Inca Trail: il Cammino a Machu Picchu. Come arrivare, consigli e regole

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Condividi Luca Pelagatti

20/05/2017

Un itinerario mitico. Quando si parla di viaggi, spesso, ci si riempie la bocca con questo aggettivo. Ma parlando del Cammino Inca no, non si esagera. Perché qui gli ingredienti del mito ci sono proprio tutti: il mistero e la leggenda, la grandiosità di una natura mai doma, il fascino sottile di una popolazione antichissima e per noi tanto lontana.

E persino, come se non bastasse, il fatto che il punto di arrivo è Machu Picchu. Ovvero la città dimenticata, persa nella jungla per secoli e poi ritrovata all’improvviso. Come può accadere a chi, abbassando lo sguardo per caso, trovi un gioiello. In questo caso fatto di pietra e magia.

Un simile tesoro sembra assai difficile da raggiungere. E invece nonostante sia nascosto tra le Ande si offre a noi. E le vie sono diverse. La più semplice, e comoda, è quella con il treno che in quattro ore, facendo passare un film straordinario dietro le vetrate panoramiche, vi porterà fino alla località di Aguas Calientes. Il nome viene da alcune sorgenti termali e il posto, francamente non è un granché: case tirate su in fretta e senza garbo, ristoranti dai menu improbabili e frotte di turisti chiassosi. Ma poi basterà salire su un volenteroso pullman che sputa fumo per salire gli otto chilometri di tornanti che portano all’ingresso delle ciclopiche rovine.

Chi non abbia problemi di contanti può anche sentirsi per un giorno il re di questa terra fiera e dormire molto più in alto, al Belmond Sanctuary Lodge (www.belmond.com), l'unico hotel vicino all'antica cittadella Inca. Le stanze sono sempre piene e i prezzi superano i 1000 euro a notte. Ma dopo il tramonto a godervi il silenzio sulle rovine sarete praticamente da soli.

Un’altra possibilità, forse la migliore, che però richiede gambe buone e un po’ di tempo in più, è quella che porta fino alla città perduta con un trekking tra le vette. Si fa fatica, certo. Ma col treno è soltanto un modo di spostarsi da un punto all’altro. A piedi è come mettersi alla prova. Per provare a scoprire che sapore hanno i sogni che si realizzano all’alba.

Una sola meta. Ma diversi itinerari

Il punto di partenza per tutti è Cuzco: e già questa destinazione meriterebbe il viaggio fino in Perù. La riprova arriva puntuale non appena si apriranno le porte dell’aereo su cui siete ancora seduti: vi ritroverete col fiato corto. Emozione? No, altitudine. Si, perché questa città che si fa vanto di essere la capitale archeologica di questa parte di mondo e soprattutto la più antica città – sempre abitata - del continente si vanto di essere a 3350 metri d’altezza. Per chi arriva col jet da Lima, che al contrario si specchia sulle onde del Pacifico, può essere un balzo che lascia senza fiato. Così prendetevela comoda, dosate le forze nelle stradine lastricate intorno alle piazze de Armas e San Blas ma, soprattutto, fate come i locali: bevete grandi tazze di mate de coca. No, non pensate male: è più o meno come un thè e non sperimenterete nessun viaggio psichedelico ma la gente del posto dice che aiuta ad abituarsi all’altitudine. Se sia così benefico è difficile da dirsi: ma idratarsi è la cosa più importante. E in fondo un paio di enormi tazze di questo beverone erbaceo male non vi faranno. Quindi preparatevi a partire. Ma prima di tutto decidete quale strada fa per voi. Si perché, l’abbiamo detto, la partenza per tutti è dalla stazione di Cuzco. Ma poi ci sono varie possibilità.

La prima, quella definita classica, inizia con un primo tratto in treno verso Aguas Calientes fino al km 88 della strada ferrata. Qui, si lasciano le rotaie e si affronta il sentiero. O meglio, questa è una delle possibilità. L’altra, più economica, prevede che si prenda un bus turistico a Cuzco e si arrivi con questo fino al km 82. Da dove, ancora, si inizia a scarpinare. L’avvio non è certo grandioso: attraversata la ferrovia dovrete percorrere un sentiero verso il rio Urubamba dove incontrerete un ponte e la modesta casetta dei guardiani che controlleranno, con pignoleria, il vostro passaporto e che siate in regola coi permessi. Passato l’esame basta un passo. E proverete l’emozione di percorrere lo stesso sentiero che gli inca percorrevano ai tempi di Atahualpa. Ma anche, purtroppo, inizierete a fare i conti con la salita. Tenete conto che questo trekking non è lunghissimo, giusto una quarantina di chilometri che possono lievitare di qualcosa se vi togliere il gusto di qualche deviazione. Ma si devono superare valichi a 4200 metri e il dislivello è pesante: 2150 metri almeno in salita e oltre 2000 in discesa. Il tutto da spalmare in tre, quattro giorni. Chi non ha allenamento e fiato rischia di maledire il giorno della partenza.

Il primo tratto però non è durissimo: la prima sosta è dopo circa 6 km al villaggio di Huayllabamba (attenzione alla grafia dei luoghi: ne esistono parecchie versioni) dove si potrà campeggiare e anche fare qualche acquisto. Qui gli abitanti amano molto sfidare i trekker in improbabili partite a calcio sul campetto locale. Attenzione: loro sono abituati alla quota, voi molto meno. Subire una goleada non è improbabile.

Il giorno successivo vi aspetterà da subito una bella salita e un percorso di circa undici chilometri: tornanti, gradini e strappi assai ripidi metteranno alla prova il vostro allenamento. Lungo il tragitto si trovano ad intervalli irregolari aree di campeggio fornite anche della versione locale dei bagni. Ricordatevi dove siete: non sperate di trovare piastrelle lucide e profumo di pulito. Quindi, una nuova salita e un passo che schianta: quello della Donna Morta. Si arriva al punto più alto del trekking, 4198 metri. Il più è fatto allora? Non proprio. Subito dopo infatti parte una lunga discesa che sprofonda per oltre 800 metri e che conduce fino a Pacamayo (Pakaymayu). Qui si passerà la notte: preparatevi ad avere le gambe indolenzite e le ginocchia doloranti.

Di buon'ora, al mattino dopo, una nuova scalinata porterà fino a Runkurakay: cosa fosse anticamente non si sa. Ma sicuramente gli inca lo usavano per tirare il fiato. Fatelo anche voi perché un nuovo passo vi attende. In cima due laghi, uccelli senza paura e la speranza di vedere dei cervi.


Pare però che, nonostante i cartelli, sia tutt’altro che facile incontrarli. Le ripide salite invece sono comuni in questo tratto: per raggiungere un terzo passo passerete anche sotto delle vecchie gallerie. Fermatevi ogni tanto; i panorami da quassù sono splendidi. Peccato che come dice il nome in dialetto locale del luogo questa sia una città “sopra le nuvole”.

Nel caso di tempo uggioso la vista si annulla. Merita invece la visita il sito che si raggiunge poco dopo Phuyupatamarca. I resti della vita quotidiana ai tempi degli inca ammaliano ancora oggi. Dopo inizia lo strapiombo: da qui, attraverso una apparentemente infinita scalinata scavata nella roccia, si scende per oltre 500 metri fino a raggiungere il Trekker’s Hotel. Non sperate in un hotel di lusso: ma almeno ci sono le docce – difficilmente calde - e qualcosa da bere. Volendo si può campeggiare poco lontano. E domani Macchu Picchu aspetta.

In due ora infatti si raggiunge Intipunku, la porta del Sole. Tutti partono quando fa ancora buio per arrivare prima dell’alba. Si cammina con le pile frontali e la stanchezza passa in fretta: l’intero sito si spalanca davanti a voi e il sole salendo colora le vette. Potrete avere molto viaggiato e visto pezzi grandi di mondo. Ma da quassù è impossibile trattenere un brivido.

Vi sembra troppo (o troppo poco)? Nessun problema: come detto esistono alternative per chi voglia mettersi ancora di più alla prova. O per chi, al contrario, disdegni troppo sudore.
La prima è la cosiddetta “variante di Chilca” che allunga di un giorno almeno il percorso: si parte infatti dal km 77 (e non all’88) ed è perfetto per chi voglia vivere ancora di più l’atmosfera inca. Anche se il grosso della fatica resta lo stesso.

Al contrario chi abbia meno tempo può invece scegliere il percorso breve che parte dal km 104. Si inizia da poco prima di Aguas Calientes da dove si percorrono circa tre chilometri lungo il rio Urubamba per poi salire verso Huinay Huayna. Ce la si può cavare in quattro ore o qualcosa di più se si desidera arrivare ad un sito che si ritiene avesse facoltà purificatrici. E’ bello pensare che qualcosa ci rimarrà addosso di tutto quel cielo.

Le regole da seguire

Dopo avere immaginato l’alba su Machu Picchu non vedete l’ora di partire? Ovvio. Ma non sarà così facile. O, meglio, così veloce. L’Inca Trail infatti rientra nel progetto Machu Picchu Sanctuary che stabilisce regole assai rigide per poter intraprendere il viaggio. Lo scopo, naturalmente, è quello di preservare un tesoro unico al mondo che sotto la pressione di una fiumana di visitatori con scarponi e zaini potrebbe cedere. Ecco perché è stato fissato un tetto massimo di 500 trekker al giorno all’inizio del percorso. E ricordatevi: 500 persone, non 500 turisti. E visto che i turisti viaggiano con guide, portatori e cuochi il numero dei posti per chi arriva da lontano si riduce di molto. Non solo: i visitatori dovranno avere ottenuto un biglietto nominativo e non trasferibile da pagare in anticipo. E la data sarà fissa. Se per qualunque motivo dovreste avere un contrattempo perderete tutto: i soldi e la possibilità di partire. Vi sembra complicato? Lo è. Forse ancora di più di così.

Per essere ragionevolmente sicuri di avere l’agognato biglietto si deve prenotare infatti in bassa stagione almeno tre mesi prima. In alta, ovvero tra maggio e settembre quando il tempo è più freddo e secco, si parla di un anno prima. Ma non è ancora finita: le autorità sembrano impegnate in continui cambiamenti e revisioni della procedura. Prima di decidere di partire quindi informatevi bene. L’ultima rivoluzione prevede che non basta più essere previdenti. Fino a poco tempo fa infatti i primi a prenotare erano sicuri di ottenere il servizio richiesto. Ora le possibilità di prenotare sono state scaglionate da febbraio a tutto marzo: il risultato sono minori garanzie e il rischio di prenotare i voli e gli altri servizi più in ritardo. Con maggiori costi e altri problemi.

Tutto questo, è chiaro, permette tuttavia di vivere una esperienza unica. Ma certamente non solitaria. Qui, sui piani inca, non si viaggia mai da soli: ma sempre e soltanto accompagnati da guide autorizzate. E che si fanno pagare: la concorrenza è abbastanza alta ma non sperate di scendere sotto una certa somma. Per un percorso di quattro giorni, dormendo in tenda con alcuni portatori che si occuperanno della spartana logistica (ma il vostro zaino tocca a voi) si può andare dai 400 ai 600 dollari a testa in gruppi di 6-8 persone. Facilmente poi la somma salirà a 750-900 dollari a testa per chi preferisca gruppi più intimi. Tutto questo, sia chiaro, escludendo il costo per arrivare a Cuzco e gli extra: che qui sono quasi tutto.

Come scegliere l’agenzia? Un consiglio non è facile: quelle accreditate sono decine ma spesso si fondono o cambiano nome. Un aiuto potrebbe venirvi dal vostro tour operator di fiducia in Italia o da una ricerca in rete: un sito completo (anche se non aggiornatissimo) è www.infoincatrail.com oppure il sito ufficiale www.peru.travel/it

Cosa è meglio sapere

Alcuni consigli però sono sempre validi. E il primo è il più ovvio: guardatevi negli occhi. Il cammino Inca non è per superuomini. Ma richiede comunque allenamento. In primo luogo ambientatevi quindi a Cuzco almeno due giorni prima di partire. L’altitudine potrebbe rendervi tutto più difficile e in più in questo modo avrete modo di abituarvi il fiato andando a scoprire le bellezze intorno alla città con qualche camminata non troppo impegnativa. E la grandiosità di Saqsawaman vi resterà impressa.

Poi l’attrezzatura. Serve abbigliamento tecnico da trekking, asciutto e caldo, e delle buone calzature. Spesso il sentiero è scivoloso e la pioggia non è infrequente. Dormire bagnati può rovinare la vostra esperienza. Una scivolata potrebbe anche provocarvi guai ben più seri.

Infine il più ovvio: ricordatevi che lo zaino pesa. E dovrete portarlo voi. Quindi il motto è: leggeri è meglio. In fondo non è certo per essere eleganti che sarete venuti fin quassù. Ma per fissare affascinati la testa del condor scolpita da secoli nella pietra. Se socchiudete gli occhi vi potrebbe sembrare che stia per spiccare il volo.

Vi è venuta voglia di partire? No? Guardatevi le foto di Machu Picchu.

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