Orgosolo (Sardegna): i murales e cosa vedere nella cittadina della Barbagia
Orgosolo, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Orgosolo dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Nel limbo dove montagna e collina si incontrano, giace apparentemente stantio il comune di Orgosolo, che guarda al Gennargentu con apparente diffidenza preferendo i meno estremizzati 600 metri di altitudine in una provincia – quella di Nuoro – abituata a una varietà di paesaggio caleidoscopica, specie se addentrata nel territorio magmatico della Barbagia di Ollolai, nell’entroterra sardo ch’è stato un tessuto storico pregno sin dal Neolitico di testimonianze archetipiche.
Il passaggio al Regno di Sardegna si registra nel 1420 e sotto la sua egida il borgo rimase sostanzialmente indifferente a qualunque mutamento, perseguendo dinamiche volte all’autoconservazione, alla sussistenza e alla vocazione agricola autonoma. Le maggiori scosse, inaspettatamente, si verificarono nel Novecento e coincisero con il martirio per lapidazione di Antonia Mesina nel 1935 (la giovane, oppostasi a un tentativo di stupro da parte di un compaesano, è stata proclamata santa nel 1987 e le sue spoglie riposano nella cripta della Parrocchiale del Santissimo Salvatore) e con la rivolta di Pratobello nel 1969 (3.500 persone si ribellarono al provvedimento delle autorità di adibire una vasta area a campo di esercitazione militare a scapito dei pastori locali).
Altre tre chiese campestri infoltiscono un numero che anticamente era molto più ampio e decretava un ampio consenso al culto cattolico in una terra proverbialmente devota. L’architettura, come precedentemente accennato, reca maggiormente la firma della primordialità ideativa delle prime popolazioni qui insediatesi per certo tempo, acciocché la loro massima espressione di sedimentazione sociale si ebbe con l’edificazione di tre domus de janas (Tettene, Istovuzzi e Pandelai) e una pletora quasi interminabile di nuraghi, almeno una trentina soltanto nei dintorni del paese.
Mentre l’antropizzazione umana si faceva sentire, la natura definì una propria conformazione che oggi si può ammirare sottoforma di grotte, doline e gole di carsica estrazione comprese nella zona del Supramonte, contraddistinta da scarsità d’acqua ma pervasa da accumulazioni di risorse idriche prettamente piovane conosciute come Presethos, pozze che prendono posto fra le bianche rocce calcaree circondate da lievi sottoboschi e diradate foreste ove s’ergono magnifici alberi come il ginepro, il leccio e il tasso a protezione di una fauna su cui trionfa chiaramente il cinghiale, padrone di un estesissimo habitat.
In tali occasioni non si possono perdere i canti a tenore tipici di Orgosolo (sotto tutela UNESCO poiché dichiarati Patrimonio dell’Umanità), diffusi da cori molto affiatati. In paese non è mai stata abbandonata la pratica della coltivazione del baco da seta: la bachicoltura è al centro della rassegna Autunno in Barbagia, durante la quale – oltre a eventi molto partecipati come Cortes apertas e Gustos e Nuscos - viene improntato un laboratorio volto a illustrare ai visitatori le varie fasi della lavorazione del baco, comprese tessitura e colorazione della seta.
Nel 1961 Vittorio De Seta girò un film molto particolare intitolato “Banditi a Orgosolo” e interpretato da attori non professionisti ch’erano poi dei pastori del luogo.
Cenni di storia
L’hinterland del paese risente ancora del passaggio di tribù e allora neonate popolazioni nomadi le cui vestigia si traducono in impronte megalitiche dalla cifra eccezionale come dolmen, menhir e i tradizionali nuraghi per la Sardegna un tratto distintivo inequivocabile. Un arcaico abitato prese forma solo a partire dal Medioevo, sicché nel Trecento si fa menzione di Orgosuli, villaggio privo di castello e beneficiante della protezione del Regno di Arborea.Il passaggio al Regno di Sardegna si registra nel 1420 e sotto la sua egida il borgo rimase sostanzialmente indifferente a qualunque mutamento, perseguendo dinamiche volte all’autoconservazione, alla sussistenza e alla vocazione agricola autonoma. Le maggiori scosse, inaspettatamente, si verificarono nel Novecento e coincisero con il martirio per lapidazione di Antonia Mesina nel 1935 (la giovane, oppostasi a un tentativo di stupro da parte di un compaesano, è stata proclamata santa nel 1987 e le sue spoglie riposano nella cripta della Parrocchiale del Santissimo Salvatore) e con la rivolta di Pratobello nel 1969 (3.500 persone si ribellarono al provvedimento delle autorità di adibire una vasta area a campo di esercitazione militare a scapito dei pastori locali).
Cosa vedere ad Orgosolo
Tutte le chiese presenti a Orgosolo entro il perimetro urbano sorsero fra il XIV e il XVI secolo e sono otto, vale a dire la Parrocchiale di San Pietro Apostolo (Santu Perdu), le chiese di Sant’Antonio Abate (Sant’Antoni ‘e Su Ohu), Sant’Antonio da Padova (Sant’Antoni ‘e Padu), Santa Croce (Santa Gruhe), L’Assunta (Nostra Sennora), San Nicola di Mira (Santu Nihola), Santissimo Salvatore (Sa Lhesia Nova) e Spirito Santo in frazione Galanoli.Altre tre chiese campestri infoltiscono un numero che anticamente era molto più ampio e decretava un ampio consenso al culto cattolico in una terra proverbialmente devota. L’architettura, come precedentemente accennato, reca maggiormente la firma della primordialità ideativa delle prime popolazioni qui insediatesi per certo tempo, acciocché la loro massima espressione di sedimentazione sociale si ebbe con l’edificazione di tre domus de janas (Tettene, Istovuzzi e Pandelai) e una pletora quasi interminabile di nuraghi, almeno una trentina soltanto nei dintorni del paese.
Mentre l’antropizzazione umana si faceva sentire, la natura definì una propria conformazione che oggi si può ammirare sottoforma di grotte, doline e gole di carsica estrazione comprese nella zona del Supramonte, contraddistinta da scarsità d’acqua ma pervasa da accumulazioni di risorse idriche prettamente piovane conosciute come Presethos, pozze che prendono posto fra le bianche rocce calcaree circondate da lievi sottoboschi e diradate foreste ove s’ergono magnifici alberi come il ginepro, il leccio e il tasso a protezione di una fauna su cui trionfa chiaramente il cinghiale, padrone di un estesissimo habitat.
I murales di Orgosolo
E’ l’ecosistema ideale per camminatori e frequentatori sportivi amanti delle escursioni in bicicletta, nonché degli appassionati di archeologia e speleologia. L’arte è invece appannaggio di Orgosolo, che sfoggia fiero i suoi colorati e tipici murales dipinti sui muri delle case, il cui argomento si rivela principalmente storico-sociale sin dalla matrice del 1969 a opera di un gruppo di anarchici milanesi che diedero adito a un proselitismo funzionale all’arricchimento turistico carico attualmente di 200 murales mostrati alla luce del sole, peraltro largamente ammirati dai diversi avventori sia nazionali che stranieri.Eventi e Manifestazioni
Folclore e tradizione a Orgosolo sono molto sentiti, tanto che una memoria viva tiene lontana la polvere del tempo rinvigorendo le antiche consuetudini. Un esempio è offerto dalla celebrazione a metà agosto della Madonna dell’Assunta, cui è dedicata una coreografica processione della quale è protagonista assoluta la statua della Madonna dormiente, e alla quale segue la corsa equestre acrobatica nota come Sa Vardia, manifestazione pilota di spettacolare fattura ch’è l’apertura per una dieci giorni di festeggiamenti di stampo civile (molti dei partecipanti indossano il costume tradizionale custodito gelosamente dalle famiglie, Su Hustumene), paralleli a quelli religiosi.In tali occasioni non si possono perdere i canti a tenore tipici di Orgosolo (sotto tutela UNESCO poiché dichiarati Patrimonio dell’Umanità), diffusi da cori molto affiatati. In paese non è mai stata abbandonata la pratica della coltivazione del baco da seta: la bachicoltura è al centro della rassegna Autunno in Barbagia, durante la quale – oltre a eventi molto partecipati come Cortes apertas e Gustos e Nuscos - viene improntato un laboratorio volto a illustrare ai visitatori le varie fasi della lavorazione del baco, comprese tessitura e colorazione della seta.
Nel 1961 Vittorio De Seta girò un film molto particolare intitolato “Banditi a Orgosolo” e interpretato da attori non professionisti ch’erano poi dei pastori del luogo.