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Tahiti e le sue isole: le leggende dell'arcipelago della Società

Isole della Società, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Isole della Società dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Secondo le leggende gli dei e gli eroi hanno da sempre influenzato la storia e la morfologia di Tahiti e le sue isole: il guerriero Hiro, figlio del dio Moeterauri e della principessa Uporu, ad esempio, ha lasciato tracce delle sue gesta in quasi tutti gli arcipelaghi.

Se l’isola di Huahine è divisa in due parti, Huahine Nui e Huahine Iti, ad esempio, è a causa di Hiro e della sua piroga che urtò e si andò a incagliare dove oggi si trova l’istmo che collega le due parti dell’isola. E chi si chiedesse come mai la montagna Mou’a-Tapu sorge accanto alla collina di Maeva, sappia che sfuggì di mano a Hiro e ruzzolò fino all’isola di Huahine, restando lì, bizzarramente congiunta alla piccola collina, quasi appoggiata.

Ebbene, accadde un giorno che Hiro volesse rubare il monte Rotui di Moorea, assieme alla sua banda: vi attaccarono funi, tirarono e scorticarono fino a staccare una porzione dell’isola: oggi le due voragini che lasciarono si chiamano baia di Cook e baia di Opunohu. Il frastuono della bravata di Hiro si udì fino a Tahiti, dove il guerriero Pai fu svegliato. Pai per tentare di riparare al danno scagliò la sua lancia in direzione di Moorea, dove si conficcò nel punto più alto del monte e vi aprì un’enorme fora. Da quel giorno il rilievo prese il nome di Mou’a Puta, che in tahitiano significa “montagna forata”. La lancia di Pai non fermò a Moorea il proprio cammino: sospinta da un’energia straordinaria, andò a conficcarsi nell’isola di Raiatea, sulla vetta di un monte che da quel momento rimase spaccato in due. Hiro e i suoi amici, terrorizzati dalla lancia di Pai, abbandonarono quindi il lembo di monte Rotui rubato sull’isola di Raiatea. Ancora oggi il monte di Raiatea è l’unico punto dell’isola dove cresce la stessa vegetazione che si trova a Moorea.

Visitare Moorea, Tahiti, Raiatea e le altre isole della Società è un modo per respirare le gesta di Pai e di Hiro: fare un’escursione fino alla cima della montagna forata, nuotare nelle 2 baie formate da Hiro, udire le bravate degli antichi guerrieri raccontate dagli anziani del villaggio è un’esperienza che arricchisce e rende il viaggio a Tahiti e le sue isole magico.

Non solo dei o eroi popolano i racconti mitici di Tahiti e le sue isole: particolari leggende che narrano delle gesta di gente semplice spiegano l’esistenza di due piante alla base dell’alimentazione tahitiana: la palma da cocco e l’albero del pane.

Narra la leggenda che in tempi remoti una grande carestia si abbatté su di Raiatea, l’isola sacra. Ora, lì vivevano Ruata’ata e sua moglie Rumu’arii. I loro quattro figli piccoli non avevano speranza di sopravvivere a una così dura indigenza: fu così che Ruata’ata una sera disse alla moglie: “Mia cara Rumu’arii, domattina quando ti sveglierai recati fuori dalla nostra dimora e non ti stupire. Vedrai che le mie mani si saranno trasformate in foglie, il mio corpo in tronco, le mia braccia in rami nodosi e la mia testa in un frutto rotondo.” La moglie non capì il discorso del povero Ruata’ata: fu solo al mattino seguente, scorgendo l’albero che gli aveva descritto il marito, che Rumu’arii comprese: egli si era tramutato in uru – l’albero del pane - per sfamare la sua famiglia. Da quel giorno l’uru si diffuse in tutte le isole e divenne base dell’alimentazione dei polinesiani.

Non sono solo racconti tristi a spiegare l’origine delle piante polinesiane. Fra le storie a lieto fine è nota la leggenda della principessa Hina e del suo sposo anguilla: si narra che Hina fu promessa in sposa al re del lago Vaihiria. Purtroppo, il giorno delle nozze la povera principessa scoprì che il suo promesso era una mostruosa anguilla che viveva nelle profondità del lago. Spaventata, Hina chiamò in soccorso il dio Maui, che uccise l’anguilla e le donò la sua testa, dicendole di piantarla nel suo giardino dopo aver fatto ritorno a casa sua. La ragazza seguì le istruzioni del dio e con suo enorme stupore, dopo aver piantato la testa d’anguilla assistette alla sua trasformazione in pianta. Nasceva così la palma da cocco: a ben vedere, se si osserva una noce di cocco, si notano tre macchie scure che tutt’oggi gli abitanti della Polinesia identificano con gli occhi e la bocca dello sposo di Hina.

Le leggende nascono per spiegare fenomeni geologici, la nascita di un frutto o di una pianta, la celebrazione di un evento, ma soprattutto i nomi assegnati alle località.

Vi è un luogo, a Tahiti, chiamato Puna-auia, noto per la sua meravigliosa posizione geografica e per la sua scogliera, nonché per le competizioni di surf che ogni anno vi si tengono a settembre.

Ebbene, ogni abitante di Tahiti saprà narrarvi della principessa Perei-tai e del suo amore per il pescatore Temuri. Alla morte del suo amore, la principessa fuggì dall’isola di Tahiti , dove si erano conosciuti, per rifugiarsi a Raiatea. Qui dopo poco tempo incontrò il principe Terei-marama e lo sposò, dando alla luce una graziosa bimbetta. Purtroppo, dopo la nascita della figlia, la principessa precipitò nel buco nero del Regno delle Tenebre.

Suo fratello Matairua-puna, venendo a conoscenza della disgrazia, si precipitò nel Regno delle Tenebre per salvarla: trovatala, rimase con lei negli Inferi per un certo tempo. I loro antenati defunti fecero loro dono di una conchiglia gigantesca, che emetteva suoni dolci e armonie aggraziate, chiamata Puna-auia – conchiglia dagli echi profondi. Dopo un anno passato negli inferi, la principessa aveva dimenticato gli affanni e il dolore che aveva vissuto sulla terra. Fu così che lei e il fratello ricevettero l’ordine di tornare alla vita e furono accompagnati fino ad una caverna che si apre nella scogliera più ripida e appartata di Tahiti.
Giunti all’aria aperta, il principe soffiò con forza nella conchiglia che aveva avuto in dono: il suono prodotto attirò l’attenzione degli abitanti dell’isola che ben presto accorsero e furono stupiti nel vedere i due giovani, da lungo tempo dati per dispersi. Da quel giorno le scogliere di Tahiti presero il nome della conchiglia magica: Puna-auia.

Ancora oggi, non è raro sentire il suono delle spettacolari conchiglie al tramonto del sole a Tahiti e le sue isole. Leggende, miti e antiche storie si intrecciano alla vita di ogni giorno e fanno respirare un’atmosfera magica come in pochi altri posti al mondo.

Fonte: AIGO - Ufficio stampa Tahiti Tourisme
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