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Viaggio a marzo in Argentina: Buenos Aires, San Antonio de Areco e le cascate Iguazu (7 pagine)

Viaggio in terra Argentina, da Buenos Aires e i quartieri, La Boca, San Telmo, Palermo, Recoleta, Tigre e il caminito, passando da San Antonio de Areco fino ad arrivare alle cascate Iguazu, patrimonio dell'umanitą unesco, tra tango e gastronomia.

Itinerario per Buenos Aires:: Caminito, Palermo, Plaza de Mayo e Tigre

Ho letto in una rivista che Buenos Aires assomiglia a Napoli… Confesso di non essere mai stata a Napoli, ma effettivamente della capitale argentina colpiscono i contrasti vivaci: l’ospitalità e le atmosfere solari, un’aria contagiosa di festa ma anche il sapore amaro dei quartieri più poveri, il traffico chiassoso nelle strade enormi e la calma paradisiaca degli spazi verdi, la musica che si insinua ovunque, i grattacieli di vetro degni di New York e i palazzi eleganti da città europea, i pannelli pubblicitari colossali e i panni colorati appesi ai balconi. Ho subito l’impressione che non esistano mezze misure: una città così, o la ami o la odi. Perché non si limita a farsi guardare: la devi odorare e assaporare, la devi penetrare con tutti i sensi, devi capirne il passato e le ferite. Devi entrare in sintonia con un amore incondizionato per la propria terra, e andare oltre lo sporco e la confusione… per me è una città viva, una creatura che subito mi incanta.

CAMINITO
Il Caminito è una via-museo nel quartiere portuale de La Boca. Semplicemente, prima di visitarlo, non avevo mai visto niente di simile: è un’opera d’arte a cielo aperto, un dipinto dalle forme nette, i colori squillanti e sfacciati. A progettarlo è stato il pittore Benito Quinquela Martín negli anni Cinquanta, ispirandosi alle prime case popolari (conventillos) degli immigrati, rianimando una zona della città in forte degrado. Dal 1959, e ancora oggi, il Caminito è un arlecchino di suoni e di tinte accese: le case di legno sono rosse, blu, celesti, gialle, viola, verdi… grandi campiture di colore costellate di porte e finestre, con motivi decorativi bizzarri e sculture buffe lungo i cornicioni. Nel weekend la strada è particolarmente affollata, anche grazie al mercato, ma la guida ci spiega che qui c’è un perenne brulicare di turisti e abitanti del luogo. Mi sento davvero in un mondo irreale, un paese dei balocchi in cui risuonano le note del tango: ovunque lungo la strada, fuori dai numerosissimi locali, ballerine e gauchos danzano senza posa, al suono della musica caratteristica. Tutti stretti in questa via sottile partecipiamo a un’unica grande festa: chi cammina, chi vende, chi compra, chi suona e chi canta, chi danza e chi mangia, in un patchwork emozionante di profumi e parlate diverse.

PALERMO
È il quartiere, o il “barrio”, più grande della città, conosciuto per le case lussuose e gli ampi viali alberati. Noi apprezziamo particolarmente il Parco 3 de Febrero, detto anche Bosques de Palermo, un enorme polmone verde nel bel mezzo della metropoli. Ad incantare basterebbero gli alberi secolari, il dedalo di sentieri, lo specchio d’acqua centrale e quel tripudio di colori e profumi che è il giardino delle rose, ma a fare del parco un’indiscutibile meraviglia sono le sue dimensioni. Soprattutto per chi, come me, è abituato a vivere in una città di provincia, questa immensa distesa di piante, fiori, ponticelli e fontane è uno spettacolo, ancora più magico nel contrasto coi grattacieli che si vedono lontano, sullo sfondo. Un’enorme aiuola nel cuore della città. A zampettare sull’erba, accettando di posare per alcune fotografie, ci sono moltissime papere bianche, che non sembrano turbate dalla presenza dei turisti. Turisti che vengono da lontano ma anche cittadini della stessa Buenos Aires: la guida ci spiega che in una metropoli come questa, incastonata in una terra sconfinata e selvaggia come l’Argentina, chi ha voglia di una gita domenicale non può spostarsi verso il mare, la montagna o altre mete vacanziere, come spesso siamo abituati a fare noi italiani. Per i “portenos” – gli abitanti del porto – questo significherebbe macinare centinaia di chilometri! La soluzione è ripiegare sulle aree verdi urbane, che si trasformano in oasi idilliache di festa e relax: è bello osservare le famiglie impegnate nei picnic, qualche giovane che pratica sport, alcune persone immerse nella lettura e altre alle prese con i pedalò che si noleggiano nella spiaggetta del lago.

PLAZA DE MAYO
Ecco un luogo in cui il passato e il presente sembrano convivere più affiatati che mai, un punto nevralgico in cui si concentrano i sentimenti, le aspirazioni, le storie e i rimpianti dei veri “portenos”. La Plaza de Mayo, costruita alla fine del Cinquecento, è la piazza principale di Buenos Aires, circondata da una serie di edifici importanti: qui sorgono la Casa Rosada (sede del governo nazionale), la Cattedrale, la Banca Nazionale e altri palazzi dalle linee eleganti. Fu il teatro di rivoluzioni, proteste e moti sindacali, come quello del 1945 per ottenere il rilascio del futuro presidente Juan Domingo Peròn. Per me, che sono abituata alle città europee, è una piazza particolare: terra rossa e aiuole, con fiori ma anche palme e alberi di vario genere, ne formano una buona parte, e il centro è occupato da un grande obelisco, la Piramide de Mayo, il più antico monumento nazionale della città eretto in memoria della Rivoluzione Argentina del 1810. Intorno, sulla pavimentazione della piazza, si vedono dipinti dei fazzoletti bianchi annodati: sono il simbolo delle madri dei desaparecidos, ovvero dei dissidenti scomparsi durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983, mamme che dagli anni Settanta a oggi, ogni giovedì mattina, continuano a riunirsi qui per ricordare i figli perduti. Risvolti tragici, dunque, ma affiancati da una vitalità tangibile: in questa piazza brulicante di gente non mancano i sorrisi, le danze, i venditori ambulanti di frittelle e gli artisti, sotto l’occhio vigile della polizia a cavallo.

TIGRE
Niente a che fare con i colori, l’allegria e il folclore che si assaporano nelle strade del centro città, ma il quartiere Tigre è comunque una tappa imperdibile della periferia di Buenos Aires: un distretto residenziale con case per le vacanze, yacht club e associazioni di canottieri, ma anche vere e proprie abitazioni e uno scenario naturale originalissimo. Dal porticciolo del Tigre ci si imbarca alla scoperta dei canali sul delta del fiume Paranà, tra isolotti verdeggianti occupati da costruzioni di vario tipo: ville eleganti con portici e scalinate, semplici capanne su palafitte, catapecchie dismesse e casette graziose, tutte immerse in una vegetazione esotica, con bei giardini e porticcioli privati. L’escursione è lunga e affascinante, e invita a fare innumerevoli fotografie: lo scenario mi ricorda la giungla che mi è capitato di vedere nei documentari, selvaggia e indomabile ma civilizzata da qualche costruzione, ed è sorprendente il contrasto tra l’ambiente e l’intervento dell’uomo.

 Pubblicato da il 07/04/2010 - 36.810 letture - ® Riproduzione vietata

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