Passeggio Regina Margherita", in onore della celebre Margherita di Savoia che assieme al marito aveva visitato Bologna l’anno precedente l’inaugurazione. Per la scelta del luogo ci si orientò verso un terreno che in precedenza aveva ospitava un convento di suore clarisse, successivamente distrutto, appartenente al conte Angelo Tattini. Nel 1868 il Comune di Bologna acquistò l’intera area per 150.000 lire al fine di destinarla a parco pubblico. A dirigere i lavori fu Ernesto Balbo Bertone, Conte di Sambuy, esperto di giardini (nonché sindaco di Torino) che aveva già presieduto il completamento del Parco del Valentino: proprio a lui si deve il progetto dei Giardini Margherita, messo in pratica dall’ingegner Tubertini.
Fu così che a poco più di dieci anni dall’acquisto del terreno, il 6 luglio 1879, la città ebbe finalmente il suo giardino pubblico.

Risultato: 26 ettari di verde liberamente ispirati al giardino all’inglese, una tipologia di parco particolarmente in voga nel Settecento in cui lo spazio non viene suddiviso in maniera geometrica da siepi, alberi o strutture artificiali (com’era tipico invece per il giardino all’italiana), bensì popolato di elementi naturali (cespugli, alberi, ruscelli ecc.) e artificiali quali tempietti e rovine, semplicemente giustapposti. Nei Giardini Margherita questo concetto viene sviluppato dal Conte Sambuy attraverso la scelta delle piante e degli alberi, e la disposizione dei vari elementi all’interno dello spazio. Il parco che vediamo oggi rispecchia in buona parte il progetto originario, e comprende lunghi viali ombreggiati dagli alberi, principali e secondari, un laghetto con isola artificiale e ponticello, delimitato da finti scogli in selenite e alimentato dal canale di Savena, e poi boschetti naturali e prati. Tra i vari tipi di albero, talvolta simili e altre molto diversi tra loro, notiamo ad esempio gruppi di cedri, magnolie, platani e tigli, ippocastani e querce.

Un altro elemento distintivo dei giardini è il sarcofago in marmo travertino posizionato accanto al prato centrale a testimonianza dei tanti reperti rinvenuti nel corso dei lavori di realizzazione. Possiamo soltanto immaginare la sorpresa degli archeologi che durante gli scavi del 1876 ritrovarono le 172 tombe di un sepolcreto etrusco, trasportate successivamente al Museo Archeologico di Bologna assieme ad altri reperti.

Quali attività si praticavano ai Giardini Margherita? Sin dalla sua apertura il parco ha avuto una vocazione molto democratica. Lungo i suoi viali si affollavano infatti le carrozze della nobiltà e dell’alta borghesia, che solevano anche partecipare ai balli tenuti nello chalet.
Tuttavia, anche le classi meno abbienti frequentavano i giardini. Queste ultime si dedicavano piuttosto alle gite in barca sul laghetto, grazie a un servizio di noleggio di varie tipologie di imbarcazioni messo a disposizione dal parco (ce n’erano anche di molto comode, complete di cuscini, tende e sedili), oppure assistevano ai concerti della banda municipale.

I giardini si dimostrarono ben presto un luogo adatto anche all’organizzazione di eventi e fiere. La manifestazione più importante di tutte fu indubbiamente l'Esposizione emiliana d'agricoltura e d'industria del 1888, una fiera dedicata a due settori fondamentali per l’economia regionale che accolse circa 500.000 visitatori, durante la quale il parco fu decorato con nuove fontane e statue. Attirato dai padiglioni delle imprese locali, dai ristoranti e dagli spettacoli in programma, il pubblico che arrivava a Bologna per l’esposizione aveva l’occasione di partecipare ad altri due eventi concomitanti: l’Esposizione Nazionale di Belle Arti nel complesso di San Michele in Bosco, collegata ai giardini tramite una funicolare e una linea di tram, e le celebrazioni per gli 800 anni dell’Università di Bologna. Ciliegina sulla torta, nello stesso 1888 venne inaugurata anche la statua di Vittorio Emanuele II di Giulio Monteverde, originariamente collocata in Piazza Maggiore e trasferita nei Giardini Margherita nel 1944, presso l’ingresso su Porta Santo Stefano.

Nel corso del Novecento vennero costruiti nuovi edifici all’interno del parco, alcuni non più esistenti come la latteria con annessa stalla di inizio secolo, altri ancora in funzione quali la scuola elementare Fortuzzi (1917) che all’epoca era destinata ai bambini più deboli e gracili, e la palazzina liberty progettata da Edoardo Collamarini, nata come chalet restaurant e oggi sede dell’osservatorio astronomico Fabio Muzzi Giovagnoni. I giardini furono anche trasformati in orti urbani: successe durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la mancanza di beni alimentari portò alla semina di tutte le aree verdi di Bologna, chiamate per questo “orti di guerra”.

Cosa fare oggi ai Giardini Margherita

Tra le attività da svolgere all’interno dei giardini, un capitolo importante è quello riservato allo sport. I viali e vialetti del parco sembrano fatti apposta per i ciclisti, gli skaters e i pattinatori, ma anche per gli amanti della corsa e della camminata energica. Nella città della Virtus e della Fortitudo non può di certo mancare un campo da basket molto frequentato, dove d’estate si tiene il torneo Playground dei Giardini Margherita; la zona più interna del parco nasconde inoltre un circolo di tennis con piscina. Chi invece preferisce farsi una passeggiata tranquilla e trascorrere qualche ora nel verde, può approfittare degli ampi prati su cui sdraiarsi al sole, giocare a frisbee, leggere un libro o fare un pic nic.

Se dopo lo sforzo fisico dovesse sorgere un languorino, i giardini offrono molte possibilità per soddisfare la fame, dai chioschi di bibite, snack e gelati al bar dello chalet, che si affaccia direttamente sul laghetto e nelle sere estive si trasforma in una discoteca.
Per i bimbi c’è un’area attrezzata con una trentina di giochi e una giostra, uno stagno didattico gestito dal WWF aperto in primavera, e la ricostruzione di una capanna etrusca di epoca villanoviana (IX secolo a.C.) con corpo d’argilla e tetto in paglia, collocata in questo luogo per raccontare a grandi e piccini la storia dei giardini e dei suoi antichi abitanti.

Un altro luogo da esplorare sono le Serre dei Giardini Margherita, un complesso di edifici che nasce dalla riqualificazione dell’area un tempo adibita ai vivai del parco. Oggi le Serre abbracciano una vasta serie di attività, dal coworking alla coltivazione dell’orto, dagli eventi al servizio educativo per i bambini. In estate si apre anche lo spazio dedicato ai concerti e il bar/ristorante con tavoli all’aperto in cui godersi un aperitivo o una cena sotto le stelle.

Curiosità

Le Serre comprendono anche la cosiddetta Gabbia del Leone, una sala che ricorda la presenza di un piccolo zoo all’interno dei giardini, oggi non più attivo.
Inaugurato negli anni ‘40 e chiuso nei primi anni ‘80 del Novecento, lo zoo dei Giardini Margherita accoglieva cerbiatti, caprette e due leoni, i cui primi esemplari furono portati direttamente dall’Etiopia in seguito alle campagne coloniali italiane.

Come arrivare ai Giardini Margherita

I Giardini Margherita hanno tre ingressi diversi: uno in via Santa Chiara (fuori porta Santo Stefano), uno in Via Sabbioni e uno a Porta Castiglione. Dal centro si possono raggiungere con una camminata di circa 15-20 minuti (gli ingressi più vicini sono Porta Castiglione e via Santa Chiara), oppure in autobus. Il parco dispone inoltre di un parcheggio a pagamento, con accesso da via Sabbioni.
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