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Viaggio in Etiopia lungo la valle del fiume Omo (13 pagine)

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In barca sull'Omo River e il campeggio su di un'isola del fiume etiope

La mattina prepariamo gli zaini con tutto l’occorrente per una avventura sul fiume di due giorni, lontano da ogni forma di civiltà quindi da ogni attrezzatura turistica. Raggiungiamo Omorate a metà mattina sotto un sole cocente e un grande caldo. Sosta all’ombra in un bar superspartano a sorseggiare la solita coca calda e ci spostiamo sulla scoscesa riva dell’Omo dove ci attende una piccola barca piatta e veloce che carichiamo di tutto l’occorrente per un campeggio di due giorni.

Siamo al confine col Kenia dove il fiume sfocia attraverso un un ampio delta nel lago Turkana (detto anche lago Rodolfo) a circa 80 km da Omorate e l’acqua è l’unica via di comunicazione con quell’area in quanto non esistono strade.
Il paesaggio è splendido il verde intenso e la foresta lascia spesso il posto a campi coltivati. Come nel resto del sud anche qui non c’è elettricità e solo da poco tempo alcuni Hamer (la gente locale) si sono attrezzati con piccoli generatori autonomi, per far funzionare delle pompe elettriche per l'irrigazione dei campi coltivati sfruttando l’acqua del fiume. Ciò ha consentito la coltivazione e la raccolta di sorgo, teff, grano,
anche due volte l’anno. Gli incontri da lontano con la gente sono sempre accompagnati da saluti calorosi e grandi sorrisi sia che si trovi sulle sponde che sulle barche rappresentate dai soliti tronchi scavati. Le immagini sono suggestive e ci chiediamo come sia possibile vivere felici senza tutti quegli oggetti di cui noi “civilizzati” non possiamo fare più a meno.

Verso sera, dopo una sosta per uno spuntino in un’isola sul fiume abitata solo da due pastorelli col gregge, raggiungiamo un villaggio Desanech sulle sponde dell’ Omo dove, appena dopo avere piantato la tenda, veniamo assaliti da centinaia di api disturbate dai bambini del luogo che ci hanno circondato per non lasciarci mai, fino all’ora del sonno. La fuga immediata all’interno della tenda non ci salva da qualche puntura sulla testa , in faccia e sulle braccia. Fortunatamente nessuno del gruppo aveva allergie particolari e ce la caviamo co un po’ di gonfiore e un po’ di spavento.

I Desanech, come gran parte degli etiopi del sud, vivono di agricoltura e pastorizia all’interno di capanne a pianta circolare con uno spazio riservato agli animali. La vita si svolge prevalentemente dall’alba al tramonto e la sera, spenti i fuochi, si ritirano nelle loro abitazioni al calare delle tenebre. Le donne fanno parecchi chilometri tutti i giorni per raggiungere il mercato, mentre gli uomini si occupano prevalentemente del bestiame.
Una delle professioni più praticate, anche dai bambini, è quella di spaventapasseri viventi. In ogni campo viene issato un traliccio di canne e paglia alto due o tre metri sulla cui instabile piattaforma stazionano tutto il giorno donne o uomini ma spesso bambini con un frustino in mano agitato all’arrivo dei malcapitati uccelli. L’esperienza di convivenza con gli abitanti del villaggio è stata interessante e intensa in quanto una cospicua rappresentanza di entrambi i sessi di tutte le età, è stata costantemente con noi a raccontarci tutte le abitudini del loro gruppo. Un tramonto di pace e di colori intensi ci regala uno stupendo fine giornata.

 Pubblicato da il 10/04/2013 - 37.561 letture - ® Riproduzione vietata

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