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Palmira (Siria): cosa vedere nell'antica cittą patrimonio UNESCO

Palmira, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Palmira dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Serve almeno un giorno per scoprire Palmira; il sito si estende per oltre 10 km2 e c’è molto da vedere. Da non perdere: il museo, il tempio di Bel, il colonnato e il tramonto dal castello arabo o da un’altra altura.

Il santuario di Bel
Aperto dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 18 d’estate; dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 16 d’inverno. Durante il Ramadan, il sito chiude alle 15.

Le dimensioni del santuario, grande cinta muraria quadrata con il lato di 175 m, e lo stato di conservazione della cella centrale fanno di questo tempio uno dei monumenti più straordinari del Vicino Oriente romano dopo Baalbek. Costruita nel 32 d.C. sul sito di un tempio ellenistico, la cella fu dedicata a tre divinità del pantheon palmireno: Bel, Yarhibol e Aglibol. Questa costruzione rappresenta probabilmente l’affermazione della sovranità romana a Palmira. Bisognerà attendere l’inizio del II secolo d.C. per l’ampliamento del peribolo e l’aggiunta di due file di colonne. Il portico fu terminato solo alla fine del II secolo. Nel vasto cortile del santuario, volgiamoci verso la cella, ancora parzialmente circondata dalle colonne del peristilio; quest’ultimo era ricoperto di lastre sorrette da travi di pietra. Il portale, la cui base è stata restaurata, è di dimensioni impressionanti. L’impronta siriana dell’edificio è chiaramente riconoscibile nella ricca decorazione a palmette, ghirlande di frutta, foglie. In asse con il portale si apre la cella, vasto ambiente di 10 m per 30 m, che rappresentava il nucleo del tempio. Posti uno di fronte all’altro sorgono due thalamos, ossia gli ambienti più sacri del tempio, che ospitavano le statue delle divinità. Quello a sinistra aveva una scala e una stanza annessa. Il soffitto riccamente decorato reca al centro l’immagine di Giove (astro associato a Bel), circondato da un primo cerchio con i 6 pianeti e da un 2° con i 12 segni zodiacali. Anche il thalamos sud è sormontato da un blocco monolitico di diverse decine di tonnellate di peso, decorato con motivi esclusivamente geometrici e floreali. La rampa di scale che portava qui è ben conservata. Altre due scale poste all’interno dell’ambiente sacro conducevano sul tetto dell’edificio. La stanza contiene un mihrab, che attesta la trasformazione della cella in moschea. Uscendo dalla cella, nel cortile del santuario si notano a sinistra i resti di una vasca lustrale e a destra i resti di un altare. Dietro l’altare sono state identificate le fondamenta di una sala per banchetti nei pressi di una via processionale orlata di gradini che servivano a condurre gli animali al sacrificio.

La via principale
Il decumano dell’antica Palmira è caratterizzato dalla particolarità di non essere rettilineo. Tre sezioni segnano da est a ovest l’asse principale della città romana e corrispondono a periodi e funzioni diversi.
La prima sezione collega il santuario di Bel all’arco monumentale. Questa parte, che è la più recente (III secolo), sfortunatamente è la peggio conservata. Rimangono quattro colonne gigantesche che sono state ricostruite. Lo straordinario arco monumentale segna la transizione tra la prima sezione religiosa e la seconda, che conduceva agli edifici ufficiali.
Per mascherare la biforcazione del decumano, l’arco è composto da due archi embricati, uno rivolto verso il tempio di Bel, l’altro verso l’asse interno della città: l’effetto è notevole e la decorazione di ghiande, foglie di quercia, rosette e foglie d’acanto suggestiva. La vista sul colonnato e, oltre, sul castello arabo attraverso l’arco centrale è infatti il simbolo della città.
La via che si apre, fiancheggiata da portici e risalente alla fine del II secolo, non era lastricata per permettere il passaggio dei cammelli. Non lontano si trova il santuario di Nebo (collegato ad Apollo); un altare monumentale sorge di fronte alle scale che conducevano alla cella.
Si vedono quindi quattro colonne di granito provenienti dall’Egitto, che segnano l’ingresso delle terme di Diocleziano. A terra si notano le tracce di più stanze che circondano una vasca centrale. In effetti le terme risalgono all’epoca di Severo, ma furono restaurate sotto Diocleziano.
La funzione commerciale della via successiva è evidenziata dalla presenza dei negozi sotto i portici, appena prima del teatro, profondamente restaurato. Per quanto riguarda quest’ultimo, colpiscono le dimensioni ridotte: sono state contate dodici file di gradini. Sarà forse stato un teatro riservato all’élite?
Ad ovest del teatro, sono stati ritrovati numerosi edifici amministrativi, il più importante dei quali è l’agorà. L’ampio cortile rettangolare a cielo aperto era circondato da un portico a colonne con la base del fusto ancora ben visibile; intorno al portico sorgeva un muro di cinta dalle aperture riccamente decorate. Centro della vita pubblica, l’agorà dava ad est su un edificio secondario nel quale nel XIX secolo fu ritrovato il "Tariffario di Palmira", una stele larga quasi 5 m, con più di 400 righe incise per ordine del senato. La stele stabiliva l’importo delle tasse dovute dalle carovane che entravano a Palmira. Gran parte degli introiti della città proveniva da questo dazio. La stele è conservata al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
L’incrocio principale della città è contrassegnato da un tetrapilo, che dà accesso a una strada colonnata che taglia il decumano verso sud. Si riconosce facilmente l’unica colonna antica di granito rosso importato dall’Egitto (Assuan).

La terza sezione del decumano parte leggermente a destra verso il campo di Diocleziano. Questa porzione, la più lunga della via (500 m), è anche la più antica e conduce su entrambi i lati di quartieri residenziali poco scavati. Qua è là affiorano dal terreno i resti di condutture. Più avanti sorge un tempio funerario, a sinistra del quale si apre un altro colonnato trasversale che porta al campo di Diocleziano. Quest’ultimo fu costruito trent’anni dopo il sacco di Palmira, all’epoca in cui l’impero romano era minacciato dagli attacchi sassanidi. E’ un complesso militare comprendente un tempio con insegne cui si accedeva da una rampa di scale e nel quale si celebravano le cerimonie del culto guerriero.

Il castello arabo
La vista dal fossato abbraccia l’insieme degli scavi, l’oasi e le tombe. I raggi del sole accendono l’ocra dei calcari delle colonne e dei templi e i muri della cinta costruita da Diocleziano e rafforzata da Giustiniano. Spesso associato all’emiro seicentesco del Libano, che qui avrebbe affermato la propria opposizione all’impero ottomano, il castello risalirebbe piuttosto al XII o XIII secolo, come del resto la fortificazione del tempio di Bel.

Il tempio di Baalshamin
Si trova sulla strada dell’arco monumentale verso la città.
Il culto di questa divinità cananea, "signora dei cieli", assunse una grande importanza a partire dai Seleucidi. Il santuario, costruito in momenti successivi, comprende tre cortili con peristilio che si estendono fino all’Hotel Zenobia. La facciata del tempio è ornata da quattro colonne. La cella contiene un thalamos semicircolare particolarmente curato.

Il museo del folklore
Aperto dalle 8 alle 14.30. Ingresso 150 SYP.
Questo museo, situato tra il tempio di Bel e l’arco trionfale, è dedicato alla vita del deserto. Con l’aiuto di manichini vi sono ricostruite alcune scene tipiche, come il cerimoniale del caffè. Vengono inoltre presentate le attrezzature dei beduini.

Il museo delle antichità
Aperto tutti i giorni tranne il martedì, dalle 8 alle 13, dalle 16 alle 18 d’estate; dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 16 d’inverno. Ingresso 150 SYP.

Vero e proprio gioiello, questo museo merita una visita di almeno un’ora. Possibilità di spiegazioni in francese. Il museo contiene dei cartelli che illustrano la scrittura di Palmira, il modellino del tempio di Bel, una nave palmirena a doppio timone, uno straordinario rilievo che rappresenta un cammello con il basto, un altro rilievo del tempio di Baalshamin raffigurante delle aquile, alcuni mosaici. Sono inoltre esposti degli splendidi rilievi con scene di banchetto funebre, che mostrano tutta l’abilità degli artisti palmireni.

Le tombe
Le ricche necropoli di Palmira evidenziano la volontà degli abitanti di lasciare il segno. La necropoli più importante, detta la "valle delle tombe" si estende lungo lo uadi al–Qaoubour ad ovest di Palmira. Ospita numerose tombe a forma di torre (lo stile più antico attestato) risalenti forse al periodo ellenistico. Tra le numerose testimonianze di quest’arte funeraria, disseminate sulle pendici della collinetta di Umm al–Belqis, la tomba di Giamblico è quella meglio conservata. Risalente all’83 d.C., fu costruita su tre piani per accogliere duecento sepolture. La "tomba-torre" più importante è quella di Elahbel, con una capacità di trecento sepolture.
Alcune tombe sono costituite da camere sotterranee (ipogei), come quella di Yarhai, ricostruita al museo di Damasco.
Non lontano dall’Hotel Cham sorge un’altra necropoli composta principalmente da ipogei. "La tomba dei tre fratelli" è accessibile da una scala preceduta da un’iscrizione di fondazione che consente di datarla a metà del II secolo.
Non lontano, l’ipogeo di Atenatan (98 d.C.) è di particolare interesse per la scultura più recente (229 d.C.) raffigurante il defunto disteso sul sarcofago mentre partecipa al banchetto funebre. Sull’altro lato della strada di Damasco si trova una terza necropoli, che comprende l’ipogeo di Artaban, in buono stato di conservazione perché scoperto nel 1957 in occasione della costruzione dell’oleodotto. Foto wikipedia, cortesia: MyOlmec, Phgcom, E.Jaser

Ministero del Turismo della Repubblica Araba di Siria
 
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 Pubblicato da - 05 Marzo 2009 - © Riproduzione vietata

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