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Libia, visita alle cittą del deserto: Leptis Magna e Sabratha

Tripoli, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Tripoli dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Le dune sabbiose del deserto libico giungono adesso fin quasi al limite di Leptis Magna e di Sabratha, e gli archeologi lottano contro di esse per proteggere le rovine grandiose delle due città-morte. Ma duemila anni or sono, Leptis Magna potè sostenere senza impoverirsi una "multa" di tre milioni di libbre d'olio, che doveva spedire ogni anno a Roma per pagare lo scotto impostole da Cesare quale punizione per l'aiuto da essa prestato al suo rivale Pompeo. Gli oliveti che si stendevano a perdita d'occbio lungo la fascia costiera producevano tanto "oro verde" da poterlo vendere in tutto l'Impero: e la ricchezza dei cittadini era tale, che alcuni monumenti pubblici tra i più importanti furono costruiti dalla munificenza (e daIl' ambizione) di privati. Le due città sorgono rispettivamente ad oriente (Leptis) e ad occidente (Sabratha) di Tripoli, e sono oggi le zone archeologiche più note del nord Africa.

Le origini di Leptis Magna risalgono probabilmente al X secolo prima di Cristo, quando i cartaginesi fondarono in quel luogo una colonia commerciale, approfittando di pochi scogli trasversali alla costa piatta e senza altri ripari, che potevano diventare un porticciolo di fortuna. /I primo nome fu "Lpqy", poi i greci la battezzarono "Lepcis", e i romani (i nuovi padroni dopo la distruzione di Cartagine) la chiamarono Leptis "Magna", per distinguer/a da un'altra città dallo stesso nome. La grande Leptis ebbe il suo periodo di maggior splendore nel II e IIl secolo d. C., mentre la decadenza coincise con la conquista araba del 643. Alla decadenza politica seguirono l'invasione della sabbia e la "morte". La fondazione di Sabratha è più recente: ma anch'essa fu una ricca città costiera che si copri di monumenti grandiosi all'epoca degli Antonini e dei Severi, e decadde poi con Roma.
La bella città, prima fenicia e poi romana, declinò durante i secoli della conquista araba: in quel periodo il suo ruolo commerciale fu preso da Tripoli, distànte una settantina di chilometri. Poi, intorno al mille dopo Cristo, una incursione di tribù beduine provenienti dal deserto la rase al suolo. E fu la fine per sempre.

Le perle di Leptis Magna sono:
Il teatro romano, la cui costruzione terminò circa 2000 anni or sono. I costruttori fecero in modo che la platea potesse ricevere liberamente il vento dal mare perché gli spettatori avessero meno caldo.
I ruderi della basilica Severiana, cominciata da Settimo Severo e terminata da Caracalla, sono la testimonianza forse più importante dello splendore di questo sito archeologico. Per le colonne corinzie fu usato il granito rosa di Siene in Egitto, lo stesso degli obelischi romani.
La basilica, dedicata a Bacco e ad Ercole, misurava 90 metri in lunghezza e circa 40 in larghezza, ed era a più piani.
Il Foro "nuovo" dell'epoca Severiana, così chiamato in contrapposizione ad un altro più antico. La piazza quadrangolare, di circa diecimila metri quadrati, comprendeva la basilica ed uno stupendo ninfeo: era tutta circondata da portici e da ambulacri. Nell'interno del Foro i veicoli non potevano penetrare. Tutta l'area era riservata ai pedoni ed era destinata al culto, agli affari, alla politica, oltre a costituire il luogo tradizionale per gli incontri tra i cittadini. Tra arco ed arco erano scolpite stupende teste di Meduse, alcune delle quali sono rimaste perfettamente conservate. Gli ambulacri del portico, ora ricomposto "a piè d'opera", cioè senza le colonne tra i basamenti e gli archi, erano popolati di statue. Tutta la piazza era rivestita di marmo bianco.

Da vedere a Sabratha:
Il pulpito unica testimonianza della basilica di Giustiniano, che sorgeva a breve distanza dal mare.
Sabratha ebbe grande notorietà nell'epoca romana per gli enormi traffici che si svolgevano attraverso il suo porto. Dal cuore dell'Africa, allora quasi del tutto inesplorata, seguendo le vie di sconosciute carovaniere giungevano qui i "prodotti d'esportazione", ricercatissimi in tutto l'Impero. Polvere d'oro, avorio, pelli e schiavi arrivavano così fino a Sabratha, dove i mercanti li caricavano sulle navi dirette a Roma. Ma la "specialità" di questo luogo consisteva nella compravendita delle bestie feroci, soprattutto leoni, che servivano per i cruenti spettacoli del Circo Massimo.
Il teatro di Sabratha, che fu costruito nel secondo secolo dopo Cristo, è uno dei più vasti dell' Africa romana ed è largo 92 metri. Ristrutturato dagli italiani a partire dal 1934.
Con un lungo lavoro, i blocchi di pietra e di marmo furono collocati ciascuno al suo posto, fino a rendere il teatro "funzionante"; oggi, infatti, vi si danno rappresentazioni di drammi classici. La parte esterna più imponente dell'edificio è quella dei solenni portali d'ingresso. Non tutto il teatro è in marmo, perché questo materiale non abbonda in Africa: il migliore veniva dalla Grecia o dall'Italia, sulle navi che tornavano in patria dopo aver trasportato merci destinate all'Impero. Ma gli architetti di Sabratha riuscirono ad imitarlo molto bene con lo stucco.

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