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Lauria (Basilicata): l'antico comune della Lucania tirrenica

Lauria, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Lauria dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Poco distante dal confine calabro, nella Lucania sud-occidentale, si trova l’antico comune di Lauria.
Dal territorio particolarmente esteso, caratterizzato da un notevole dislivello fra la parte più alta, che tocca i 2005 m con la cima del monte Papa e scende ai 100 metri s.l.m. lungo la valle del Noce, Lauria è nel suo centro una suggestiva cittadina arroccata sulla collina, caratterizzata da strette vie e antiche costruzioni.

Con il nome di Uria, il comune viene citato nei documenti per la prima volta nel 1079, nella Bolla di Alfano, tuttavia, data la sua posizione lungo la via romana Pompilia, è improbabile che la zona non abbia origini più antiche. E’ stato quindi ipotizzato che Lauria sia nata dall’aggregazione delle popolazioni provenienti dai vicini centri di Iriae, Seleuci e Blanda, distrutte da guerre e incursioni. Dopo le incursioni devastanti dei visigoti di Alarico, furono i saraceni a ricostruirla fra X e XI secolo e qui si stabilirono per lungo tempo nella cosiddetta zona Rabita.

Fu Michele IV di Bisanzio ad allontanare gli invasori e a dare alla città il simbolo del basilico, accompagnato dal motto “Noli me tangere” e a cui Guglielmo d’Altavilla volle aggiungere, nello stemma ufficiale, una pianta di lauro, abbondantemente presente nel territorio e da cui deriva l’attuale nome del comune. Nel XII secolo si ebbe il feudo normanno di Gibel de Loria, predecessore del più famoso Riccardo, fedele compagno d’armi di re Manfredi, e in questo periodo la città divenne centro politico ed economico della valle.

Nel trecento arrivano i Sanseverino e Lauria diviene contea e con uno dei suoi esponenti, il conte Massimiliano, la città raggiunge la sua massima estensione con l’assedio di Maratea. I Sanseverino sono ora una famiglia forte e ricca, tanto da aspirare al trono. E così nel 1487 viene ordita la Congiura dei Borboni, fermata da re Ferdinando che solo nel 1516 restituirà la contea alla famiglia.

Il XVI secolo trascorre pressoché tranquillamente e così buona parte del secolo successivo ma la progressiva crescita economica e culturale della città si ferma bruscamente a causa della peste del 1655. Le famiglie che controllano il feudo in questi anni sono gli Exarques e i Calà di Tappa ma non riescono a garantire lo splendore portato dai Sanseverino, tanto che nel 1735, quando Carlo III di Borbone attraversa il territorio ne denuncia la povertà.

L’età napoleonica è inaugurata dall’instaurazione della Repubblica Partenopea nel 1799 e gli anni immediatamente successivi sono caratterizzati da forti tensioni fra borbonici ed invasori, sfocianti, nel 1806, nel cosiddetto massacro di Lauria. In questa drammatica occasione i laurioti cercarono strenuamente di fermare l’avanzata francese. I napoleonici però invasero la città e punirono gli insorti con ogni genere di violenza, senza risparmiare nessuno. In quest’occasione vennero distrutti l’archivio comunale, la preziosissima biblioteca del monastero e l’ospedale di Santa Maria. I francesi poi, non ancora soddisfatti del dolore inflitto, spostarono tutti i servizi principali da Lauria ai paesi vicini, privando la città del suo antico valore e della sua originaria importanza. Nel 1816 con il Congresso di Vienna, ritornarono infine i Borboni ma oramai Lauria non riuscirà più a raggiungere il suo antico splendore, oltretutto nel 1820 anche la natura si abbatte contro la città e una frana rovinosa distrugge il quartiere Muraccione.

Con il ‘900 arriva anche la corrente elettrica e proprio a Lauria vene edificata la prima centrale idroelettrica della Lucania. La città si sta risollevando economicamente e culturalmente ma le due guerre bloccano prepotentemente questa rinascita, privando il comune di numerose vite e il 7 settembre 1943 un furioso bombardamento non risparmia la città, colpevole di ospitare un comando tedesco.
Oggi Lauria sta lentamente rinascendo ancora una volta, sviluppandosi a livello demografico, sociale e culturale, tornando ad essere uno dei poli più importanti della regione.

Visitare la città è una rilassante passeggiata in salita che porta dal rione inferiore - il Burgu - al rione superiore - il Castiddu - passando attraverso l’antico quartiere Ravita. Salendo fra le caratteristiche stradine in pietra dei borghi nostrani è importante prestare attenzione ai preziosi dettagli architettonici e scultorei che impreziosiscono case e palazzi. Di incredibile valore sono gli elementi in ferro battuto, prova dell’abilità degli artigiani locali.

La chiesa principale è quella dedicata a San Nicola, modificata più volte nel corso del tempo e situata nel Castiddu. Attualmente si presenta più corta di quanto non fosse originariamente e più lunga nell’asse verso l’omonima piazza, su cui è stata aperta l’attuale entrata principale, caratterizzata da tre portali in pietra calcarea. La struttura è a pianta longitudinale a croce latina con tre navate delimitate da colonne con archi a tutto sesto. Il campanile risulta sproporzionato rispetto al resto dell’edificio ma conferisce all’insieme un aspetto caratteristico ed unico. L’interno è interamente dipinto con immagini di santi e della Vergine con il bambino, mentre importanti dettagli in marmo policromo rendono l’ambiente sontuoso.

La chiesa di San Giacomo è invece la parrocchiale del rione inferiore e come la “sorella” del rione superiore non conserva più l’aspetto originario. È nel XVI secolo che su di un edificio preesistente viene modellata la nuova costruzione, ulteriormente modificata nei primi anni dell’Ottocento: è in questo periodo che venne aggiunta un’ala laterale. All’interno vi sono custodite numerose opere artigianali di grande valore artistico come il coro ligneo e i bancali. Due sculture di santi, dipinti, affreschi e tele completano l’arredo.
Entrambe le chiese sono importanti luoghi di culto, festeggiati entrambi con lo stesso affetto e la stessa devozione con cui si festeggia il Beato Domenico Lentini, attuale patrono di Lauria. Il 9 maggio è il giorno dedicato al rione superiore, giorno in cui si festeggia San Nicola, il 25 luglio è la festa di San Giacomo Apostolo. Tutte e tre le giornate sono vissute dai lauresi come importanti ricorrenze.

Un altro importante edificio sacro è il Santuario della Madonna delle Armi, posto sulla rocca che si affaccia sulla Valle del Noce. Nonostante il significato attuale del termine "armi" va ricordato che in questo caso ha origine greca e non latina, pertanto rimanda ad «armos» che vuol dire grotta, richiamando la natura rocciosa del luogo in cui è sorto l’edificio. Un pronao rialzato con archi a tutto sesto caratterizzano la facciata principale, accanto a cui si sviluppano due corpi laterali che all’interno corrispondono alle navate con volti a botte. La zona dell’abside è quadrata ed inglobata della volta a cupola. Alto e snello è il campanile romanico, con caratteristica cupside a pagoda.

Indubbiamente interessanti e affascinanti sono infine il Convento dei Frati Cappuccini e dell’Immacolata. Il primo fu fondato cinque secoli fa lontano dal centro abitato. Presenta un chiostro quadrato con pozzo di acqua sorgiva e attorno ad esso si sviluppano i locali di servizio. Nel piano superiore si trovano le celle dei frati. La Chiesa è dedicata a Sant’Antonio e al suo interno si trovano interessanti elementi decorativi. Il Convento dell’Immacolata si trova invece nel rione inferiore ed è stato costruito all’inizio del XVI secolo ed è caratterizzato da un elegante chiostro porticato. La chiesa è preceduta da un atrio con arcate di semicolonne in pietra e il portale è in stile rinascimentale. Il campanile è in stile romanico e cuspide a piramide, mentre l’interno è in stile barocco. Ben tre stili architettonici si fondono quindi in questa importante struttura.

Fra le chiese e i conventi l’unico edificio laico è il Castello di Ruggiero, ammiraglio d’Aragona. Costruito nel XIII secolo, oggi resiste esclusivamente in parte. Probabilmente fu di notevoli dimensioni e fu frequentato dai normanni, come le caratteristiche finestre ad arco ogivale testimoniano. La pianta è ottagonale e si sviluppava verosimilmente su tre piani, con annesse torri laterali, ormai distrutte. Singolare è l’entrata principale, costruita sapientemente nella roccia.

Il paesaggio laurese è quello tipico della macchia mediterranea. Soprattutto lecci ma anche lentisco, corbezzolo, mirto, fillirea, erica, cisto, ginepro, coccolone e ginestra. Il grigio-marrone della roccia e le tante sfumature di verde colorano i versanti delle colline fra cui è racchiusa Lauria. Numerosi torrenti riempiono l’aria con il rumore delle loro acque, insieme al canto ininterrotto dei tanti uccelli migratori, facile preda del gatto selvatico che ha trovato nella flora laurese una dimora ideale. Accanto ai torrenti nel territorio comunale si trovano bei laghi, quello di Cogliandrino e Rotonda e le due fresche sorgenti del Sinni e del Fiumicello.

Salendo, i lecci e la bassa vegetazione lasciano posto a querce, castagni, aceri e alberi affini, mentre compaiono i primi nidi di cinciarelle, picchi e allocchi. Le faggete coprono infine le cime del Sirino, quasi perennemente innevate, mentre l’unica pineta è di tipo artificiale. Ad alternarsi alla vegetazione naturale sono i campi coltivati, principalmente con vigneti e frutteti.

L’estate laurese è indubbiamente la stagione del folclore, il periodo delle feste di paese, in occasione delle quali vengono allestiti mercatini, sagre, concerti e spettacoli pirotecnici.
Da gustare sono la frisedda c’a pummadora e il pede du purcu, cui sono dedicate giornate di festa ma tipici de laurese sono gli gnocchi, le tagliatelle con ceci e fagioli, i tagliolini dell’Ascensione, i màccaruni filàti, la polenta con il pomodoro e le gustose minestre rustiche. Gli amanti dei sapori forti non possono rinunciare ad assaggiare il capretto alla brace o gli involtini di interiora di agnello (jummàriddi) o la trippa sapientemente accompagnata da funghi, asparagi e rape. Speciali sono i salumi e i formaggi e ancora la pizzàtulu, il sanguinaccio, il picciddàtu, i viscuttini, i mustacciuoli, le zeppole, gli anginétti e infine la tipica bevanda locale a base di vino rosso e gassosa.

Lauria è un comune affascinante per la sua storia e per la sua posizione: punto d’incontro delle valli del Noce, de Sinni e del Mercure, in uno dei punti più incantevoli dell’Appennino Lucano, fra Parco Nazionale del Pollino e Parco Nazionale dell’Appennino Lucano - Val d’Agri - Lagonegrese. Ideale per una vacanza invernale, grazie alle piste innevate del massiccio del Sirino o per una vacanza estiva: escursioni indimenticabili su versanti dolci e suggestivi, a meno di 40 minuti dalle coste tirreniche di Maratea.

Una nota di colore: Lauria è stata utilizzata da Rocco Papaleo come una delle sue tappe del viaggio nel film di Basilicata coast to coast.

Come arrivare
Arrivare a Lauria da Potenza in automobile richiede poco più di un’ora e trenta minuti. Si percorre l’ SS95 Var e l’SS598 entrando in A3/E45 a Atena Lucana, uscire a Lauria e percorrere l’ SS19 in direzione di Strada Provinciale 3 Tirrena/SP3 fino a Lauria. Chi proviene dalla Calabria può scegliere di percorrere la SS18 Tirrena Inferiore o percorrendo l’A3/E45 in direzione di Lauria. Il percorso richiede fra le due ore e le due ore e trenta.
A Lauria la Stazione Ferroviaria è oramai in disuso, non è quindi possibile utilizzare il treno per arrivare in città.
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