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Il Museo dell'Occupazione a Riga, per non dimenticare gli orrori sovietici e nazisti in Lettonia

Il Museo dell'Occupazione di Riga racconta la storia del regime sovietico e della dominazione nazista in Lettonia.

Il Museo dell'Occupazione della Lettonia (in lettone Latvijas Okupācijas muzejs) è un museo storico situato nel centro storico di Riga, la capitale della Lettonia, che ripercorre i quasi 50 anni in cui il paese baltico fu assoggettato al regime sovietico tra il 1940 e il 1991, periodo interrotto dai tre anni di occupazione dell'esercito nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, come il Museo del Genocidio di Vilnius o la Casa del Terrore a Budapest.

Si tratta, per ovvi motivi, di un museo di recente costruzione. Nato su proposta del Professor Paulis Lazda, un ebreo lettone fuggito all'arrivo dell'esercito nazista e in seguito diventato docente di storia all'Università di Wisconsin-Eau Claire negli Stati Uniti, ha organizzato la prima esposizione il 1° luglio 1993. Lazda aveva vissuto in prima persona i crimini perpetrati verso la popolazione lettone in generale, e quella di origine ebrea in particolare, e lamentava di come quella tragedia fosse stata quasi ignorata dalla storia nonostante i numeri: si parla di circa 70.000 vittime solo tra gli ebrei, in un periodo in cui il paese non raggiungeva i due milioni di abitanti.

La prima sezione del museo documenta gli eventi che condussero all'occupazione della Lettonia, in special modo gli scenari in cui venne concepito e firmato il patto Molotov-von Ribbentrop, detto anche il patto Hitler-Stalin, siglato il 23 agosto 1939, con il quale l'Unione Sovietica e la Germania nazista si suddivisero le rispettive sfere di influenza nell'Europa orientale. Entrambi i dittatori sapevano che non l'avrebbero rispettato: Hitler perché aveva da tempo teorizzato che il popolo ariano doveva cercare il suo spazio vitale a ovest e Stalin perché aveva un disperato bisogno di allontanare il momento dell'inevitabile scontro coi tedeschi, avendo bisogno di ricostruire l'esercito dopo le pesanti purghe che aveva promosso.

Stalin fece delle concessioni che stupirono Hitler ma così facendo spinse il dittatore tedesco a non aspettarsi brutte sorprese provenienti da est, sperando che questo lo spingesse a cominciare il conflitto con le nazioni a occidente, cosa che immancabilmente successe. Non è un caso che molti storici ritengano questo atto uno dei motivi scatenanti del secondo conflitto mondiale. In tutto questo, i paesi baltici e la Lettonia in primis, si trovano a giocare il non gradevole ruolo di vittima sacrificale per gli appetiti delle due potenze militari.

Le stanze successive documentano i soprusi perpetrati durante la prima occupazione sovietica (tra il 1940 e il 1941), poi, con quella tedesca (tra il 1941 e il 1945) e, infine, con la seconda occupazione sovietica (tra il 1945 e il 1991). Le esposizioni includono una riproduzione in grandezza naturale di una misera caserma di legno di un gulag della Siberia, dove molti dei dissidenti furono inviati.

Nell'ultima sezione del museo sono esposti fotografie e altri documenti che testimoniano il dissenso dei Lettoni verso il regime sovietico, che ebbe il suo apice tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, per culminare nella dichiarazione d'indipendenza transitoria del maggio 1990, diventata definitiva solo nell'agosto dell'anno successivo, dopo il crollo dell'Unione Sovietica. In base a quanto riportato, negli anni di cui si occupa il museo emigrarono verso l'Europa Occidentale circa 200.000 Lettoni, di cui solo 80.000 fecero ritorno dopo l'indipendenza. A onor del vero, va anche detto che da quando la Lettonia ha ottenuto l'indipendenza, la popolazione è in netta diminuzione, avendo perso oltre mezzo milione di abitanti, quindi giocano un ruolo importante anche gli aspetti socio-economici.

Il museo, benché accreditato dallo stato e internazionalmente riconosciuto, è un ente privato indipendente politicamente ed economicamente, che si sostiene attraverso le donazioni. Ironia della sorte, l'edificio che ospita il museo è decisamente in stile sovietico: un blocco monolitico scuro senza finestre, costruito nel 1971 per il centenario della nascita di Lenin, fino al 1991 utilizzato come museo dei Fucilieri Rossi di Lettonia, il controverso corpo militare che appoggiò i bolscevichi e in seguito venne inglobato nell'Armata Rossa.

Accessi e biglietti
Dal 01/05 al 30/09: aperto tutti i giorni dalle 11:00 alle 18:00. Chiuso il 23 e 24 giugno.
Dal 01/10 al 30/04: aperto dalle 11:00 alle 17:00. Chiuso i lunedì, il 24, 25 e 31 dicembre e il 1° gennaio.
L'entrata individuale è possibile con una donazione facoltativa. Le visite guidate costano 10€ a persona per gruppi fino a 3 persone, 3 € per gruppi fino a 10 componenti e 2,25 per gruppi più numerosi. Tariffe dimezzate per gli studenti. Per maggior informazioni consultate il sito (anche in inglese): okupacijasmuzejs.lv/en/visit-us/admission

 Pubblicato da il 23/04/2015 - 7.099 letture - ® Riproduzione vietata

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