Ubon Ratchathani, visitare la regione e la cittą della Thailandia orientale
Ubon Ratchathani, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Ubon Ratchathani dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
La più orientale delle province thailandesi è quella di Ubon Ratchathani, i cui confini coincidono con le frontiere verso Laos e Cambogia. La regione è piuttosto conosciuta a livello turistico per via della sua biodiversità e dell’armonioso connubio tra storia e natura, esemplificato dai magnifici scatti che ritraggono templi anche molto antichi circondati dalla giungla. Nell’ottica di incentivare l’afflusso turistico all’interno della provincia, la TAT (l’ente nazionale del turismo thailandese) ne ha ribattezzato l’estremità meridionale con il nome di “Triangolo di Smeraldo”, manifestando un duplice riferimento al “Triangolo d’Oro” della Thailandia settentrionale ed al colore verde (smeraldo) che ne caratterizza la maggior parte degli scenari paesaggistici.
La storia dell’Ubon Ratchathani è legata indissolubilmente a quella del suo attuale capoluogo, nonché città più grande e rappresentativa: Ubon Ratchathani. La sua fondazione risale al XVIII secolo, quando Thao Kham Phong, discendente di Phra Wo e Phra Ta in fuga da Vientiane, decise di stabilirsi in quest’area del regno del Siam sotto il controllo di Re Taksin il Grande. Nel 1792 l’insediamento divenne ufficialmente capoluogo provinciale di quella che, fino allo scorporamento del 1972, è stata la più estesa provincia thailandese. Tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, a causa delle violente tensioni socio-politiche in Laos e Cambogia, la zona ha accolto numerosi emigranti in fuga dai rispettivi paesi di origine, facendo registrare un sostanzioso incremento demografico e andando ad arricchire ulteriormente il suo mosaico culturale.
Nonostante l’impegno profuso dall’ente turistico, le offerte indubbiamente allettanti e la prospettiva di un autentico soggiorno thailandese, l’Ubon Ratchathani è tutt’ora estraneo ai flussi turistici più importanti del paese. Se scegliete di trascorrervi qualche giorno non vi imbatterete certo in comitive e orde di turisti armati di decine di macchine fotografiche, ma vi capiterà al massimo di incontrare sparuti gruppetti di viaggiatori zaino in spalla diretti ai parchi nazionali di Phu Chong Nayoi e Pha Taem o all’omonimo capoluogo, l’affascinante città sulle rive del fiume Mae Nam Mun, affluente del Mekong, 560 km ad est di Bangkok.
Metabolizzato il violento impatto visivo della periferia, perennemente congestionata da interminabili ingorghi stradali, Ubon (come è solitamente indicata la città) sarà lieta di mostrarvi i suoi lati migliori. La parte meridionale dell'insediamento è permeata da un’atmosfera incredibilmente lenta, quasi indolente, molto difficile da riscontrare in altre metropoli thailandesi con più di cento mila abitanti. Le sue attrattive principali sono i tantissimi templi sparsi un po’ dappertutto. Tra i più conosciuti figurano: il Wat Thung Si Meuang, costruito durante il regno di Rama III (1824-1851) e sempre aperto al pubblico; il Wat Si Ubon Rattanaram, al cui interno è esposta una celebre statua di Buddha alta appena 7 cm; il Wat Phra That Nong Bua, unico stupa quadrato della provincia; il Wat Ban Na Meuang, anche noto come Wat Se Prasan Suk, situato 4 km a nord-ovest del centro; il Wat Jaeng, che vanta un delizioso bòht di fine Ottocento realizzato secondo lo stile di Lan Xang; ed il Wat Supatanaram, anche detto Wat Supat, costruito lungo il fiume tra il 1920 ed il 1936 mescolando archetipi thailandesi, europei e khmer.
Al di fuori dei templi, passeggiando per le vie del centro, ci si imbatte in interessanti istituzioni artistiche e culturali. Anzitutto è da vedere l’Ubon National Museum, allestito nell’edificio del vecchio municipio, che offre un’ampia ed esaustiva panoramica storica sull’intera provincia di Ubon Ratchathani, descritta mediante numerose testimonianze di vario genere. Da non perdere poi l’Ubon Ratchathani Art & Culture Center, un altro museo accessibile gratuitamente situato al piano più basso della magnifica torre in stile dell’Isan contemporaneo costruita presso la Rajabhat University. L’esposizione, più dispersiva di quella del museo nazionale, è comunque coinvolgente e culmina negli allestimenti che riguardano gli oggetti figli delle tradizioni artigianali del luogo.
Ad incarnare il legame tra storia e natura tipico di Ubon è il Thung Si Meuang, il parco situato in pieno centro facilmente riconoscibile per la presenza di una gigantesca riproduzione in cemento armato di una candela votiva, simbolo per eccellenza dell’evento più importante e sentito dell’anno, la celebre Kabuan Hae Tian (Parata delle Candele). All’estremità nord-orientale del parco c’è invece il Monument of Merit (Monumento al Merito), realizzato dagli ex prigionieri di guerra delle forze alleate in segno di gratitudine nei confronti della cittadinanza, apertamente schieratasi con gli americani e contro i giapponesi negli anni della seconda guerra mondiale. A sud, infine, è da vedere il San Lak Meuang, il Santuario della Colonna della Città.
Intorno ad Ubon, sparse un po’ per tutta la provincia, figurano altre attrattive. Chi non vuole spostarsi troppo può recarsi a nord-ovest e raggiungere Ban Pa-Ao, un piccolo villaggio molto affascinante in quanto unico a livello nazionale a continuare a lavorare bronzo e ottone secondo le usanze del passato, scongiurando l’utilizzo delle più moderne tecnologie. Chi ama l’avventura può recarsi e Phibun Mangsahan e lanciarsi giù per le rapide di Kaeng Sapheu che, specialmente tra febbraio e maggio, rendono particolarmente movimentato il corso del fiume Mae Nam Mun. Quest’ultimo confluisce nel Mekong all’altezza di Khong Jiam, la pittoresca penisola fluviale da cui osservare la diversa colorazione dei due corsi d’acqua che si mescolano. 5 chilometri prima della penisola di Khong Jiam, superando la diga del Pak Mun, è possibile accedere al piccolo Kaeng Tana National Park, attraversato da alcuni brevi sentieri escursionistici che consentono di apprezzare alcuni begli scorci naturali tra cui la cascata Nam Tok Tad Ton.
Risalendo il corso del Mekong da Khong Jiam si raggiunge una vasta parete rocciosa conosciuta come Pha Taem, principale attrattiva dell’omonimo parco nazionale esteso su una superficie di 340 kmq. Dalla cima la vista spazia a 360° sul Laos, mentre dalla parte opposta si gode del primo tramonto del sole della Thailandia. Alla base della parete ci sono alcuni dipinti rupestri databili intorno al 100 a.C. in buono stato di conservazione, mentre a nord del massiccio roccioso è possibile ammirare l’imponente Nam Tok Soi Sawan, la cascata alta 25 metri che si forma tra giugno e dicembre. Un’altra cascata, forse ancora più spettacolare, è la Nam Tok Saeng Chan, che si getta nel vuoto dopo aver attraversato un foro in una roccia sospesa.
Come accennato in precedenza, l’evento più importante della provincia di Ubon Ratchathani è la tradizionale Kabuan Hae Tian, la “Parata delle Candele”, che si tiene ogni anno a Ubon nel mese di luglio. La manifestazione, che ebbe luogo per la prima volta sotto la reggenza di Rama V (1853-1910), ha sostanzialmente rimpiazzato una ricorrenza ancora più antica ma, a detta delle autorità, troppo pericolosa: la Festa dei Razzi. Con il passare degli anni, quelle che erano piccole statue di cera si sono trasformate in grandi ed elaborate sculture, portate in processione nell’ambito del Khao Phansaa, la cerimonia che sancisce l’inizio del Ritorno delle Piogge.
Il clima della zona è caldo e umido, prettamente tropicale, distinto in una stagione secca e una umida. La prima, che coincide con i mesi invernali, va da novembre a marzo ed è contraddistinta da temperature molto elevate, comprese mediamente tra 33 e 21 gradi, e precipitazioni sostanzialmente assenti. La stagione umida, invece, ha inizio in aprile e raggiunge l’apice tra agosto e settembre, quando possono cadere più di 300 mm di pioggia al mese, con temperature medie pari a 31 e 24 gradi.
Per quanto riguarda i trasporti, la città è servita da un piccolo aeroporto, l’Ubon Ratchathani Airport, situato a 2 km dal centro e collegato quotidianamente a Bangkok e Danang, in Vietnam. La capitale thailandese è raggiungibile anche in autobus (8 ore) e treno (11 ore), partendo dalla stazione ferroviaria in Warin Chamrap. Sempre in bus ci si può dirigere verso Si Saket (1h 15min), Yasothon (1h 30min), Roi Et e Surin (3 ore), Khon Kaen e Sakon Nakhon (5 ore) e Khorat (7 ore). Nell’organizzare il vostro itinerario tenete presente che a Ubon è molto difficile ottenere il visto per entrare in Laos, Cambogia e Vietnam, perciò informatevi preventivamente nel caso abbiate intenzione di proseguire il viaggio oltre confine.
La storia dell’Ubon Ratchathani è legata indissolubilmente a quella del suo attuale capoluogo, nonché città più grande e rappresentativa: Ubon Ratchathani. La sua fondazione risale al XVIII secolo, quando Thao Kham Phong, discendente di Phra Wo e Phra Ta in fuga da Vientiane, decise di stabilirsi in quest’area del regno del Siam sotto il controllo di Re Taksin il Grande. Nel 1792 l’insediamento divenne ufficialmente capoluogo provinciale di quella che, fino allo scorporamento del 1972, è stata la più estesa provincia thailandese. Tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, a causa delle violente tensioni socio-politiche in Laos e Cambogia, la zona ha accolto numerosi emigranti in fuga dai rispettivi paesi di origine, facendo registrare un sostanzioso incremento demografico e andando ad arricchire ulteriormente il suo mosaico culturale.
Nonostante l’impegno profuso dall’ente turistico, le offerte indubbiamente allettanti e la prospettiva di un autentico soggiorno thailandese, l’Ubon Ratchathani è tutt’ora estraneo ai flussi turistici più importanti del paese. Se scegliete di trascorrervi qualche giorno non vi imbatterete certo in comitive e orde di turisti armati di decine di macchine fotografiche, ma vi capiterà al massimo di incontrare sparuti gruppetti di viaggiatori zaino in spalla diretti ai parchi nazionali di Phu Chong Nayoi e Pha Taem o all’omonimo capoluogo, l’affascinante città sulle rive del fiume Mae Nam Mun, affluente del Mekong, 560 km ad est di Bangkok.
Metabolizzato il violento impatto visivo della periferia, perennemente congestionata da interminabili ingorghi stradali, Ubon (come è solitamente indicata la città) sarà lieta di mostrarvi i suoi lati migliori. La parte meridionale dell'insediamento è permeata da un’atmosfera incredibilmente lenta, quasi indolente, molto difficile da riscontrare in altre metropoli thailandesi con più di cento mila abitanti. Le sue attrattive principali sono i tantissimi templi sparsi un po’ dappertutto. Tra i più conosciuti figurano: il Wat Thung Si Meuang, costruito durante il regno di Rama III (1824-1851) e sempre aperto al pubblico; il Wat Si Ubon Rattanaram, al cui interno è esposta una celebre statua di Buddha alta appena 7 cm; il Wat Phra That Nong Bua, unico stupa quadrato della provincia; il Wat Ban Na Meuang, anche noto come Wat Se Prasan Suk, situato 4 km a nord-ovest del centro; il Wat Jaeng, che vanta un delizioso bòht di fine Ottocento realizzato secondo lo stile di Lan Xang; ed il Wat Supatanaram, anche detto Wat Supat, costruito lungo il fiume tra il 1920 ed il 1936 mescolando archetipi thailandesi, europei e khmer.
Al di fuori dei templi, passeggiando per le vie del centro, ci si imbatte in interessanti istituzioni artistiche e culturali. Anzitutto è da vedere l’Ubon National Museum, allestito nell’edificio del vecchio municipio, che offre un’ampia ed esaustiva panoramica storica sull’intera provincia di Ubon Ratchathani, descritta mediante numerose testimonianze di vario genere. Da non perdere poi l’Ubon Ratchathani Art & Culture Center, un altro museo accessibile gratuitamente situato al piano più basso della magnifica torre in stile dell’Isan contemporaneo costruita presso la Rajabhat University. L’esposizione, più dispersiva di quella del museo nazionale, è comunque coinvolgente e culmina negli allestimenti che riguardano gli oggetti figli delle tradizioni artigianali del luogo.
Ad incarnare il legame tra storia e natura tipico di Ubon è il Thung Si Meuang, il parco situato in pieno centro facilmente riconoscibile per la presenza di una gigantesca riproduzione in cemento armato di una candela votiva, simbolo per eccellenza dell’evento più importante e sentito dell’anno, la celebre Kabuan Hae Tian (Parata delle Candele). All’estremità nord-orientale del parco c’è invece il Monument of Merit (Monumento al Merito), realizzato dagli ex prigionieri di guerra delle forze alleate in segno di gratitudine nei confronti della cittadinanza, apertamente schieratasi con gli americani e contro i giapponesi negli anni della seconda guerra mondiale. A sud, infine, è da vedere il San Lak Meuang, il Santuario della Colonna della Città.
Intorno ad Ubon, sparse un po’ per tutta la provincia, figurano altre attrattive. Chi non vuole spostarsi troppo può recarsi a nord-ovest e raggiungere Ban Pa-Ao, un piccolo villaggio molto affascinante in quanto unico a livello nazionale a continuare a lavorare bronzo e ottone secondo le usanze del passato, scongiurando l’utilizzo delle più moderne tecnologie. Chi ama l’avventura può recarsi e Phibun Mangsahan e lanciarsi giù per le rapide di Kaeng Sapheu che, specialmente tra febbraio e maggio, rendono particolarmente movimentato il corso del fiume Mae Nam Mun. Quest’ultimo confluisce nel Mekong all’altezza di Khong Jiam, la pittoresca penisola fluviale da cui osservare la diversa colorazione dei due corsi d’acqua che si mescolano. 5 chilometri prima della penisola di Khong Jiam, superando la diga del Pak Mun, è possibile accedere al piccolo Kaeng Tana National Park, attraversato da alcuni brevi sentieri escursionistici che consentono di apprezzare alcuni begli scorci naturali tra cui la cascata Nam Tok Tad Ton.
Risalendo il corso del Mekong da Khong Jiam si raggiunge una vasta parete rocciosa conosciuta come Pha Taem, principale attrattiva dell’omonimo parco nazionale esteso su una superficie di 340 kmq. Dalla cima la vista spazia a 360° sul Laos, mentre dalla parte opposta si gode del primo tramonto del sole della Thailandia. Alla base della parete ci sono alcuni dipinti rupestri databili intorno al 100 a.C. in buono stato di conservazione, mentre a nord del massiccio roccioso è possibile ammirare l’imponente Nam Tok Soi Sawan, la cascata alta 25 metri che si forma tra giugno e dicembre. Un’altra cascata, forse ancora più spettacolare, è la Nam Tok Saeng Chan, che si getta nel vuoto dopo aver attraversato un foro in una roccia sospesa.
Come accennato in precedenza, l’evento più importante della provincia di Ubon Ratchathani è la tradizionale Kabuan Hae Tian, la “Parata delle Candele”, che si tiene ogni anno a Ubon nel mese di luglio. La manifestazione, che ebbe luogo per la prima volta sotto la reggenza di Rama V (1853-1910), ha sostanzialmente rimpiazzato una ricorrenza ancora più antica ma, a detta delle autorità, troppo pericolosa: la Festa dei Razzi. Con il passare degli anni, quelle che erano piccole statue di cera si sono trasformate in grandi ed elaborate sculture, portate in processione nell’ambito del Khao Phansaa, la cerimonia che sancisce l’inizio del Ritorno delle Piogge.
Il clima della zona è caldo e umido, prettamente tropicale, distinto in una stagione secca e una umida. La prima, che coincide con i mesi invernali, va da novembre a marzo ed è contraddistinta da temperature molto elevate, comprese mediamente tra 33 e 21 gradi, e precipitazioni sostanzialmente assenti. La stagione umida, invece, ha inizio in aprile e raggiunge l’apice tra agosto e settembre, quando possono cadere più di 300 mm di pioggia al mese, con temperature medie pari a 31 e 24 gradi.
Per quanto riguarda i trasporti, la città è servita da un piccolo aeroporto, l’Ubon Ratchathani Airport, situato a 2 km dal centro e collegato quotidianamente a Bangkok e Danang, in Vietnam. La capitale thailandese è raggiungibile anche in autobus (8 ore) e treno (11 ore), partendo dalla stazione ferroviaria in Warin Chamrap. Sempre in bus ci si può dirigere verso Si Saket (1h 15min), Yasothon (1h 30min), Roi Et e Surin (3 ore), Khon Kaen e Sakon Nakhon (5 ore) e Khorat (7 ore). Nell’organizzare il vostro itinerario tenete presente che a Ubon è molto difficile ottenere il visto per entrare in Laos, Cambogia e Vietnam, perciò informatevi preventivamente nel caso abbiate intenzione di proseguire il viaggio oltre confine.
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