Il Santuario della Consolata, capolavoro del barocco piemontese a Torino
In pieno centro di Torino il Santuario della Consolata è uno dei principali luoghi di culto della città. E' famoso per il suo stile barocco ed è una delle basiliche più frequentate, con orari delle messe piuttosto frequenti.
La storia narra che un quadro raffigurante la Madonna andato perso fu ritrovato da un cieco, tale Giovanni Ravacchio, che ricevette in sogno indicazioni precise su dove si trovasse l’immagine sacra: partito da Briancon, l’uomo si recò in pellegrinaggio sino a Torino dove ritrovò il quadro e recuperò anche la vista. Era il 20 Giugno 1104.
Nonostante non vi siano documenti ufficiali a testimoniare questo episodio, una lapide del 1595 posta all’interno di una chiesa riprodurrebbe il testo di una pergamena a conferma del miracolo.
Dedicato a Maria, l’edificio religioso in questione è quello della Consolata – che in piemontese i torinesi chiamano semplicemente “La Conslà” – imponente basilica cattolica che si innalza nell’omonima piazza del centro di Torino e che rappresenta uno dei principali luoghi di culto della città.
Formato dall’unione di due chiese, il santuario fu eretto nel 1678 dall’architetto Guarino Guarini che trasformò la preesistente chiesa dedicata a Sant’Andrea nel vestibolo della chiesa vera e propria intitolata a Maria Consolatrice, considerata (assieme a San Giovanni Battista) co patrona di Torino.
Le antiche origini di questo luogo di culto si fanno risalire a San Massimo che fu vescovo della città piemontese nel IV° secolo: furono proprio sue le proposte di erigere, sui resti di un vecchio tempio pagano, una chiesa in onore di Sant’Andrea e di venerare un’immagine sacra della Madonna posta all’interno della cappella dedicata alla Vergine. Attorno all’anno Mille, l’edificio religioso divenne sede dei monaci della Novalesa che vennero cacciati dalle loro terre nella Valle di Susa dai saraceni. Proprio a loro si deve il primo rimaneggiamento dell’edificio che vide la costruzione di una nuova chiesa in stile romanico con tre navate, un chiostro e l’imponente campanile che rimane l’unica testimonianza giunta ai giorni nostri di quell’epoca. Voluto dall’abate Gezone di Breme, il campanile fu progettato dall’architetto Bruningo, monaco anch’egli, che rappresenta anche la più antica testimonianza architettonica di Torino assieme a ciò che resta degli edifici romani.
Alla metà del 1400 la chiesa fu protagonista di un ulteriore ampliamento voluto dall’ordine benedettino che nello specifico fece prolungare una campata verso la vicina cinta muraria: in tal modo l’ingresso principale dell’edificio di culto fu spostato sul lato più lungo della basilica. Nel 1589 fu poi la volta dei cistercensi che subentrarono ai benedettini e vi rimasero per oltre due secoli.
Fra i vari interventi di ripristino e rimaneggiamento dell’antica chiesa quello più consistente si ebbe con l’avvento del barocco. Ancora una volta nella storia di Torino fu una “Madama Reale”, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, a chiamare alla corte sabauda un grande architetto a cui affidare il progetto di ampliamento dell’edificio. Nel 1678 Guarino Guarini rivoluzionò le forme della chiesa creando non solo il grande corpo ellittico in quella che prima era la navata centrale ma anche uno spazio a pianta esagonale nell’antica cappella dedicata alla Vergine Consolatrice. Conclusi nel 1703 i lavori restituirono alla città un maestoso luogo di culto a cui gli abitanti si rivolsero chiedendo salvezza durante l’assedio di Torino di tre anni dopo: malgrado le cannonate, il santuario rimase intatto. L’unica testimonianza di quell’episodio rimane un proiettile che colpì il lato esterno del santuario e che oggi si può vedere da Via della Consolata.
Fu poi lo Juvarra, fra il 1729 e il 1740, a modificare ulteriormente la chiesa: suo infatti è il nuovo altare maggiore che oggi fedeli e turisti possono ammirare visitando la chiesa così come porta la sua firma anche la cupola sormontata da una lanterna che permise una migliore illuminazione all’interno dell’edificio.
Dopo la soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone con un decreto del 1802, il santuario divenne una caserma militare prima di tornare ad essere un luogo sacro con l’arrivo degli Oblati di Maria Vergine.
I rimaneggiamenti avviati in varie fasi ad inizio Seicento non erano però ancora conclusi: la Consolata deve infatti il suo aspetto attuale all’ultimo intervento avvenuto fra il 1899 e il 1904 ad opera di Carlo Ceppi che intervenne sull’area absidale del Guarini ampliandola con la costruzione di 4 cappelle di forma ogivale e con lo spostamento dell’ingresso principale in quello meridionale abbellito da un pronao neoclassico.
Unica testimonianza dell’antica chiesa romanica resta il grande campanile così diverso dal corpo barocco della basilica: per costruirlo fu infatti utilizzato laterizio di epoca romana preso da vecchie abitazioni limitrofe andate in rovina. L’aspetto austero e tipicamente romanico del campanile è caratterizzato dalla presenza di 7 archetti pensili con monofore, bifore e trifore. Già in epoca medievale fu sopraelevato e nel 1406, con la sistemazione della cella campanaria sopra la merlatura guelfa, raggiunse l’altezza di 40 metri. Con il tempo vennero poi chiuse alcune finestre e inserito un orologio ma gli interventi del 1940 lo riportarono all’antico aspetto. Particolarmente interessante è la campana maggiore, fusa proprio nel 1940 nelle fonderie di Velduggia, che non solo è la più grande del Piemonte ma anche una di quelle d’Italia.
Nonostante il santuario riporti la scritta latina “consolatrix afflictorum” a significare “consolatrice degli afflitti”, è curioso che questo edificio sacro sia da sempre conosciuto come Consolata, termine riferito a Maria quasi come se non fosse lei a consolare bensì ad essere lei stessa consolata dai fedeli.
Dal punto di vista architettonico, il santuario rappresenta uno degli esempi più suggestivi del barocco italiano grazie alle lungimiranti scelte fatte dai nomi più prestigiosi della nostra architettura fra cui Guarini, Juvarra e Ceppi che hanno portato alla realizzazione di un luogo di culto che è al tempo stesso uno degli edifici più apprezzati stilisticamente di tutto il Piemonte.
Il Santuario della Consolata si può raggiungere arrivando in treno alla stazione Torino Porta Nuova da dove proseguire con l’autobus linea 52 (direzione Scialoja) per 4 fermate sino a scendere davanti alla Consolata. A chi invece desidera recarsi alla Consolata in auto si ricorda che l’edificio religioso è ubicato in zona ZTL feriale dalle 7.30 alle 10.30: in questi orari si può utilizzare un taxi oppure parcheggiare l’auto nel multipiano di Piazza della Repubblica (Porta Palazzo) e in quello di Corso Re Umberto.
Aperta in orario 6.30/19.30, le funzioni liturgiche si svolgono alle 6.30 , ed ogn ora fino alle 12, poi alle 178 e 19 (non in agosto e nei prefestivi) nei giorni feriali. Nei giorni festivi ogni ora mezza dalle 7 alle 11:30 e alle 16 (da settembre a giugno), alle 18.15 ed alle 19.30.
Sito di riferimento http://www.laconsolata.org e informazioni al +39 0114836199
Nonostante non vi siano documenti ufficiali a testimoniare questo episodio, una lapide del 1595 posta all’interno di una chiesa riprodurrebbe il testo di una pergamena a conferma del miracolo.
Dedicato a Maria, l’edificio religioso in questione è quello della Consolata – che in piemontese i torinesi chiamano semplicemente “La Conslà” – imponente basilica cattolica che si innalza nell’omonima piazza del centro di Torino e che rappresenta uno dei principali luoghi di culto della città.
Formato dall’unione di due chiese, il santuario fu eretto nel 1678 dall’architetto Guarino Guarini che trasformò la preesistente chiesa dedicata a Sant’Andrea nel vestibolo della chiesa vera e propria intitolata a Maria Consolatrice, considerata (assieme a San Giovanni Battista) co patrona di Torino.
Le antiche origini di questo luogo di culto si fanno risalire a San Massimo che fu vescovo della città piemontese nel IV° secolo: furono proprio sue le proposte di erigere, sui resti di un vecchio tempio pagano, una chiesa in onore di Sant’Andrea e di venerare un’immagine sacra della Madonna posta all’interno della cappella dedicata alla Vergine. Attorno all’anno Mille, l’edificio religioso divenne sede dei monaci della Novalesa che vennero cacciati dalle loro terre nella Valle di Susa dai saraceni. Proprio a loro si deve il primo rimaneggiamento dell’edificio che vide la costruzione di una nuova chiesa in stile romanico con tre navate, un chiostro e l’imponente campanile che rimane l’unica testimonianza giunta ai giorni nostri di quell’epoca. Voluto dall’abate Gezone di Breme, il campanile fu progettato dall’architetto Bruningo, monaco anch’egli, che rappresenta anche la più antica testimonianza architettonica di Torino assieme a ciò che resta degli edifici romani.
Alla metà del 1400 la chiesa fu protagonista di un ulteriore ampliamento voluto dall’ordine benedettino che nello specifico fece prolungare una campata verso la vicina cinta muraria: in tal modo l’ingresso principale dell’edificio di culto fu spostato sul lato più lungo della basilica. Nel 1589 fu poi la volta dei cistercensi che subentrarono ai benedettini e vi rimasero per oltre due secoli.
Fra i vari interventi di ripristino e rimaneggiamento dell’antica chiesa quello più consistente si ebbe con l’avvento del barocco. Ancora una volta nella storia di Torino fu una “Madama Reale”, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, a chiamare alla corte sabauda un grande architetto a cui affidare il progetto di ampliamento dell’edificio. Nel 1678 Guarino Guarini rivoluzionò le forme della chiesa creando non solo il grande corpo ellittico in quella che prima era la navata centrale ma anche uno spazio a pianta esagonale nell’antica cappella dedicata alla Vergine Consolatrice. Conclusi nel 1703 i lavori restituirono alla città un maestoso luogo di culto a cui gli abitanti si rivolsero chiedendo salvezza durante l’assedio di Torino di tre anni dopo: malgrado le cannonate, il santuario rimase intatto. L’unica testimonianza di quell’episodio rimane un proiettile che colpì il lato esterno del santuario e che oggi si può vedere da Via della Consolata.
Fu poi lo Juvarra, fra il 1729 e il 1740, a modificare ulteriormente la chiesa: suo infatti è il nuovo altare maggiore che oggi fedeli e turisti possono ammirare visitando la chiesa così come porta la sua firma anche la cupola sormontata da una lanterna che permise una migliore illuminazione all’interno dell’edificio.
Dopo la soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone con un decreto del 1802, il santuario divenne una caserma militare prima di tornare ad essere un luogo sacro con l’arrivo degli Oblati di Maria Vergine.
I rimaneggiamenti avviati in varie fasi ad inizio Seicento non erano però ancora conclusi: la Consolata deve infatti il suo aspetto attuale all’ultimo intervento avvenuto fra il 1899 e il 1904 ad opera di Carlo Ceppi che intervenne sull’area absidale del Guarini ampliandola con la costruzione di 4 cappelle di forma ogivale e con lo spostamento dell’ingresso principale in quello meridionale abbellito da un pronao neoclassico.
Unica testimonianza dell’antica chiesa romanica resta il grande campanile così diverso dal corpo barocco della basilica: per costruirlo fu infatti utilizzato laterizio di epoca romana preso da vecchie abitazioni limitrofe andate in rovina. L’aspetto austero e tipicamente romanico del campanile è caratterizzato dalla presenza di 7 archetti pensili con monofore, bifore e trifore. Già in epoca medievale fu sopraelevato e nel 1406, con la sistemazione della cella campanaria sopra la merlatura guelfa, raggiunse l’altezza di 40 metri. Con il tempo vennero poi chiuse alcune finestre e inserito un orologio ma gli interventi del 1940 lo riportarono all’antico aspetto. Particolarmente interessante è la campana maggiore, fusa proprio nel 1940 nelle fonderie di Velduggia, che non solo è la più grande del Piemonte ma anche una di quelle d’Italia.
Nonostante il santuario riporti la scritta latina “consolatrix afflictorum” a significare “consolatrice degli afflitti”, è curioso che questo edificio sacro sia da sempre conosciuto come Consolata, termine riferito a Maria quasi come se non fosse lei a consolare bensì ad essere lei stessa consolata dai fedeli.
Dal punto di vista architettonico, il santuario rappresenta uno degli esempi più suggestivi del barocco italiano grazie alle lungimiranti scelte fatte dai nomi più prestigiosi della nostra architettura fra cui Guarini, Juvarra e Ceppi che hanno portato alla realizzazione di un luogo di culto che è al tempo stesso uno degli edifici più apprezzati stilisticamente di tutto il Piemonte.
Il Santuario della Consolata si può raggiungere arrivando in treno alla stazione Torino Porta Nuova da dove proseguire con l’autobus linea 52 (direzione Scialoja) per 4 fermate sino a scendere davanti alla Consolata. A chi invece desidera recarsi alla Consolata in auto si ricorda che l’edificio religioso è ubicato in zona ZTL feriale dalle 7.30 alle 10.30: in questi orari si può utilizzare un taxi oppure parcheggiare l’auto nel multipiano di Piazza della Repubblica (Porta Palazzo) e in quello di Corso Re Umberto.
Aperta in orario 6.30/19.30, le funzioni liturgiche si svolgono alle 6.30 , ed ogn ora fino alle 12, poi alle 178 e 19 (non in agosto e nei prefestivi) nei giorni feriali. Nei giorni festivi ogni ora mezza dalle 7 alle 11:30 e alle 16 (da settembre a giugno), alle 18.15 ed alle 19.30.
Sito di riferimento http://www.laconsolata.org e informazioni al +39 0114836199