Aci Catena (Sicilia): cosa vedere nella cittą in provincia di Catania
Aci Catena, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Aci Catena dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
La storia di Aci Catena e delle altre Aci della provincia di Catania gravita intorno alla fondazione dell’ormai scomparsa città greca Xiphonia e alla relazione amorosa e leggendaria della ninfa Galatea con l’umile pastore Aci, legame narrato da Virgilio e Ovidio. Rimane in posizione interna sulla Riviera dei CIclopi ed è un buon punto di partenza per scoprire la porzione più orientale del Parco dell'Etna.
La Chiesa di Santa Lucia è meno maestosa ma possiede un preponderante charme rinascimentale e trasmette al visitatore regalità conferitale dalla particolare scalinata in pietra lavica che all’ingresso sembra invitare i passanti a salire ed entrare per ammirare innanzitutto il tetto in legno suddiviso in cassettoni e arricchito con decorazioni a tema floreale. Il Crocifisso artigianale è posto nella cappella circondata da molteplici affreschi, ed è impossibile non posare lo sguardo sull’Ultima Cena e le tele di Pietro Vasta che ritraggono la Trinità con San Michele Arcangelo e l’Immacolata tra i Santi Anna e Gioacchino, dipinte nel ‘700.
D’inconsueta eleganza, il Convento di Sant’Antonio da Padova vuole davvero stupire e anche la sua struttura seicentesca viene tatticamente anticipata da un sommo scalone alquanto armonico. Il patrimonio artistico gira praticamente intorno al chiostro e si articola in una lunga serie di graziose lunette affrescate da Giovanni Lo Coco, pittore che ha messo sapientemente mano anche all’ex refettorio e alla biblioteca. Procedendo nel percorrere la navata della chiesa ci si imbatte nelle tele di Giacinto Platania e ancora di un Vasta, autore di una sacra rappresentazione della Famiglia di Assisi.
Il Santuario di Maria Santissima della Catena occupa un’enorme porzione di centro storico e si può dire lo caratterizzi per il suo essere ricettacolo di estrema magnificenza scenica. I monumentali ambienti di cui si compone danno ragione a una pletora di virtuosismi artistici rilevati nei più esaltanti manufatti pittorici, primo Rebecca al pozzo eseguito da Paolo Vasta.
Storia ed origine del nome
Emerge così la matrice Akis, urbe partecipante alle guerre puniche, e da qui la formazione di Acireale, epicentro urbano costituito da diversi casali che agognavano una definita autonomia amministrativa, ottenuta nel ‘600, secolo che subì il tremendo sisma in grado di sconvolgere un’area assai vasta e distruggere diversi edifici. Aci Catena fu tra le cittadine che prontamente seppero risollevarsi mantenendo peraltro l’integrità di almeno la metà delle chiese esistenti su suolo pubblico.Cosa vedere ad Aci Catena
Fra queste s’eleva la Basilica di San Filippo d’Agira, talmente antica da risalire addirittura al periodo di Ruggero il normanno e alla cacciata degli Arabi dalla Sicilia. Il luogo di culto si porta dietro tanta storia, miti cristiani e l’affetto accumulato dagli autoctoni che l’hanno eletta Chiesa Matrice, rassicurante per la massiccia mole, la robustezza e il vigore del solidissimo impianto. Non soltanto imponente ma anche bellissima, il cui prospetto si fregia della presenza di sedici fiere colonne erette in pietra di Siracusa. Altre colonne doriche si ritrovano all’interno, dove le tre navate confluiscono in un ambiente luminoso sovrastato da un’altissima cupola. Ci vuole infatti un’aula così splendente ed eccelsa per custodire il pezzo più prezioso di questo straordinario complesso ecclesiastico, l’ostensorio in argento cesellato dalla forma a torre che racchiude una pregevole bussola in avorio. La statua del patrono San Filippo d’Agira è invece contenuta nell’abbraccio della fenomenale cappella rivestita d’oro zecchino.La Chiesa di Santa Lucia è meno maestosa ma possiede un preponderante charme rinascimentale e trasmette al visitatore regalità conferitale dalla particolare scalinata in pietra lavica che all’ingresso sembra invitare i passanti a salire ed entrare per ammirare innanzitutto il tetto in legno suddiviso in cassettoni e arricchito con decorazioni a tema floreale. Il Crocifisso artigianale è posto nella cappella circondata da molteplici affreschi, ed è impossibile non posare lo sguardo sull’Ultima Cena e le tele di Pietro Vasta che ritraggono la Trinità con San Michele Arcangelo e l’Immacolata tra i Santi Anna e Gioacchino, dipinte nel ‘700.
D’inconsueta eleganza, il Convento di Sant’Antonio da Padova vuole davvero stupire e anche la sua struttura seicentesca viene tatticamente anticipata da un sommo scalone alquanto armonico. Il patrimonio artistico gira praticamente intorno al chiostro e si articola in una lunga serie di graziose lunette affrescate da Giovanni Lo Coco, pittore che ha messo sapientemente mano anche all’ex refettorio e alla biblioteca. Procedendo nel percorrere la navata della chiesa ci si imbatte nelle tele di Giacinto Platania e ancora di un Vasta, autore di una sacra rappresentazione della Famiglia di Assisi.
Il Santuario di Maria Santissima della Catena occupa un’enorme porzione di centro storico e si può dire lo caratterizzi per il suo essere ricettacolo di estrema magnificenza scenica. I monumentali ambienti di cui si compone danno ragione a una pletora di virtuosismi artistici rilevati nei più esaltanti manufatti pittorici, primo Rebecca al pozzo eseguito da Paolo Vasta.