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Possagno (Veneto): la cittą del Canova con il tempio e il museo

Possagno, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Possagno dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Il piccolo comune di Possagno – la cui etimologia unisce le due parti poss e agno così da indicare la “pozza dell’agnello”, soprannome derivante dalla consuetudine alla transumanza delle greggi – conta complessivamente 2.260 abitanti e giace fra il Pareton e il Palon in provincia di Treviso.

La storia di questa località affonda le proprie radici molto probabilmente già dal neolitico, ma una vera e propria attestazione del nucleo urbano formato si ha solo nel 1076, infeudato dalla famiglia germanica dei Rover e successivamente, nel 1388, assorbito dai domini della Serenissima. L’avanzato sviluppo delle industrie di laterizi presenti sul territorio oggi si deve prettamente alla settecentesca nascita delle fornaci, in grado di sfruttare adeguatamente la creta delle colline e creare appunto materiale laterizio per un’esportazione trascendente l’80% dell’intera produzione.

In questo stesso periodo avviene la fondazione del collegio, voluto dai padri Cavanis e adibito originariamente a rifugio per i bambini indigenti e in tempi più moderni destinato a divenire un complesso scolastico riunente elementari, medie e superiori sotto egida privata. Durante la prima guerra mondiale, Possagno si pone in prima linea sul fronte italiano, tanto che chi giunge in visita qui può recarsi alle trincee, ampiamente visitabili. Il secondo conflitto vede il comune quale grande nascondiglio per molte famiglie ebree, celate opportunamente ai rastrellamenti nazisti e protette fino all’agognata liberazione.

Il quadro storico è nobilitato da un immenso artista che a Possagno ha preso i natali: parliamo dello scultore italico Antonio Canova, una vera e propria istituzione planetaria entrata nel firmamento delle eccellenze nostrane. Il comune, dunque, può a buon diritto fregiarsi di alcune sue opere semplicemente straordinarie e una di queste, il Tempio canoviano, porta in sostanza un pezzo di Roma nel trevigiano, dato che la chiesa si ispira al monumentale Pantheon della Capitale.

E’ un peccato che il Canova non sia riuscito a vedere finita la propria creatura (morì nel 1822, cioè otto anni prima dell’effettiva conclusione dei lavori), un perfetto connubio d’arte greca (si nota nel colonnato in facciata), romana (il corpo centrale) e cristiana (abside e altare maggiore): l’architrave spicca per le otto colonne doriche e il pronao, in pietra viva, reca un fregio arricchito da sette metope realizzate dagli allievi del maestro; è tuttavia l’interno a destare il maggior interesse con una cupola a 32 cassettoni ordinati in sette file e un occhio chiave di volta del diametro di 5,33 metri.

Particolare clamore suscita tutta una serie di tele d’estro biblico come il Gesù nell’orto di Palma il Giovane, lo Stendardo processionale della Madonna della Misericordia del Moretto e la Madonna tra santi con Bambino in Gloria di Andrea Vicentino, coeve a una pletora di sculture pregevoli quali la Pietà canoviana e le metope dedicate alla Creazione e alla Spirazione dell’anima. Sempre all’interno del tempio prendono posto la tomba di Antonio Canova e del fratellastro Giovanni Battista Sartori con un organo a canne strutturato in due tastiere e una pedaliera. Una curiosità, il cuore di Antonio Canova si trova invece a Venezia, nel sepolcro apposito posto nella navata di sinistra della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari.

Altra tangibile traccia dell’artista, diventata nel tempo meta turistica imperdibile, è la Gipsoteca, museo dedicato alle opere dello scultore, in prevalenza modelli in gesso (alcune centinaia), bozzetti in terracotta, marmi; dell’esposizione fa parte anche la casa del Canova, in cui sono custoditi la pinacoteca, disegni, incisioni e vecchi cimeli, e di fronte alla quale sorge stoico un Pino italico piantato dallo scultore nell’ormai lontano 1799.

Fuori Possagno fioccano itinerari molto interessanti, mirati alla gradevole fruizione della vegetazione montana e di numerosi siti paleontologici da visitare. Rientrando al paese ci si può rilassare gustando in compagnia qualche ottimo piatto autoctono come l’arrosto morto, il Baicoli, i carciofi alla veneta, fagioli, prelibato fegato alla veneziana, frittata di radicchio e polenta e zucchine.

Per arrivare
Chi si trova a Treviso può raggiungere Possagno imboccando la SS348 in direzione Belluno, con uscita all’altezza di Pederobba e nuovo imbocco della SP26 per Possagno. Da Venezia occorre prima percorrere la A27 in direzione Treviso, uscire a Treviso Nord e proseguire per via Postumia fino all’immissione in SS348, da cui il percorso è noto.
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