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Il Palazzo di Peterhof e le sue fontane, la reggia dello Zar a Petergof vicino a San Pietroburgo

Il parco e il palazzo di peterhof si trovano a Petrodvorets, oggi Petergof vicino a San Pietroburgo. E' famoso per le sue fontane e gli arredamenti degli interni. Da visitare soprattutto il Gran palazzo.

Il Palazzo di Peterhof (che in olandese significa “corte di Pietro”) è una serie di palazzi e giardini, ex-reggia degli zar della famiglia Romanov, situata a Petergof (Petrodvorets in russo), una città sul Golfo di Finlandia a poco più di 30 km a ovest di San Pietroburgo. La tenuta comprende i Giardini Inferiori, i Giardini Superiori e il Parco di Aleksandra, occupando un'area di oltre 600 ettari. Il complesso è considerato parte del gruppo di monumenti dell'ex-capitale russa inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. È stato eletto tra le Sette Meraviglie della Russia in un sondaggio organizzato su scala nazionale.

Come avvenne per le strutture della vicina San Pietroburgo, anche questo insieme di edifici venne eretto per iniziativa dello zar Pietro il Grande, desideroso di sprovincializzare l'Impero Russo dotandolo di una capitale ricca di palazzi e monumenti che le permettessero di rivaleggiare in bellezza con le altre grandi capitali d'Europa. Dopo aver deciso di erigere San Pietroburgo nel punto più orientale del Golfo di Finlandia, lo zar aveva adocchiato questa zona, non adatta per costruirci un porto per via del fondale basso. Nel 1714 l'Imperatore cominciò a farvi costruire il palazzo di Monplaisir, nello stile olandese che amava, e ne fece la sua residenza estiva, dal cui Studio Marittimo poteva vedere a sinistra il porto e la città fortezza sull'Isola di Kronstadt e a destra San Pietroburgo.

In seguito volle rendere il complesso più adeguato al suo ruolo istituzionale e chiamò l'architetto francese Jean-Baptiste Le Blond per progettare un palazzo e i relativi giardini, un desiderio che venne portato avanti anche dai suoi successori. Rispetto al progetto originale, la modifica più importante fu la costruzione in posizione centrale e dominante del Gran Palazzo. In seguito, l'aggiunte delle ali, eseguite tra il 1745 e 1755 dall'architetto italiano Bartolomeo Rastrelli su commissione di Elisabetta, diede un nuovo volto al complesso, a cui il tocco finale fu la continua aggiunta di fontane che si protrasse per tutto il secolo seguente. Peterhof rimase residenza imperiale fino alla Rivoluzione d'Ottobre del 1917.

Come il Palazzo di Caterina a Pushkin, anche il complesso di Peterhof venne occupato dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando gli impiegati del palazzo si resero conto che le truppe germaniche non avrebbero tardato a prendere impossessarsi del palazzo e, prevedibilmente, a fare razzia di ogni opera d'arte, portarono in salvo circa 8000 oggetti d'arredamento e cominciarono a smontare e seppellire le sculture delle fontane, ma iniziarono troppo tardi, lasciandone circa tre quarti al loro posto all'arrivo dei teutonici. Gli invasori distrussero parecchie fontane, parte del palazzo venne fatta esplodere e le fiamme lasciate divampare. I lavoro di restauro cominciarono subito dopo la fine del conflitto, anche se il nome venne cambiato in Petrodvorets (Palazzo di Pietro) perché i sentimenti anti-germanici non potevano tollerare il nome di Peterhof, di chiara origine tedesca. Nel 1997, quando ormai l'Unione Sovietica era caduta sotto i colpi della storia, venne ripristinato l'antico toponimo e qualche anno più tardi, in occasione del 300imo anniversario nel 2003, il complesso venne sottoposto a una massiccia opera di restauro.

L'edificio più importante del complesso è il Gran Palazzo. Dall'apparenza imponente sia che lo si ammiri dai Giardini Inferiori con la Grande Cascata davanti sia dai Giardini Superiori, in realtà è piuttosto stretto e non particolarmente lungo, essendo costituito da circa una trentina di stanze aperte al pubblico. Si accede al palazzo dai Giardini Superiori, attraverso una fastosa scalinata che è tutta un luccichio di volute dorate, autentico biglietto da visita per impressionare i visitatori. La Stanza di Çeşme, la città turca sulla costa del Mar Egeo dove la flotta dello zar annientò quella dell'Impero Ottomano nel corso della Quinta Guerra Russo-Turca, è uno degli ambienti più notevoli. I dipinti che tappezzano le pareti, realizzati dal pittore tedesco Jacob Philipp Hackert tra il 1771 e il 1773 a guerra non ancora terminata, hanno una storia particolare. Hackert non solo non aveva assistito a quella battaglia ma, da uomo d'arte e non di armi quale era, non ne aveva mai vista una in vita sua. I suoi primi dipinti vennero criticati da chi invece quei fatti li aveva visti di persona, giudicandoli poco realistici: mancavano le fiamme, il fumo, le palle di cannone sibilanti. Fu così che Caterina II, per permettergli di raffigurare in maniera plausibile l'evento, fece esplodere una fregata nel porto di Livorno a uso e consumo dell'artista teutonico. I quadri che realizzò in seguito furono molto più credibili, perfino iperrealistici e sicuramente in grado di rendere la drammaticità di un evento tanto cruento, anche se, non avendo l'artista studiato le posizioni effettivamente tenute dalle diverse flotte durante lo scontro, i dipinti non sono da prendersi alla lettera dal punto di vista del dispiegamento delle forze. Un'altra stanza che merita una visita è la Sala del Trono, la più grandiosa del palazzo. Realizzata inizialmente da Rastrelli in stile barocco e ricca di modanature dorate, nel 1770 venne adattata da Yurj Velten – l'architetto di Caterina la Grande - al più attuale stile classico. Lunga 24 metri per 13 di larghezza, ha le pareti contraddistinte da enormi finestre ad arco.

Le due Sale Cinesi, simmetricamente disposte rispetto all'asse centrale, probabilmente ispirate alla Stanza Cinese del palazzo di Monplaisir, vennero predisposte tra il 1766 e il 1769 per esibire oggetti decorativi importati dall'Oriente. Ai muri vi sono pannelli in lacca nera, ricavati da un antico paravento cinese, e decorazioni di artisti occidentali a imitazione degli stilemi orientali. Un'altra stanza posizionata al centro del palazzo, porta il nome di Stanza dei Dipinti. Le sue mura sono interamente ricoperte da una serie di 368 tele che lasciano a malapena lo spazio alle porte, in maggior parte ritratti di donne variamente vestite, diverse per età e apparenza, benché per dipingerle si sia fatto ricorso quasi sempre alla medesima modella. Furono acquistati nel 1764 dalla vedova del pittore italiano Pietro Rotari, da tempo pittore della corte russa, che comunque nel testamento aveva già deciso di lasciare gran parte delle sue opere non ancora consegnate a Caterina II. Notevole anche la grande Sala da Ballo, che è un tripudio di decorazioni barocche fra cui risaltano i tondi del pittore italiano Giuseppe Valeriani e il bel parquet con grandi stelle, mentre, al contrario, spicca per la frugalità lo studio di Pietro il Grande.

Il Gran Palazzo deve però buona parte della sua bellezza alla spettacolare combinazione che si crea con la Grande Cascata e la Fontana di Sansone costruitagli sul retro, sul lato che da verso i Giardini Inferiori, che lo trasforma in una grandiosa quinta e che a volte, non solo in senso strettamente architettonico, lo mette in secondo piano. La Grande Cascata, composta da due diverse “scalinate” composte da sei grandi gradini, è stata modellata sulla base della fontana costruita del Castello di Marly in Francia, dove Luigi XIV si rifugiava per sfuggire al rigido protocollo di Versailles, visitata da Pietro il Grande e abbandonata poco dopo la scomparsa del monarca transalpino. Al centro della cascata vi è una grotta artificiale con due ambienti, costruiti con squadrate rocce, connesso al palazzo da un corridoio nascosto. Attualmente contiene un piccolo museo sulla storia della fontana. Uno degli oggetti in mostra è una tavola con una ciotola di frutta da cui partono getti d'acqua che spruzzano i visitatori che si avvicinano, uno scherzo tipico dei giardini manieristici popolari in Germania.

Le acque fluiscono in una fontana semicircolare al centro della quale, su una roccia, si erge un Sansone dorato che spalanca le fauci di un leone, un'allegoria che rappresenta la vittoria dell'Impero Russo sulla Svezia durante la Grande Guerra del Nord, doppiamente simbolica: il leone appare nello stemma dello stato scandinavo e una delle vittorie decisive, quella ottenuta a Poltava nell'attuale Ucraina, occorse il 27 giugno, giorno dedicato a San Sansone. Dalla bocca del leone viene sparato un getto che s'innalza fino a 20 metri d'altezza, il più potente di Peterhof. La scultura, un capolavoro dello scultore neoclassico Mikhail Kozlovsky, è in realtà una replica: l'originale fu trafugato dall'esercito tedesco e sostituito nel 1947. La cosa più incredibile di questa fontana è che i getti non sono azionati da pompe. L'acqua viene raccolta da fonti naturali e immagazzinata in bacini situati nei Giardini Superiori. La differenza di altitudine crea la pressione necessaria per azionare le fontane dei Giardini Inferiori, compresa la Grande Cascata. La Fontana di Sansone è invece azionata da un apposito impianto, lungo 4 km e che prende l'acqua da una fonte molto più alta, così da poter generare la pressione necessaria per un getto potente. Dalla fontana diparte il Canale della Manica, una delle maggiori opere idrauliche dei giardini barocchi, che divide in due i Giardini Inferiori e si collega al Golfo di Finlandia.

I Giardini Inferiori sorgono alle spalle del Gran Palazzo, nel pezzo di terra che va dallo stesso al promontorio alto una ventina di metri rispetto alla battigia del Mar Baltico. È la zona verde con più fontane del complesso. Le molte fontane presenti mostrano un'inconsueta creatività. Una delle più particolari è la fontana detta “Il Sole”, composta da un disco da cui partono getti d'acqua come fossero i raggi e che ruota. Come nella grotta sotto al Gran Palazzo, anche qui vi sono giochi d'acqua concepiti per bagnare i visitatori. Uno è costituito da quelli che apparentemente sono due alberi scheletrici che attivano getti d'acqua al passaggio dei visitatori. Un altro, a forma di ombrello o di fungo, quando qualcuno si siede sulla panca al suo interno, fa partire una cortina d'acqua. A ovest della Grande Cascata, sfruttando lo stesso dislivello, si trova la Montagna d'Oro, un'elegante cascata decorata con statue di marmo, che contrastano con le mosse figure dorate della più famosa vicina. Sul lato opposto si trova la Montagna degli Scacchi, una cascata la cui superficie è composta da piastrelle bianche e nere. Simmetricamente disposte ai lati del Canale della Manica si trovano le due fontane dedicate ad Adamo e Eva, ognuna posizionata all'incrocio di 8 sentieri.

Di fronte al Gran Palazzo si trovano i Giardini Superiori, molto meno vasti rispetto ai Giardini Inferiori e decisamente meno boscosi. Entrambi sono comunque due diversi modi di rappresentare il “giardino alla francese” del XVII secolo, di cui i Giardini di Versailles sono considerati il massimo esempio, caratterizzate da decorazioni vegetali ricercate e simmetriche, con statue, giochi d'acqua e mirabili prospettive. L'idea alla base di questi giardini barocchi è quella del dare un “ordine alla Natura” attraverso una perfezione formale.

Oltre al già citato Monplaisir, un altro edificio notevole è il Palazzo dell'Ermitage, il primo edificio costruito in Russia con questo nome. Venne concepito come arioso edificio in cui accogliere un ristretto numero di persone, un'idea che Pietro il Grande trasse durante i suoi viaggi nei paesi europei in cui questo tipo di struttura era di gran moda. Il Palazzo Marly, benché piuttosto piccolo, ha un ruolo importante nell'architettura dei Giardini Inferiori, perché qui convergono tre diversi viali e la sua posizione, visibile da lontano, le permette di riflettersi sulle calme acque che lo circondano. Sul lato orientale dei Giardini Inferiori si sviluppa il Parco di Aleksandra, all'interno del quale sorgono il Palazzo di Nicola I e strutture in stile revivalistico come la Cappella Gotica dedicata al santo ortodosso Alessandro Nevsky.

Come arrivare da San Pietroburgo
Peterhof può essere facilmente raggiunta da San Pietroburgo via treno elettrico (45' + 20' a piedi), via bus o su delle marshrutka, i minibus collettivi popolari a queste latitudini. Un'alternativa interessante è arrivarci via mare, con un aliscafo. Ai Giardini Superiori e al Parco di Aleksandra l'accesso è gratuito. Ai Giardini Inferiori, ingresso dalle 9:00 alle 20:00 nel periodo estivo, si paga 500 rubli, 250 i bambini, mentre nel periodo invernale si entra gratuitamente. Le fontane sono in funzione dalle 10:00 alle 18:00. Per entrare al Palazzo Grande si pagano 600 rubli per gli adulti (450 per i cittadini russi), 300 per gli studenti e bambini in età scolare. Le audioguide costano 500 rubli ed è vietato scattare fotografie o girare video. Ogni altro edificio del complesso richiede il pagamento di un proprio biglietto, dall'importo variabile e compreso tra i 250 e i 500 rubli. Sono disponibili anche biglietti cumulativi, ad esempio l'ingresso ai Giardini Inferiori più due edifici/musei costa 1.000 rubli. Il giorno di chiusura è il lunedì, oltre a ogni ultimo martedì del mese. Il sito in inglese, al momento in cui scriviamo questo pezzo non è completo perché è in fase di costruzione.

 Pubblicato da il 25/04/2016 - 12.598 letture - ® Riproduzione vietata

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