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Il Palazzo d'Accursio e le Collezioni Comunali d'Arte di Bologna

Palazzo d’Accursio su Piazza Maggiore ospita le Collezioni Comunali d’Arte di Bologna e numerose sale affrescate, tra cui la Sala Urbana e la Boschereccia.

Piazza Maggiore è sempre un ottimo punto di partenza per chi visita Bologna. Ai lati del crescentone - il rettangolo rialzato al centro della piazza - si riconoscono infatti tutti i simboli del potere cittadino, primi fra tutti la Basilica di San Petronio e il Palazzo Comunale, più conosciuto come Palazzo d’Accursio. Lungi dall’essere soltanto sede del Comune di Bologna, quest’ultimo racchiude un tesoro di capolavori d’arte, affreschi e dipinti, in buona parte custoditi all’interno delle Collezioni Comunali d’Arte. Insomma, una meta imperdibile per chi desidera scoprire la storia della città e la sua eredità artistica.

Breve storia del palazzo

Più che di un palazzo si tratta piuttosto di un collage di edifici accorpati gli uni agli altri nel corso del tempo, il cui nucleo primario si rintraccia nella parte sinistra della struttura, dotata di porticato e di una torre. Questa fu la dimora di Accursio, celeberrimo giurista bolognese, finché nel 1287 non venne acquistata dal Comune per trasformarla presumibilmente in un deposito pubblico di grano (detto “palazzo delle biade”) e legarla così indissolubilmente al governo cittadino. L’unione fu sancita nel 1336, quando nell’edificio si insediarono gli Anziani Consoli (i membri della magistratura locale) e ancora oggi si mantiene salda grazie alla presenza di uffici comunali e sale consiliari.

A partire dal 1365 e fino al XVI secolo si avvicendarono vari interventi di ampliamento e di decorazione del palazzo. In seguito all’aggiunta dell’ala destra in stile gotico, ad esempio, vennero aperte alcune finestre a bifora, opera di Fioravante Fioravanti (1425-1428); in seguito si ristrutturò la torre (1444) che all’epoca ospitava un orologio astronomico con carosello di automi, oggi visibili all’interno delle Collezioni Comunali d'Arte. Ulteriori lavori all’edificio furono eseguiti nel Cinquecento, culminanti nella realizzazione dello scalone interno attribuito al Bramante.
Anche la facciata del palazzo mostra i segni della stratificazione del tempo. Osservandola da sinistra verso destra notiamo una serie di opere di varie epoche e autori: partiamo con la Madonna di Piazza con Bambino di Niccolò dell’Arca (1478), a cui si deve anche l’impressionante Compianto sul Cristo Morto nella vicina chiesa di Santa Maria della Vita; sopra al portale cinquecentesco di Galeazzo Alessi e Domenico Tibaldi si scorge poi la statua in bronzo raffigurante un Papa bolognese, Gregorio XIII, artefice del calendario gregoriano. Ulteriore elemento di spicco della facciata è la finestra in arenaria aperta da Galeazzo Alessi nel 1555, che nasconde un piccolo segreto: secondo alcune fonti, l’aquila di sinistra scolpita al di sotto del davanzale è attribuibile a Michelangelo in persona.
Il palazzo è anche stato protagonista di un evento drammatico, la strage di Palazzo d'Accursio che accadde il 21 novembre 1920 a seguito scontri tra manifestanti di estrema destra e sinistra.

Il cortile e le sale interne

Un altro mondo aspetta i visitatori quando, oltrepassato il portale, si trovano all’interno del Cortile d’Onore, da cui si accede sia ai giardini sul retro del palazzo che ai piani superiori tramite. Lasciato alle spalle il Salotto di Pietra di Pinuccio Sciola, spesso utilizzato come set per foto ricordo, saliamo i gradini che portano al primo piano e iniziamo così la visita di Palazzo d’Accursio.

A questo livello si trovano alcune sale aperte al pubblico in occasione di mostre, ad esempio la Sala d'Ercole, ma anche sale destinate a funzioni governative, come la Sala del Consiglio Comunale e la Sala Rossa Maurizio Cevenini.
Assieme alla Sala Farnese, situata in posizione speculare al secondo piano, la Sala d’Ercole risale circa alla metà del Quattrocento e appartiene alla porzione più antica del palazzo. All’ingresso saltano subito agli occhi la statua di Ercole che abbatte l’Idra di Lerna di Alfonso Lombardi (1519) e un affresco di Francesco Francia raffigurante la Madonna del Terremoto, dipinto nel 1505 per invocare la grazia della Vergine in occasione di un devastante terremoto.

Oggi teatro di matrimoni civili, la Sala Rossa accoglieva in passato le riunioni del senato cittadino. Lo stesso senato commissionò a Guido Reni nel 1631 l’olio su seta della Pala della Peste, un tempo esposto nella sala e ora visibile nella Pinacoteca Nazionale, dipinto per omaggiare la Madonna in seguito alla cessazione dell’epidemia. La Sala Rossa è però celebre anche a causa di un un evento drammatico, ricordato come la strage di Palazzo d’Accursio: nel novembre del 1920, la piazza antistante fu oggetto di aspri scontri tra squadroni fascisti e guardie rosse che portò alla morte di 10 socialisti e al ferimento di 58 persone. Le sparatorie proseguirono all’interno del palazzo e proprio in questa sala colpirono il consigliere comunale Giulio Giordani.

Salendo al secondo piano del palazzo si entra nel cuore del polo artistico e culturale custodito all’interno di Palazzo d’Accursio. Costruito nella seconda metà del Cinquecento, questo spazio era destinato ad accogliere gli appartamenti dei Cardinali Legati, che qui hanno dimorato fino al 1859. La prima sala che incontriamo nel percorso di visita è la citata Sala Farnese o Sala Regia, in origine vestibolo della Cappella Farnese, affrescata nel Seicento per volere del cardinale Girolamo Farnese con le storie della città. Il nome dell’ampio salone deriva però da un altro Farnese, Papa Paolo III, la cui statua ora distrutta si ergeva in fondo all’ambiente, sul lato di Piazza Maggiore, dove oggi si aprono alcune finestre con vista sulla piazza e sul brulicare della vita cittadina.
Prima di scoprire le collezioni d’arte di Palazzo d’Accursio, lanciamo uno sguardo alla quattrocentesca Cappella Farnese: questo luogo è ricordato soprattutto per l’incoronamento di Carlo V a Re d’Italia da parte di Papa Clemente VII nel 1530. Alle pareti vediamo ancora le tracce del restaurato ciclo di affreschi con le Storie della Vita della Vergine e dell’Infanzia di Cristo di Prospero Fontana.

Visita alle Collezioni Comunali d’Arte

Allestiti all’interno delle stanze dei Cardinali Legati, le Collezioni Comunali d'Arte hanno un’identità ibrida, che alterna la fedele ricostruzione degli ambienti dell’epoca a sale espositive vere e proprie.
Partiamo dai numeri: la raccolta si compone di circa 250 opere disposte in 20 sale, che documentano principalmente la pittura bolognese ed emiliana dal XIII al XIX secolo. Nelle collezioni sono confluite varie opere provenienti da lasciti e da acquisizioni del Comune a cavallo tra l’Unità d’Italia e i primi decenni del secolo scorso, tra cui notiamo opere di Simone dei Crocifissi, Francesco Francia, del Tintoretto, e ancora di Artemisia Gentileschi, Ludovico Carracci fino ad arrivare a Francesco Hayez. Nelle stanze cardinalizie e nella Galleria Vidoniana si ammirano invece mobili del Seicento e Settecento, arazzi, suppellettili e altri oggetti d’epoca.

Co-protagoniste delle collezioni di dipinti sono ancora una volta le sale affrescate, in particolare la Sala Urbana e la Boschereccia. Entrambe di grande impatto, la prima stupisce per i numerosissimi stemmi che decorano tutta la superficie delle pareti, appartenuti a legati, vicelegati, governatori papali e ai papi stessi che hanno gravitato intorno a Bologna tra il 1327 e il 1744. A ben vedere, sopra ad ogni insegna araldica si trova un copricapo che simboleggia il ruolo ricoperto nel panorama ecclesiastico bolognese, mentre in basso si legge il nome e la durata dell’incarico di ciascun personaggio. Recentemente restaurata, la rettangolare Sala Urbana (chiamata anche Sala degli Stemmi) fu realizzata da Ercole Fichi nel 1630 su commissione del legato pontificio Bernardino Spada e affrescata attorno alla metà del Settecento. Eletto cardinale da Urbano VIII, Spada dedicò la sala proprio al pontefice, il cui busto in bronzo è incastonato in una delle pareti più lunghe. Da notare anche il soffitto e la sua quadratura barocca eseguita da Girolamo Curti e Agostino Mitelli, e completata dal pittore Angelo Michele Colonna.

Infine, tuffiamoci nel verde della Boschereccia. Il nome di questa sala è già un programma: alle pareti, dipinte a tempera da Vincenzo Martinelli e Giuseppe Valiani nel 1797, una finta architettura e un pergolato dal quale emergono piante, alberi, fiori e putti per ricreare quello che viene definito un giardino d’inverno. Un ambiente che infonde serenità e senso di svago, la cui collocazione all’interno del palazzo non è casuale. Affacciandosi alle finestre oggi si scorge la biblioteca Salaborsa, mentre un tempo si poteva ammirare la primissima versione dell’Orto Botanico di Bologna, l’Orto dei Semplici di Ulisse Aldrovandi. Un giardino reale dunque, a cui fanno eco le scene dipinte nella Boschereccia. Infine, diamo uno sguardo alla statua collocata al centro della sala: si tratta di un Apollino di Antonio Canova, anch’esso risalente al 1797, che per molti anni è stato erroneamente attribuito al suo allievo Cincinnato Baruzzi.

Curiosità su Palazzo d'Accursio

La prima curiosità riguarda la facciata di Palazzo d’Accursio. Proprio qui si nasconde una traccia che ci riporta ai tempi in cui su Piazza Maggiore si teneva il principale mercato cittadino, in funzione fino al 1877. Per agevolare il lavoro di venditori e compratori, sullo zoccolo dell’edificio si trova un campionario delle antiche unità di misura incise nella pietra, quali il piede, il braccio e la pertica, ma anche il mattone e la tegola, che rappresentavano gli standard a cui i mercanti facevano riferimento durante le contrattazioni.
Anche le Collezioni Comunali d'Arte custodiscono una storia curiosa tra le opere esposte, che coinvolge la statua di un cane. È la storia del marchese Tommaso de' Buoi e del suo fedele Tago, un cane di razza Weimaraner, che alla vista del padrone dopo un periodo di lunga assenza si sporse troppo dalla finestra, cadde e perse la vita. Il Marchese volle onorare la figura dell’amico a quattro zampe con una statua in terracotta, eseguita nel 1777.

Informazioni utili, orari e biglietti per effettuare la visita

Orario d’apertura delle Collezioni
Da martedì a domenica: 10:00 - 18:30
Chiuso il lunedì

Biglietti d’ingresso: intero € 6, ridotto € 3

Come arrivare

Palazzo d’Accursio e le Collezioni Comunali d’Arte si trovano in Piazza Maggiore 6 a Bologna, e sono raggiungibili in autobus (fermata Rizzoli) oppure a piedi. La stazione centrale, ad esempio, dista circa 20 minuti a piedi da Palazzo d’Accursio.
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