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Datong (Cina), visita alle Grotte di Yungang, il Tempio sospeso e la muraglia

Datong, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Datong dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Prima storica capitale della dinastia Wei (386-534 d.C.), Datong è una città fantastica, imperdibile, che vanta un affascinante centro storico racchiuso da mura antica ben conservate e meravigliosi templi buddhisti. Dal punto di vista geografico, l’insediamento, che attualmente ospita 2.500.000 abitanti, sorge a 1.215 metri di altitudine all’estremo nord della provincia dello Shanxi, poco a sud della Grande Muraglia, oltre la quale si estende la Mongolia Interna. A differenza del suo nucleo storico, la parte moderna di Datong, costruita a partire dal 1949 subito a sud della stazione ferroviaria, appare povera, polverosa e inquinata, tutt’altro che interessante. La città vecchia, invece, è divisa in quattro quartieri dagli altrettanti viali che si intersecano al suo centro: il Da Beijie, il Da Dongjie, il Da Nanjie e il Da Xijie.

Al momento della disgregazione dell’impero Han nel 220 d.C., i Toba, popolazione mongola di lingua turca, diedero vita a Datong alla dinastia Wei, che entro la metà del VI secolo finì per assoggettare tutta la Cina settentrionale. I Wei introdussero il buddhismo nel paese e si diedero molto da fare nello sviluppo dell’agricoltura, mettendo in atto coraggiose opere di irrigazione che conferirono maggiore benessere e ricchezza alla regione, già nobilitata dai commerci che seppe mantenere tra le popolazioni Han e quelle mongole. Nel 494 la dinastia Wei spostò la propria capitale a Luoyang dando inizio ad una fase di lento declino culturale ed economico della regione di Datong, che sarebbe stata in grado di rilanciarsi solo sotto il comando dei Mongoli Khitani, che fondarono la dinastia Liao (947-1125), e sotto i Mancesi Jurched, fondatori della dinastia Jin (1126-1234).

La città vecchia di Datong è una delle più estese e tipiche di tutta la Cina e merita di essere visitata a piedi e con molta calma. Alto 8 metri e lungo 45, lo Jiulong bi, il “Muro dei Nove Draghi”, è uno dei simboli della città; ospitato all’interno di un parco, il muro è ricoperto di maioliche smaltate del XIV secolo che riproducono nove draghi rappresentanti il potere imperiale: nove era infatti il numero più alto all’interno della decina e quindi riservato esclusivamente all’imperatore, senza contare che il drago con quattro artigli è simbolo del potere imperiale, un potere paterno e benevolo, che svolazza tra le nuvole ordinate e portatrici di pioggia, quindi di fertilità, sotto soli splendidi, simbolo di eternità, giocando con la perla infuocata, raffigurante la purezza di intenzioni.

Al termine di una stradina che si allontana verso sud dalla Xi Dajie c’è invece il Monastero Huayan, appartenuto alla scuola buddhista Bojia e costruito in uno stile solido, essenziale, senza fronzoli. L’edificio è suddiviso in due parti lungo un asse est-ovest, caratteristica in contrasto con la tradizione dei popoli Han che vuole una teoria di sale intervallate da cortili lungo un asse nord-sud. La parte superiore del tempio, Shangsi, è costituita da una decina di sale, di cui quelle minori sono posteriori e disposte intorno alla Sala Daxiongbaodian, che troneggia in posizione più elevata dietro un bell’incensiere del XVI secolo. Questa sala, costruita una prima volta nel 1062, bruciata e successivamente ricostruita nel secondo anno del regno Tian Zhuan di Xizong, ha dimensioni enormi, essendo lunga 50 metri, larga 30 e alta 10, e vanta finiture alquanto sfarzose, in palese contrasto con l’esterno volutamente sobrio. La Sala Bojiajiaocang del monastero basso, la Xiasi, è di dimensioni minori ma ugualmente interessante per le sue statue in argilla dipinta di epoca Liao Khitana. Al centro dell’ambiente ci sono i Tre Buddha, che rappresentano presente, passato e futuro, mentre poco distanti si notano i suoi due discepoli preferiti, Kasyapa, il più anziano, che lo introdusse alla meditazione, e Ananda, il più giovane e amato. Intorno a queste opere principali ci sono altre 29 statue in argilla policroma raffiguranti bodhisattva in abiti da magistrati e generali, mentre verso la parete di fondo, dopo i quattro Guardiani Celesti, ci sono 38 armadi che conservano i libri sacri della Bojia, la “Via buddhista”, oltre a canoni del Tangyur e la glossa del Kengyur.

A sud-ovest del centro c’è un monastero di epoca Tang, il Shanhuasi, fondato tra il 713 e il 741, ma ricostruito a causa di un grave incendio nel 1143. Delle 80 sale che lo caratterizzavano al momento della costruzione ne sono rimaste solamente 4, di cui una ristrutturata in epoca recente. La prima sala ospita i quattro Guardiani della Fede, che non si trovano nella Sala dell’Accoglimento come vuole la tradizione, mentre la seconda, originariamente fiancheggiata da due padiglioni, ne conta ormai solo uno, realizzato in stile Liao a pianta quadrata coperta da due tetti. L’ambiente più grande è quello della terza sala, la Sala Maggiore, dove ci sono statue di notevoli dimensioni e 24 statue minori allineate lungo i muri di destra e sinistra che recano bei dipinti murali di epoca Ming.

Partendo da Datong si possono intraprendere alcuni gite davvero molto suggestive. Tra queste spicca quella alle grotte di Yungang, 10 chilometri a ovest della città, dove sorgono famosi templi rupestri buddhisti costruiti a partire dal 460 d.C. Caverne e statue furono ricavate dalle scogliere di arenaria principalmente durante la dinastia Wei, nel V secolo, per un totale di oltre un chilometro di anfratti, grotte e nicchie che contengono più di 50.000 immagini religiose e del Buddha. Tra i pezzi più importanti spiccano l’enorme Buddha Seduto della quinta grotta, la pagoda di pietra e gli affreschi scavati nella roccia che narrano la vita del Buddha nella sesta, e la facciata lignea del tempio che protegge entrambe le cavità. A 60 chilometri di distanza da Datong si trova invece lo Xuankongsi, il Tempio Sospeso (vedi foto), eretto dalla dinastia Wei oltre 1.400 anni fa, anche se le strutture attuali risalgono essenzialmente all’epoca Qing. Costruite sulle pendici di una parete rocciosa, le sale del tempio sono caverne scavate nella roccia e ricoperte da facciate lignee sostenute da esili colonne, in equilibrio su sporgenze sottostanti, mentre i collegamenti tra le sale sono garantiti da una serie di ponti e passerelle.

Il clima di Datong è semiarido, caratterizzato da inverni molto freddi con temperature stabilmente sottozero e da estati piuttosto calde. Il mese più freddo dell’anno è gennaio, quando le minime scendono fino a -16 gradi e le massime si attestano intorno a -3, mentre quello più caldo è luglio, che presenta valori compresi tra 28 e 16 gradi. Ad accomunare tutte e quattro le stagioni è la scarsità di precipitazioni che, nell’arco dei dodici mesi dell’anno, raggiungono un totale di circa 350 mm di pioggia, di cui buona parte cade tra luglio e agosto.
Il Datong Yunzhong Airport è uno scalo aereo di dimensioni ridotte collegato ad alcune destinazioni nazionali come Canton, Luoyang, Pechino, Shanghai e Xi’an. In città transita la linea ferroviaria Transiberiana, oltre a quella che porta a Pechino, distante all’incirca 5 ore. Il nuovo terminal degli autobus extraurbani si trova in Yantong Xilu, qualche isolato a nord del limite nord-occidentale del perimetro murato.
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 Pubblicato da - 31 Ottobre 2010 - © Riproduzione vietata

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