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Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, alla scoperta del pantheon dei dogi a Venezia

La Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo è una delle basiliche più importanti di Venezia, e qui si trovano i sepolcri dei Dogi che hanno guidato le sorti della Serenissima.

Sull’omonimo campo accanto alla facciata della Scuola Grande di San Marco sorge la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, suggestivo esempio di architettura gotica religiosa di Venezia. La sua costruzione venne iniziata nel 1246 ma oggi del progetto originario conserva solo la parte inferiore della facciata. Consacrata nel 1430, la Basilica di San Zanipolo, come è anche conosciuta in dialetto veneziano, divenne il luogo prescelto per la sepoltura di dogi e personaggi illustri tanto da essere considerata il pantheon delle glorie della Repubblica Veneziana.

Secondo la leggenda l’edificio religioso sarebbe sorto in seguito ad una visione del doge Jacopo Tiepolo che ne volle la costruzione per dedicarla ai martiri romani del IV° secolo e di cui fu presto necessario un ampliamento affidato agli esperti frati domenicani Benvenuto da Bologna e Nicolò da Imola.

Ad osservare questa chiesa decorata con grande sobrietà, spicca da subito il colore rosso del cotto con cui è stata costruita (come anche la Basilica dei Frari) in contrasto con i marmi bianchi della vicina rinascimentale Scuola Grande di San Marco. Dalla facciata parte una cornice a archetti ogivali mentre un’altra in pietra a doppio spiovente ne segna il profilo in alto culminando con tre edicole. Al centro si trova una grande finestra circolare che, assieme alle due più piccole laterali, fa filtrare i raggi del sole all’interno dell’edificio illuminandolo.

Nella parte inferiore della facciata, che risale per l’appunto alla costruzione originaria, arcate cieche racchiudono i sepolcri dei dogi Iacopo e Lorenzo Tiepolo (1249 e 1275), di Marco Michiel e di Daniele Dal Bon (1425). Il portale è un bell’esempio dello stile di transizione fra il gotico e il rinascimentale.

L’interno della chiesa, con ampie arcate ogivali e volte a crociera, colpisce il visitatore soprattutto per l’armoniosità e l’imponenza dei suoi volumi e per la suggestiva luminosità. La pianta della Basilica è a croce latina e lo spazio interno è diviso in tre navate da dieci pilastri cilindrici.

Oltre al monumento di Bartolomeo Bragadin, la facciata interna ospita tre opere dei Mocenigo: il seplocro del doge Alvise (1577) e della moglie realizzati dal Grapiglia in stile classicheggiante; il sepolcro del doge Giovanni Mocenigo a firma di Tullio Lombardo; quello del doge Pietro Mocenigo, considerato il capolavoro di Pietro Lombardo, composto da tre figure maschili che reggono il sarcofago racchiuso dentro un’arcata ai cui lati vi sono sei statue di giovani guerrieri dentro a nicchie: sul sarcofago si trova la statua del doge armato con a fianco due paggi.

Percorrendo la navata di destra della Basilica si susseguono invece l’urna sepolcrale del doge Ranieri Zeno; un altare con dipinto raffigurante la Madonna con Bambino in trono e 8 santi; il monumento all’eroico difensore di Famagosta, scuoiato vivo dai turchi nel 1571, Antonio Bragadin. La sua pelle è conservata nell’urna del monumento e rappresenta un sentito omaggio degli abitanti della città lagunare al martire di Venezia.

Il secondo altare della chiesa è celebre per la bella opera giovanile di Bellini, il Polittico di San Vincenzo Ferreri, considerato uno dei capolavori della pittura del primo rinascimento di Venezia in cui si possono notare influenze della pittura del Mantegna. Vi sono poi la Cappella gotica dell’Addolorata con decorazioni barocche e quella della Pace su cui è collocata una Madonna con Bambino, opera bizantina del XII°-XIII° secolo e la grandiosa Cappella di San Domenico con la splendida tela eseguita dal Piazzetta nel 1727 raffigurante la Gloria di San Domenico.

Giunti al transetto della Basilica fra le opere di particolare interesse vi è quella di Alvise Vivarini, Cristo Portacroce, del 1474 e la bella pala di Lorenzo Lotto che raffigura L’Elemosina di San Antonino datata 1542.

Seguono poi due Cappelle absidali, del Crocefisso e della Maddalena, la prima con statue in bronzo del Vittoria, la seconda con un elegante trittico marmoreo del Bergamasco, raffigurante la Maddalena fra San Andrea e San Filippo.

L’abside del Presbiterio è rischiarata da cinque ordini di bifore che illuminano l’altare maggiore attribuito al Longhena. Sulle pareti attorno vi sono il monumento al doge Leonardo Loredan, a destra, e a sinistra quello che è considerato il capolavoro dell’arte funeraria veneziana del Quattrocento: quello al doge Andrea Vendramin. Alcuni storici attribuiscono la parte architettonica di quest’opera a Pietro Lombardo altri invece al Leopardi.

Passando a sinistra si possono infine ammirare la Cappella absidale della Trinità e quella Cavalli o di San Pio V°, rispettivamente con le tombe di Pietro Corner e di Andrea Morosini, oltre all’urna del doge Giovanni Dolfin.

Dal transetto a sinistra si accede alla Cappella del Rosario, restaurata nel 1913 e restituita all’antico aspetto dopo un incendio che nel 1867 l’aveva quasi completamente distrutta: al suo interno conserva parte di quello che un tempo era il suo ricco patrimonio artistico di sculture e di pitture fra cui quelle del Tintoretto e di Palma il Giovane. Tre opere del Veronese sono incastonate nel soffitto di Lorenzetti mentre fra le opere più sugegstive da ammirare vi è il dipinto che raffigura San Michele Arcangelo che abbatte Lucifero. Anche la parte sinistra della navata ospita numerosi monumenti funebri innalzati per dogi e condottieri fra cui quello a Pasquale Malpiero, eseguito in stile rinascimentale, e quello a Tommaso Mocenigo con sculture di ispirazione donatellesca. Un baldacchino in marmo, sostenuto da due angeli, ripara il sarcofago su cui si trova la statua del doge.

La sacrestia della Basilica è decorata da dipinti eseguiti tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento per esaltare l’Ordine domenicano. Il convento del 1293 invece venne ricostruito dal Longhena tra il 1660 e il 1675: oggi ospita l’ospedale civile di Venezia, si articola attorno a due chiostri e un cortile ed è caratterizzato dallo scalone con intarsi in marmo del Longhena stesso e da una biblioteca impreziosita ancora da un bellissimo soffitto in legno.

All’esterno della Basilica, in continuità con i monumenti ai condottieri veneziani, troneggia la statua equestre a Bartolomeo Colleoni che guidò l’esercito della Repubblica durante l’espansione in terraferma nel Quattrocento: disegnata dal Verrocchio che si ispirò a quella del Gattamelata di Donatello e di Marco Aurelio, questa statua bronzea alta 395 centimentri senza base è stata realizzata dal Leopardi.

La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo è aperta dal 1° Ottobre al 30 Giugno dalle 7.30 alle 19 e dal 1° Luglio al 30 Settembre dalle 7.30 alle 18.30 mentre gli orari per le visite turistiche sono dalle 9 alle 18 tutti i giorni feriali e dalle 12 alle 18 quelli festivi. Nelle festività di Natale e Pasqua chiusura dalle 12.30 alle 16.

Biglietto d’ingresso 3,50 Euro come contributo per le opere di restauro; 1,25 Euro per gli studenti; gratuito per residenti nel Comune di Venezia, disabili e accompagnatori, guide turistiche, religiosi.

Per raggiungere la chiesa con i mezzi pubblici: Rialto Linea 1, 2 Actv, Ospedale Linee 41, 42, 51 e 52.

Sito di riferimento http://www.basilicasantigiovanniepaolo.it

 Pubblicato da il 17/04/2015 - 15.530 letture - ® Riproduzione vietata

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